Depressione: un piccolo io chiuso nella notte del suo buco. Ma una bussola interiore parla dal profondo, apre la strada alla luce … E la gioia di guardarsi dentro rivela il volto nascosto delle situazioni che a volte spengono l’uomo.
Malessere collettivo degli anni duemila e … il lato oscuro delle feste
Un rapporto dell’Ocse afferma che nel 2020 la seconda causa di decessi e d’invalidità – dopo le malattie cardiovascolari – sarà la depressione: il cosiddetto ‘male oscuro’ più diffuso dei nostri tempi, che altera in misura più o meno consistente il modo in cui una persona ragiona, pensa e raffigura se stessa, gli altri e il mondo esterno (G. Bandiera). Studi recenti sottolineano che, a prescindere da slogan e buone intenzioni, persino le feste rappresentano sempre più un momento di forte tensione per tanti. La gioia a tutti i costi, infatti, i parenti, i regali da fare, gli auguri virtuali – che in fondo indeboliscono la scelta di incontrare dal vivo le persone che sono care per davvero! – peggiorano lo stato depressivo. Prendere coscienza del problema invece sembra essere la via sicura e più efficace per combattere la disperata sensazione di inadeguatezza, che rischia di compromettere i propri rapporti familiari, sociali e lavorativi. Ma tale consapevolezza rimane per tutti un traguardo non facile da raggiungere. Apparentemente più ‘semplice’ (e perciò più comune) è piuttosto attribuire a cause esterne problemi e disgrazie personali. Soprattutto poi se ci si trova a sperimentare sulla propria pelle quello stato di confusione e conflitto interiore che caratterizza la malattia depressiva. Eppure solo il sentirsi (ed essere!) pronti all’assunzione delle proprie responsabilità consentirebbe a chiunque di sperimentare quel senso di liberazione e di pace interiore, che è fra le esperienze più belle della vita.
Epidemia di disturbi mentali
Secondo Umberto Galimberti, appassionato narratore dei malesseri giovanili del nostro tempo, la depressione oggi ha mutato forma e in primo piano non mostra più i sintomi classici della tristezza e del dolore morale, ma ansia, insonnia, inibizione alla libera espressione; sintomi tutti che, in sintesi, dicono la fatica di costruire la propria identità e di essere se stessi. E se tutto oggi sembra consentito e senza più regole da infrangere, pure un senso di insufficienza e di non appartenenza affligge un numero sempre maggiore di persone.
Ma che cosa scatena la depressione? E soprattutto: è possibile prevenirla? Il Rapporto Osservasalute del 2013 conferma il trend in crescita dell’utilizzo di antidepressivi “per sedare angosce e disagi”. A farne maggior uso donne e giovani. L’uomo invece è la principale vittima della sofferenza mentale che spinge a togliersi la vita. E se ci si era abituati a classificare la depressione mentale come un disturbo da ricchi, oggi, per disoccupazione o comunque per motivi economici, si registra un aumento dei suicidi del 20-30%.
Già Ugo Foscolo riteneva che la noia può provenire da debolissima coscienza dell’esistenza nostra, per cui non ci sentiamo capaci di agire.La nostra esperienza quotidiana banalmente ci dice che con facilità la noia genera la fame e allora… si finisce per sgranocchiare. Lo spuntino, altrettanto facilmente porta all’insonnia e la testa… va in letargo. Ma in verità la noia prende la vita di qualcuno quando, invece di viverla, si resta a guardarla. Tante volte ci si lascia vivere, trasportare da quanto succede, come un tronco in braccio alla corrente di un fiume: segue le acque, si ferma, sbatacchia sulle rocce… Sembra vivo, ma è morto. Un po’ quello che succede quando all’esterno si appare vivi, dal momento che si fanno mille cose e si corre dietro a tante luci. Ma in realtà si vive come in un grande gruppo che cammina nella nebbia, dove non sono realmente le persone a scegliere. È il ‘fiume’ che le porta. Eppure in ogni cuore c’è e rimane un profondo desiderio di autenticità e, soprattutto, la vita è troppo importante perché ognuno non si decida a prendere in mano la propria, lasciandola invece cozzare qua e là.
Depressione in azione
La malattia depressiva, che ha inizio con una specie di accartocciamento su se stessi, affonda le radici nel bisogno che ogni persona ha di ricevere conferme e si alimenta di insicurezza. Segnale inequivocabile del suo arrivo è la voglia di accaparrare prestigio per se stessi e, con questo, la perdita di una prospettiva significativa, che facilmente porta ad anteporre il proprio interesse personale all’ideale comune. La persona allora tende a raccontarsi una brutta favola, nella quale preferisce vedere se stessa come vittima designata di ogni situazione. Il solo conforto che sa cercare, appena può, è quello di isolarsi per restare sola con se stessa. Senza più sorrisi da fingere o lezioni da imparare. Eppure non importa dove si corre, se ci si nasconde e per quanto tempo; prima o poi, i conti con se stessi occorre farli. Certo si può continuare a scaricare sugli altri le proprie responsabilità. La verità però è che non vi è nessuno, né sopra la persona né intorno, che abbia davvero il potere di determinare le sue scelte. Da secoli lo insegnano i saggi e lo suggerisce l’esperienza.
Sì a se stessi e alla Vita
Nessun essere umano è una nullità. E nessuna fase di sofferenza nella vita è priva di messaggi. Ma per scoprirli è necessario entrare – non solo con gli psicofarmaci! – nella propria depressione, senza sfuggirla. Solo così si può risvegliare la forza naturale che è sopita dentro di sé. Si tratta di riconoscere con umiltà il proprio limite di fronte a ciò che è illimitato e decidere che cosa davvero si vuole; quindi agire di conseguenza. A tutti si richiede l’infinita pazienza di ricominciare ad essere se stessi. Una pazienza attiva, sempre attenta a capire se si può o si deve fare qualcosa di più per trovare una traccia, intravedere la via. E finalmente scegliere di poter amare, con la certezza nel cuore che Dio si chinerà su di noi e ci darà luce, almeno quanto basta al primo passo. Il Vangelo vieta i pensieri piccoli. E quando l’animo si rabbuia e vien voglia di chiudersi in casa, fermi nel proprio angolino, è il momento invece di camminare, correre, lasciandosi stupire dalla vita, che segue il suo ritmo e le sue stagioni. Il problema vero è essere profeti – dice papa Francesco – e non giocare ad esserlo.
Luciagnese Cedrone
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