Archive for febbraio, 2010

Sentinella, quanto resta della notte? (Is 21, 11-12)

Comunicazioni Sociali | Posted by usmionline
feb 25 2010

Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale

Ci sono poveri che vivono per strada e poveri che incontriamo ogni giorno senza nemmeno riconoscerli. Persone spesso invisibili che associazioni e volontari vedono, accolgono e aiutano. Tanta infelicità in giro: giovani depressi, adulti che non sono cresciuti, solitudine e materialismo. E persone che regalano tempo, energie e affetto a chi è nel bisogno.

Il diritto a «vivere dignitosamente» è riconosciuto come diritto fondamentale dall’Unione Europea. Eppure un cittadino europeo su sei vive in condizioni di povertà: si tratta di 84 milioni di persone, delle quali 19 milioni sono minorenni. Nel 2003 il rischio povertà interessava 56 milioni di persone: è quindi aumentato, invece di diminuire, anche se nelle cifre vanno considerati i cittadini dei paesi che sono entrati nell’Unione in questo arco di tempo. Essere a rischio povertà significa, convenzionalmente, avere un reddito che non raggiunge il 60% del reddito nazionale medio del proprio paese. L’attuale crisi economica e finanziaria internazionale avrà conseguenze di lungo periodo per la crescita e l’occupazione nell’UE e saranno le persone più vulnerabili nelle nostre società a risentirne probabilmente di più.

L’esclusione sociale poi tocca le persone che non possono prendere parte alla vita della società come gli altri, perché vittime di discriminazioni, o a causa della mancanza di educazione, o di competenze, o per la propria povertà.

La Commissione europea ha designato perciò il 2010 quale Anno europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale: uno strumento in più per approfondire la conoscenza di un fenomeno che mette a rischio di vulnerabilità sociale strati sempre più ampi di popolazione e per impegnare l’agenda politica europea e nazionale su questi temi anche oltre il 2010. Un’occasione propizia anche per noi religiose e religiosi per verificare e rafforzare la missione e il servizio a cui siamo chiamati, nella segreta coscienza di una Presenza che ci abita e ci anima.

Da più parti sono arrivati per tutti significativi gesti simbolici:  

       Il Papa ha visitato l’ostello di via Marsala della Caritas di Roma, volendo così idealmente incontrare tutti i poveri d’Europa.

       60 vescovi del continente hanno compiuto lo stesso gesto nelle loro diocesi.

       La COMECE (Commissione degli episcopati delle comunità europee) e la Caritas Europa hanno lanciato la campagna Zero Poverty, cioè l’obiettivo di una povertà azzerata da realizzare attraverso una campagna di sensibilizzazione a tutti i livelli: dalle istituzioni locali a quelle sovranazionali. Soprattutto si vuole sensibilizzare l’opinione pubblica europea.

       Il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nell’ambito delle iniziative nazionali per il 2010, ha presentato a Milano la campagna per il “dono contro la solitudine e la povertà”.

Quale appello, da questo evento, alle religiose e ai religiosi?

Nel proprio percorso storico, anche il religioso vive quotidianamente dentro di sé lo scontro tra credente e non credente; anch’egli come un povero ateo ogni giorno si sforza di cominciare a credere (B. Forte).

Perciò l’appello per lui, come per ogni cristiano è:

       ad ascoltare le domande che abitano ogni uomo e che illuminano e orientano quando si vivono le situazioni rimanendo al cospetto di Dio;

       ad un impegno profondo e continuamente rinnovato per leggere la storia nella fede, alla luce dell’eternità;

       ad esporre la propria vita alla Parola ed entrare nel mistero profondo della preghiera per poter vivere in obbedienza a Dio e alla Sua volontà;

       a lasciarsi fare dalla misericordia di Dio, come un bambino si lascia coccolare dalla propria mamma.

 

L’attenzione alla povertà e all’esclusione – ha ricordato il direttore di Caritas italiana, don Vittorio Nozza – fa parte del dna dei cristiani e delle chiese.

Ci auguriamo che l’anno europeo contro la povertà provochi in tanti, in tutti, la capacità di discernere i problemi della storia e della cultura e le sfide che ci stanno di fronte; la crescita, in ordine a questo obiettivo, dell’attenzione educativa; che l’economia, la politica, la tecnica siano, finalmente, vissute davvero nel servizio del bene comune, come forze di promozione umana. E, pungolati dalla Parola, ritroviamo la strada per tornare alla “carità” per cui siamo nati.

Luciagnese Cedrone

usmionline@usminazionale.it

La nostra quaresima

Quaresima | Posted by usmionline
feb 15 2010

Viviamo lo scorrere del tempo abitate da sensazioni e sentimenti che si modificano e ci modificano nelle diverse tappe della vita umana.

Con l’avanzare dei giorni, dei mesi e degli anni, si sperimenta in maniera sempre più impattante, la velocità del tempo che passa, proprio come un soffio…e, nell’esperienza profonda della vita che scorre, della realtà che passa e fugge prende forma nel nostro essere la consapevolezza di una domanda che sempre ci abita e  che esige una risposta: l’essenziale dov’è? Che cosa è?

La roccia dell’essere su cui appoggiare la nostra vita, da cui prendere orientamenti e criteri, in cui dimorare stabilmente è diventata la nostra casa?

Noi dove siamo?

Sto scrivendo queste riflessioni dalla Polonia dove mi trovo in questi giorni per partecipare all’Assemblea UCESM (Unione Conferenze Europa Superiori Maggiori). Qui ho avuto l’opportunità di visitare per la prima volta il campo di sterminio nazista di Auschwitz, di vedere e di ascoltare storie di un dolore immane, inspiegabile e che continua a sconvolgere quando ci si avvicina ad esso; e questo nonostante il passare del tempo.

Ho pensato intensamente alla passione di Gesù camminando sulla neve, mentre passavamo da una baracca all’altra, da un recinto di filo spinato ad un altro.

Ho avuto anche la grazia di visitare il Santuario mariano di Czestochowa. Davanti all’ immagine della Madonna nera. Lo sguardo tenerissimo della Vergine mi trasmetteva qualcosa di molto profondo e di molto essenziale: il suo amore di madre per tutti noi, amore forte e tenero maturato  nel dolore. Ho pregato per tutte le religiose di Italia ed ho chiesto a Maria di camminare accanto a noi in questa Quaresima per insegnarci ad ascoltare la Parola essenziale che il Figlio vuole dirci in questo tempo forte dell’anno liturgico.

Ho accolto come un dono della Provvidenza la mia partecipazione a questa Assemblea dell’UCESM il cui tema è stato: “ Vita religiosa in Europa: storie di speranza, speranza per la storia”.

Ho compreso che da qui doveva arrivare a noi una indicazione forte per la nostra Quaresima. Per questo desidero condividere alcuni passaggi del Messaggio finale che i partecipanti hanno indirizzato a tutti i religiosi e religiose di Europa. Essi ci possono accompagnare in questo tempo ed anche aprire nuovi orizzonti di vita e di missione.

A tutti i religiosi e le religiose di Europa: 

 “……Vita religiosa in Europa, non temere! Continua a testimoniare all’ uomo e alla donna del tuo tempo la speranza. Tu stessa sii una speranza per la storia di oggi e di domani…. Abbi il coraggio di cantare la vita, assieme all’Agnello che pare morto ma sta in piedi (cfr. Ap.5,6) al cuore della storia di ogni tempo e di ogni vita umana.Sia chiara e forte la nostra speranza perché Colui che ci ha chiamati a questa forma di vita dice: “Sì, vengo presto”! (cfr. Apoc.22) “: (dal messaggio finale della 14ª Assemblea UCESM).

  • Viviamo in un tempo in cui spesso l’uomo e la donna rincorrono la felicità senza Dio… e  incontrano la noia ed il non senso. Anche noi possiamo essere tentati di perdere la passione della speranza. Ma ogni giorno viviamo una grande speranza quando vediamo che alla radice dei desideri dei nostri fratelli e delle nostre sorelle c’è sempre  un profondo bisogno di spiritualità e di ricerca di trascendenza. Chi potrà saziare questa fame e questa sete? 
  • La vita religiosa, dono di Dio per la chiesa e per il mondo, ha sempre aperto lungo la storia cammini di speranza: dare il cuore e le mani a Dio e al prossimo.
  • Oggi è questa la nostra missione. Le nostre  case  siano luoghi aperti per tutti, spazi di preghiera, di laboriosità e di comunione fraterna, riflesso di quella luce che sgorga dalla sorgente della speranza: Cristo morto e risorto  per tutti noi.
  • Ci sentiamo sfidati ad essere parte viva delle grandi trasformazioni che sta vivendo il nostro continente. L’azione dello Spirito Santo ci dona la determinazione e il coraggio di essere portatori di speranza per il futuro d’Europa. Insieme a Maria vogliamo vivere in ascolto della parola e in accoglienza dello Spirito per partecipare alla missio Dei,  essere in dialogo con tutti. 

 

       Nella gioia di aver vissuto questa esperienza del tempo favorevole che si è fatto breve, ritorniamo alle nostre case  gridando:  Maranathà! Vieni Signore Gesù!

       Sia la nostra quaresima non un tempo triste o solamente di penitenza, ma soprattutto un tempo abitato dalla pace perché Gesù è la nostra speranza!

 

                                                                  M. Viviana Ballarin, op

Presidente USMI nazionale

Suore migranti con i migranti

Società | Posted by usmionline
feb 08 2010

La società opulenta, anche e soprattutto in questo nostro tempo di crisi, porta all’estremo la tentazione che abbiamo di essere persone “auto”: io, io. E di creare relazioni esclusive tra le persone “auto”, che difendono i loro diritti e, prima ancora, i loro privilegi. Le suore invece da sempre nella storia scelgono di stare dalla parte degli ultimi, come il Signore e Maestro chiede a chi accetta di seguirLo. Scelgono di aprirsi ai principi che Gesù annuncia nel Discorso della montagna intorno al primato degli ultimi. Principi non attuali.

Eterni. E in essi cercano l’inquadratura mentale e la sensibilità con cui affrontare i problemi connessi con le necessità dei fratelli che versano in condizioni di particolare vulnerabilità.

Immigrazione: la ‘signora’ in nero
Un’inarrestabile pressione migratoria dai Paesi poveri verso quelli a sviluppo avanzato è in atto oggi nel mondo. Emigrazione della disperazione. Esodo, che non è frutto di libera scelta, ma di una necessità grave e spesso estrema. “Strutture di peccato” e “meccanismi perversi” (Sollicitudo rei socialis) sono alla base di tale drammatica situazione.
La storia ci racconta che i religiosi, in tutte le aree del mondo, si sono fatti migranti al fianco dei migranti che fuggono da miserie e persecuzioni, per difenderne la dignità. Scelgono la povertà non come virtù, ma come impegno per gli ultimi. E si mettono al loro servizio in sinergia con le istituzioni governative e con le associazioni impegnate in tale ambito là dove è possibile; o in supplenza quando è in atto una grave omissione del principio di solidarietà. Povertà e ignoranza ma anche mancanza di lavoro favoriscono, in Italia e nel mondo, il traffico, l’abuso e la vendita di giovani donne e minori extracomunitari. Per questo negli ultimi anni l’UISG (Unione internazionale delle superiore maggiori) per combattere il traffico di ragazze destinate allo sfruttamento sessuale, ha creato una rete internazionale della vita consacrata contro la tratta degli esseri umani (vedi, nel nostro sito, le straordinarie testimonianze di sr Eugenia Bonetti, responsabile del settore tratta dell’USMI).
L’immigrazione e i media: solo paure
I media in Italia hanno scelto di ingrandire ed esaltare l’aspetto nero e tenebroso, presente in ogni fenomeno umano, quello legato al linguaggio del delitto, alle emozioni del dolore, alle paure dell’invasione e del degrado (cfr “Ricerca nazionale su immigrazione e asilo nei media italiani). L’informazione sull’immigrazione appare infatti ancorata alle stesse modalità, notizie, stili narrativi e, a volte, agli stessi stereotipi. Per esempio, le persone straniere compaiono nei news media, quando protagonisti di fatti criminali, più facilmente di quelle italiane.
L’immigrazione raramente viene trattata come tema da approfondire e, anche quando ciò avviene, è accomunata alla dimensione della criminalità e della sicurezza.
Nel dibattito che si sviluppa nei media sul fenomeno migratorio, inoltre, la presenza dei politici è quasi totale e totalizzante, nettamente sproporzionata rispetto alla presenza di altri soggetti, pure interessati al dibattito, come i rappresentanti delle forze dell’ordine, della magistratura, delle comunità straniere.
Gesù ha tanto amato l’ultimo posto che nessuno ha potuto sottrarglielo (C. De Foucauld). E anche Lui è stato un migrante (Benedetto XVI). Motivo per cui nella Chiesa non ci può essere spazio per atteggiamenti di rifiuto e di disprezzo nei confronti degli extracomunitari.
Ma che cosa ci raccontano i fatti delle ultime settimane intorno al tema delle migrazioni in Italia?
Riportiamo dall’Agenzia giornalistica quotidiana Redattore Sociale su disagio ed emarginazione sociale:
- Chi non è regolare lavora di più e guadagna meno
Per gli stranieri non in regola è più facile trovare lavoro, ma nel 68% dei casi è in nero. Il 40% guadagna meno di 5 euro l’ora, ma fa turni più pesanti. Sono i primi risultati dell’indagine “Sicurezza, lavoro nero, immigrazione” condotta da Tito Boeri
- In Italia è boom di ricongiungimenti
Dal 1998 al 2008 sono aumentati del 216%, a fronte di una crescita dell’88% dei permessi per lavoro. Picchi nelle Marche (+434,7%) e in Lombardia (+305,5%). Ambrosini (sociologo): “Segnale di immigrazione matura”
- D’alia: “Ddl per contrasto del lavoro nero degli extracomunitari”
“Abbiamo presentato un disegno di legge con cui si da’ piena attuazione alla normativa comunitaria in materia di contrasto allo sfruttamento del lavoro nero extracomunitario. Si tratta della stessa disposizione contenuta nella legge comunitaria…
- Dove nascono le mille Rosarno del mondo
Oggi e domani a Torino appuntamento del Coordinamento europeo della Via Campesina. L’obiettivo: discutere i danni prodotti in Europa dalla miscela di politiche agricole, sfruttamento del lavoro migrante, razzismo
- Lo spettro della schiavitù nella Piana di Sibari
Un’area sconfinata, costellata di agrumeti e vigneti, racchiusa tra il Massiccio del Pollino, la Sila e il Mar Jonio. Anche qui come a Rosarno lavorano, vivendo ammassati in alloggi di fortuna, migranti per lo più irregolari, dediti al lavoro agricolo e vittime del racket della ‘ndrangheta. Approdano in Calabria come stagionali, oppure giungono dal nord Italia, spinti dalla chiusura delle fabbriche. Guadagnano 20-25 euro al giorno, lavorando anche 12 ore, a volte pagando fino a 6 mila euro, per rientrare in un sistema gestito da cooperative senza scrupoli. Un centro d’accoglienza e sportelli di orientamento aiutano i migranti contro lo sfruttamento.
- Anche l’Europa censura i termini ‘illegalità’ e ‘clandestinità.

La criminalizzazione dei migranti ha fatto irruzione anche nel linguaggio delle più alte sfere politiche europee. Lo rileva un rapporto presentato a Bruxelles dal commissario ai Diritti umani del Consiglio d’Europa

- “Tetto” per le scuole dell’infanzia: Roma si adegua
In classe non più di 5 “bambini dello stesso gruppo linguistico”, sia nati in Italia che fuori. L’assessore Marsilio spiega i motivi della circolare inviata alle scuole dell’infanzia per regolarizzare le nuove iscrizioni, previste entro il 12 febbraio: “Niente di nuovo, stiamo applicando un regolamento vigente del 1996, in linea con le indicazioni ministeriali”. In linea con le nuove direttive alcuni istituti, per altri difficile l’applicazione. I dubbi delle insegnanti. Ziaco (scuola Deledda): “Ma i bambini dove vanno?”. Cernuto (scuola Angelici): “Chi nasce in Italia non dovrebbe essere considerato straniero”. Sono 8.748 i bambini stranieri che, nello scorso anno, erano iscritti alle scuole dell’infanzia della provincia, l’8,1% del totale.
- Salute, irregolari come gli italiani
Un’indagine del Naga ha messo a confronto 974 diagnosi effettuate nel mese di ottobre 2009 ai cittadini stranieri curati presso l’ambulatorio del Naga con 981 diagnosi effettuate a pazienti italiani che si sono rivolti ad ambulatori di medicina generale di Monza. Malattie ginecologiche, cardiovascolari, metaboliche ed endocrine incidono allo stesso modo. Dalla Valle, direttore sanitario Naga: “Confermata la teoria del migrante sano”.
- Da 3 anni nei containers, ma non sono terremotati

Ventidue famiglie, che da 3 anni vivono in condizioni estremamente difficili in un campo della periferia palermitana, male attrezzato e con i servizi “a singhiozzo”, non ce la fanno più a sostenere la loro situazione. Sono finite lì tre anni fa perché senza casa. La maggior parte non ha un lavoro. E ora si appellano alla cittadinanza: “Servono carne e uova per i nostri figli”. In deroga all’attuale regolamento e alla graduatoria relativa all’emergenza abitativa, intanto, il comune promette di impegnarsi per assegnare entro 15 giorni le case confiscate alla mafia.

- Rosarno, parlano gli immigrati dal Cie e dal Cara di Bari

Una delegazione di MigrEurop ha ascoltato alcuni degli africani trasferiti dalla cittadina calabra. Denunciano il clima di violenza, sfruttamento e intimidazione al quale sono stati sottoposti prima del 7 gennaio: “La paura era una costante: i migranti sono stati le vittime, non i responsabili delle violenze”. Parlamentari e associazioni chiedono per loro un permesso di soggiorno come vittime di sfruttamento e che la magistratura li ascolti nell’ambito delle inchieste contro le aziende agricole e la mafia locale. Nel Cie ancora detenuto un migrante rimasto ferito negli scontri.

Sono fatti che abbiamo voluto ricordare, fra i tanti, perché ci aiutino ad essere coscienza vigile e critica della società. Come credenti infatti sappiamo di essere chiamati a scegliere sempre ciò che più piace a Dio; ad essere pronti alla denuncia di quanto offende o manipola la dignità dell’essere umano; a promuovere, insieme a tutti, tutto l’uomo in ogni persona umana.

Luciagnese Cedrone
Biblioteca USMI Nazionale

2 febbraio 2010: la parola di M. Viviana

Giornate Mondiali, Vita Consacrata | Posted by usmionline
feb 01 2010

Care sorelle,

come ogni anno il 2 febbraio celebreremo la giornata mondiale della vita consacrata.

In  quasi tutte le diocesi e comunità sarà un giorno di intensa preghiera, di riflessione, di annuncio.

Questo giorno ci offre anche l’opportunità di gesti di condivisione e di comunione che diventano così segno di ciò che caratterizza la nostra vita: l’ecclesialità e la comunione.

E’ proprio questo il nostro primo e irrinunciabile annuncio profetico. Annuncio che oggi è più che mai urgente. Diventano infatti più frequenti le esperienze di sofferenza per sentirci dimenticate, ignorate e alcune volte anche disprezzate. Non dobbiamo temere perché sappiamo molto bene in chi abbiamo posto la nostra speranza.

La nostra forza e la gioia della nostra missione e dedizione scaturiscono da una fonte inesauribile, da Colui che abbiamo incontrato, di cui ci siamo innamorate e al quale ci siamo affidate, come Abramo, come Maria. Sappiamo che questa è la strada sicura  e che percorrendola con fede e per amore diveniamo segno e narrazione dell’Evangelo nella storia, la nostra storia, aspettando il ritorno del Risorto, nostra speranza.

Non abbiamo paura di perseverare e di abitare fedeli il cuore della chiesa  anche quando la chiesa non ci dovesse riconoscere, non abbiamo paura di vivere in essa la comunione tra noi e con tutti anche quando ci potrebbe chiedere di perdere qualche cosa; la vita nuova in Cristo Signore passa sempre attraverso una esperienza pasquale.

La commissione episcopale italiana per il clero e la vita consacrata ha già pubblicato il suo messaggio per la giornata del 2 febbraio 2010. Con cuore grato per tale dono, invito tutte a leggerlo, meditarlo e a fare tesoro del suo contenuto che risuona nei nostri cuori proprio come un rinnovato invito alla comunione e alla ecclesialità: comunione con il S. Padre e la Chiesa nella preghiera per i sacerdoti in questo anno speciale totalmente dedicato a loro.

Il Papa ci invita a pregare e a implorare da dio, per tutti loro, il dono della santità: dona Signore sacerdoti santi alla tua chiesa! Santi come il modello che quest’anno è posto davanti a loro: il Santo Curato d’Ars.

Nel loro messaggio i vescovi mettono in luce molto bene, descrivendo la figura del santo, il senso della nostra presenza nella chiesa ed il valore immenso che può avere il dono della vita consacrata accanto alla vita del sacerdote, e non solo del sacerdote!

Scrivono i vescovi: “Giovanni Maria Vianney  si sentì sempre debitore nei confronti delle due religiose che, con sprezzo del pericolo e fedeli alla loro consacrazione, lo accompagnarono a ricevere, per la prima volta, Gesù nel  sacramento dell’Eucaristia”.

Penso a tutte le religiose che anche oggi, spinte dalla carità, non hanno paura di mettere a repentaglio la loro vita, con cuore e mani di madri, per difendere la vita e per donare dignità alla vita di tanti fanciulli e non solo dei fanciulli. Forse tra queste persone che avviciniamo ogni giorno ci potrebbero essere alcune di loro che Dio sta preparando per missioni particolari. E forse proprio la nostra presenza e dedizione può sorreggere la loro risposta al progetto di Dio. 

I vescovi continuano il loro messaggio proponendoci due aspetti della vita del curato d’Ars da contemplare e da imitare:

“…Il primo si lega al nucleo più intimo del suo essere: la sua vita personale e il suo ministero hanno sempre avuto al centro la ricerca di una pura e semplice essenzialità. La vita consacrata non è forse una chiamata a essere testimoni dell’essenziale?

Il secondo è quello di coltivare la compagnia dei santi. Le ricchezze a cui attingere conoscendo e approfondendo la storia della santità sono immense. È dunque fondamentale nutrirci di ciò che ci immerge nelle profondità del Vangelo, reso visibile, udibile e palpabile dai grandi testimoni che ci precedono nel cammino della Chiesa. Se la nostra compagnia diventerà sempre più quella dei santi, saremo aiutati a comprendere la volontà di Dio per ciascuno di noi e saremo dolcemente sospinti a darvi una risposta positiva e generosa”.

Care sorelle, che davvero la celebrazione di questa giornata di preghiera si trasformi per tutte noi in un evento che rinnova la nostra vita, ridà vigore alla nostra testimonianza e ricompensa con frutti benedetti le nostre fatiche.

Anche noi, in comunione con tutta la chiesa imploriamo: : “O Dio, che unisci in un unico volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi, di desiderare ciò che prometti, perché tra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori, dove è la vera gioia”.

Con affetto e profonda comunione in Cristo, auguro a tutte di celebrare la giornata della vita consacrata nella gioia e nella speranza.

 

Roma, 20 gennaio 2010