Archive for maggio, 2013

“Restate umani”

Senza categoria | Posted by usmionline
mag 31 2013

Molestie, maltrattamenti, ricatti sessuali, un forte dilagare della violenza nell’attuale contesto socio-culturale… Da quale punto di vista guardare a tutto ciò per mettersi in grado di ritrovare e far ritrovare speranze e ideali ?

Terrorismo fai-da-te
 20121124_violenza“È ora di estirpare il seme della violenza dalle nostre anime e dalla nostra vita sociale” (Agnese Moro). Fatti crudeli e apparentemente inspiegabili fanno crescere l’esigenza di comprendere quello che sta avvenendo in mezzo a noi… ‘Esce di casa con il piccone e uccide gente che sta passeggiando’. ‘Trascinato a terra, preso a colpi di machete e decapitato’. ‘Gli congelano il conto corrente. Va in banca e uccide quattro clienti’… Armi improvvisate. Vittime sconosciute, innocenti, e inconsapevoli che qualcuno ha deciso per la loro sorte. Sono solo le punte più evidenti di una condizione di disagio e di malessere diffusi. Si aggiungono alla violenza fisica – ostentata da sempre nel mondo del crimine – e a quella verbale e psicologica del cyber bullismo, dei minorenni indagati per istigazione al suicidio, del tifo ultrà, baby gang, prepotenze nel pubblico e nel privato: un quadro impressionante a cui si rischia di abituarsi. Ma se si continuerà ad accettare la violenza come un male inevitabile, o addirittura  – certo solo da qualcuno – come uno strumento necessario, essa non smetterà di essere all’ordine del giorno. Capirne le vere radici è di importanza fondamentale. Su quale terreno germogliano i suoi semi?

Violenza disperata…
chiuso_per_tristezza_1Quando si tende a mercificare i rapporti umani e perfino a volte i sentimenti; quando la fredda convenienza economica diventa la regola ispiratrice di tanti comportamenti umani, può facilmente succedere che chi non regge alla corsa tenti una rivalsa imboccando scorciatoie. Allora la via della delinquenza può sembrare più facile da percorrere a chi già si sente sconfitto. Il terrorista-fai da-te della porta accanto non ha bisogno di ideologie articolate, o di grandi Cause. Pesca in sé motivazioni per sentirsi l’eroe solitario, vendicatore di torti veri o immaginari. Nessun manuale e nessuna particolare preparazione. Solo rabbia, odio e fanatismo. Con tali sentimenti nel cuore, ognuno davvero sta solo sul cuore della Terra, pieno della propria angoscia e dei mezzi per tradurla in morte. Sembra impossibile estirpare questo seme della violenza ed è anche difficile curarlo, perché ‘se porgi l’altra guancia, sei un perdente’. Ma se rispondi occhio per occhio in realtà perderemo tutti.

Ad ogni notizia di gesti criminali efferati, raccapriccio e smarrimento istintivamente prendono il cuore di tutti. Ma una reazione altrettanto spontanea – e così grande da sorprendere – emerge e si fa solidarietà per le vittime. È il frutto prezioso della coscienza umana sempre vigile, la testimonianza che ogni persona, pur immersa in un ritmo frenetico di vita, può sempre ritrovare se stessa.

…ma non innata e non inevitabile
scimpanzeBisogna prendere atto che non c’è una informazione chiara e corretta sulle cause del dilagare della violenza. La ricerca scientifica ha ormai verificato e dimostrato che l’aggressività non è un istinto, e quindi non è affatto inevitabile. È la conferma che la violenza non è innata. Si produce infatti nella vita del bambino solo quando non vengono soddisfatti in pieno i suoi bisogni. Il piccolo normalmente ricorre alla rabbia solo quando tutti i mezzi da lui tentati per ‘comunicare’ non hanno avuto effetto e se l’ambiente circostante non riesce a farlo sentire pienamente accettato, compreso e valorizzato. Non trovando  risposta, in lui la rabbia si accumula, cresce, si cronicizza fino a diventare, poi, aggressività, tendenza alla distruttività e bullismo. Famiglia e violenza sono forse collegate più di quanto non si possa pensare.

Il cuore di chi vive senza speranza
I reati e le violenze più gravi sono dettati, nella società moderna, da mancanza di futuro, sia economico che affettivo e relazionale. E forse i sintomi più pesanti del malessere attuale sono proprio i problemi legati alla solitudine e all’immaturità affettiva. I nostri contemporanei, dominati da un senso di impotenza, sembrano rassegnati a vivere la vita in un orizzonte di solitudine. Su tale percorso, pur di procurarsi la cessazione di un dolore giudicato insopportabile, si può arrivare a gesti inconsulti fino a privare se stessi e altri della vita. Il problema di fondo è sempre l’assenza di legami affettivi e sociali capaci di attutire difficoltà e sofferenze e soprattutto di indicare speranza. Come evitare che personalità “infelici” cerchino un palliativo all’angoscia nella droga, nella sopraffazione, nella violenza, nell’impulso alla distruzione o nell’autodistruzione? Come mettere in atto un’opera di prevenzione capace di agire ampiamente e in modo concreto nella società? Un’opera in grado di far ritrovare a tanti speranze e ideali? Certamente la realtà – ci ricorda Papa Francesco – si capisce meglio a partire da queste ‘periferie umane’.

E se cercassimo di eliminare la violenza occupandoci di chi la perpetra?
Lavoratori-svantaggiatiSicuramente la vittima va aiutata e tutelata, ma se si vuole davvero eliminare la violenza non si può non prendere in considerazione chi ne è l’autore, occupandosi anche di lui. Ritenerlo un mostro e un criminale, in fondo è troppo facile. Soprattutto farebbe semplicemente diventare complici della insofferenza che l’ha condotto a quel punto. Ognuno ha la sua storia, le sue difficoltà, le sue incapacità. A volte, è lui stesso ad aver subito violenza. Allora è possibile aiutarlo a cambiare il suo comportamento. Forse egli si ritiene importante e padrone della vita, mentre è solo fragile e vulnerabile come la statua dai piedi di argilla. Forse è anche convinto di avere diritti, privilegi e arroganza, ma è un po’ come un bambino che non sa star solo; reagisce ricorrendo alla forza, forse perché anche lui non ha più strumenti e capacità di farsi amare e apprezzare.

Nel segreto della quotidianità nascosta
Importante è non perdere di vista l’essenziale: trovare mediazioni comuni per servire al meglio l’umanità delle nostre persone dentro la storia. Nulla di ciò che è veramente umano è straniero a qualcuno. Nemmeno quei limiti, che scatenano aggressività. Ognuno può scegliere se utilizzare l’energia che viene dalla propria rabbia per condannare il fenomeno, oppure per comprenderlo. Il primo mattone per costruire qualcosa di utile è, in ogni caso, il riconoscimento saggio, prima speranza-di-vita_0che umile, di non bastare a se stessi. Aver bisogno gli uni degli altri è offrirsi reciprocamente l’occasione di rivelare quanto stiamo diventando più umani. L’esperienza di tanti testimonia che è attraverso la comprensione che si possono aiutare gli uomini a interrompere i comportamenti violenti. Mai attraverso la sola condanna e la pur giusta repressione. Nell’ascolto vero – che si  prende cura dell’altro e affronta le sue condizioni di vita, sia materiali che spirituali – si può garantire al mondo moderno quella presenza gratuita e misericordiosa che è risposta al suo immenso bisogno di attenzione. Così, se anche solo per un attimo ognuno si fermasse per  ascoltare, sicuramente avremo anche il giusto tempo per poter riflettere. E, chissà, anche per cambiare! Ma siamo davvero capaci di ascoltare?

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

Perdonaci Cielo!

Senza categoria | Posted by usmionline
mag 20 2013

 

Leggere e interpretare la realtà con gli occhi di Dio e il cuore gonfio di passione per la vita mette in cammino verso Colui che ha fatto nuove tutte le cose. Ed è la pace nel cuore e nella storia.

La Pacem in terris vera come cinquant’anni fa
papa-g23Un testo di straordinaria qualità, capace di parlare a chi ha una fede e anche a chi quella fede non ce l’ha, eppure cerca realmente una via d’uscita alla crisi che stiamo vivendo. Un invito mai abbastanza accolto a operare per la pace. Quasi un ‘testamento’ di Giovanni XXIII, che di sé poteva dire in verità: Ovunque ho messo piede, ho messo anche il mio cuore, perché tutto il mondo è la mia famiglia! Con tale enciclica Papa Roncalli promosse un’azione capillare per sostenere contro l’istinto bellicoso la possibilità della pace, o addirittura l’ineluttabilità della pace (Loris Capovilla). Di fatto dalla sua pubblicazione ad oggi il testo è punto di riferimento per chi considera la pace bene primario e con tutte le proprie forze si impegna perché come tale essa sia perseguita a favore dell’intera umanità insieme alla lotta contro la fame. beatiglioperatoridipaceÈ più che mai attuale rivisitare oggi questa enciclica, che si rivolge alla famiglia umana. Ancora una volta essa ci fa misurare la distanza tra ciò che potrebbe essere e ciò che è la realtà, confermandoci nella consapevolezza che la libertà in ogni tempo è la prova più difficile per ogni persona. Per chi è discepolo di Cristo o si vuole mettere in cammino per diventarlo, vera sfida rimane la propria umile disponibilità all’azione dello Spirito per diventare libero. Allora il primato di Dio si tradurrà in una sostanziale pace interiore e in comportamenti sereni, umani e pacificanti all’interno di ogni relazione, a partire da quella familiare.

La pace è un’arte che si impara, a partire dalla famiglia
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Addolorati e umiliati da tante situazioni quotidiane, spesso ci portiamo dentro inquietudini e rancori che non riusciamo a superare. I sentimenti negativi – incompatibili con la pace – finiscono per costruire e rafforzare relazioni conflittuali o, al più, di equilibrio passivo. In esse le opinioni si dividono e si contrappongono, i pensieri si smarriscono, i cuori rimangono turbati, le coscienze lacerate. Come purificarsi dai fermenti di ostilità e di partito preso, da antipatie e pregiudizi, dal desiderio di primeggiare?
”La pace è un’arte che si impara”, rassicurava Don Tonino Bello. E si impara cominciando a piantare – ovunque si riesca ad arrivare – i pilastri giovannei della casa della pace: ricerca della verità, soffio della libertà, fame e sete di giustizia, potere della convivialità delle differenze. Su tali pilastri – testimonia Tonino Bello – si possono con sicurezza riannodare le relazioni spezzate e le ferite di ogni storia personale, familiare e comunitaria.

Umanizzare il valore della pace
La pace “è possibile, perché le persone, nonostante i limiti che le attanagliano, sono esseri capaci di bene e di dialogo” (mons. M. Toso). La stessa vita quotidiana ci richiama di continuo al fatto che si può costruire solo sulla vicendevole fiducia. Non sono infatti le difficoltà ad affondare le famiglie e le comunità. Sono piuttosto l’arroganza, la sufficienza e la falsità che fanno smarrire il senso della realtà e colorano gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone con la presunta sicurezza di essere il ‘Bene’ che combatte contro il ‘Male’. Sicurezza sempre sospetta e certamente non rispettosa della verità. Tutti, proprio tutti infatti siamo uguali, tutti differenti e tutti in relazione… Ognuno perciò può fare qualcosa per umanizzare la pace: in questo non c’è nessuna prima fila. Ma forse a noi – nel nostro tempo un po’ sbandato e, nel fermento per un cambiamento radicale, anche alla ricerca di grandi valori – manca proprio la fresca fiducia nella possibilità di cambiare costruttivamente. Come risvegliarla?

… e convertirlo in vita quotidiana
La maggioranza delle persone nel nostro Paese ha buon senso, ma rischia di essere scavalcata, come le vicende di piazza ogni tanto dimostrano. Certamente un modo di agire politico ha partecipazioneseparato l’autorità dalla effettiva autorevolezza dei comportamenti e la rappresentanza democratica dalla reale rappresentatività dei bisogni e degli interessi dei cittadini. Ma è altrettanto vero che noi stessi, ognuno per la sua parte, può farsi responsabile della distruzione di quell’edificio invisibile che è la pace. In fondo spesso si trova più ‘comodo’ nascondersi dietro mille alibi e rimanere inerti nelle situazioni concrete, che dovrebbero invece essere corrette. Si sta a guardare, ci si lamenta. Magari si assumono atteggiamenti tattici tanto per superare un’emergenza. Si protesta, si esprime disillusione e rabbia, si punta anche (e giustamente!) il dito contro chi ne è responsabile, si chiede agli altri di ‘cambiare’. Ma nel proprio piccolo spazio non ci si dispone davvero con volontà umile, forte e sincera a sanare situazioni malate che ci toccano da vicino. E il tessuto sociale in cui ci si muove si corrompe, con ricadute pesanti sui rapporti quotidiani. Si consuma insomma quella cultura democratica che richiede grande attenzione anche ai toni e alle parole; e non inneggia certo ad alcun tipo di violenza, nemmeno metaforica.

Cuori ‘pacifici’: profezia controcorrente
La storia in realtà è proiezione esterna delle decisioni dei cuori suscitate dallo Spirito. Lo spazio inesplorato della fede abbraccia e penetra nel profondo le vicende umane e dà al credente la “forza di osare di più e la gioia di prendere il largo”. Ma essere operatori di pace secondo il Vangelo è esigente: un dono che non si compra a poco prezzo! È la fede che nutre in luce-anima-okprofondità i cuori, perché siano manifestazione evangelica. E quando la sapienza del sorriso penetra nell’agire quotidiano, a sua volta alimenta la vita di fede. Certo non ci si può illudere di superare le proprie inquietudini interiori, i rancori che ci si porta dentro senza lasciare spazio allo Spirito di gioia e di pace, perché è lo Spirito che fa accogliere quella pace che sorpassa ogni nostra veduta e diventa decisione ferma e seria di amare tutti i fratelli, senza eccezione o esclusione. Utopia? “Beati gli operatori di pace”, dice il Vangelo… Beati non perché qualcuno pensa di essere arrivato, ma perché ogni giorno parte di nuovo e si rimette in cammino. Allora la pace è davvero ineluttabile. Forse ci vorranno anni perché possa diventare realtà, ma il tempo non è nostro! L’importante è che “noi non coltiviamo un’utopia, ma una sicurezza, una speranza; la speranza evangelica che un bel giorno gli uomini aboliranno la violenza e insieme collaboreranno” (mons. L. Capovilla). Certo se uno ha il passo troppo lungo, gli altri stenteranno a stargli dietro. Così soffre lui e soffrono anche gli altri. Ma – diceva Paolo VI riferendosi al percorso di vita di Primo Mazzolari – questo è il destino dei profeti. Profeti del valore assoluto delle cose ultime.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

Corruzione: anoressia della fede

Senza categoria | Posted by usmionline
mag 09 2013

Mentre molte porte false e autoreferenziali invitano a mettersi in cammino, la sfida è attraversare la porta della fede per guarire il cuore corrotto.

Un male oscuro?
abstract, elongated, semi-obscured figure with arms raisedSignore! Dacci occhi deboli per le cose che non valgono, e occhi pieni di chiarezza per guardare tutta la tua verità (Kierkegaard).

Papa Francesco non ha dubbi. Corruzione è il salvar sempre le apparenze (i sepolcri imbiancati contro i quali si scagliava Gesù). Un male che conosciamo – e soffriamo da vicino – che lacera, scava e corrode. Un cammino su cui si scivola, quasi senza accorgersene, in un’abitudine di vita, sempre negata e dissimulata. Non si diviene corrotti di colpo… Si comincia con il passare per le scorciatoie dell’opportunismo anche a prezzo della dignità propria e altrui. Si reagisce poi alle critiche sminuendo chi le fa e attaccando con l’insulto chi la pensa diversamente. Presi dalla seduzione delle cose e dal fascino di possedere di più, si finisce per investire sul prodotto sbagliato – il denaro – e si dimentica l’amore. Su tale percorso, la propria capacità di amare un po’ per volta si deteriora e la persona finisce per dividere il mondo intorno a sé in complici e nemici. È come se i ‘buoni’ risultati conseguiti ubriacassero di un borioso ottimismo. “Così fan tutti”, si conclude frettolosamente quasi a giustificarsi.

In realtà se una catena di male, come un fiume fangoso, percorre la storia in ogni tempo, oggi la corruzione è diventata un cancro morale che avviluppa la politica, l’economia, la società. E anche la Chiesa. Tende ad espandersi dappertutto come se fosse parte accettabile della vita quotidiana, impone complicità e costi altissimi. L’Italia, nelle classifiche internazionali sulla corruzione, continua a scivolare verso il basso e vi diventa sempre più difficile estirparne il male anche a causa di leggi che hanno favorito la sostanziale impunità di importanti tipologie di reati. Alla base del problema non si può nemmeno negare l’esistenza di una italianità refrattaria al rispetto delle regole e dedita all’arrangiarsi per un tornaconto individuale, di clan, o di corrente, qualunque costo questo comporti per la collettività.

Complesso di ‘inquestionabilità’?
cuore1Nel motto di San Gregorio Magno, Corruptio optimi, pessima, Papa Bergoglio indica una  grande  verità: la corruzione del migliore – del  meglio – è la cosa peggiore. E l’applica ai “religiosi corrotti”. Poi chiarisce: “Non voglio riferirmi qui ai casi ovvi di corruzione, ma piuttosto a stati di corruzione quotidiana, che chiamerei veniale, ma che lentamente fanno arenare la vita religiosa”. Egli fa quindi una disamina molto lucida di questi “stati di corruzione quotidiana”. Si tratta di una specie di paralisi che si produce quando un’anima si adatta a vivere tranquillamente in pace. All’inizio, c’è “il timore che Dio ci imbarchi in viaggi che non possiamo controllare”. La paura perciò rimpicciolisce “gli orizzonti a misura della propria desolazione o quietismo”. Si arriva quindi alla mediocrità e alla tiepidezza: due forme di corruzione spirituale, segni di una fede anoressica e di facciata. E ci si immette su un piano inclinato che conduce allo scoraggiamento dell’anima, in una “lenta, ma definitiva, sclerosi del cuore”.

La persona tenderà allora a interpretare la “vita consacrata come realizzazione immanente della sua personalità”; oppure inseguirà la “soddisfazione professionale”; quando non si compiacerà della stima altrui, o si dedicherà principalmente a una intensa vita sociale … Il cuore rimane putrefatto a causa dell’adesione eccessiva a un ‘tesoro’ che lo ha conquistato.

logoannovocazionaleingpegpiccoloQuale forza profetica potrà sciogliere tale cuore corrotto? È talmente arroccato nella soddisfazione della sua autosufficienza da non permettere di farsi mettere in discussione. «Accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio» (Lc 12,21). Egli non ha rimorso interiore perché non si accorge del suo stato di corruzione. Sono gli altri che se ne accorgono, e se gli vogliono bene glielo faranno notare. Da ciò segue che la corruzione, più che perdonata, deve essere guarita. La vita consacrata assegna espressamente il primo e l’ultimo posto a Dio. Senza un’apertura sincera  e reale alla misericordia e alla grazia di Dio, la vita del religioso rischia di diventare una contraddizione in termini, una scatola vuota.

Ardua e possibile la via del risanamento
La via del risanamento parte dall’impegno personale e comunitario volto al riconoscimento nel proprio profondo del male oscuro, per affrontarlo e vincerlo con la luce e la forza della Parola. Papa Francesco costringe a interrogarsi senza concedere scappatoie. “Perché un cuore si corrompe?” è il perno delle sue riflessioni. “Non è un buon atteggiamento quello di truccare la vita, di fare il maquillage alla vita: no, no. La vita è come è, è la realtà. È come Dio vuole che sia o come Dio permette che sia, ma è come è, e dobbiamo prenderla come è. E lo Spirito del Signore ci darà la soluzione ai problemi”.

Come un vento nuovo, le sue parole entrano nelle nostre case di credenti e non credenti. Un graffio sulle coscienze e un balsamo alle ferite che ognuno si porta nel cuore. Una carezza, comunque, in ogni occasione. E una guida luminosa nel momento non facile, eppure stimolante e affascinante, che stiamo vivendo. Rendono il senso di un cammino. Non sconforto e pessimismo, quindi, per quello che ci circonda e che è anche dentro di noi, ma una lettura lucida sì. Nessuno può fuggire dal presente e la vera profezia di questo tempo, è abitarlo insieme, mettendosi realmente in gioco.

… per una sapienza quotidiana del vivere
Certo essere confrontati con la propria verità è sempre doloroso e non piace ai più! Si preferirebbe restare in un mondo fittizio, dove si possono ignorare gli aspetti negativi della propria personalità, chiudere gli occhi e fingere che non esistano. Lì è facile diventare specialisti nell’autoconvincersi di essere bravissimi, sopravvalutarsi o anche sottovalutarsi.

d85b55eacd81c064880d1d0672bc8b43-300x213Ma il cammino verso Dio in realtà può cominciare unicamente nella propria cella interiore, là dove si scende nella vera esistenza, ci si confronta con la propria reale natura e si portano allo scoperto tutte le personali manovre di evasione. Si può allora smettere di combattere da soli contro il male e confidare piuttosto nella misericordia del Padre; favorire lo sviluppo del bene, che pure è in noi, per essere graditi a Lui e non più orientati a se stessi.

C’è notte e notte. Quella del corrotto è la peggiore perché è ”notte definitiva, quando il cuore si chiude”. Diversa è la “notte del peccatore” perché è provvisoria! E se un sottile filo di speranza nell’amore indistruttibile di Dio si fa largo nel cuore, Dio lo riconduce alla Verità delle cose.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it