“Servizio” – generato dal mistero e animato da una contemplazione mai paga della realtà – è il nome nuovo della civiltà e del futuro, perché è lo stile di Dio.
Si fa presto a dire “indignati”
Un’opinione pubblica per molti aspetti spaventata e sbandata da una crisi di cui avverte profondità e gravità. Forze sociali un po’ sperdute e un po’ opportuniste che s’infilano nelle contraddizioni in corso, quasi giocando a fare la parte dello “scarico di responsabilità” come se ognuno non ne avesse, più o meno, di proprie! E su tutto risuona l’“Indignatevi, gente!” – richiamo continuo a un ruolo libero, indirizzato a chi non si arrende al declino. È la calda raccomandazione di Hessel, uno che ha fatto la storia invece di subire gli eventi e che è diventato poi una sorta di santo laico dei diritti civili, quelli che si conquistano con le idee e l’esempio. Certamente non con la violenza. Il suo appello alle giovani generazioni “a rivoltarsi e a impegnarsi” – pubblicato nel 2010, uscito in circa 100 nazioni e venduto in oltre 4 milioni di copie – ha dato il via alle proteste di piazza in ogni angolo nel mondo: da Atene a Istanbul e Madrid passando per Roma. Il 2013 non è stato da meno: Turchia, Brasile, Egitto, Bulgaria e ancora Roma. Dappertutto giornate cariche di protesta democratica e voglia di farsi sentire. Tanti sono nel mondo i fatti che offendono il senso di umanità e di giustizia. Ci si indigna soprattutto perché si chiedono sacrifici ai deboli e sono aggrediti i più elementari diritti sociali; perché lo sfruttamento nel lavoro (e non solo!) è penetrato nella vita quotidiana anche in occidente e troppo spesso nemmeno è riconosciuto…
All’inizio di una rivoluzione globale…
Guardarsi intorno alla luce dei diritti universali dell’uomo è, per gli abitanti della terra che non intendono arrendersi, il punto di partenza. Gli ‘indignati’ credono sia ancora possibile rimettere al centro il lavoro, lo stato sociale, la cultura, l’istruzione, i beni comuni, la sostenibilità ambientale. Su tali temi il filo rosso della indignazione pubblica e della protesta a ondate riprende e continua. Nelle diverse piazze del mondo le anime sono separate e c’è assenza di “leader” tradizionali. Nessun coordinamento, ma slogan simili. Ruoli diversi ma parole d’ordine comuni. Eterogenesi dei fini ma stessa sensibilità … Le decisioni sono prese da una sorta di ”assemblea comune” e comunicate attraverso i social network, soprattutto Facebook, blog e Twitter. Quando poi tutta l’indignazione per le ingiustizie muove concretamente a partecipare e a stare dentro le cose per poterle cambiare, allora comincia a rendere esseri umani. Ma è sotto gli occhi di tutti quanto la complessità, nel nostro mondo globalizzato, rende difficile ai singoli individuare gli ‘oggetti’ della propria indignazione. È più facile nascondersi dietro pensieri come “ma che ci posso fare io”, “le cose vanno così”, “sono più grandi di me”… E continuare a trascinarsi a suon di lamentele e rassegnazione… Tirando insomma a campare, fra l’indifferenza dei più e il mantenimento dello status quo di pochi. Eppure l’indignazione rivela il primo passo per un vero risveglio delle coscienze. C. M. Martini con sapienza lo aveva già intuito: siamo ad una svolta della civiltà occidentale e di quella mondiale. L’avvenire sarà nella chiarezza delle coscienze.
… e di una nuova svolta nella storia
Tutto ciò che migliora l’uomo in forma permanente, in realtà passa per la convinzione interiore e per la coscienza, che si propaga per ‘contagio’. Per questo si può affermare che il futuro del mondo è nella interiorità. Sempre più affidato alle informazioni e alla buona gestione delle informazioni.
Un tempo si poteva pensare di guidare le masse con slogan generici; si riusciva anche a tenerle sottomesse con imposizioni esteriori di figure ‘divine’ o con il paternalismo spesso dispotico di governi a cui si finiva per delegare ogni decisione… Ma la gente, in situazioni al limite fra disastri e possibilità, disposta finalmente a pagare di persona, si è ribellata a ciò che veniva imposto. E sistemi politici, che pure duravano da decenni, sono crollati.
Oggi si tratta di costruire una massa critica, che sia soggetto pensante di una faticosa democrazia, in cui il conflitto non sia lo scontro di fazioni opposte, ma la dialogante contrapposizione di idee e di proposte diverse. Il cittadino è indignato di fronte ad uno Stato forte con i deboli e debole con i forti. Ma indignarsi non basta. Obiettivo primario è promuovere una democrazia partecipativa che restituisca dignità e valore all’azione politica; che metta il cittadino, e non l’economia, al centro del dibattito. Lungo tale cammino e nel superamento di gravi contraddizioni fra alti e bassi della storia, nasce e si realizza quel pensiero positivo, che fa emergere società migliori
Nei meandri del cuore umano
Oggi la vita civile, sociale e politica del nostro Paese sembra stagnare in acque basse … Ma l’odio non serve, porta a vie senza uscite, perché chi vive solo per sé muore (Ronchi). Riusciranno gli indignati presenti a ondate nella storia di questo nostro tempo – pur con le loro mancanze, ritardi, limiti, peccati… – a provocare, scuotere, rimettere in cammino la nostra società divisa e frammentata, caratterizzata da relazioni fragili, conflittuali, competitive, consumistiche? Soprattutto sapranno rendere visibile nel mondo una comunità coerente con il messaggio che annuncia, concretamente orientata a costruire una rete di relazioni gratuite e disinteressate, capace di perdono, accoglienza, reciproca accettazione? Tale disponibilità richiede di voler tornare quotidianamente alla verità di se stessi, mai acquisita in modo definitivo; chiede di rinunciare a farsi misura di tutto. Saremo capaci di riconoscere che ognuno è nato per andare oltre i limiti delle proprie comodità e imparare ad amare di più? Ne sarà segno sicuro il desiderio di condividere, quel bisogno maturo che sa di scambio, reciprocità e parità e che è profumo di rapporti autentici.
Luciagnese Cedrone
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