In un mondo che sembra aver perso il contatto con il proprio cuore e che rischia di sperperare ogni fiducia in un gioco di monologhi, il grido più profondo è una domanda di testimoni che sappiano creare “altri luoghi” dove mettere in comune ciò che realmente si è. E con umiltà, ci si riconosca nella verità di una comunione sempre aperta all’incontro.
Verità è vocazione al ‘noi’
Non basta certo portare un sorriso stampato sulle labbra o indossare un distintivo che recita “penso positivo” per dire che si è a proprio agio nel mondo reale. Solo la verità può rendere liberi e certo non è cosa facile. Più facile invece è nascondersi dietro l’immagine di un falso io da mostrare agli altri. Ma accettare che la propria personalità profonda sia nascosta dietro il bisogno di provare qualcosa agli altri è impossibile, se prima non si scopre di essere amati per ciò che si è; se non si impara ad essere pazienti verso tutto ciò che di insoluto c’è nel proprio cuore (R. M. Rilke). Crescere nella verità che porta all’incontro autentico (con se stessi, con gli altri, con l’Altro…) in realtà è un processo molto graduale. E nel fallimento, quando si cammina nel buio perché non ci si sa più ‘incontrare’ o ci si ‘incontra’ male, l’unica certezza che sostiene davvero viene dalla fede. Ogni creatura umana – ferita e mortale, con le proprie pulsioni di potere e le proprie depressioni, nelle situazioni concrete che si trova a vivere… – è amata da Dio alla follia; e per questo è in grado di camminare verso una liberazione più grande e profonda. Fonte e via per orientarsi davvero al ‘noi’ – ripete ad ognuno Gesù – è Lui stesso; è il Vangelo, vissuto in una interiorità condivisa; anteponendo la presenza e l’ascolto all’attività; con l’obiettivo non di sapere o d’insegnare, ma d’imparare e imparare insieme…
La verità è nel noi – dice H. U. von Balthasar. È comunitaria e sta in cammino; è un farsi, un divenire, un crescere insieme; in incontri dove ci si ascolta reciprocamente come fanno i bambini che bevono la tua persona e non solo le tue parole. Incontri capaci di liberare dalla paura paralizzante che a nessuno importi niente della ‘tua’ vita.
Il mistero della vulnerabilità …
È incredibile la capacità che le persone hanno di fare il male in nome del bene… Lo testimoniano tutte le guerre che la storia ci racconta: raramente sono state combattute per odio! Basta solo la ‘mia’ verità contro la ‘tua’… ed esplodono i conflitti, a cominciare da quelli piccoli e quotidiani della vita comune! Certamente ognuno fa del suo meglio per servire Dio, come sa e può; fa del suo meglio anche per vivere. E allora da che cosa nasce quel bisogno di provare almeno a qualcuno che si è ‘capaci’? Perché ci si difende anche da attacchi che tali non sono? Perché è così difficile tentare di vivere amando appassionatamente ogni traccia di vita che Dio regala proprio ad ognuno? Certo non si può diventare fecondi negli incontri se ci si crede ‘diversi’ e migliori, se si vuol credere che il povero è all’esterno e non dentro la propria persona. Più facile in questi casi è ascoltare gli altri in modo impaziente come chi sa già tutto, sperando che l’altro finisca in fretta per prendere la parola, perché si hanno… cose più intelligenti da dire!
…e le minacce a incontri fecondi
Vengono dall’indifferenza altrui e dal proprio senso di sconfitta. In altre parole: da ‘brinate’ che calano sui sentimenti e dal ‘freddo’ dell’abitudine. A volte alla radice del cattivo comportamento, ci sono punti deboli di cui per altro nessuno è realmente colpevole dal momento che derivano da difficoltà vissute nel corso della propria storia. Se, per esempio, per motivi diversi si è vissuta la prima infanzia come poco amati, è facile che ci si ritrovi dentro la paura che alla propria persona manchi sempre qualcosa; facile anche ritrovarsi alla ricerca inconsapevole di un grembo materno protettivo e conoscere un’ansia da cui derivano a volte atteggiamenti di feroce egoismo. Anche i lamenti sono spesso paravento a una estrema povertà di cuore. Ma ci sono debolezze che, se non sono combattute, mettono in atto una dinamica del male che prolifera come erba cattiva. Il punto debole più temibile è l’orgoglio che porta a mancare di comprensione e al disprezzo degli altri, o alla tentazione di contare su se stessi ignorando Dio. Per essere veri, è necessario guardare dentro di sé. Ma se si rifiuta di ammettere tutto ciò che in sé è spezzato, forse si passerà il tempo a nascondere le cose e difficilmente si sarà liberi per essere capaci di amare. Intanto ogni parola e gesto che si stacca dalla persona, se ne va per il mondo e produrrà qualcosa: scoraggiamento? paura? forza di vivere?…
Vocazione al risveglio
“Non c’è nulla di più intero di un cuore ferito” diceva un rabbi. E il cuore del cuore del Vangelo è la compassione. In un tempo di sogni sbagliati e traditi, di relazioni lacerate e opposizioni irriducibili che mettono alla prova la volontà di dialogo e di pace condivisa, non si può essere testimoni veritieri della Misericordia del Padre al di fuori di relazioni di fiducia. Gesù ha detto: Vieni. E adesso… amatevi gli uni gli altri. La comunità cristiana si nutre di fiducia ricevuta e accordata; non di amicizia né di simpatia: nasce e si sostiene con la fiducia! Ma essere testimoni della fiducia in Gesù comporta che ognuno si senta vulnerabile e che lo sia realmente perché Dio ha scelto la via della fragilità. E vita interiore, allora, forse è proprio solo questo: cominciare… e ricominciare. Del sogno di ‘comunità’ – sogno non ancora realizzato – non è concesso di stancarsi.
Luciagnese Cedrone
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