Archive for giugno, 2010

Il caso del crocifisso – In attesa della sentenza del 30 giugno 2010

Comunicazioni Sociali | Posted by usmionline
giu 24 2010

«La croce è qualcosa di più grande e misterioso di quanto a prima vista possa apparire…Non è semplicemente un simbolo privato di devozione, non è un distintivo di appartenenza a qualche gruppo all’interno della società, e il suo significato più profondo non ha nulla a che fare con l’imposizione forzata  di un credo o di una filosofia. Parla di speranza, di amore, della vittoria della non violenza sull’oppressione, parla di Dio che innalza gli umili, dà forza ai deboli, fa superare le divisioni e vincere l’odio con l’amore» (Benedetto XVI)

Per il prossimo 30 giugno è prevista la decisione della Grande Camera della Corte Europea per i Diritti umani intorno al ricorso presentato dall’Italia sulla precedente sentenza della Corte di Strasburgo che lo scorso novembre bandiva il crocifisso dalle aule scolastiche pubbliche italiane.

In attesa dell’esito del giudizio, il tema è stato periodicamente occasione di accesi dibattiti, ma anche di riflessione per tutti.

Dieci Stati -fra cui la Russia- che fanno parte delle 47 nazioni del Consiglio d’Europa, hanno chiesto formalmente al Tribunale di potersi presentare ufficialmente come ‘parte terza’ quando verrà istituito il processo davanti alla Grande Camera. La condizione di amicus curiae, cioè appunto parte terza, permette agli Stati di poter presentare in forma ufficiale al Tribunale osservazioni scritte e orali in appoggio al testo del ricorso avanzato dallo Stato italiano, che chiede ‘una giusta revisione’ della sentenza. Altri Stati (come l’Austria o la Polonia), oltre a questi 10, si sono pronunciati contro la sentenza. In genere gli Stati membri si astengono dall’intervenire o intervengono solo quando il caso colpisce un cittadino del proprio Stato. Si tratta quindi di un precedente importante per la vita del Tribunale.

Nello stesso modo 12 organizzazioni non governative (ONG) sono state ammesse dal Tribunale come parte terza.

Nessuno Stato finora e nessuna ONG è intervenuta a sostegno della sentenza.

Anche 37 docenti di diritto di undici diversi Paesi, in un documento rivolto alla Grande Camera della Corte Europea, chiedono di rigettare quella sentenza, poiché «minaccia inutilmente la grande varietà dei simboli religiosi esposti nei luoghi pubblici di tutto il continente».

Anche i Vescovi greci avvertono contro la proibizione del crocifisso nei luoghi pubblici che il  rispetto dei segni religiosi è necessario per la convivenza. I presuli insistono sul fatto che il rispetto reciproco delle tradizioni religiose è necessario in una società che sta diventando sempre più multiculturale.

Il caso del Crocifisso è unico e non ha precedenti. Dieci Stati hanno deciso di spiegare alla Corte qual è il limite della sua giurisdizione e qual è il limite di creare nuovi ‘diritti’ contro la volontà degli Stati membri. In tutto ciò si può scorgere un controbilanciamento del suo potere (Gregor Puppinck).

CEI: Crocifisso non impone

La CEI, in una nota del 17 giugno 2010, in vista dell’imminente decisione della Corte Europea, rileva che la presenza dei simboli religiosi e in particolare della croce non si traduce in un’imposizione e non ha valore di esclusione, ma esprime una tradizione che tutti conoscono e riconoscono nel suo alto valore spirituale, e come segno di un’identità aperta al dialogo con ogni uomo di buona volontà, di sostegno a favore dei bisognosi e dei sofferenti, senza distinzione di fede, etnia o nazionalità.

Il simbolo della croce non appartiene solo alla gran parte dei cittadini europei e non è espressione esclusiva di un indirizzo confessionale, ma è divenuto, per usare le parole di Gandhi, un simbolo universale che parla di fratellanza e di pace a tutti gli uomini di buona volontà. Su questa base si chiede una giusta revisione della sentenza di Strasburgo del 2009 per tener ferma la coesione e la solidarietà spirituale dei popoli europei che vogliono camminare insieme mantenendo le proprie identità e tradizioni storiche.

Si tratta di un momento di grande delicatezza, che tutto il mondo cristiano vive con particolare apprensione. Un evento che comunque può favorire l’arricchimento delle nostre coscienze e un approfondimento quanto meno personale del tema.

Crocifisso-SI’. Crocifisso-NO

Non vi è dubbio che la sentenza del novembre 2009 della Corte Europea è quantomeno discutibile. Il crocifisso è una cosa seria, perché non si gioca né con i simboli né con la tradizione. Ma non si può nemmeno ridurre un tema decisivo per l’educazione dei giovani ad una questione di schieramenti e opposizione, quasi un clima pseudo-referendario del tipo ‘Crocifisso SI’. Crocifisso-NO’. La scuola italiana è certamente laica, ma profondamente ancorata come tutta la nostra società a valori derivanti dalla religione e dalla cultura cristiana. Lo studente del nuovo millennio è già distante da una riflessione su se stesso per varie motivazioni esterne alla Scuola; se non viene stimolato e instradato a prendere coscienza dell’ambiente in cui vive, della tradizione che lo ha formato e che ancora ne scandisce inevitabilmente la vita, allora la nostra società continuerà a direzionarsi verso un futuro senz’anima. Fa riflettere il fatto che mentre in Italia qualcuno si mobilita contro il crocifisso, simbolo della partecipazione di Dio alla vicenda umana, negli Stati Uniti il presidente della nazione nell’assumere l’incarico giura sulla Bibbia e invoca la benedizione di Dio sulla nazione. E questo appare normale a tutti.

Certo non è solo un crocifisso che rende presente la testimonianza di cristiani nella scuola.

L’insegnante cristiana infatti, con o senza crocifisso, continuerà ad essere tale mentre si impegna anche nelle aule a spendere la propria vita per i bambini e i ragazzi. Con professionalità e con la pazienza e l’amore che il Cristo crocifisso dona a tutti e chiede a chi vuole seguirLo.

Se è dall’onestà della mente e dall’interiorità che inizia il viaggio più lungo della vita -quello interiore appunto- da questo viaggio che il cristiano realizza con e verso il Cristo può svilupparsi la forza per dire sì ai bisogni del prossimo. Ogni individualità si muoverà così per essere ponte verso tutti gli altri e una pietra nell’edificio della rettitudine per il bene comune.

Luciagnese Cedrone

usmionline@usminazionale.it

Il mondo senza il crocifisso sarebbe meno umano

(Benedetto XVI)

Nella prospettiva del pronunciamento della Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo sul caso del Crocifisso nelle Scuole italiane, Umanesimo Cristiano ha promosso una tavola rotonda sul tema, quale occasione di riflessione, non solo per i cattolici, ma anche per i laici.

La tavola rotonda si è tenuta mercoledì 23 giugno 2010 nella Sala storica del Consiglio Nazionale dei Beni Culturali a Roma.  Ad essa hanno partecipato fra gli altri: il ministro Sandro Bondi, il presidente di Umanesimo Cristiano Claudio Zucchelli, il ministro Maurizio Sacconi, il cardinale Julian Herranz, il giornalista editorialista Piero Schiavazzi, il sottosegretario Gianni Letta, il sindaco di Roma Gianni Alemanno…). Erano presenti diversi rappresentanti diplomatici e delle autorità religiose, militari e politiche.

In apertura sono stati letti i messaggi e le dichiarazioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e del Card. Bagnasco.

Nella croce -è stato sottolineato-  sono rintracciabili valori umani condivisibili da tutti. La croce parla di speranza anche ai non credenti; difende dalle utopie della giustizia senza libertà e della libertà senza verità; è segno di alto valore civico e spirituale, di pace, concordia e perdono. 

Dalla tavola rotonda è derivato un messaggio per tutta l’Europa: la libertà non nasce dal cancellare la tradizione; un multiculturalismo indifferente è solo incomunicabilità perfetta. Il crocifisso invece è per tutti strumento d’identità e d’incontro.  Se l’Europa lo riconosce evita la deriva nichilista che nasce dall’assenza di verità.

Luciagnese Cedrone

usmionline@usminazionale.it

Uomo e sacerdote di Cristo

Vocazione | Posted by usmionline
giu 17 2010

Affamato di colori, di voci d’uccelli. Assetato di parole buone, di compagnia… Stanco e vuoto nel pregare, nel pensare, nel creare. Chi sono io? Oggi sono uno, domani un altro. Sono tutt’e due insieme? (Dietrich Bonhoeffer)

La questione fondamentale, oggi come ieri, resta quella antropologica. Che cos’è l’uomo? da dove viene? dove deve andare? Come deve andare? (Benedetto XVI)

Un numero senza precedenti di sacerdoti l’11 giugno si è radunato in Piazza S. Pietro, intorno all’altare della celebrazione presieduta dal Papa a chiusura dell’anno sacerdotale, in una visibile coralità, icona della collegialità indispensabile del sacerdozio ordinato. Benedetto XVI ricorda il senso profondo del sacerdozio, che non è una conquista umana, o un diritto individuale; non è un ufficio che eroga prestazioni per il bisogno sociale di un po’ di religione. Racconta invece dell’amorosa audacia di Dio che affida se stesso agli uomini, pur conoscendone bene la fragilità. Grandi benefici sono venuti e verranno alla Chiesa dall’Anno Sacerdotale –dirà ancora il Papa-. Nessuno potrà mai misurarli, ma certamente se ne vedono e ancor più se ne vedranno i frutti.

L’anno sacerdotale quindi si è concluso. Un anno opportuno e sofferto, in cui è stato piantato il seme del rinnovamento interiore dei sacerdoti. Un tempo di grazia in una stagione storica ricca di sfide e dolori ma anche di speranze. Un’occasione per tutti per non accontentarsi di idee approssimative e confuse sul sacerdozio, per riscoprire il dono immeritato che Dio ci ha fatto nel Battesimo.

Qualche riflessione…

Sacerdozio del cuore

Il sacerdozio della nuova alleanza è realtà splendida e dono straordinario di Dio. Un sacerdozio del cuore, stabilito cioè nel cuore umano di Cristo: nel suo mistero, il sacrificio/offerta non è rituale, ma personale. Cristo sostituisce il culto antico (rituale, esterno, convenzionale) con il culto personale, esistenziale, reale. Egli porta alla perfezione le due relazioni che sono indispensabili per l’esercizio della mediazione sacerdotale: la relazione con Dio resa perfetta per mezzo dell’obbedienza fino alla sua morte di croce; e la relazione con gli uomini, resa perfetta per mezzo della solidarietà. A queste due relazioni Gesù, sommo sacerdote, introduce anche gli uomini, nei confronti dei quali è mosso principalmente dalla misericordia.

Il ministero di Gesù infatti è stata una rivelazione continua di misericordia verso i malati, gli ossessi, gli ignoranti, i poveri, i piccoli e, cosa più sorprendente di tutte, verso i peccatori. Tre le sue attività: guarire, nutrire, insegnare. Tutte ispirate dalla misericordia.

Al sacerdozio di Cristo corrisponde il sacerdozio di tutti i cristiani, invitati nella loro stessa esistenza ad accostarsi a Dio con la trasformazione di tutte le circostanze della loro vita nella carità e in offerta spirituale.

Essi però non sono capaci di attuare da soli tale trasformazione dell’esistenza: solo uniti a Cristo e aprendo all’azione trasformante di Dio la propria esistenza concreta possono riuscirvi. E poiché tutto ricevono per mezzo di  Cristo, devono  continuamente offrire, attraverso di lui, un sacrificio di lode, un’eucaristia.

Per vivere in modo più consapevole e attivo questo sacerdozio, forse ci è necessario comprendere di nuovo come la sua realtà sia comunicata alla Chiesa sotto due forme distinte e complementari: il sacerdozio comune e quello ministeriale.

Sacerdozio comune

Ogni vocazione ha nel Battesimo la sua origine e il suo alimento.

Tutti i cristiani, per essere veramente tali, sono chiamati ad esercitare il sacerdozio comune, che è veramente di tutta la Chiesa, senza escludere i ministri di Cristo, e in questo tutti siamo fratelli e popolo santo di Dio. Chi non esercita il sacerdozio comune non ha un’unione personale, esistenziale con Cristo. Questo sacerdozio esistenziale deve permeare anche gli atti ministeriali.

Il sacerdozio comune è umile perché deve riconoscere di non bastare a se stesso, di aver bisogno di una mediazione: ha bisogno di ricevere l’amore che viene da Dio attraverso gli atti di Cristo, resi presenti attraverso il sacerdozio ministeriale. Però è grande il sacerdozio comune, perché è offerta reale, è culto autentico, è trasformazione nell’esistenza. È indispensabile perciò uscire da quello strano ed errato atteggiamento interiore che fa sentire il laico più “cliente” che compartecipe della vita e della missione della Chiesa.

Sacerdozio ministeriale

Il sacerdozio  ministeriale è sacramento della mediazione unica di Cristo, segno e strumento di Cristo mediatore. E’ al servizio (ministeriale=al servizio) del sacerdozio di Cristo, da una parte, e del sacerdozio comune, dall’altra parte. Certamente non è da vivere come un “potere” o un privilegio. E’ indispensabile perché senza questo mezzo di congiunzione l’esistenza dei cristiani non sarebbe effettivamente in relazione con la mediazione di Cristo e non potrebbe quindi essere trasformata dalla carità divina.

Due aspetti complementari, quindi, di partecipazione al sacerdozio di Cristo: da un lato l’offerta, dall’altro la mediazione; da un lato la realtà della vita, dall’altra il segno di una realtà. Mitezza e umiltà di cuore sono le qualità del sacerdote autentico, del sacerdote nuovo. Il sacerdozio ministeriale, tutto al servizio di questa nuova alleanza, non può sussistere senza un rapporto vivo e vivificante con il cuore di Cristo, centro della nuova alleanza.

In tutti e due i casi si tratta di un’esistenza reale, trasformata grazie alla docilità allo Spirito Santo. Si tratta di assumere, secondo l’ispirazione dello Spirito di Dio, tutte le responsabilità concrete, personali, familiari, sociali, nazionali e internazionali, in maniera da ottenere una comunione sempre più larga e profonda con Dio e tra gli uomini.

La distinzione giusta tra  sacerdozio comune e quello ministeriale dà a tutti il senso della loro dignità e responsabilità e permette la crescita della comunione.

Luciagnese Cedrone

usmionline@usminazionale.it

 

NOTA: Per approfondire l’argomento cfr Albert Vanhoye, Cristo e l’uomo. Nella prospettiva della Lettera agli Ebrei, Ed. Apostolato della Preghiera

Viandante e principe del creato. Umanizzare il rapporto con il creato

Comunicazioni Sociali | Posted by usmionline
giu 10 2010

Ci è stata data la tela dell’universo da Dio costruita con paziente tessitura, non perché la sfilacciassimo, ma perché continuassimo a ricamarla con tutta la sapienza del nostro genio (Tonino Bello) 

Tre giorni per riflettere sul rapporto tra l’Uomo e il Creato: 25-27 giugno 2010 a Pistoia nel Palazzo dei Vescovi, dove si terrà il Forum dell’Informazione Cattolica per la Salvaguardia del Creato, giunto alla sua settima edizione. Tre giorni organizzati per ritrovare un legame, che troppo spesso diamo colpevolmente per scontato, e per riacquistare il nostro ruolo di tessitori nel creato.

Il nostro obiettivo – spiega Gian Paolo Marchetti, presidente di Greenaccord, associazione culturale di ispirazione cristiana, promotrice dell’evento – è di riflettere sulla figura dell’homo viator, viandante sulle strade del mondo, che attraversa il Creato, vi lascia la sua orma ma deve prodigarsi per restituirlo alle generazioni future salvaguardato e migliorato.

La situazione

In queste ultime settimane abbiamo seguito tutti con crescente angoscia quel che sta ancora accadendo sulla costa del Golfo, dove la fuoriuscita di petrolio dal pozzo danneggiato, rischia di scatenare una catastrofe ecologica ed economica. Certo non la prima nella storia: solo finora la più grave!

Altrettanto certo (e non solo da ora!!), è che dal Mediterraneo all’Australia, al Guatemala… il mare è il termometro di una crisi ambientale in piena evoluzione, che coinvolge indistintamente sia i Paesi ricchi che quelli poveri. L’acqua potabile in molti Paesi ormai da tempo comincia a scarseggiare, mentre la desertificazione avanza e le condizioni di sopravvivenza in numerose comunità sono ormai minime. I Paesi del Sud del Mondo non sono certo responsabili dei cambiamenti in atto, ma ne stanno subendo le conseguenze peggiori. Tutto questo mentre da nessuna forza arrivano risposte adeguate agli attuali problemi del Pianeta, se non dall’Ambientalismo. E mentre i reati contro l’ambiente non conoscono crisi (Dossier di Legambiente ne denuncia 78 al giorno nel nostro Paese!), in Italia forse più che altrove, l’ambiente è marginalizzato: in TV la questione è più o meno cancellata…

In tutto questo il ruolo dei giornalisti rimane fondamentale per disintossicare i media e per far crescere nell’opinione pubblica mondiale quella consapevolezza seria e onesta, che possa influenzare le decisioni politiche sull’ambiente.

E i consacrati come possono contribuire alla salvaguardia dell’ambiente? Con quale spiritualità, atteggiamenti, percorsi, stile di vita?

Nell’itinerario formativo per una Vita Religiosa Profetica curato dalla Commissione Giustizia, Pace e Integrità del Creato (JPIC) dell’ USG e dell’UISG, al n. 51, per la Formazione permanente, fra gli altri, sono indicati i seguenti obiettivi specifici:

I. Coltivare una forte spiritualità che, alla luce della Parola e della Dottrina Sociale della Chiesa, porti ad ascoltare Dio nella realtà quotidiana, nella situazione dei più poveri, nella creazione.

VI. Assumere la responsabilità della salvaguardia dell’ambiente, collaborando in modo creativo alla risoluzione dei problemi riguardanti il Pianeta e che possono distruggere la vita.

E al numero 42 dello stesso Documento si dice:

La consapevolezza della crescente crisi ambientale che colpisce il pianeta rafforza la necessità di una formazione con una forte spiritualità ecologica. La creazione è, allo stesso tempo, oggetto di contemplazione e di impegno. Lo Spirito di Dio, forza creativa che chiama ogni cosa all’esistenza, agisce costantemente nel cosmo: è principio dinamico, luce che illumina, fonte perenne di vita.

Da questa visione le persone consacrate sono chiamate a coltivare un atteggiamento di responsabilità e corresponsabilità di fronte all’habitat, alla casa comune che Dio ha donato all’umanità; con gratitudine e riconoscimento al Creatore dei cieli e della terra, scoprono nel mondo le orme del Signore, il luogo dove si rivela la sua potenza creatrice, provvidente e redentrice.

Uno stile di vita semplice, non consumistico, solidale a livello personale e comunitario, può testimoniare questa fede nel Creatore e promuovere un’etica ecologica, alternativa al consumismo e alla devastazione della natura.

La salvaguardia del Creato, a partire dalle azioni concrete della vita quotidiana, deve essere un distintivo della sequela di Cristo che si assume fin dalle prime tappe del processo formativo.

Dignità e compiti dell’uomo viandante nel creato

O Signore nostro Dio quanto è grande il tuo nome su tutta la terra (Salmo - 8 -)

È l’inno per un Dio che si fa giardiniere, la cui gloria è cantata dai cieli, ma anche dalle labbra dell’umanità. Un atto di lode e stupore che allieta il cuore.

Grande responsabilità ci è stata data in sorte, grande dono per le mani fragili e spesso egoiste dell’uomo: l’intero orizzonte delle creature affidato all’uomo perché ne conservi l’armonia e la bellezza, ne usi ma non ne abusi, ne faccia emergere i segreti e ne sviluppi le potenzialità.

Il compito per tutti è quello di:

-         preservare dallo scempio che in questi secoli abbiamo prodotto ‘decreando’

-         salvare dagli inquinamenti costruiti in nome di un benessere che non sempre cammina con la creazione

-         riacquistare la giusta posizione di creature che sanno avere cura con la stessa premura materna di Dio

-         imparare ad essere provvidenti, ad avere sollecitudine per il giardino in cui siamo stati posti (Gen 2,15), così che la tenerezza di Dio affascini i  nostri volti.

 

NOTA Il tema trattato in questo articolo verrà ulteriormente approfondito nella prossima     intervista a Gian Paolo Marchetti presidente di Greenaccord, su questo stesso sito.

Luciagnese Cedrone

usmionline@usminazionale.it

Emergenza lettura

Senza categoria | Posted by usmionline
giu 03 2010

Si è tenuta da poco la Prima Giornata Nazionale della Lettura, un’iniziativa di cui il nostro Paese ha un grande bisogno, visto che -alla luce dei tristi dati Istat 2009- ci è stato confermato che metà della popolazione non legge neanche un libro all’anno! Qualche anno fa sembrava che i ragazzi cominciassero a leggere un po’ di più degli adulti, ora anche i consumi di libri tra chi sta nella fascia d’età 6-14 sono in calo.

Come contrastare la disaffezione alla lettura? Come recuperare un po’ di tempo nel caos che è la nostra vita di tutti i giorni per destinarlo ad affrontare il conflitto eterno tra cervello e cuore, che è racchiuso in ogni uomo e in ogni libro?

Una convinzione ci muove a trattare l’argomento: pensare ai libri, alle biblioteche, alla lettura come cibo per la mente e per il cuore -in una situazione di emergenza come quella che ci troviamo a vivere- è dimostrare una lungimiranza invidiabile.

Qualcuno ha paragonato la lettura ad un unguento miracoloso che spalmato sui mali dell’anima è in grado di curarli. Certamente essa alimenta quel bisogno intelligente di dialogo interiore da condividere poi con altri. In una lettura intelligente sempre si trova, infatti, una frase illuminante, un concetto che ci appartiene, un’idea che apre nuovi orizzonti, un’affermazione da contestare… E’ come se l’irreale e la luce in un certo senso irrompessero nel reale, nella vita di tutti i giorni. Un libro (lo dico per esperienza personale) è perfino un ottimo ansiolitico. A volte riesce con semplicità a regalarci un sorriso intelligente. Leggere, in questo modo, non solo impegna piacevolmente cuore e mente e accresce il benessere generale della persona, ma si rivela una vera e propria cura che vale per tutti. Nel dialogo sempre intimo e silenzioso che è la lettura passano così molte risposte ai nostri reali bisogni  e a quelli di tanti giovani, religiosi e non.

Tutto questo impegna gli addetti ai lavori nei diversi ambienti di vita (famiglia, scuola, gruppi di formazione, di catechesi, camere d’ospedale…) ad una reale valorizzazione della lettura, da realizzarsi attraverso piani concreti riferiti ad una situazione di emergenza. Chiamati ad affrontare problemi e sfide della nostra società multimediale e multiculturale, riuscire a sottrarre bambini e giovani (ma anche adulti!!) ai salotti della TV per crescere facendo esperienza di nuovi modi di leggere…

Per tale motivo vi raccontiamo brevemente di noi e del nostro mondo ‘libro’ e vi invitiamo a conoscere e far conoscere la Biblioteca USMI nei suoi relativi servizi. I suoi scaffali, infatti, come quelli delle librerie delle nostre case e città sono luoghi affollati di parole che attendono di essere liberate da un numero sempre più grande di persone per insegnare ad ognuno a sentire, a vedere, a volere. E a pensare con la propria testa. Che la pigrizia mentale la quale sembra caratterizzare tanti in questo nostro tempo sia data proprio da un improvviso timore di…pensare?

Stiamo cercando di potenziare in tanti modi la nostra Biblioteca USMI:

  • arricchendone continuamente il patrimonio bibliografico esistente -composto di libri, periodici, raccolte (documenti ufficiali), collane e riviste (anche in lingua inglese, francese, spagnola…)- con nuove, significative pubblicazioni e con audiovisivi (DVD, VHS e CD).
  • offrendo agli studenti, abituali e non, maggiori opportunità di accesso concreto al suo patrimonio culturale -per esempio con il prestito a casa per due settimane- diversamente poco raggiungibile, eppure indubitabile garanzia di formazione
  • migliorando le risorse umane del personale che vi fa servizio: nel numero, nelle competenze, nella passione e nella  professionalità  
  • riconfigurando anche in qualche modo i locali che la ospitano per renderli sempre più idonei al servizio richiesto.

In conclusione vogliamo solo aggiungere:            PASSAPAROLA!!

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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