Affidate ad una promessa – IN CRISTO PER UMANIZZARE LA VITA

Posted by usmionline
apr 07 2010

Mercoledì 7 marzo 2010. Con una vibrante invocazione allo Spirito in canto e con una preghiera comunitaria molto inerente alla vita nella sua ferialità, tratta dagli scritti di Romano Guardini, è iniziata questa prima giornata della annuale Assemblea dell’USMI. Il tema scelto e proposto

Affidate ad una promessa

IN CRISTO PER UMANIZZARE LA VITA

ha galvanizzato l’attenzione delle partecipanti per tutta la giornata. Nel suo saluto introduttivo la presidente M. Viviana Ballarin, ha ricordato la data in cui aveva scritto la lettera di convocazione: la festa dell’Epifania, perché in quel fare memoria della visita dei Magi al Figlio di Dio nato a Betlemme aveva intravisto una luce interpretativa per la vita religiosa femminile nella sua mai tramontata ricerca di identità. Infatti il tema proposto “esprime il desiderio che si va trasformando in convinzione: possiamo ritrovare noi stesse ed essere pienamente quelle che dobbiamo essere quanto più siamo radicate in Cristo… Essere memoria vivente del suo modo di essere e di agire di fronte al Padre e di fronte ai fratelli… assumendone i sentimenti e la forma di vita…. E non avuto dubbi né timori m. Viviana nella sua proposta. Ha detto e ha lasciato scritto in grassetto nel testo del suo messaggio accogliendo anche il martirio come dimensione necessaria della nostra missione”. (Vedi Testo)

La lectio sul testo biblico che narra la vicenda dello storpio che alla porta del tempio, vedendo arrivare Pietro e Giovanni “domandò loro l’elemosina” è stata guidata da p. Innocenzo Gargano, noto biblista. Alla richiesta – ha commentato il relatore – i due apostoli vanno oltre l’attesa. Intuiscono una richiesta più profonda, una richiesta di vita e di identità. Essi stessi sono segno di un oltre. Fanno quello che deva fare la Chiesa oggi e all’interno della Chiesa la vita religiosa: dare dei segni, essere segno. Il segno è l’anticipo di una promessa, non è mai concretezza. Il segno è un invito a camminare. E con la nostra missione possiamo offrire segni visibili della città futura. Nessuno deve agire per l’autorealizzazione, per l’autoaffermazione. Tutte, tutto è per la gloria del Padre: “Non possiedo né argento né oro – dice Pietro,ù – ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù alzati e cammina”. Lo storpio volge il suo sguardo verso i due apostoli ed è guarito… Entra nel tempio e loda Dio, evangelizza, annunzia… Matteo, scavato dallo sguardo di Gesù, lasciò tutto e lo segui. In Gesù è tutta la nostra speranza. In Gesù ci sono i segni credibili. Siamo segnati da lui. Crocifissi con lui.

Forse in altri tempi anche noi avevamo argento e oro… Ora non più; ora come i due apostoli dobbiamo soprattutto nel nome di Gesù superare gli sbarramenti che possono intromettersi tra noi e gli altri e indicare Gesù. I servizi rispondono soltanto a una parte delle richieste altrui. Non possiamo né dobbiamo appiattire la Chiesa o appiattire la vita religiosa. Dobbiamo prendere i poveri di oggi nella loro mano destra e aiutarli ad alzarsi. Nel nostro fondo deve esserci quel poco lievito che fa fermentare la massa, quel granello di senape che, nascosto nella terra feconda, può diventare albero. Ma il nostro punto fermo è sempre solo il nome di Gesù. Lasciarsi prendere totalmente da Lui. E’ lui la Parola che tutto rinnova

E p. Innocenzo ha concluso la sua lectio decisamente chiara e provocatoria con una domanda che non lascia dormire sonni tranquilli: Crediamo davvero nella forza del nome di Gesù? E una affermazione che riguarda la vita personale e la missione L’umanizzazione è sempre aperta alla evangelizzazione.

P. Francesco Rossi De Gasperis, da 35 anni docente presso il Pontificio Istituto Biblico di Gerusalemme, ha commentato con sorprendente chiarezza, profondità, precisione, lungimiranza, calore, il testo biblico: Eb 1,1-2. Testo esplicitato nella enunciazione del tema che gli era stato affidato: Per una “evangelizzazione nuova”: raccontare sempre di nuovo l’Alleanza.

Egli ha iniziato affermando la totale perfetta continuità tra umanità e cristianesimo, tra Antico e Nuovo Testamento. La nuova evangelizzazione, secondo p. Francesco, rimette al centro la nuova alleanza, ed evangelizzare non è tanto insegnare una dottrina, quanto raccontare una storia; anzi, urge fare sintesi tra dottrina e storia. Evangelizzare, infatti, è narrare la storia della salvezza che parte dalla creazione, si innesta nella caduta in Adamo, si snoda negli eventi umani (Abramo e tutto l’Antico Testamento); ha il suo primo compimento nella redenzione operata dal Figlio, nella luce e nella forza dello Spirito e avrà il suo ultimo compimento nella Parusia di Gesù Cristo.

Ha insistito fortemente sulla identità vera della nostra vocazione: essere umani, senza troppe inutili distinzioni: cristiani, cattolici, religiosi. Dobbiamo vivere in pienezza la nostra realtà umana compresa la sua parte fondamentale e insostituibile: il corpo come scrive anche Paolo nella Lettera ai Romani cap. 12, versetto 12. Il Signore non  sa che farsene delle nostre cose. Gesù ha offerto se stesso, nel fare nella sua storia la volontà del Padre. Lo stesso discorso della Montagna indica il primato dell’esistenza su tutto quanto si fa. L’importanza è essere. La preghiera deve essere fatta in solitudine, per l’elemosina non sappi ala tua destra ciò che fa la tua sinistra; per il digiuno: profumati… Ti deve bastare quello che di te vede Dio… Prima l’essere, poi il fare,il dire, i sacramenti, il carisma. La nostra vocazione non sta in quello che facciamo, ma nella risposta a quello che Dio vuole da noi. In Paradiso vale la carità. E oggi qui è affidarsi e fidarsi di Gesù; è dirgli: Gesù, io amo te.

Per giungere a ciò ha molta importanza la familiarità con la Bibbia. Essere impregnati di Bibbia innanzitutto; poi si potranno anche fare corsi specializzati. Essere uomini e donne della Parola. Il nostro riposo è lì.

Gli stessi due discepoli di Emmaus che fuggono da Gerusalemme, vi ritorneranno dopo aver ascoltato da Gesù, quanto la Bibbia dice di lui. Attraverso la lettura delle Scritture si accendono i loro cuori e lo spezzare del pane è il segno: è la presenza reale. I segni sono veri quando aiutano a capire cosa c’è al di là.del segno…  i due discepoli tornano a Gerusalemme capaci partecipare e di condividere ciò che hanno vissuto. Ritornano nuovi, tornano rifatti.

Questo e altro nei vari interventi di P. Francesco Rossi de Gasperis Tutto verrà integralmente pubblicato su n 7-8/2010 di Consacrazione se Servizio.

Hanno arricchito la giornata il saluto di Mons. Natalino Zagotto, Vicario episcopale per la vita consacrata della diocesi di Roma e l’intervento di don Cataldo Zuccaro rettore della Pontificia Università Urbaniana che richiamandosi al racconto di Diogene che in pieno giorno con la lanterna accesa per le strade della sua città andava dicendo: “cerco l’uomo” e di quel folle di Nietzsche che in pieno mattino con la lanterna accesa si aggira nel mercato gridando “Cerco Dio” E aggiunge: da quando abbiamo ucciso Dio non è sempre notte, sempre più notte?” ha affermato che la nostra società è diventata liquida e l’uomo sempre più debole. Effettivamente la domanda su Dio si incrocia con la domanda sull’uomo. La crisi antropologica del nostro tempo nasconde in verità una crisi teologica, anzi cristologica. Urge pertanto mantenere le lampade accese segno dell’attesa dello sposo, che ci aprirà le porte, quando ognuno dovrebbe aver raggiunto la propria pienezza in umanità.

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Biancarosa Magliano
biblioteca@usminazionale.it

One Response

  1. Emma Zordan scrive:

    “Ciò che conta non è lo status. E’ l’amore”. Mi pare di trovare in questa espressione il filo conduttore che lega le riflessioni dei diversi Relatori in questa 57a Assemblea Nazionale USMI il cui tema: Affidate ad una promessa
    IN CRISTO PER UMANIZZARE LA VITA è stato per tutte una vera Rivelazione, un dono. Un grazie al Signore che, “compagno inseparabile dello Spirito, continua a guidare il nostro cammino di donne consacrate, chiamate a farci “abbraccio dell’umanità”. Occorre che “la Parola di Dio giunga al cuore dell’uomo, sia ascoltata e vissuta: è questa la nostra fede”. Gesù sapeva che non ci può essere vita umana senza la fede. Quindi, come Gesù, siamo chiamate a generare alla fede. Ma bisogna diventare persone credibili, affidabili. Bisogna tornare a credere all’amore. Per arrivare a questo è necessario svuotarsi, annullarsi, arrivare ad abbracciare la Croce gloriosa di Cristo
    Grazie anche a te, sr Biancarosa, per la tua spelendita sintesi!