Pianeta dilaniato e sbigottito
Un interrogativo (quello del titolo) che vuole sintetizzare tante domande vive e che inquietano nel presente smarrimento sociale, politico, culturale di un ‘mondo di cui Dio non si è pentito’. La valutazione del presente esige di essere liberata da ogni ottimismo beota: l’uomo ha smarrito se stesso e questo suo peccato collettivo, imputabile alla società nostra e al consorzio umano del nostro mondo, porta la storia ad essere la storia del dominio e della guerra. (G. Barbaglio).
La bugia al potere
Così:
- Le ‘democrazie’ sono diventate campi di battaglia in cui la vittoria è lasciata alla forza materiale e non alla forza della ragione.
- La guerra, sempre figlia della menzogna pubblica (nazionale e internazionale), continua a produrre inganno quando è creduta; e a ingenerare sfiducia quando è scoperta.
- L’accondiscendenza del popolo, che crede alle menzogne, e in questo modo le perpetua: un fatto certamente non solo dei nostri giorni! (cfr EZ 13,10!)
- Troppe politiche seguono una ‘doppia verità’ a seconda delle convenienze e delle utilità: il dittatore è ‘accettabile’/amico e alleato da accogliere, e diventa orco da sopprimere di cui si fa vedere il linciaggio praticamente in diretta TV (in Italia per Gheddafi è stato così!), suscitando un orrore che ipnotizza, a cui purtroppo ci si abitua.
- Davanti a noi una casta preoccupata di perpetuare se stessa e i propri privilegi, mentre progressivamente si allontana dal contatto con i cittadini e dall’intera società.
- L’andamento delle Borse tiene quotidianamente banco nell’informazione, e nessuno spazio o quasi si dà al dramma di cinquanta milioni di morti per fame registrati ogni anno; tanto meno all’economia di pura sussistenza in cui vivono diversi popoli, se non interi continenti.
- I mezzi di comunicazione, usati spesso come strumenti di menzogna e di inganno, fanno l’interesse di chi li usa a discapito del bene dei destinatari.
- Cieli, terra e mari, intanto, un po’ dappertutto risultano sempre più inquinati come discariche.
Chi siamo noi di fronte a tanto?
La verità è che sull’uomo incombono rischi che spesso distolgono da un ‘fare’ positivo senza forse che egli ne diventi nemmeno consapevole. Non abbiamo forse tutti, qualche volta, fatto esperienza di quell’attivismo esagerato che rode dentro? o di una certa routine che blocca la persona a ripetere le stesse azioni? O forse della presunzione che irrigidisce, o della stanchezza che fiacca…
Tutto questo vuol dire allora che l’uomo è anche impotente ad uscire da quei vicoli chiusi in cui va a cacciarsi? E che, alla fin fine, è relitto di un naufragio esistenziale e storico senza limiti, per cui riesce, tutt’al più, a sognare e progettare vie solo ideali di ‘uscita’?
Ma per la soluzione vera del problema della pace sulla terra, a ogni persona serve una fede grande nelle risorse operative presenti comunque nella natura dell’uomo!
E noi?…
È indispensabile lasciare che tutto questo arrivi al cuore di ogni uomo e lo inquieti, se davvero vogliamo che nelle persone maturi la domanda dei gerosolimitani agli apostoli:”Che cosa dobbiamo fare fratelli?” (Atti 2,37). In questa direzione, già questo fermarsi a riflettere insieme è un ‘fare’.
La forza infatti per cambiare le cose e la storia scaturisce dalla propria verità di uomo, è riconoscibile nella felicità della persona e ‘parla’ nella sua riuscita. È quindi, prima di tutto, questione del proprio vero essere, del proprio essere autentico. Un modo di agire gratuito, disinteressato, umile, pacifico, mite è già messaggio che modifica la realtà.
Sfida permanente
Si riuscirà allora a recuperare nel mondo politico e nel vivere quotidiano il senso di un impegno che sia davvero servizio e non dominio? A realizzare una politica non riducibile a mera gestione del potere, ma finalizzata a grandi traguardi?
Il vero problema è trovare in sé, tutti, la forza di tornare al confronto delle idee e dei progetti concreti. Arrivare, sempre più in tanti, a un confronto che sia serrato, forte, polemico anche, se necessario. Ma serio e costruttivo.
Solo la comune fede in una umanità capace di fare questo, ci metterà in grado di rovesciare il segno negativo della politica e della nostra storia.
Che cosa dovrò gridare? (Is 40, 1-11)
Abbiamo visto in questi anni cadere i regimi del Nord Africa e sognato di essere di fronte ad un’autentica primavera politica. Ma se le ribellioni produrranno democrazia e diritti umani, o se ad esse seguiranno scelte autoritarie, repressione, ostilità per le minoranze, una nuova arroganza dei vincitori… dipenderà anche dal nostro Occidente democratico. Forte della sua antica civiltà, vorrà rivedere in modo stabile il suo atteggiamento verso le dittature e i regimi autoritari, di qualsiasi colore e natura siano? Saprà educare se stesso e tutti a crescere nell’esperienza della democrazia vera, che è nello stesso tempo libertà e responsabilità?
Il compito specifico dei cristiani e dei religiosi nella storia: essere profeti …
I cristiani della Chiesa primitiva, come anche -nella tradizione- il popolo dei profeti, non si sono mai ridotti a un atteggiamento di passiva rassegnazione, arrendendosi quasi per forza maggiore. E non hanno mai vissuto come esperienze di disperazione le smentite storiche delle loro attese. Hanno voluto e saputo invece rilanciare la loro speranza storica, legata a questa terra e al suo destino.
…e camminare insieme nella verità
Ci è necessario:
- Lasciare che la realtà di questo tempo e le sue domande ci arrivino al cuore.
- Verificare il cammino che stiamo facendo insieme a tutti – e farlo in comune – nella verità del Vangelo.
- Recuperare il senso di una profonda comunione spirituale.
- Creare così una larga comunità di spirito e di cuore e tenerla viva attorno alla Parola.
Sarà questa comunità a rivelare l’incisività del Regno realizzato in una rete di rapporti autentici.
Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it