Archive for dicembre, 2013

In cerca dell’essenziale

Senza categoria | Posted by usmionline
dic 27 2013

Comune a tutti gli uomini è vivere percorrendo il solco profondo della ricerca di un TU, in cui riconoscersi amati e amabili, capaci di un incontro vero che faccia fiorire tutto l’essere.

Tra le trappole della transizione…
sostanza-e-accidenti_p_300x399Cambiamenti vorticosi caratterizzano il nostro tempo: avviati e certamente non ancora  compiuti, tanti e così importanti come forse mai ce ne sono stati in uno stesso periodo storico. Non è facile, vivendoli sulla propria pelle, individuarne la direzione e separare il polverone che sollevano intorno, dall’essenziale che resterà nel tempo.

Dall’insieme certamente si ricava che il consumismo dell’occidente sta conoscendo una crisi che non è passeggera. La domanda inquietante, che rimane aperta e reclama il coinvolgimento di tutti a rispondere in modo adeguato, riguarda il punto di arrivo di tale crisi: sarà una maggiore sobrietà per tutti, o un consumo più sfrenato solo per pochi? Un dato comunque può essere considerato già acquisito: pur in una eterogeneità di problematiche, cresce a dismisura il numero dei tanti anonimi sconfitti della storia, quelli che non hanno voce e che sono facilmente riconoscibili dai loro sguardi arruffati e fatti profondi dalla sofferenza; tante sono le cadute nel girone dei più deboli e sempre di meno le vie d’uscita. In realtà dalla disoccupazione alla strada il passo oggi è sempre più breve. Soltanto una questione di tempo?

… e molte domande!
marta-e-lillo-300x283“Si sa che la gente dà buoni consigli/ se non può più dare il cattivo esempio”, cantava pessimisticamente Fabrizio de Andrè in “Bocca di rosa”. Ma il piccolo-grande miracolo delle sue storie è ancora nel fatto che esse rovesciano la prospettiva dei cosiddetti ‘normali’ che le ascoltano e fanno invece sentire ‘vicini’ – nei loro errori e nei loro drammi – i protagonisti di quelle canzoni. Immersi nelle contraddizioni del vivere che sono di tutti, si muovono in una realtà precaria e anche infelice. Sono ‘antieroi’, scampoli di umanità respinti che vivono ai margini… Eppure, pur sbagliando, cercano di “mettere l’amore sopra ogni cosa” e vivono quasi in pellegrinaggio verso l’utopia di una realtà fatta di convivenza e di comprensione.

È possibile – e in che modo – distinguere ciò che davvero conta per un cammino nel segno di un’autenticità umana a sigillo della propria esistenza? Per tutti – ne facciamo esperienza ogni giorno - è troppo facile sentenziare a priori sugli errori degli altri, farsi scudo delle regole violate da ‘quegli’ altri e chiudersi in un guscio vuoto che impedisce di fatto di vedere e riconoscere la propria povertà umana. Rimane allora al singolo altra possibilità al di fuori del riconoscersi impotenti di fronte alla miseria propria e all’ingiustizia di questo mondo?

Il vizio della normalità…
Tra i normali ‘giusti’ e ‘retti’ c’è tanto risentimento … tanta facilità a giudicare e condannare… tanti pregiudizi …, faceva riflettere H.J. M. Nouwen qualche anno fa. Nello stesso tempo egli rilevava quanto fosse difficile individuare e accettare in sé questo smarrimento pieno di rabbia repressa. Difficile perché strettamente legato al proprio impegno per evitare il ‘peccato’ ed essere ‘buoni’. Così la condanna degli altri e il rifiuto di ciò che realmente si è si rafforzano a vicenda in un circolo sempre più vizioso. In tale situazione diventa inevitabile perdersi nel labirinto interiore dei propri lamenti, fino a sentirsi la persona più incompresa, trascurata e poco amata del mondo. Lamentarsi infatti è qualcosa che si autoperpetua e il risultato è sempre l’opposto di ciò che si cercava. In realtà l’imperfezione è la vera realtà che ci accomuna tutti e non c’è crimine che non abbia il suo seme nel cuore dell’uomo. Percepire questo e ammetterlo fa nascere la compassione e il patire insieme.

… in un’ottica radicalmente diversa
“Quando seguo una catastrofe solo in televisione o sul giornale, mi sento sopraffatto e impotente. Quando invece aiuto qualcuno, sento la mia forza. Stare a guardare deprime, aiutare sorprende con l’esperienza di poter  salvare una vita, contare sull’aiuto e sulla potenza di Dio”. Sono parole del cardinale C. M. Martini. Raccontano con chiarezza il cammino che egli ha pienamente compiuto nel tempo. Ma quando tali parole sono accolte dentro la propria vita in tutta la loro forza profetica, allora si fanno sentieri sicuri nel viaggio di ritorno verso la dignità, che rimane la parte più vera dell’uomo di ogni tempo e fondamento sicuro di una speranza che non tradisce. Ai politici l’esperienza di un’ottica sulla realtà così radicalmente diversa potrebbe indicare i sentieri giusti per riuscire ad ascoltare e raccogliere, in questo tempo di transizione, la voce dell’Italia contro la corruzione; per assumere GMM2006 - particolarefinalmente forme migliori di rappresentanza e mettere in contatto bisogni e problemi concreti con il cittadino comune. Le istituzioni sociali e di beneficenza ne riceverebbero un’ulteriore spinta a sviluppare l’arte e l’ingegno che consentono a tutti gli uomini di buona volontà di rendersi utili. E tutti potrebbero riconoscersi il diritto a sentirsi finalmente forti aiutando qualcuno e unendosi per combattere contro le ingiustizie.

… e con le energie della verità vivente…
Per soccorrere il dubbio che tormenta e lacera l’animo umano è necessario un aiuto dall’alto. Lo vede con chiarezza il pensatore russo P. A. Florenskij, l’Agostino dei nostri tempi: “Esistono due mondi - egli scriveOrigine-della-vita - e questo nostro mondo si cruccia nelle contraddizioni se non vive delle energie dell’altro mondo”. Trovare un cuore, un incontro, persino un libro, che aiutino a guardare più lontano, permette di orientarsi e di poggiare in qualche modo la fatica e la speranza. Ma la vita diventerà ‘buona’ se si lascerà incontrare dal mistero di un Dio che ha voluto sporcarsi i piedi con la polvere di questa terra per dirci che questa vita può essere vissuta in modo diverso e più bello, smettendo di farsi gli affari propri e cominciando a prendersi cura anche degli altri, a cominciare da quelli di cui nessuno si cura. L’amore vince proprio perdendosi dietro a chi si era perduto (Mt 25,40). Ma una vita centrata sui ‘piccoli’ ha bisogno – oggi più che mai – di qualcuno che la riporti a quell’essenziale, che è l’interiorità: la dimora che tutti condividiamo, anche quando non abbiamo dimora.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

IL NOSTRO NATALE

Senza categoria | Posted by usmionline
dic 18 2013

logo sr lucia

“Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e untitleddona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Salvatore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita”.

Con queste parole, della liturgia dell’Ufficio delle Letture di Natale, S. Leone Magno ci invita alla gioia per la nascita del nostro Salvatore, portatrice di salvezza, definitiva e universale.  Salvezza che, in Cristo,  ha già raggiunto l’umanità intera e che la festa del Natale celebra, rinnovandone in noi la consapevolezza e mantenendone viva la memoria.

Queste stesse parole sembrano trovare una particolare sintonia con quelle di Papa Francesco, tematizzate nell’Esortazione Apostolica e in molteplici udienze e omelie. “Dio, ricco di misericordia” (Ef 2,5)  “torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia.” (EG,3).

E’ il Signore, la sua venuta apportatrice di redenzione, la ragione della nostra esultanza. La gioia e il gaudio sono dono e frutto della sua presenza, del suo venire, del suo chinarsi sull’umanità che “giace nelle tenebre e nell’ombra di morte” (Lc 1,78), del suo farsi così vicino da essere il  “Dio con noi”.

“Vieni Signore Gesù”, invoca la liturgia durante tutto il tempo dell’Avvento.

E il Natale canta: “Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore”. E’ venuto e abita la nostra storia, segnata dal peccato e dalla morte e la trasfigura in realtà di vita, vivificata dallo Spirito. E’ entrato nella storia, facendosi “il più piccolo” (Mt 11,11) per innalzarci alla dignità di figli. “Nell’atto supremo dell’incarnazione -cioè la croce-, l’amore si rivela come il nome proprio di Dio, nella sua totale “espropriazione” (O. Clément, Riflessioni sul Natale, p.44, Lipa). E’ il Figlio che “pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini…” (Fil 2,6-7).

Nella notte delle fatiche, dei disorientamenti, delle incertezze delle nostre comunità, delle Congregazioni, della Chiesa, dell’umanità sofferente e disorientata è entrato un germe di vita così potente da sconfiggere la morte e ridare la speranza: in Cristo la Vita  è entrata nella storia ed è accessibile a tutti. “A Natale, è come se Dio e l’uomo avessero scambiato la loro vita. Un germe divino, la potenza dell’ultima metamorfosi, sono entrate nel mondo. La divinoumanità realizzata in Cristo, proposta agli uomini, finalizza tutto: potenza dell’amore sacrificale, crocifisso, vittorioso per l’offerta illimitata della croce” (O.Clément). “Quando entra senza ritorno in una tragica storia d’amore… che cosa fa Dio? Si fa un piccolo bambino al cuore stesso delle tenebre, perché la sua forza impercettibile e tuttavia invincibile divenga la nostra, perché noi facciamo crescere in lui, con lui, questo germe del regno in cui, dice l’Apocalisse, Dio stesso ‘asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate’” (O. Clément).

Celebrare il Natale è quindi celebrare il compiersi dell’amore di Dio nel Figlio che dà pienezza alle promesse di Dio. Pastore buono cerca l’uomo perché diventi il suo interlocutore privilegiato, dentro un’alleanza sponsale: “sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia…” (Is 62,4).

Celebrare il Natale è anche lasciare che lo Spirito ridoni al nostro cuore la capacità di cercare il Signore e di accoglierlo come l’unico nostro Salvatore.

All’annuncio degli angeli i pastori andarono e adorarono il Bambino; al segno della stella i Magi si misero in cammino e cercarono il luogo dove si trovava il bambino.

Anche noi, le nostre comunità, le nostre Famiglie religiose possiamo rimetterci continuamente in cammino e nello Spirito essere e divenire donne vigilanti, in ascolto della sua Parola, attente ai suoi segni di bontà, donne “visionarie”, capaci di vedere non solo il farsi della sua opera di salvezza nel mondo, ma anche il compimento definitivo di questa opera. Vedere nella piazza d’oro dell’Apocalisse il trono di Dio e dell’Agnello e i suoi servi.

Anche a noi religiose gli angeli annunciano, anche sul nostro orizzonte c’è una stella: la Parola che scende dal cielo e che feconda la terra (Is 55), la Provvidenza che, nella mediazione di tanti fratelli e sorelle di fede, illumina la nostra strada perché la vita religiosa diviene sempre più segno di eternità.

Sr Maria Pierina Scarmignan ofmi
Consigliera USMI nazionale
mariapierina@orsolineverona.it

Doni e sentimenti in circolo

Senza categoria | Posted by usmionline
dic 09 2013

Anche una semplice esperienza come il presentarsi a un compleanno senza un regalo, o scoprire di averne ricevuto uno più prezioso di quello chetopic
si è fatto, ci dice che il dono è molto più di ciò che ci si scambia… 

Dare, ricevere e… obbligo di ricambiare
Davvero i legami sociali e i rapporti interpersonali, in una società come la nostra segnata da individualismo e con tratti accentuati di narcisismo, si spiegano solo in termini di modello mercantile, calcolo e interessi reciproci? Se è così, l’usanza tanto comune (e altrettanto simpatica!) di scambiarsi doni fra natale e fine anno e di porli ai piedi dell’albero di natale, è una faccenda… molto seria. Come pure l’usanza antica dell’abete sempre verde che, nel pieno della stagione invernale, viene addobbato e si fa, per tanti, segno della vita che non muore. Di quella vita – faceva riflettere Giovanni Paolo II – che resta «sempre verde» se si fa dono non tanto di cose materiali, ma di se stessi: nell’amicizia e nell’affetto sincero, nell’aiuto fraterno e nel perdono, nel tempo condiviso e nell’ascolto reciproco.

Il dono in realtà fonda e rifonda le civiltà e la vita, non solo nel senso che nessun uomo sopravviverebbe alla nascita se qualcuno non gli donasse attenzione, cura e amore… ma perché nessuna comunità umana e nessuna istituzione nasce e rinasce nel tempo senza doni. Doni quindi come autentici atti di umanizzazione! Ma questa consapevolezza abita davvero nella persona che dona? Come si concilia la pratica del dono con la logica del do ut des – motto latino il cui senso è “dare per ricevere” – che pure da decenni, di fatto, continua a ispirare le scelte dei più nella nostra società occidentale? Forse la ‘faida’ dei regali che ‘chiedono’ altri regali, così ben praticata da tanti nostri politici, non ci è poi così estranea come vorremmo credere. E forse non è nemmeno un caso che la parola gift significhi in inglese ‘dono’ e in tedesco ‘veleno’…

Ambiguità…
“Nulla si fa per nulla” è un proverbio terribilmente reale e terribilmente antico. Si pratica l’atto del dono, più o meno consapevolmente, per affetto sincero, per
gift_3non essere dimenticati, per riconfermare un’amicizia…; ma anche per semplice consuetudine, per obbligo, convenienza…. E può essere ricevuto senza destare gratitudine, o con egoistica soddisfazione, con sopportazione e imbarazzo… Può essere anche rifiutato nell’indifferenza distratta, o sperperato e perfino pervertito e trasformato in strumento di pressione sul destinatario, per controllare e incatenare la sua libertà invece di suscitarla.

Oggi però siamo anche soliti dire “ci sono cose che non hanno prezzo. E la soddisfazione che deriva dall’aver donato qualcosa a una persona cara, pur appagandoci, è una di queste”, afferma Marcel Mauss nel suo famoso saggio sul dono. Il dono insomma di per sé è ‘pericoloso’, in quanto comporta una risposta personale alla domanda non retorica: Perché mi vuoi aiutare anche se non ti do nulla in cambio? Un ‘esame’ che permette di scoprire le passioni e i sentimenti che realmente muovono nel proprio quotidiano dare: ricerca dell’onore, del prestigio, una più bella immagine di sé?… Sta di fatto che tanta parte di ciò che dà senso (buono o…malato che sia!) ai rapporti interpersonali è proprio nelle passioni che sono dentro l’uomo e lo muovono e indirizzano nelle scelte. E spesso finiscono per rendere difficile quella prospettiva di speranza, oggi necessaria più che mai.

… ed essenza del dono
Il dono è una faccenda di gratuità, un atto dove il bene principale non è l’oggetto donato ma la relazione tra chi dona e chi riceve. Il dono non è previsto, a volte è atteso, ma non è legato al merito. Sorprende sempre. E non lo si compra in un pomeriggio di shopping. Servono monete speciali per procurarselo: energia-pulitaattenzione, cura, fatica, tempo investito gratuitamente e soprattutto di saper rischiare anche l’ingratitudine. Oggi è facile per tutti con un sms ‘donare’ qualche euro a quei ‘lontani’ che i mass media indicano come soggetti per i quali vale la pena provare emozioni… Ma, mettendo in circolo solo qualche briciola, non si depotenzia proprio quella che viene comunque chiamata ‘carità’? Donare certo è sempre stata un’arte difficile, ma l’essere umano ne è capace in quanto è capace di rapporto con l’altro… Perché di questo si tratta: di dare ciò che si è insieme e attraverso ciò che si ha. Il dono all’altro – sia esso fatto di parola, o di gesto, dedizione, cura, presenza, ‘cose’ … – è possibile solo quando si decide la prossimità. Se ci si fa vicini all’altro e ci si coinvolge nella sua vita, se si vuole assumere una relazione con lui, allora ciò che era quasi impossibile, difficile e faticoso, diviene quasi naturale. La capacità del bene nelle profondità della persona è risvegliata, se non generata, proprio dalla prossimità, con la quale cessano l’astrazione e la distanza, e nasce la relazione. E si sperimenta la verità di quella parola di Gesù riferita negli Atti degli apostoli: C’è più gioia nel donare che nel ricevere.

Che cosa ‘circola’ tra noi?
La grandezza della dignità della persona umana è dunque nel saper dare se stessi e nel farlo in piena libertà! “Non abbiate alcun debito verso gli altri se non quello dell’amore reciproco” (Rm 13,8). È il debito ‘buono’ dell’amore che fa la communitas e muove all’esperienza di alzarsi in fretta per mettersi in cammino verso l’altro. In sintesi: regge imagesCA8RXPRHquella logica donativa, che non può essere sottoposta alla speranza della restituzione, o di un obbligo. Solo lancia una chiamata, desta una responsabilità, ispira il legame sociale. L’arte di concretizzare il dono è ancora nella parola di Gesù: Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra (Mt 6,3). Lungo tale via il dono si fa strumento fondamentale – se non indispensabile – per curare, riconciliarsi, ricominciare. E fa circolare il perdono, quel perdono che è credere di nuovo in una relazione ferita, non il semplice togliersi un peso dimenticando il male ricevuto. In realtà non c’è perdono senza dono, né dono senza perdono. Un per-dono che evidentemente ha bisogno della gratuità e dell’agape, senza i quali la vita personale e sociale non funziona, non genera, non è felice. Un atto donato e percepito come speranza di comunione. La vita quotidiana ci dice che non c’è vera gioia senza gli altri, come non c’è speranza se non sperando insieme. E la speranza – è acquisito – è frutto del dono, della condivisione e della solidarietà.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it