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“L’arte del passaggio”

Senza categoria | Posted by usmionline
giu 27 2014

Spesso ci si accontenta delle proprie buone intenzioni per non sentire il dolore e la fatica del lasciarsi spezzare come il pane. Ma la felicità – personale e comunitaria – è nel lasciare sempre socchiusa la porta del proprio cuore…


A scuola dello Spirito per decifrare il vissuto… 

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L’arte del passaggio è il tema affrontato dall’Assemblea Nazionale USMI 2014. Interessante ora, ad assemblea conclusa, chiedersi fino a che punto quell’arte è esperienza di vita nel quotidiano del proprio vivere insieme … Ci si lascia davvero interpellare come persone e come comunità dall’arte di vivere e di morire? o meglio: di morire per vivere? È semplicemente vero che il più bel sogno è la realtà! E che l’arte del passaggio si può imparare solo facendo e attraversando ciò che la vita, la storia e i fatti pongono davanti ad ognuno. Si tratta insomma di riconoscere – e di accogliere con disponibilità – l’azione dello Spirito che è sempre nuovo e in atto, nella storia personale e anche dentro le attuali culture in epocale trasformazione.
Ognuno in fondo è la storia che vive, e ogni storia – perché non sia dimenticata – va narrata, in primis a se stessi. Il che in concreto significa: farsi cercatori in cammino; lasciare che il proprio cuore racconti quello che ha vissuto e imparare ad ascoltarlo in silenzio orante; muoversi verso la propria interiorità, dove si gioca la verità di se stessi; riuscire a vedersi e a vedere, disposti a ripartire in ogni momento dal centro del proprio essere e, in base alle indicazioni che se ne ricavano, correggere il proprio cammino.

… e “ricordare”!
Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere (Deut. 8,2): è la risposta biblica al dramma del male, quasi un quotidiano appuntamento con se stessi per dialogare con la propria storia e rimanere con la Sorgente! Un Amore infatti ‘assedia’ i confini della storia; un Amore in cerca della fame e della sete dell’uomo, fame d’altro anche per chi è sazio di solo pane. È il ‘chi tu sei’ guadagnato a fatica che questo Amore vuole incontrare, non le sue maschere. Vuole godere dei suoi sogni e di ciò che nutre nel cuore come bene prezioso. Ma nulla può quando la creatura preferisce appoggiarsi a cose inutili, perché è solo l’ascolto di sé che permette di comprendere il significato delle esperienze vissute, soprattutto di quelle siglate dalla sofferenza. Il problema è che tutto ciò che passa attraverso gli occhi – in entrata e anche in uscita – plasma ogni persona e in qualche modo la fa diventare ciò che guarda. Di qui l’importanza di diventare capaci di contemplare quel reale che è in sé e intorno a sé, per non cadere nella trappola dell’apparenza e finire così per seminare morte. Nella società liquida in cui viviamo è particolarmente forte il bisogno di persone di robusta solidità interiore, in grado di essere totalmente se stesse e di assumersene la responsabilità fino in fondo.

Il meglio dai “momenti difficili”…
ansia1Eppure è altrettanto facile nel cammino dell’uomo concreto – credente o non credente che sia – correre il rischio di dimenticare come vivere realmente da pellegrini nel tempo. D’altra parte “non esiste la nuda fede … In termini concreti, quando la fede dice all’uomo chi egli è e come deve incominciare ad essere uomo, allora essa crea cultura” (Ratzinger). Ad ognuno perciò servono mete ‘storiche’ e qualcuno che continui a porre domande, a mettere in discussione… Farsi domande è la dignità dell’uomo, dice il coraggio di guardare negli occhi ogni cosa, svela il senso e la bellezza dell’esistere, conduce a scoprirsi mendicanti del cielo. Se ti dedichi alle cose difficili – suggerisce P. Georg Sporschill – hai già incontrato Gesù … E se incontri qualcuno che ha bisogno di te, hai già trovato un compito nella tua vita che ti aprirà gli occhi… Perché la forza per andare avanti, anche in momenti molto difficili, te la danno quelli che te la tolgono. E Rita Levi Montalcini conferma: “Non bisogna temere i momenti difficili perché è da quelli che viene il meglio”. Perciò, per quanto una cosa possa essere difficile da fare, conta solo se sia giusto farla e se sia possibile. Il resto dipende da come si vive il rapporto con Dio e da come si impara a gestire il proprio mondo interiore e i drammi che lo attraversano.
Nei momenti difficili - è certo – il Signore risponde, ricorda Papa Francesco. E chi nei suoi giorni può dirsi ‘sopravvissuto’ a dure prove senza diventare lui stesso deserto o terra spenta e inospitale, certamente lo deve a un Altro e a come lo lascia agire nella propria vita.

… recuperando ‘attenzione’ per i compagni in umanità
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C’è qualcosa nell’uomo di oggi che gli rende quasi impossibile uno sguardo pulito e libero nei confronti dei propri compagni di viaggio. Egli si è smarrito a causa del proprio
peccato e delle  sue conseguenze. E semplicemente non lo sa perché non se ne rende più conto. Siamo tutti peccatori. Ma chiediamo al Signore di non essere ipocriti (Papa Francesco). Solo un atteggiamento accogliente e attento può far sentire ognuno non giudicato, offrirgli un luogo dove egli possa riconoscersi e disporsi perciò alla conversione. Finalmente potrà avviarsi sulla via che porta a resistere alle prove più dure della vita e giorno dopo giorno conduce alla pienezza della gioia.

“Lavori in corso” nell’intelligenza del cuore!
È umano che nei contesti comunitari ci siano persone che…sembrano cercare sempre il lato sbagliato della vita; appaiono aggressive e anche ostili, hanno un gran bisogno di ammirazione. Forse cercano l’affermazione di sé, certo sembrano voler sempre aver ragione e dominare negli incontri. Offrono suggerimenti, ma non accettano il confronto.  Le loro idee? … le uniche ammesse! Fanno battute spiritose e … rimangono in attesa che gli altri ridano o si divertano. ‘Non hai capito’, ripetono spesso e fanno venir voglia di reagire allo stesso modo! In sintesi il loro si può definire un sabotaggio dissimulato e più o meno inconsapevole della fraternità, che può  essere letale se non viene riconosciuto e gestito. Quando nei contesti comunitari ci sono casi di questo genere, la prima
lavori_in_corsourgenza è che chi ha il compito dell’autorità – per primo – si accorga di ciò che si va generando nelle persone che sono intorno. Se insieme si diventa poi consapevoli del disagio, sarà possibile reagire in modo rapido, adeguato e con fermezza autorevole. Il cuore che incontra il cuore di Dio è capace infatti di far tacere il rumore del proprio egoismo, che abita proprio tutti! Il che consente di decifrare il vissuto e di iniziare a unificare in sé quanto si prega e quanto si vive. Le proprie mani allora impareranno a pregare, ma anche ad accarezzare. Perché in fondo l’uomo ha bisogno solo di amare senza alcuna pretesa di scambio per essere felice e questo dipende solo da lui. Rimane vero per tutti e sempre che chi si sente amato capisce di più, capisce prima, capisce più a fondo, riesce ad amare.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

Sì, camminare

Senza categoria | Posted by usmionline
giu 11 2014


images (1)Fra gli eterni interrogativi della vita e la consapevolezza della propria fame di senso, l’uomo si riscopre nomade e si muove nei suoi giorni cercando la verità dell’amore e della sofferenza. Nel farsi accoglienza di ogni creatura, gli è dato di incontrare Dio che ha inventato la croce per vincere la lontananza e la morte.

Ansia di… Altro
Universali sono le domande che abitano la vita e il cuore di ogni uomo. Eppure spesso esse appaiono simili a libri scritti in una lingua estraneaPerché sono qui? Perché fra anni non sarò più qui? Perché il tempo non torna indietro e corre invece verso un punto non chiaro, non precisato e obbligatorio? Perché se ne spende tanta parte ad accumulare lacrime, ingiustizie, reciproci furti di silenzio e di bontà?…L’Amore ha fatto il primo passo e ci ha messi sulla strada della vita, sapremo noi ricominciare ogni giorno dal silenzio e dalla fedeltà dell’amore? Certamente ognuno può ignorare in sé tali domande, e tentare di immergersi in ‘altro’; tanti – soprattutto oggi – cercano di annegarne l’ansia nel rivaleggiare, contare successi, fallimenti, piaceri… Ma quando si soffre il male senza riuscire a darsene un valido ‘perché’ e se ne rimane afflitti, allora si finisce per colmare il vuoto con quel che si trova a portata di mano; ed è un po’ come trasformarsi in cose; semplicemente ci si ritrova a fare (e/o a subire!) il male/prepotenza che sottrae libertà agli altri solo per illusione di potere proprio. Qualcosa intanto continua a sfuggire all’uomo, mentre tutto si agita e scivola nell’abisso della morte. Un ‘fatto’ però tocca il nervo di ogni vita e ne costituisce perciò la lingua universale: ogni cosa, nell’esistenza umana, è centrata e ruota intorno a due ‘cose’: l’amore e il dolore; ma alla disperazione, all’ingiustizia dell’offesa, alla solitudine… non c’è risposta umana plausibile. Tutto il sapere – e sappiamo sempre di più sulle stelle che sono sopra di noi, sulla materia infinitamente piccola intorno a noi e dentro di noi… – non esaudisce la speranza di un possibile punto fermo cui agganciare l’inquietudine dei grandi perché.

In cammino o troppo fermi?
Camminare 1È a Dio che tende tutto il corso degli eventi. “Come la periferia verso il centro, in Lui  convergono tutti i raggi del tempo”, scriveva il monaco russo Teofane il Recluso. E il salmo 33 recita: “Nessun bene manca a chi cerca il Signore”; a chi cerca, a chi brama; non: “a chi possiede”… D’altra parte chi può affermare di possedere totalmente Dio e quindi di non essere più nel numero di coloro che cercano? “Ma proprio coloro che cercano Dio non sono privi di ogni bene” (P. A. Florenskij). Credere e mettersi in cammino: l’identità cristiana, così come l’ha disegnata Papa Francesco, è tutta qui. Si tratta allora di riappropriarsi, in tutti i sensi, di un’azione tanto naturale quanto dimenticata: camminare. Sapendo però che è forte per tutti e in ogni stagione della vita la tentazione di fermarsi. “Ne abbiamo tanti di cristiani fermi, erranti – dice sempre il Papa – Girano, girano, come se la vita fosse un turismo esistenziale. Forse credono nel Cielo, ma non lo cercano perché non prendono le promesse sul serio”. Con una speranza debole in realtà si cammina, si fatica, ma non si fa strada.

La fede che apre al grande cammino
In tutta l’inquietudine che domina la persona c’è il desiderio di qualcos’altro, di andare più lontano e forse per questo i viaggi non sono mai soltanto esteriori. Certamente uno sguardo nuovo introduce nella vita elementi sempre inediti. Di fatto, nella storia, tanti sono nella lista dei grandi viaggiatori della fede … Abramo ha “fiducia nel Signore e cammina anche nei momenti difficili”; Giona impara la verità su Dio solo recandosi all’estero; Gesù è in marcia permanente e non ha neppure “una pietra dove posare il capo” per il sonno; i discepoli sono “inviati in tutto il mondo”; Paolo (come forse anche tanti di noi!) inizia il suo ‘viaggio’ mentre è caduto a terra: incontro imperscrutabile con Cristo e autentica bussola, che, mentre lo orienta nel cammino, segna e rivoluziona tutta la sua vita.

Viaggi, strade, spazi di formazione …
Ri-mettersi quotidianamente in viaggio alla ricerca di un centro vivo nel quale riconoscere il proprio io e quello che si è chiamati ad CAMMINARE-Copia-300x161essere… È questo il vero problema di ogni uomo che cerca la verità della vita e della morte, dell’amore e della sofferenza. Il che, in partenza, significa semplicemente trovare tempi e modo propri per uscire dal ritmo incalzante della vita ‘normale’ e dal continuo proliferare di pensieri che generano ansia e malessere interiore; significa anche avere la consapevolezza che a camminare si fa un po’ di fatica, perché questo permette lungo la strada di non scoraggiarsi troppo facilmente; significa ancora nutrire in sé il desiderio intelligente e attento di lasciarsi istruire da qualsiasi frammento di verità e bellezza che è intorno, imparando anche a godere di tutto ciò che è bello senza limitarsi a vedere dappertutto solo il male. Mettersi in viaggio insomma è lasciarsi formare dalla vita per tutta la vita, sapendo che la responsabilità drammatica della propria scelta non può essere delegata.

Punto di arrivo di ogni tappa e dell’intero cammino dell’uomo è incontrare Dio che sale sulla croce ed entra nella morte perché in essa entra ogni suo figlio ed egli vuole portarlo in alto, con sé. È la croce del Figlio di Dio – l’evento più insensato della storia – che trasforma radicalmente l’assurdo in sensato e la morte in vita. In Gesù morto e risorto ogni uomo può incontrare il “cuore del mondo” e attorno al suo “centro vivo” far girare tutte le proprie forze interiori e riconciliarsi con la storia personale trovando il senso e il compimento ad ogni suo frammento. Anche se il senso è e rimane pur sempre avvolto nel Mistero.

 … e arrivare finalmente a Lui
Il mistero della Pasqua è dunque il modello, ma è anche il sapore, il tesoro prezioso di una vita offerta in dono. “Vi ho dato l’esempio, 20140321_65495_99-382488-000012hperché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,15). Dà ad ognuno la certezza di essere amato e anche di poter e dover imparare ad amare nella verità. Chiede di non arrendersi all’evidenza della morte e di essere capaci invece di ascoltare ciò che il cuore ci fa desiderare e sperare senza mai mollare. Chiede in concreto di ri-centrare la propria vita su un amore capace di impastare il sogno con la realtà come fosse un pane. Pane da offrire e consumare insieme con l’animo in ginocchio davanti al mistero di ogni persona e con gesti che donano conforto, umanità, speranza; che scaldano il cuore e liberano la mente  dalle pesantezze del rammarico. Così soltanto – riflette Hetty Hillesum – si può sentire la propria vita e il proprio tempo rotolare armoniosamente nelle mani di Dio. Il risultato è una calma, un’energia e una pace interiore che dal profondo arriva in pienezza nella propria vita.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it