Fra PC, cellulari, messaggini et similia, anche oggi cerchiamo “qualcosa che vada oltre la banalità di quanto si fa, si parla e si vede ogni giorno” (J. Ratzinger).
Amicizia e amicizie
Amicizia oggi è un ‘tetto sotto cui ci ripariamo quando si scatena un temporale’. Un po’ poco per il cuore umano. Eppure, secondo il sociologo Bauman, quel ‘tetto’ evoca in noi tutto ciò di cui sentiamo il bisogno. Se ci manca, facciamo fatica a ritrovarci fiduciosi, tranquilli, sicuri di noi. Ma davvero oggi quell’amicizia, che Agostino definiva ‘il dolce nodo’, è solo fare esperienza di un ‘tetto’, un rifugio? Certamente essa è ben più di un sentimento, di una simpatia. Lo testimonia il fatto che possiamo dire di trarre le soddisfazioni più durature, non dal lavoro o dal successo, ma dalla vita di relazione e dalle persone che abbiamo amato e ci hanno amato.
Inquieti cercatori …
Fare amicizia sembra diventato oggi molto facile. Con un clic raggiungi centinaia di nuovi amici. Basta uno ‘schermo’ per ‘chattare’ e si può ‘comunicare’ anche con persone che non si sono mai viste e che forse non si conosceranno mai. Lo si può fare quando ci si sente tristi, senza nemmeno il bisogno di uscire e di incontrarsi per ‘parlare’. ‘Chattare’ in fondo non richiede di dire ciò che realmente si pensa e si sente. Conseguenza inevitabile è che le parole usate come per gioco facciano nascere ‘amicizie’ che sono solo di ‘plastica’. Così sotto il segno di presenze amiche fragili, tra difficoltà economiche e la speranza di essere ascoltati, molti rimangono schiacciati dalla sensazione di inutilità della propria vita o dalla vergogna di una sconfitta. La lista dei suicidi per ‘crisi’, che tragicamente ogni giorno si allunga, lo conferma!
In Italia inoltre il termine ‘amicizia’ ha assunto addirittura un significato negativo, di privilegio e raccomandazione: il mezzo per passare davanti agli altri nella ricerca di un posto di lavoro, o per fare carriera eludendo criteri di merito e norme. Tale si rivela spesso l’‘amicizia’ dei soci in affari, quella dei politici, di chi è arrivista…Dura finché dura l’utile da salvaguardare.
Se si vuole riassumere: la prima impressione che si ricava da tale situazione è di deriva individualistica e catastrofica, da cui scaturisce la ricerca istintiva di un porto sicuro dove riportare paure, incertezze e dolori.
Così arriviamo a chiederci se l’Amicizia non sia diventata davvero una sopravvivenza del passato. In fondo un tempo nelle famiglie – che avevano meno ma erano più numerose – si imparava a convivere e condividere. E si faceva più vita sociale.
…con il cuore nella speranza
L’esperienza ci dice che essere Amici è pace interiore, infinita, stabile; gioia profonda di chi sa di essere amato e chiamato ad amare; parola umana dell’Amore di Dio, l’unico gratuito, totale e incondizionato. Essere Amici è custodire l’Amore, del quale non si può pensare nulla di più grande nella vita; è rinnovarsi ogni giorno per rimanere in quell’Amore e tradurlo nella costruzione concreta e quotidiana dei propri rapporti; è ‘spendere’ l’Amore ricevuto non come uno che deve conquistare qualcosa o ingraziarsi qualcuno, ma appunto come persona amata…
L’iniziativa delle Olimpiadi dell’Amicizia 2012, promossa dall’Unicef e dalla provincia di Lecce, è uno dei numerosi segnali positivi presenti e attivi nel nostro tempo. Ha coinvolto, anche quest’anno nel corso di diverse settimane, studenti di scuola elementare e media inferiore provenienti da 38 Comuni del Salento. Si concluderà il 5 giugno. L’obiettivo: promuovere sani momenti di partecipazione attiva e creativa, alimentando in ogni partecipante il sentimento dell’amicizia. Un grande gioco che incarna il sogno di quell’Amicizia sicura che è nel cuore di tutti. Scuola e Famiglie, insieme, cercano di aiutare i più piccoli a costruirla.
Qualcosa non quadra fra gli amici di oggi?
Forse la gente soprattutto oggi non sa più stare da sola, e allora cerca gli altri per la necessità di colmare la propria solitudine, che invece richiede di essere affrontata e consapevolizzata. Avviene così che quelli che spesso per brevità definiamo amici, altro non sono che “compagni di viaggio”: vicini, colleghi, conoscenti, persone che riteniamo simpatiche… Sappiamo che cosa pensano e i problemi che hanno, ma non raccontiamo loro le nostre ansie più segrete. Se però non ci accontentiamo di mezze misure o di brutte copie dell’Amicizia, allora avvertiamo l’esigenza di ripartire ogni giorno dal darci da fare prima dentro noi stessi! Come in tutte le cose del resto! Impareremo così a verificare, per esempio, con chi e quando quello che diciamo corrisponde realmente a ciò che pensiamo e sentiamo. E non sarà difficile allora comprendere se ci stiamo solo illudendo di essere e di avere amici.
Tacere e ingoiare ciò che non si tollera, per esempio, può illudere l’altro sulla propria comprensione, ma esprime un egoismo che il più delle volte nasce proprio dalla voglia di superarlo e di sentirsi migliore di lui. I peggiori “amici” a volte sono, purtroppo, anche i migliori attori.
Il cammino lento dell’Amicizia
L’amicizia autentica non diventa se stessa con una rivelazione unica iniziale, ma attraverso una serie di incontri e di approfondimenti successivi. Può essere piccola, solo un moto dell’animo, oppure grande, grandissima. Sempre però muove verso il di più.
Gli amici si cercano per stare bene insieme, perché sanno ascoltare e non solo sentire ciò che racconti. A volte riescono perfino a sentire quello che non dici; vedono i tuoi errori e ti avvertono. Soffrono con te se hai un problema; non ti aiutano a essere un altro, ma solo a rimanere te stesso. Simpatizzano con il tuo successo e condividono in qualche modo l’immagine che hai di te o, perlomeno, non se ne allontanano troppo. Certo non ti adulano.
Un proverbio arabo recita: “Non è tuo amico chi non ti fa mai versare lacrime, ma chi, dopo averle provocate, si siede sulla sabbia con te e impiega il suo tempo ad asciugarle”.
Il Signore Gesù poi chiede ai suoi discepoli di non limitare simpatia e benevolenza agli amici “veri”. E non consiglia certo di fare l’esame del sangue a coloro con i quali desideriamo fraternizzare, perché ci vuole fratelli “tutti” e non amici “pochi”.
La terra è bella perché ci sono persone che sanno fidarsi l’una dell’altra. Conoscono che la storia è fatta di cose piccole e spendono energie per inventare spazi nuovi là dove incontrarsi davvero. Hanno il gusto di camminare e di stare insieme. Sentono i profondi dettagli che fanno crescere, e riescono ad offrire spazio di comunione a chiunque intorno si senta in qualche modo in margine o abbandonato.
Luciagnese Cedrone
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