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Per un nuovo umanesimo digitale

Comunicazioni Sociali | Posted by usmionline
apr 26 2010

3 giorni di lavori. 1300 partecipanti. 25 relatori. 450 mila gli accessi al sito del convegno.

 

 Il Convegno Nazionale Testimoni Digitali: volti e linguaggi nell’era crossmediale, promosso dalla CEI e svoltosi a Roma dal 22 al 24 aprile 2010, è stato per me (come penso per i tutti i partecipanti e operatori della cultura e della comunicazione) l’esperienza di un convenirecoinvolti nello stesso respiro ecclesiale – per sintonizzarsi e ripartire insieme, con l’ambizione di servire e con l’impegno a restituire densità alle relazioni leggere della rete.

Ho colto nei relatori e nei presenti: consapevolezza di ciò che sta a cuore al cristiano, chiamato alla piena comunione con Dio e con i fratelli; impegno per condividerlo; entusiasmo e convinzione; passione per l’uomo del nostro tempo digitale e desiderio di essere per lui testimone, umile e semplice, di speranza.

Ho visto su tanti volti la fatica e la voglia di partecipare; di offrire e di accogliere testimonianze, idee, contributi; di intessere relazioni.

In sintesi: è stata per me l’esperienza di ciò che il Santo Padre, a conclusione del Convegno, ha augurato a tutti: l’occasione per nutrire nel proprio cuore quella sana passione per l’uomo che diventa tensione ad avvicinarsi sempre più ai suoi linguaggi e al suo vero volto, rimanendo molto attenti a non precludersi alcuna strada pur di raggiungerlo.

Internet è un modo di vedere il mondo e di abitarlo e la diaconia della cultura digitale oggi non solo è utile, ma necessaria.

Essere e fare in rete

Compito del cristiano di fronte alla sfida del continente digitale – è stato più volte ribadito durante il Convegno – non è quello di occupare in esso degli spazi, di colonizzare.

È invece suo compito lasciare tracce riconoscibili, dare spessore, anima e vita alla rete; adoperarsi per un nuovo umanesimo in cui il valore e l’essenza della persona tornino ad essere di nuovo protagonisti, smantellando i falsi modelli.

Non basta più oggi parlare di comunicazione. Bisogna farla. E farla non perché inebriati dal potere seduttivo della tecnologia, ma nell’autenticità di ciò che siamo e imparando l’ascolto per riconoscere le domande vere del contesto. Siamo infatti interrogati da ciò che accade ovunque. E tutto ciò che accade nella Chiesa, prima ancora, ci/mi riguarda direttamente, perché ognuno di noi è il volto, la voce, il corpo della Chiesa.

Connessione perciò è dare voce, nell’agorà del digitale, a una fede vissuta. Il tutto nell’arte di un confronto sempre intessuto di rispetto. La Chiesa riuscirà così a far trapelare anche attraverso le nuove tecnologie il suo sguardo assolutamente originale sulla realtà: lo sguardo della fede.

Obiettivo per noi perciò non è il mezzo web, ma la comunicazione con questo ambiente e l’evangelizzazione attraverso la propria testimonianza.  

Sono queste oggi le nostre strade. È compito di tutti (e non solo degli addetti ai lavori!) diventare comunicatori allenati, equipaggiati in autorevolezza, competenti nel leggere, interpretare e usare i nuovi media. La voce del testimone infatti va addestrata perché riesca a comunicare in maniera fluida, integrata e spirituale.

Con la stessa passione

Vorrei chiudere questa prima puntata sui temi affrontati dal Convegno Testimoni Digitali e sulle sue risonanze, lasciando ancora la parola a Benedetto XVI:

I media possono diventare fattori di umanizzazione non solo quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando sono organizzati e orientati alla luce di un’immagine della persona e del bene comune che ne rispetti le valenze universali.

Non ci resta allora che prendere il largo nel mare digitale, senza timori, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa.

                            Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

46a SETTIMANA SOCIALE dei CATTOLICI

Comunicazioni Sociali | Posted by usmionline
mar 04 2010

Si svolgerà dal 14 al 17 ottobre 2010, a Reggio Calabria, la 46a Settimana Sociale dei cattolici italiani, sul tema Cattolici nell’Italia di oggi. Un evento ecclesiale atteso, un punto di incontro e di riflessione per il mondo cattolico, che – in questo inizio di un nuovo decennio carico di tensioni e contraddizioni sul piano sociale, politico, economico e culturale – è ancora chiamato a prepararvisi.

Scriveva Paolo VI nella lettera apostolica Octogesima adveniens:

«Spetta alle comunità cristiane analizzare obiettivamente la situazione del loro paese, chiarirla alla luce delle parole immutabili del vangelo, attingere principi di riflessione, criteri di giudizio e direttive di azione nell’insegnamento sociale della Chiesa [...], individuare – in dialogo con gli altri fratelli cristiani e con tutti gli uomini di buona volontà – le scelte e gli impegni che conviene prendere per operare le trasformazioni sociali, politiche ed economiche che si palesano urgenti e necessarie in molti casi».

Storia di un impegno che continua

Le parole di Paolo VI riassumono ed esprimono lo spirito che muove le “Settimane Sociali dei cattolici italiani” fin dalle loro origini, nel 1907. Esse entrano nella storia della Chiesa italiana in un momento particolare e sotto la guida di personalità come Giuseppe Toniolo, il cardinale Pietro Maffi e Pio X, che, salito da pochi anni al soglio pontificio, le incoraggia con la sua attenzione. La scelta «sociale» è in particolare il risultato della profezia di Toniolo, che sa intercettare l’evoluzione del movimento cattolico dell’Italia post-risorgimentale.

Le prime Settimane Sociali si occuparono di temi molto concreti – dai contratti di lavoro alla condizione delle popolazioni rurali – perché il movimento cattolico stava portando su questi terreni il proprio impegno. Toniolo intuì che questo era il modo di preparare un futuro impegno pubblico della Chiesa a fianco delle sue fasce meno garantite. Allora i cattolici si ispiravano praticamente solo alla Rerum novarum. Noi oggi abbiamo a disposizione cento anni di magistero sociale, fino alla Caritas in Veritatedi Benedetto XVI. A noi è richiesto, oggi come allora, un contributo di pieno inserimento nella vita sociale, di competenza scientifica e sintonia con il magistero ecclesiale; di entrare profondamente nelle strutture culturali, politiche ed economiche della nostra società per poter costruire una società più giusta e attenta al primato dell’uomo.

Il biglietto di invito per la prossima settimana sociale

Il biglietto d’invito alla 46asettimana sociale di Reggio Calabria, redatto nell’aprile 2009 dal Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane, è rivolto a tutto il mondo cattolico e non solo; agli uomini e alle donne che vivono la fede cristiana e, per mezzo loro, a ogni uomo e ogni donna che, nei limiti delle proprie forze, sono solleciti nella responsabilità per il paese e, attraverso questo, per la più vasta comunità umana. Il riconoscimento della dignità e della libertà di ciascuna persona – vi si legge ancora – è oggi così minacciato da provocare tutte le nostre responsabilità.

Tre sono le parole-chiave del ‘biglietto’: speranza, responsabilità e agenda.

Speranza(e non ottimismo): la capacità, cioè, di discernimento e di scelte per vedere le cose nuove che, pur nella crisi, animano la società.

Responsabilità, a partire dalla consapevolezza espressa da Benedetto XVI a Cagliari: serve una nuova generazione di cattolici capaci di assumersi responsabilità pubbliche.

Agenda,che non è un programma politico, economico, culturale, ma un sommesso e umile invito ad uno sforzo di discernimento per dare un ordine ai problemi gravissimi del Paese.

Agenda della speranza per il futuro del paese

Alla ‘speranza’ si unisce  il termine ‘agenda’ – spiega S.E. Mons. Arrigo Miglio, Presidente dello stesso Comitato scientifico e organizzatore - perché vorremmo definire i contenuti di una agenda di problemi prioritari con cui le istituzioni e i gruppi sociali siano chiamati a misurare le proprie responsabilità. La funzione di questa agenda dovrebbe essere quella di indicare un numero significativamente ridotto di punti di attacco alla crisi attuale del Paese. Un invito quindi all’intero laicato cattolico a farsi promotore – attraverso il discernimento e il confronto – di una ordinata concentrazione dell’intera comunità nazionale su una lista corta di problemi cruciali da inquadrare in una prospettiva che individui già uno spazio dentro il quale condurre la ricerca delle soluzioni.

Si entra così anche nella crescente attenzione che la Chiesa italiana riserva alle dinamiche educative.
Perché è difficile immaginare che in una agenda di problemi cruciali per il Paese non trovi spazio qualche elemento dei processi e delle istituzioni educative.

Presentata a Roma la “Lettera di Aggiornamento” per un cammino di discernimento

Nuovo aggiornamento nel percorso di avvicinamento all’appuntamento di ottobre prossimo. Il 5 febbraio 2010, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella sede nazionale dell’Azione Cattolica a Roma, è stata presentata la Lettera di Aggiornamento per un cammino di discernimento come un passaggio ulteriore verso la definizione dell’agenda che detterà i lavori della Settimana sociale. La lettera ribadisce la responsabilità di provare a declinare la nozione di “bene comune” in una “agenda di speranza” e di necessità per “tornare a crescere”.

Franco Miano, Presidente dell’Azione Cattolica Italiana, ha illustrato la mobilitazione dell’Associazione, che presiede, con incontri e convegni pubblici in sedici regioni italiane. La possibilità di ‘tornare a crescere’, nel nostro Paese, dipende dalla capacità di mettere o rimettere in gioco altre energie sociali, capaci di modificare gli equilibri in cui ci troviamo e generare più opportunità per tutti e per ciascuno.

Per rigenerare la polis bisogna rilanciare un condiviso senso del bene comune. Ripartire dai giovani, dall’educazione, dal lavoro e dalla famiglia. In particolare l’educazione è il primo veicolo per salvaguardare il patrimonio distintivo dei valori e dei saperi di una società, ma anche il suo patrimonio di conoscenze tecnologiche e di cultura d’impresa. Il triste primato che possediamo fra i paesi dell’OCSE nel numero dei giovani della generazione né-né (che non lavorano e non studiano) va al più presto superato. Ridare autorità agli insegnanti e ai genitori, valorizzare e integrare l’immigrazione evitando irenismo e razzismo. Riguardo alla vita politica e democratica del Paese, vi è un elevato grado di disinformazione e disinteresse soprattutto fra i giovani. È necessario uno sforzo per informarsi in modo critico così da elaborare efficacemente il proprio pensiero. Sono questi alcuni dei punti indicati dal Comitato scientifico e organizzatore della 46ª Settimana sociale dei cattolici italiani.

Il punto da cui partire dunque è il bene comune come vita retta per tutti, come elemento unificatore di una società pluralista, come orizzonte etico che precede la politica.

Obiettivo finale: realizzare un contributo, in vista della Settimana Sociale di ottobre, che tenga conto del percorso compiuto. E aiutare il mondo cattolico a trovare moduli operativi per affrontare i problemi attuali e lavorare al futuro del paese

‘Riprendere a crescere’ è il motto che già da ora fa da filo conduttore.

A maggio sarà pubblicato il ‘Documento preparatorio’ per stimolare ancora e raccogliere la partecipazione delle realtà ecclesiali particolari.

Luciagnese Cedrone

usmionline@usminazionale.it

Sentinella, quanto resta della notte? (Is 21, 11-12)

Comunicazioni Sociali | Posted by usmionline
feb 25 2010

Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale

Ci sono poveri che vivono per strada e poveri che incontriamo ogni giorno senza nemmeno riconoscerli. Persone spesso invisibili che associazioni e volontari vedono, accolgono e aiutano. Tanta infelicità in giro: giovani depressi, adulti che non sono cresciuti, solitudine e materialismo. E persone che regalano tempo, energie e affetto a chi è nel bisogno.

Il diritto a «vivere dignitosamente» è riconosciuto come diritto fondamentale dall’Unione Europea. Eppure un cittadino europeo su sei vive in condizioni di povertà: si tratta di 84 milioni di persone, delle quali 19 milioni sono minorenni. Nel 2003 il rischio povertà interessava 56 milioni di persone: è quindi aumentato, invece di diminuire, anche se nelle cifre vanno considerati i cittadini dei paesi che sono entrati nell’Unione in questo arco di tempo. Essere a rischio povertà significa, convenzionalmente, avere un reddito che non raggiunge il 60% del reddito nazionale medio del proprio paese. L’attuale crisi economica e finanziaria internazionale avrà conseguenze di lungo periodo per la crescita e l’occupazione nell’UE e saranno le persone più vulnerabili nelle nostre società a risentirne probabilmente di più.

L’esclusione sociale poi tocca le persone che non possono prendere parte alla vita della società come gli altri, perché vittime di discriminazioni, o a causa della mancanza di educazione, o di competenze, o per la propria povertà.

La Commissione europea ha designato perciò il 2010 quale Anno europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale: uno strumento in più per approfondire la conoscenza di un fenomeno che mette a rischio di vulnerabilità sociale strati sempre più ampi di popolazione e per impegnare l’agenda politica europea e nazionale su questi temi anche oltre il 2010. Un’occasione propizia anche per noi religiose e religiosi per verificare e rafforzare la missione e il servizio a cui siamo chiamati, nella segreta coscienza di una Presenza che ci abita e ci anima.

Da più parti sono arrivati per tutti significativi gesti simbolici:  

       Il Papa ha visitato l’ostello di via Marsala della Caritas di Roma, volendo così idealmente incontrare tutti i poveri d’Europa.

       60 vescovi del continente hanno compiuto lo stesso gesto nelle loro diocesi.

       La COMECE (Commissione degli episcopati delle comunità europee) e la Caritas Europa hanno lanciato la campagna Zero Poverty, cioè l’obiettivo di una povertà azzerata da realizzare attraverso una campagna di sensibilizzazione a tutti i livelli: dalle istituzioni locali a quelle sovranazionali. Soprattutto si vuole sensibilizzare l’opinione pubblica europea.

       Il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nell’ambito delle iniziative nazionali per il 2010, ha presentato a Milano la campagna per il “dono contro la solitudine e la povertà”.

Quale appello, da questo evento, alle religiose e ai religiosi?

Nel proprio percorso storico, anche il religioso vive quotidianamente dentro di sé lo scontro tra credente e non credente; anch’egli come un povero ateo ogni giorno si sforza di cominciare a credere (B. Forte).

Perciò l’appello per lui, come per ogni cristiano è:

       ad ascoltare le domande che abitano ogni uomo e che illuminano e orientano quando si vivono le situazioni rimanendo al cospetto di Dio;

       ad un impegno profondo e continuamente rinnovato per leggere la storia nella fede, alla luce dell’eternità;

       ad esporre la propria vita alla Parola ed entrare nel mistero profondo della preghiera per poter vivere in obbedienza a Dio e alla Sua volontà;

       a lasciarsi fare dalla misericordia di Dio, come un bambino si lascia coccolare dalla propria mamma.

 

L’attenzione alla povertà e all’esclusione – ha ricordato il direttore di Caritas italiana, don Vittorio Nozza – fa parte del dna dei cristiani e delle chiese.

Ci auguriamo che l’anno europeo contro la povertà provochi in tanti, in tutti, la capacità di discernere i problemi della storia e della cultura e le sfide che ci stanno di fronte; la crescita, in ordine a questo obiettivo, dell’attenzione educativa; che l’economia, la politica, la tecnica siano, finalmente, vissute davvero nel servizio del bene comune, come forze di promozione umana. E, pungolati dalla Parola, ritroviamo la strada per tornare alla “carità” per cui siamo nati.

Luciagnese Cedrone

usmionline@usminazionale.it

TESTIMONI DIGITALI

Comunicazioni Sociali | Posted by usmionline
gen 26 2010

«Carissimi, sentitevi impegnati ad introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita» (Benedetto XVI, Messaggio per la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali)

La Chiesa italiana convoca Religiose e Religiosi (nella persona dei rappresentanti delle  Congregazioni) per ascoltare e valorizzare anche la loro parola ed esperienza in vista del Convegno -promosso dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e dal Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei: Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’età cross mediale, che si terrà a Roma dal 22 al 24 aprile 2010.

Mons. Domenico Pompili, responsabile dell’ Ufficio Nazionale per le comunicazioni Sociali della Cei,  presenta i relatori di questa giornata:

L’incontro si è tenuto il 20 gennaio 2010 nel Centro dei Congressi di Via Aurelia 796.

Mons. Pompili lo ha introdotto, presentando motivazioni e obiettivi del prossimo Convegno  e anticipandone contenuti e programmi.

La tre giorni, che si aprirà con Nicholas Negroponte fra i padri nobili dell’informatica, intende fare il punto sulla rete dei media cattolici e dell’animazione culturale nella comunità cristiana. Sarà un’occasione e una scommessa per tutti quelli che fanno cultura e comunicazione all’interno delle comunità cristiane (e quindi in primis per i religiosi e le religiose) per passare dal semplice fare rete all’essere rete; l’opportunità per toccare con mano l’azione sinergica dei vari media cattolici; il tentativo di leggere in termini di responsabilità educativa le tante possibilità tecnologiche.

In questi anni il cambiamento più evidente nel mondo delle comunicazioni ha visto gli utenti diventare produttori di contenuti nel mondo dei nuovi media e di internet, in particolare. Siamo stati abituati a conoscere noi stessi come una specie di ritorno su noi stessi appunto, come se ci guardassimo in uno specchio. I nuovi linguaggi ci fanno conoscere invece noi stessi attraverso una sorta di estroflessione: ci si conosce in quello che gli altri percepiscono nel nostro profilo elettronico.

Come la vita reale anche quella virtuale presenta ambiguità e rischi. Così se per mezzo di internet le persone moltiplicano i loro contatti in modi finora impensabili, e meravigliose nuove possibilità sono offerte alla diffusione del Vangelo, rimane vero però che i rapporti mediati elettronicamente non potranno mai prendere il posto del contatto umano diretto, indispensabile per una crescita armonica della persona e per una piena esperienza di vita cristiana.

Nell’era cross-mediale

Il mondo web a mons. Pompili appare magico, nel senso che azzera la distanza, annulla il tempo e anche l’intervallo fra desiderio e realizzazione; il tutto in una forma leggera, istantanea, temporanea, occasione per una testimonianza leggera, da intendersi non come verità diluita, svenduta o di minor profilo; ma come comunicazione che nasce dall’esperienza del silenzio e della bellezza e, muovendosi verso l’essenziale, arriva all’interpersonalità, alla capacità cioè di condividere, partecipare e collaborare. Testimoniare perciò è prima di tutto incontrarsi, stabilire una vera relazione con l’altro così che dirsi sia anche darsi e il dirsi sia lasciarsi dire.

La magia dei media sta lentamente modificando la nostra percezione di essere umani. Risponde all’esigenza di costruire una totalità contro il senso di scissione oggi imperante offrendo una promessa rassicurante, anche se ambigua: non si è mai soli finché si è sotto lo sguardo altrui. Per ritrovarsi i media indicano un giro lungo che passa attraverso quello che vogliamo far conoscere di noi e quello che gli altri di noi percepiscono e ci rimandano come immagine. Ecco allora che per la fascia adolescenziale è tanto importante essere dentro a questo mondo e identificarsi con il suo momento magico.

La dimensione intercorporea in questo linguaggio virtuale -aggiunge mons. Pompili-  è praticamente assente. Questo provoca la nostra riflessione educativa. Virtuale non è il contrario di ciò che è reale, perché corrisponde alle esperienze che la gente fa. Virtuale non vuol dire perciò inesistente, ma reale non fisico. In questo contesto nasce una precisa sfida: integrare il virtuale dentro il reale. Il virtuale è un potenziale, quindi, legato a doppio filo alla libertà e alla responsabilità dell’uomo.

Il digitale è un linguaggio che modifica tutti i media, plasmati in una forma assolutamente inedita. La Chiesa comunica il Vangelo con il linguaggio degli umani. E se il linguaggio cambia, anche la Chiesa è chiamata ad interrogarsi su come comunicare il Vangelo. Questo implica, la necessità di riproporre il Vangelo come qualcosa che è dentro l’umano e quindi in tutte le cose.

La sfida è far emergere dentro tutte le cose il messaggio del Vangelo. Il che significa evitare di distinguere l’annuncio del Vangelo dalle sue forme di comunicazione e far entrare la Parola.

La Parola infatti è chiamata a migrare, a correre dentro questo nuovo mondo, non può starsene in forma statica a parte, perché ciò significherebbe non intercettare la gran parte delle persone. Come dice Benedetto XVI: il continente digitale va abitato, non va lasciato deserto. Questo significa che anche il nostro modo di annunciare il Vangelo deve essere caratterizzato della leggerezza; da una comunicazione che sa andare all’essenziale, evitando errori come l’esteriorismo, o l’immobilismo.

Passare dal fare rete all’essere rete

 

Per tutte queste ragioni oggi la Chiesa vuole ancora convocare tutti, non solo gli operatori e quanti sono impegnati nel mondo dei media ecclesiali, ma veramente TUTTI per tentare insieme questo passaggio: dal fare rete all’essere rete; per educare alla conoscenza della realtà senza alcun timore di non saperla affrontare proprio perché credenti: la fede è una marcia in più, non una zavorra proprio dentro un mondo che si è fatto indecifrabile per effetto dell’alluvione informativa.

Il Convegno intitolato Testimoni digitali è stato pensato da un gruppo di lavoro misto (Ucs, Progetto culturale, Avvenire, TV 2000…) che si è messo all’opera già da un anno e tenta di realizzare l’incontro tra il Vangelo e il nuovo linguaggio del mondo digitale. Elaborare, conoscere, educare sono scopi che ci stanno a cuore. Mons. Pompili annuncia quindi che il sito sul convegno sarà  online il prossimo 24 gennaio e sarà questa anche la prima forma di comunicazione ad extra.

Il Convegno sarà articolato in quattro sessioni in tre giorni: dal pomeriggio di giovedì 22 aprile  al sabato mattina del 24 aprile. Le prime tre sessioni si svolgeranno nell’auditorium dell’hotel Midas e l’ultima nell’Aula Paolo VI

I temi delle sessioni sono:

  •       L’approccio oggettivo alla realtà digitale affidato a Nicholas Negroponte. Tre illustri personaggi cercheranno di reagire a ciò che egli ci dirà.
  •       Dal piano più tecnologico si passa a quello più antropologico e ci chiederemo: Come questa rivoluzione digitale sta cambiando l’umano? Una ricerca di tipo qualitativo dell’Università Cattolica farà fare il punto sulle relazioni comunicative ed affettive dei giovani, i quali nel continente digitale sono sicuramente le persone più attive e protagoniste. A Padre Spadaro (scrittore di Civiltà Cattolica)  e al Prof Guido Gili è affidato il compito di cominciare a declinare in campo educativo e anche in quello più teologico come questi linguaggi stiano modificandosi.
  •       Dopo aver fatto parlare le esperienze di base e dopo una significativa introduzione di alcuni docenti che leggeranno questo impegno concreto della Chiesa, ci sarà la relazione del Card. Bagnasco: Un’anima cristiana per il mondo digitale: comunità, strumenti, animatori.
  •       Nell’aula Paolo VI ci sarà una Tavola rotonda, che vedrà la presenza del direttore di Avvenire Marco Tarquinio, del vicedirettore generale della RAI e di un eminentissimo cardinale. Sarà moderata dal Prof. Vittorio Sozzi. Seguirà  l’udienza del Papa, una sorta di mandato testimoniale, di invito ad evangelizzare appunto il continente digitale.

 Nuovi media: frontiera della sfida educativa

Segue un giro di presentazione, da parte dei partecipanti all’incontro, che si incentra sul proprio lavoro e sulle aspettative rispetto al Convegno nazionale e che permette ai presenti, di cogliere concretamente la presenza della Chiesa in Web.

Il Prof. Vincenzo Grienti, responsabile dell’ Ufficio Stampa, introduce velocemente nella realtà del sito, che è dinamico e interattivo e che andrà in linea il 24 gennaio, festa di S. Francesco di Sales: www.testimonidigitali.it  

Il dott. Claudio Grisanti presenta con chiarezza e precisione gli aspetti logistici e le modalità di partecipazione al Convegno. In particolare spiega le regole organizzative per l’incontro con il Papa.

Infine il dott. Vittorio Sozzi, segretario generale della CEI, dà alcune sollecitazioni per favorire l’adesione e coinvolgere tutti nell’evento del Convegno così da diventare sempre più testimoni capaci di raccontare la vita e la stessa fede dentro i gangli della comunicazione diffusa. Sul territorio nazionale la rete è collegata alla presenza di molti centri culturali significativi dei religiosi che operano localmente. Si tratta di mettere in relazione, e in un’ottica più ampia, le innumerevoli risorse comunicative della Chiesa: una rete capillare e vivace che va curata e fatta crescere.

Don Claudio Maffeis  invita i religiosi, che nei secoli passati sempre accompagnavano gli emigranti verso nuove terre, ad esserci in questa nuova emigrazione diventata cultura e orizzonte. Un’occasione per confrontarsi, rimotivarsi, condividere,  ringraziare, formarsi e formare comunicatori, senza limitarsi a vivere di rendita.

I religiosi, presenti da sempre nella Chiesa con un volto, un linguaggio e una storia –sottolinea un religioso partecipante- sono stati una forza trainante in tutti i secoli. Perché continuino ad esserlo ci si augura che l’incontro di oggi non finisca qui, ma che la CEI dia ai religiosi un appuntamento abituale…

Sr Luciagnese Cedrone
biblioteca@usminazionale.it