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«Porta a scuola i tuoi sogni»

Senza categoria | Posted by usmionline
ago 16 2013

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In vacanza è forse anche più facile maturare in competenza educativa la simpatia che si nutre per i ragazzi e l’esplorazione del loro mondo … Quali regole per proteggere dalle paure eccessive e dal senso di onnipotenza?

La scuola luogo di vita
 “A scuola il bambino si adatta all’idea che la paura sia uno stato d’animo normale e che l’intera vita debba essere vissuta nel timore della disapprovazione, del castigo, dell’esclusione” (M. Bernardi). “Porta a scuola i tuoi sogni” invitava lo slogan della campagna del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca – Testimonial Roberto Vecchioni –  per l’inaugurazione dell’anno scolastico 2012 nel cortile del Palazzo del Quirinale. Ma nel corso dell’anno scolastico abbiamo visto crescere in Italia il numero delle scuole fatiscenti e dei ragazzi disagiati e ribelli. In molte classi, diversi bambini disabili sono rimasti senza sostegno. Non sono mancate nei media notizie funeste: episodi di
ragazze bullismobullismo violento, spavalderia, provocazione … – segnali tutti di una crescita scomposta. Per i docenti continuano e diventano più gravi i problemi del precariato, dei tagli agli organici, classi stracolme, stipendi da fame … E per molti è il rischio di lasciarsi paralizzare da un disfattismo che di fatto deresponsabilizza.

Sarà proprio vero allora che quando un sogno è troppo lontano dalla realtà, può succedere di non riuscire più nemmeno a sognarlo?  Certo non aiutano a sognare le notizie che qualche docente – a scuola e con i più piccoli e indifesi – sia arrivato a trasformarsi in aguzzino e prevaricatore come nelle peggiori favole!

Ripensare la quotidianità che invoca ascolto
Viviamo in una società complessa e frenetica, dove le tentazioni e le distrazioni dei nuovi media sono infinite. Quali, in tale situazione, i veri bisogni dei figli, quelli indispensabili per la crescita? Quali le loro paure, i desideri? I modelli familiari oggi sono diversi e lo stress quotidiano si ripercuote sull’educazione. Non esistono più regole e valori universali. Come allora porre dei
separazioneefiglilimiti/regole in modo costruttivo? La scuola appare spiazzata da questa realtà assolutamente nuova. E il disorientamento della famiglia, della comunità cristiana e delle altre agenzie educative non è molto diverso. Ci si ritrova ad agire seguendo le proprie emozioni – positive, malate o malevoli che siano – senza riuscire nemmeno a trasformarle in parola. Fra i più giovani si percepisce un disagio diffuso, espressione di insicurezza e difficoltà  a interagire, anche con i pari. Come se qualcosa li spingesse a farsi del male … Più che crisi di valori però, questo ‘qualcosa’ è, in loro, forte sete di autenticità. Hanno bisogno innanzi tutto di percepire i propri genitori e gli adulti in genere come affidabili e chiari.

Se l’educazione non è peggiorata, il mondo è però certamente cambiato
BullismoGli adulti si ritrovano incapaci di delineare per i ragazzi orizzonti gratificanti e significativi e finiscono per lasciarli troppo soli nel costruire il loro progetto di vita. Fra le tante cose da fare, infatti, in qualche modo essi hanno smarrito il senso del tempo e corrono continuamente il rischio di non vedere e non riconoscere quel quotidiano, che invece è chiave di lettura per poter dialogare ed entrare in relazione con i ragazzi, con tutti e anche con se stessi. Nella fretta, e cercando inconsapevolmente consensi e applausi, si presentano spesso come chi detiene l’unico metodo educativo efficace; come chi possiede la verità e l’anticipa agli altri alla maniera del primo della classe. C’è però anche da dire che  ascoltare i giovani, la cui sensibilità appare tanto lontana da quella degli adulti, ed essere nello stesso tempo troppo presi dalle proprie personali fatiche, è decisamente non facile. Ne consegue che la crescita dei ragazzi, che sempre costa fatica e sofferenza, di fatto rallenta.

Rapporto scuola-famiglia: una sfida
L’alleanza tra scuola e famiglia è sempre decisiva per l’educazione dei ragazzi. Un tempo essa era fondata sulla soggezione della famiglia all’autorità della scuola e nello stesso tempo su un corresponsabile impegno che di fatto produceva solidarietà reciproca e confronto tra le diverse culture educative. Oggi invece i genitori tendono a ritenere i propri figli sempre irreprensibili: bravi, diligenti, educati… Così lasciano prevalere in sé atteggiamenti di diffidenza e a volte di conflitto nei confronti dei docenti. Lamentano ingiustizie e confondono i ruoli. I docenti (senza però generalizzare!) a loro volta accusano: gioventù pigra, insolente, irresponsabile! L’educazione insomma oggi è diventata una vera e propria sfida. Necessario e urgente un nuovo patto tra le scuole e le famiglie.

Scuola delle persone/scuola delle relazioni
bambino maltrattato maestraSi educa solo dove esiste un rapporto vero tra persone. Perché la conoscenza vera (quella che orienta e prepara alla vita) è e rimane ascolto e incontro. Non basta perciò pensare a una scuola delle tre «i» (inglese, impresa, informatica) se la ‘vita’ cui si pensa è solo quella dell’azienda, della società tecnologica, del successo e dei soldi… Certo è importante prendere in considerazione ciò che serve per orientare al lavoro. Ma ciò che va necessariamente dato negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza è un orientamento che accompagni nella fatica di crescere in umanità e contribuisca a costruire il tessuto di una convivenza veramente civile. Farlo con la discrezione e la forza dell’educatore che non si nasconde dentro la rigidità del proprio ruolo, o in qualche tecnicismo arido che rende meno appassionante la didattica. Se è vero – come è vero – che l’adulto è chiamato a ‘tirar fuori’ dal ragazzo il meglio e a sostenerlo nel combattere contro le sue contraddizioni, è inevitabile che il giovane si specchi nell’educatore assumendolo a modello comportamentale. Così se troverà solidità, diventerà solido; se troverà solidarietà diventerà solidale. Se troverà amore, saprà amare. Ma se troverà superficialità, rigidità o contraddizione, rimarrà superficiale, rigido, contraddittorio …

La competenza più difficile
… è proprio essere persone-in-relazione, impegnate a coltivare la propria umanità e ad esplorare con simpatia e interesse il imagesmondo di quanti condividono o incrociano il nostro cammino. Soprattutto il mondo dei ragazzi alla ricerca di orizzonti di senso, con le novità che essi esprimono e i messaggi impliciti che mandano. È appassionante aprirsi al coraggio di guardare avanti. Scoprire e realizzare quell’essere unico che ciascuno è. Intravvedere la forza della libertà. Percepire la suggestione di una umanità impegnata e la bellezza di pensare la vita non come la pensano tutti … Tutto questo libera nella persona desideri, sogni, utopie e certamente…educa!

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it