Archive for febbraio, 2014

Oltre l’opaco della vita

Senza categoria | Posted by usmionline
feb 17 2014

noia
La noia?… prezioso campanello d’allarme per quelle canne fragili – sempre sul punto di  rompersi – che sono gli uomini. E accorgersi che Dio non aspetta altro che venire alle sue creature che ama, aprire loro sentieri nel cuore e insieme il futuro.

Quando i sogni sono ridotti a emozioni
La noia è spaventosa. Non c’è che l’io! Costantemente, insistentemente presente a se stesso per sentirsi più appropriato e accettato, mentre gli altri intorno sono e rimangono lontani, sbiaditi, opachi… Una sensazione d’impotenza spinge ad essere sempre in azione e a riempire le giornate evitando accuratamente di stare da soli. E intanto – ignorando introspezione e conoscenza di sé – la vita procede al rallentatore. Ma c’è davvero qualcuno disposto ad ammettere e a prendere sul serio questo nuovo vizio capitale che affligge la nostra cultura? “Mi sento vecchio, usato, nauseato di tutto. Gli altri mi annoiano come me stesso (…). Mi sembra di attraversare una solitudine senza fine, per andare non so dove”, scriveva G. Flaubert. In fondo la malattia dello spirito che è la noia è sempre fuga dalla realtà, a meno che non la si viva come stimolo per nuove creazioni di senso. E siccome essa ama gli spazi ampi, con facilità si dilata. Così, se le si consente di entrare anche soltanto in un’area piccola della propria vita, facilmente si conquisterà tutti gli altri spazi e presto o tardi la persona, che pure è padrona di casa, finirà per annoiarsi di tutto, annegando in un mare di malinconia e di solitudine. Al suo stato d’ansia e d’irrequietezza si aggiungerà allora un basso livello di autostima, che le impedirà ogni vera libertà d’azione e di scelta.

“Per favore, non guardate la vita dal balcone!”
Guardare, invece, e rispondere alle sfide della vita. È l’impegno affidato da Papa Francesco agli universitari. Un invito pressante, evidentemente non rivolto solo ai giovani,
imagesdal momento che la fuga nella noia sembra proprio essere l’atmosfera del nostro tempo. Il cervello la produce quando la persona non si pone più le domande che sono bussola per poter abitare bene la vita. Ma quelle domande rimangono lì comunque e non si possono sopprimere. In assenza di risposte, anche l’ipotesi positiva con cui affrontare le proprie giornate viene a mancare. Cresce invece il disagio relazionale. Disagio che fra i ragazzi sempre più spesso si fa bullismo – online e offline – e, con l’illusione di spezzare il vuoto interiore, li conduce ad atti assurdi e vandalici, fino al baratro della crudeltà e della violenza. Il vuoto della noia e la demotivazione degenerano così in stupidità e frenesia insensata!

R. Sollecito, universitario a Perugia, in lunghe pagine di diario raccontava la noia degli esami falliti e della vita in collegio. E al padre, che al telefono gli urlava per gli esami non dati, rispondeva: “Papà, io non so neanche perché sono al mondo”. Il che dice l’humus in cui può accadere che una sera, per cercare emozioni dirompenti, si decida un nuovo “gioco”: un modo perverso di dire che ciò che si ha davanti non basta e c’è invece urgente bisogno di senso.

Ma c’è anche una notizia bellissima: la felicità è possibile e vicina. “E la chiave è questa: la nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore” (Evangelii Gaudium), perché “delizia di Dio è stare con i figli dell’uomo” (Prov 8,31), con ogni creatura che sente di non bastare a se stessa e si affida a Lui. AprirGli le porte del proprio cuore è l’unica cosa che guarisce davvero la vita e fa capaci di guardare e riconoscere la luce delle persone e delle cose.

E quando si spande noia intorno a sé?
La presenza della noia può far paura perché fa sentire la vita lontana, ma sa anche dare preziose informazioni su ciò che si fa, su come si sta usando la propria energia, su come insomma si sta vivendo … Interessa davvero? Si sta esagerando? C’è qualcosa da modificare? Per concedere la parola alla noia non resta allora che sfidarla e cercarla consapevolmente dentro spazi di solitudine, di silenzio e di preghiera personale, cercati per intravedervi e poi seminare piccoli e grandi cambiamenti, essenziali alla qualità del proprio vivere.

imagesSe, per esempio, la causa della noia risiede nell’interazione con altre persone, allora la medicina potrebbe essere smettere di voler sempre aver ragione e accettare il fatto di aver torto qualche volta. Il desiderio costante di riservarsi la prima e l’ultima parola in ogni discussione non può che condurre nella palude dell’autoreferenzialità. La luce necessaria per vivere invece si nutre di incontri veri, i soli in grado di ridestare nella persona quell’umanità che ogni tanto può rimanere sopita. Il grande rischio perciò, nel cammino di ognuno, è dentro la trama degli pseudo-incontri, che in un certo senso dissolvono ogni piccola luce nella notte e spandono intorno noia e paura. Può essere questo un difetto costituzionale di alcune persone. Ma spesso alla sua radice c’è proprio l’inconsapevole desiderio di mettere se stessi al centro di tutto, come se i fatti della propria vita siano esperienza avvincente e significativa per tutti. Così succede che soprattutto gli anziani (…ma i giovani non sono da meno!!) facilmente cadano nell’abitudine e nel vizio di annoiare gli altri col racconto di storie personali, ripetute più e più e più volte!!

Parola d’ordine: ripartire!
Che cos’è una vita trascorsa solo per sé? Ogni uomo nella sua carne ha il respiro del cielo e una forza positiva che gli lavorano dentro; quando, perciò, egli è assalito dall’ansia,
il suo cuore semplicemente risiede nel luogo sbagliato. Si tratta per lui di ritrovare il ‘centro’ e di lasciare che dal suo fondo buono si liberino tutto l’amore e la gioia che la Vita vi ha deposto. La vita in realtà è solo questo. Trasferirsi nel ‘centro’, in particolare, è ciò che Gesù chiede ai suoi discepoli. Ascoltare Lui fa cadere in rovina il mondo di maschere e bugie dietro le quali è facile per tutti nascondersi con i propri piccoli e grandi idoli. Occorre quindi portarsi con la vita là dove la Sua Parola diventa Centro di tutto ciò che si pensa, si dice, si fa… E il resto va al suo posto. Perché Cristo è l’Unica Forza che sicuramente fa ripartire la persona che ha il vuoto dentro e il nero davanti agli occhi. Ognuno, infatti, acquista pienezza quando rompe le pareti e il suo cuore si riempie di volti e di nomi! (Evangelii gaudium, n. 274).

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

E se si pensasse plurale?

Senza categoria | Posted by usmionline
feb 04 2014

Parole pesanti lasciate in libertà per insultare?!… Ma se l’uomo non vive di incontri veri e se  per comunicare non usa il suo vero potere che è la fraternità, allora la sua vita semplicemente NON È!

Quando il Parlamento diventa un… ring
downlo 1adCi sono parole per fingere e per fare rumore, per vendere e comprare, parole per piangere e per ferire (S. Endrigo). Ma una comunicazione basata sullo scontro è vera comunicazione? La rinuncia a con­frontarsi – ce lo dice l’esperienza – può produrre solo forme di antagonismo più o meno violento e steri­lità, umana e politica. Allo stesso modo una opposizione condotta senza alcuna strategia costruttiva porta semplicemente a sperimentare un forte senso d’inutilità, oppure a comportamenti eversivi, che nessun tipo di dissenso può legittimare. Qualcosa di simile ultimamente è sempre più presente nelle aule del Parlamento, dove il fatto civilissimo di non essere d’accordo con qualcuno, troppo spesso viene espresso non in termini di dibattito civile, ma, quando va bene, con ‘sparate’ ad effetto condite da espressioni che non escono certo dal vocabolario della Crusca. Lo scontro  rischia di diventare modalità dominante, mentre un clima da guerra civile permanente arriva sotto i riflettori dei media, si riversa sul web e, inevitabilmente, nel quotidiano di tutti.
È per crearsi un’immagine che si alza la voce? Per dimostrarsi dalla parte del ‘popolo’ e avere consensi, che ci si compiace di essere volgari? Per coprire la pochezza delle proprie proposte che si cerca di catalizzare la rabbia degli altri attorno a un obiettivo, qualunque esso sia, purché simbolico?                 

Un nuovo vizio a dominare lo scenario sociale?
In certi ambienti il turpiloquio in realtà appare sdoganato. Ma davvero questa pseudo-cultura che imperversa attraverso i media, riscuote successo fra la gente comune? Sicuramente nel profondo di ognuno c’è la difficoltà a riconoscere il limite e a superare il bisogno tutto egocentrico di considerarsi perfetti. E c’è in molti la convinzione narcisistica che ognuno ha diritto ai suoi minuti di celebrità, o almeno alle … 140 battute di fama! In tale sistema di valori e di cultura, è facile anche per alcuni ritenersi ‘speciali’ così da poter essere capiti solo da persone (o istituzioni) altrettanto ‘speciali’; individui che parlano ed esibiscono comportamenti arroganti come se tutto sia loro dovuto! Forse molti nel quotidiano dedicano tante, troppe energie alla ricerca di piccole affermazioni e competizioni, e forse lo si fa senza volerlo davvero. Ma certamente si fa anche l’esperienza che non sono i piccoli successi di una battuta ben assestata o la dimostrazione di saperla più lunga, o il far finta di saperla più lunga che faranno ottenere la sicurezza e la pace interiore che si cerca. Non è lì il ‘nuovo’ che appaga. La Verità che non tradisce è nelle parole di Gesù: “Ciascuno con la sua bocca esprime quel che ha nel cuore”(Luca 6,45). Allora il problema vero per tutti e per ognuno è verificare la situazione del proprio cuore e come si vive il NOI. E riscoprire così la capacità e il coraggio di cambiare radicalmente l’orizzonte comune della comunicazione.

La Buona novità di Francesco e la cultura dell’incontro
selfieNella nostra epoca in realtà si avverte profondamente la carenza di una comunicazione vera. In controluce lo rivela la popolarità di Papa Francesco – con la sua capacità di comunicazione così intonata ai tempi e così efficace – verso il quale credenti e lontani provano quel sentimento che si ha verso una persona di cui si sentiva il bisogno. È necessario il coraggio di andare controcorrente - egli esorta ripetutamente nei suoi messaggi – per non contribuire a creare una società dove tutto è indifferente, mentre si viola la dignità umana; e forse lo si fa anche convinti di agire bene. E ancora: Abbiamo bisogno di comporre le differenze attraverso forme di dialogo che ci permettano di crescere nella comprensione e nel rispetto. La cultura dell’incontro richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri.

Nella nostra società sono state accettate espressioni aggressive, violente, stupide che prima non c’erano. Certamente la violenza esiste, nelle parole e nei fatti. E i cretini pure. Quello che però ognuno può fare per muoversi con la vita verso la Verità e comunicarla, è ‘esserci dentro’ e impegnarsi seriamente perché non sia distrutto il sistema condiviso di ciò che è buono e di ciò che è cattivo. Il che non significa però semplice annessione o cancellazione delle differenze, ma  saper correre il rischio e la lezione dell’incontro. Chi, per esempio, impreca ogni volta che qualcosa va storto, dimostra di essere convinto che debba sempre andare tutto come dice lui (J. V. O’Connor). Per incontrarsi occorre sapersi mettere in discussione, esporsi a quella che è la posizione dell’altro; rendersi disponibili a capire le sue ragioni, accettarne le motivazioni, comprendere che le sue obiezioni hanno un fondamento e farsene in qualche modo carico… Creare tali condizioni di prossimità risveglia le grandi domande sul senso dell’esistenza, dove c’è veramente spazio per tutti. E se non si vive per comunicare, si può però comunicare quello che si vive. La ricchezza della comunicazione è sempre proporzionale all’esperienza che una persona fa. Di papa Francesco è stato osservato: più egli è nuovo, più affonda nell’antico del Vangelo”.

Chi comunica si fa prossimo
Per noi discepoli del Signore, che cosa significa incontrare una persona secondo il Vangelo? “Andiamo a cercare insieme le parole per pensare, parlare, amare”, cantava Sergicomunicazione-autenticao Endrigo. Il compito primo per tutti – credenti e non – è la convinzione che demolisce l’indifferenza nella quale non si pensa; poi l’aggressività della mitezza, che ama la vita… Ma le persone e le situazioni prendono davvero uno spessore diverso solo quando coloro che accettano di farsi discepoli di Cristo cominciano a gustare lo stare con Lui, a scaldarsi il cuore con Lui… Allora si conosce che non ci sono problemi da risolvere, ma solo persone e situazioni concrete da amare. Modi diversi per essere uomini e abitare con convinzione la terra. Cuori certamente incompiuti come è naturale, di cui nessuno forse si accorge e che non finiranno nei libri di storia… Ma cuori che in segreto seminano giustizia e pace intorno a sé, e per questo sono i veri legislatori nel tempo. Con nel cuore l’energia che viene da Dio su tale strada si sarà testimoni della Sua carità in un mondo forse ostile, ma bisognoso di Lui e del suo amore.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it