Archive for marzo, 2014

Quando la notte è senza stelle

Senza categoria | Posted by usmionline
mar 24 2014

Depressione: un piccolo io chiuso nella notte del suo buco. Ma una bussola interiore parla dal profondo, apre la strada alla luce … E la gioia di images (3)guardarsi dentro rivela il volto nascosto delle situazioni che a volte spengono l’uomo.

Malessere collettivo degli anni duemila e … il lato oscuro delle feste

Un rapporto dell’Ocse afferma che nel 2020 la seconda causa di decessi e d’invalidità – dopo le malattie cardiovascolari – sarà la depressione: il cosiddetto ‘male oscuro’ più diffuso dei nostri tempi, che altera in misura più o meno consistente il modo in cui una persona ragiona, pensa e raffigura se stessa, gli altri e il mondo esterno (G. Bandiera). Studi recenti sottolineano che, a prescindere da slogan e buone intenzioni, persino le feste rappresentano sempre più un momento di forte tensione per tanti. La gioia a tutti i costi, infatti, i parenti, i regali da fare, gli auguri virtuali – che in fondo indeboliscono la scelta di incontrare dal vivo le persone che sono care per davvero! – peggiorano lo stato depressivo. Prendere coscienza del problema invece sembra essere la via sicura e più efficace per combattere la disperata sensazione di inadeguatezza, che rischia di compromettere i propri rapporti familiari, sociali e lavorativi. Ma tale consapevolezza rimane per tutti un traguardo non facile da raggiungere. Apparentemente più ‘semplice’ (e perciò più comune) è piuttosto attribuire a cause esterne problemi e disgrazie personali. Soprattutto poi se ci si trova a sperimentare sulla propria pelle quello stato di confusione e conflitto interiore che caratterizza la malattia depressiva. Eppure solo il sentirsi (ed essere!) pronti all’assunzione delle proprie responsabilità consentirebbe a chiunque di sperimentare quel senso di liberazione e di pace interiore, che è fra le esperienze più belle della vita.

Epidemia di disturbi mentali

imagesSecondo Umberto Galimberti, appassionato narratore dei malesseri giovanili del nostro tempo, la depressione oggi ha mutato forma e in primo piano non mostra più i sintomi classici della tristezza e del dolore morale, ma ansia, insonnia, inibizione alla libera espressione; sintomi tutti che, in sintesi, dicono la fatica di costruire la propria identità e di essere se stessi. E se tutto oggi sembra consentito e senza più regole da infrangere, pure un senso di insufficienza e di non appartenenza affligge un numero sempre maggiore di persone.

Ma che cosa scatena la depressione? E soprattutto: è possibile prevenirla? Il Rapporto Osservasalute del 2013 conferma il trend in crescita dell’utilizzo di antidepressivi “per sedare angosce e disagi”. A farne maggior uso donne e giovani. L’uomo invece è la principale vittima della sofferenza mentale che spinge a togliersi la vita. E se ci si era abituati a classificare la depressione mentale come un disturbo da ricchi, oggi, per disoccupazione o comunque per motivi economici, si registra un aumento dei suicidi del 20-30%.

Già Ugo Foscolo riteneva che la noia può provenire da debolissima coscienza dell’esistenza nostra, per cui non ci sentiamo capaci di agire.La nostra esperienza quotidiana banalmente ci dice che con facilità la noia genera la fame e allora… si finisce per sgranocchiare. Lo spuntino, altrettanto facilmente porta all’insonnia e la testa… va in letargo. Ma in verità la noia prende la vita di qualcuno quando, invece di viverla, si resta a guardarla. Tante volte ci si lascia vivere, trasportare da quanto succede, come un tronco in braccio alla corrente di un fiume: segue le acque, si ferma, sbatacchia sulle rocce… Sembra vivo, ma è morto. Un po’ quello che succede quando all’esterno si appare vivi, dal momento che si fanno mille cose e si corre dietro a tante luci. Ma in realtà si vive come in un grande gruppo che cammina nella nebbia, dove non sono realmente le persone a scegliere. È il ‘fiume’ che le porta. Eppure in ogni cuore c’è e rimane un profondo desiderio di autenticità e, soprattutto, la vita è troppo importante perché ognuno non si decida a prendere in mano la propria, lasciandola invece cozzare qua e là.

Depressione in azione

images (4)La malattia depressiva, che ha inizio con una specie di accartocciamento su se stessi, affonda le radici nel bisogno che ogni persona ha di ricevere conferme e si alimenta di insicurezza. Segnale inequivocabile del suo arrivo è la voglia di accaparrare prestigio per se stessi e, con questo, la perdita di una prospettiva significativa, che facilmente porta ad anteporre il proprio interesse personale all’ideale comune. La persona allora tende a raccontarsi una brutta favola, nella quale preferisce vedere se stessa come vittima designata di ogni situazione. Il solo conforto che sa cercare, appena può, è quello di isolarsi per restare sola con se stessa. Senza più sorrisi da fingere o lezioni da imparare. Eppure non importa dove si corre, se ci si nasconde e per quanto tempo; prima o poi, i conti con se stessi occorre farli. Certo si può continuare a scaricare sugli altri le proprie responsabilità. La verità però è che non vi è nessuno, né sopra la persona né intorno, che abbia davvero il potere di determinare le sue scelte. Da secoli lo insegnano i saggi e lo suggerisce l’esperienza.

Sì a se stessi e alla Vita

DEPRESSIONE-NATURA-AIUTA-COMBATTERLANessun essere umano è una nullità. E nessuna fase di sofferenza nella vita è priva di messaggi. Ma per scoprirli è necessario entrare – non solo con gli psicofarmaci! – nella propria depressione, senza sfuggirla. Solo così si può risvegliare la forza naturale che è sopita dentro di sé. Si tratta di riconoscere con umiltà il proprio limite di fronte a ciò che è illimitato e decidere che cosa davvero si vuole; quindi agire di conseguenza. A tutti si richiede l’infinita pazienza di ricominciare ad essere se stessi. Una pazienza attiva, sempre attenta a capire se si può o si deve fare qualcosa di più per trovare una traccia, intravedere la via. E finalmente scegliere di poter amare, con la certezza nel cuore che Dio si chinerà su di noi e ci darà luce, almeno quanto basta al primo passo. Il Vangelo vieta i pensieri piccoli. E quando l’animo si rabbuia e vien voglia di chiudersi in casa, fermi nel proprio angolino, è il momento invece di camminare, correre, lasciandosi stupire dalla vita, che segue il suo ritmo e le sue stagioni. Il problema vero è essere profeti – dice papa Francesco – e non giocare ad esserlo.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

Nella società dell’attimo fuggente…

Senza categoria | Posted by usmionline
mar 13 2014

downloadIn un mondo senza orizzonte, ‘educare’ ridiventa parola significativa grazie a chi sente di aver bisogno dell’altro; s’impegna per dar forza alla fragilità e tempo di qualità all’esperienza dell’interiorità; usa con competenza e convinzione la tecnologia eterna della parola.

…l’educazione possibile
Un mondo incostante e veloce dove tutto si trasforma continuamente, compresi i sentimenti così spesso sottomessi all’usa e getta come scarpe vecchie e oggetti in disuso… E parallelamente un mondo virtuale diverso e piacevole, che attraverso i comandi ‘stop’, ‘cancella’, ‘elimina’, ‘torna alla pagina iniziale’… riserva sempre una possibilità di difesa quando qualcosa delude. Soprattutto promette un miglioramento di quel mondo ‘reale’, che invece è “sempre sospeso e bloccato tra la straziante irrealtà dei suoi desideri e l’inadeguatezza dei mezzi atti a soddisfarlo”(Z. Bauman). E punta dritto a un futuro che lascia immaginare diverso e piacevole. Intanto per la maggior parte dei nostri contemporanei il denaro rimane il capo indiscusso e il tempo quello dell’attimo fuggente e della non cultura.

paralIn tale mondo mutevole così sospeso tra gioco e realtà è ancora possibile educare se stessi e perciò educare i giovani? Certo si incontrano sempre più genitori in crisi e insegnanti rinunciatari; di fronte a tanti ragazzi immaturi e violenti e soprattutto di fronte a un ritorno prepotente dell’eroina fra loro, molti discutono; smarriti si
confrontano alla ricerca di … ricette salva figli. Così c’è chi accusa la scuola di avere abbandonato il suo ruolo educativo e chi rimprovera la famiglia di arrendersi alla conflittualità – al suo interno e nel rapporto con i docenti – rinunciando alla disciplina tra le mura domestiche. C’è anche chi (… e sono forse i più!), non riuscendo a farsi ascoltare dai propri ragazzi e ravvisando sui loro volti solo noia… che tempi!– si giustificano – non si può più ragionare con loro… Sono distratti, pigri… pensano solo a divertirsi… Sempre davanti al computer… Con internet è cambiato il loro cervello e anche il loro cuore! Non è colpa nostra

La grande sfida…
Una grande sfida per chi, giovane, giovanissimo o adulto che sia ha una certa abitudine a chattare in internet, riguarda l’esperienza dell’interiorità. Perché l’interazione virtuale, che la rete permette e da cui si riceve l’illusione di non essere mai soli, spesso è sinonimo di superficialità, mentre ‘interiorità’ in genere è sinonimo di profondità. È realmente possibile approfondire e perciò interiorizzare solo le esperienze con le quali ci si impegna a intrecciare un legame vivo e non solo recettivo e passivo; nelle quali cioè si possano riconoscere l’impronta e gli effetti della propria azione. Certamente per riuscirvi è necessario ritagliarsi ampi spazi di silenzio e di riflessione che permettano all’interiorità di collegarsi con le domande radicali della vita… Solo allora nella persona può nascere e svilupparsi quella spiritualità che cambia le visioni abituali e le logiche automatiche, pone la domanda di senso e finalmente apre la propria autosufficienza interiore alla trascendenza.

Per non giocare col nulla…
rosa-su-roccia1In realtà in ogni epoca le ‘cose’ che contano (…e che cosa conta più di quei legami che nella realtà portano agli altri?) hanno sempre bisogno di tempo e di esperienza diretta per non rimanere incompiute e poi morire. Alla nostra società in corsa però e ai suoi modelli educativi, internet può dare emozioni, ma certamente non stabilisce legami affettivi (V. Andreoli). E non è una coincidenza che gli adolescenti, alla ricerca di emozioni sempre più forti, online e offline, non sappiano gestire i sentimenti né vivere la loro affettività. Non è strano che il dialogo fra le generazioni, già di per sé difficile in ogni epoca, si sia inceppato ulteriormente, perché nella ‘vita reale’ ogni passo fa la differenza, una differenza che lascia il segno, e in essa non è possibile iniziare un nuovo ‘gioco’ dallo stesso punto di partenza. Questo significa che nella nostra società dell’attimo fuggente la cultura e i valori sono davvero avviati a morire? E che continueremo ad offrire educazione solo per quel potere che si misura con il denaro?    

Le tecnologie della rete  e quelle della parola…
Il cervello si specializza in breve tempo grazie ad azioni ripetute, ma questo – afferma il direttore di Civiltà Cattolica A. Spadaro – si dà ad ogni età e non solo nei giovanissimi. Non c’è una generazione diversa dalle precedenti, né una mutazione genetica. E la scienza lo conferma. Tecnologia autentica ed eterna per educare è e rimane quella della ‘parola’ vissuta, che crea e ricrea rapporti autentici. Le tecnologie possono aiutare, ma non determinano la motivazione che, se manca ai ragazzi, è per ben altri motivi. D’altra parte il fallimento educativo è un malessere profondo che riguarda tutti e può essere perciò risolto solo con uno sforzo comune. Certo non può diventare ‘il’ problema degli insegnanti, fra l’altro realisticamente definiti, nella nostra società cosiddetta dello spreco, i ‘nuovi poveri’.

…per passare dal potere alla fragilità
Si è voluto dimenticare di essere fragili e, inseguendo forza, successo e denaro, si è cercato di nascondere le fragilità di cui è fatta la condizione umana. Ma l’uomo è un insieme di conoscenza e di mistero. Senza il senso del limite e privo di saggezza, facilmente egli perde il coraggio di vivere e la voglia di scoprire il mondo, rimanendo invece chiuso nella vana preoccupazione di coprirlo di denaro. Occorre una “nuova civiltà che risponda all’uomo fragile che ha bisogno dell’altro” (V. Andreoli). Trovarsi di fronte a
dei limiti – morte inclusa – e percepirli drammaticamente nella propria carne, in fondo è condizione caratteristica dell’uomo di oggi. Vivere consapevolmente tale fragilità nella concretezza del quotidiano, cercarla e trovarla dentro di sé toglie spazio alla ricerca del potere; fa capaci invece di non arrendersi nel lottare contro il male, anche amare-il-prossimo-300x214quando la lotta sembra senza esito; capaci insomma di scegliere sempre l’umano contro il disumano nella certezza che il filo rosso della storia è saldo nelle mani di Dio. La via ci è indicata proprio dall’Uomo che è l’espressione della più grande e stupenda fragilità vissuta per Amore: Gesù Cristo, che invita ognuno a compiere le cose che Lui compie e a vivere come Lui vive, cominciando dal rivalutare tutto ciò che è risultato di tempo e lavoro condiviso, invece del già pronto, che di solito ha vita breve. Per dirlo con padre Turoldo – teologo, uomo e poeta di straordinaria sensibilità - il problema dell’educazione in una crisi di civiltà come la nostra può essere risolto solo in un tenace, umile, quotidiano lavoro che si prende cura della terra e delle sue ferite, degli uomini e delle loro lacrime. Scegliendo sempre l’umano contro il disumano. Forti nella tenerezza e con le periferie nel cuore, come suggerisce Papa Francesco.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

La nostra Quaresima

Senza categoria | Posted by usmionline
mar 03 2014

Cristo Gesù si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2Cor 8,9): sarà questo versetto della seconda lettera ai Corinzi a illuminare il nostro cammino di Chiesa verso la santa Pasqua 2014.

IMG_1311Il messaggio di papa Francesco per la Quaresima 2014 si modula infatti sull’esempio di Cristo che percorre la strada dello spogliamento totale per la nostra salvezza. La generosità nei confronti dei  poveri di Gerusalemme, alla quale esorta l’Apostolo Paolo, fa parte della vita cristiana, nel cammino di configurazione a Cristo stesso. Egli ci ha amati e ha dato se stesso per noi. Il messaggio del Papa lo ricorda: “È un grande mistero l’incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi. Gesù, infatti, «ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (GS, 22)”.

Seguendo Gesù, entriamo nello spazio sacramentale dei quaranta giorni e percorriamo, per intero, la salita verso la santa Pasqua. In questo percorso viviamo come Gesù che porta a compimento la sua missione di salvezza, in fedeltà al progetto del Padre e mosso dallo Spirito Santo. Infatti, continua il messaggio: “ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. La miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza. Possiamo distinguere tre tipi di miseria: la miseria materiale, la miseria morale e la miseria spirituale”.

Conformati a Cristo, che si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà, vivremo la Quaresima di quest’anno come “un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole”.

Tenendo lo sguardo fisso su Gesù e in ascolto assiduo della sua Parola, impareremo dunque, di nuovo in quest’anno, la solidarietà e la gratuità cristiana.

L’esortazione apostolica Evangelii gaudium ce ne indica le modalità concrete per dire NO alla cultura dello scarto e dell’esclusione e per dire SI’ alla comunicazione dell’Evangelo che salva, e all’inclusione sociale dei poveri. Nel prenderci cura delle fragilità altrui, diamo un contributo positivo alla costruzione della pace e del bene comune. Allora sarà PASQUA: un passaggio dalla morte alla vita, dall’individualismo egoista, alla gioia del dono di sé in una vita e missione trasformate dalla carità.

Preghiamo a vicenda affinché ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra con frutto l’itinerario quaresimale. Buon cammino!

Sr M. Regina Cesarato, pddm,

Presidente USMI Nazionale