Il più importante documento della Chiesa sulle Sacre Scritture, dopo la Dei Verbum del Concilio Vaticano II.
Pubblicato l’11 novembre 2010, a due anni dal Sinodo dei vescovi dedicato a La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, quando «forse c’era un po’ di polvere intorno alla Parola e bisognava rimetterla al centro» (G. Ravasi).
Obiettivi dell’esortazione
Sono:
- comunicare i risultati dell’Assemblea sinodale del 2008;
- riscoprire la centralità della Parola nella vita personale e della Chiesa; e, nello stesso tempo, sentire l’urgenza e la bellezza di annunciarla;
- promuovere l’animazione biblica della pastorale;
- essere testimoni della Parola e intraprendere una nuova evangelizzazione.
Nelle sue quasi 200 pagine si percepisce la mano ferma, semplice e profonda del teologo Ratzinger, definito da qualcuno Papa della Parola di Dio. Egli vi sintetizza gli interventi dei Padri sinodali e li illumina con aspetti chiave del suo magistero. Ne viene un trattato che è come una cattedrale della Parola di Dio, con meravigliose vetrate aperte sul mondo. Un trattato complesso, ma fruibile da tutti; capace di rinnovare la vita dei cristiani a partire da una maggiore familiarità, conoscenza, lettura e preghiera della Parola.
Il contenuto
Il documento è suddiviso in tre parti secondo la struttura del tema dell’assise sinodale: Verbum Dei, Verbum in Ecclesia, Verbum mundo, racchiuse da una Introduzione che ne indica gli scopi e una Conclusione che ne sintetizza le idee portanti. Il testo si apre e si conclude con la parola ‘gioia’, particolarmente allusiva al bisogno fondamentale dell’uomo nei giorni cupi in cui viviamo.
Verbum Dei
In questa sezione viene sottolineata la dimensione trinitaria della rivelazione. La Parola di Dio non è parola scritta e muta, ma si comunica nell’universo creato, fonda la bellezza e dignità di tutto ciò che esiste e la grande sete di assoluto che è nel cuore degli uomini. E’ -novità inaudita e umanamente inconcepibile- una Persona -Gesù Cristo- che comunica con la sua vita la stessa vita di Dio, fino al silenzio della croce e alla resurrezione.
Verbum in Ecclesia
L’esortazione spiega la vitalità della Parola nella vita della Chiesa. Ne rileva la fecondità nella liturgia della Parola, nell’Eucaristia, nella preghiera dei Salmi, nella meditazione, nel silenzio come modalità di incontro fra ciò che Dio dice all’uomo e ciò che questi dice a Dio. Chiede una maggior cura della proclamazione della Parola ad opera di lettori idonei e preparati con impegno. Parla del lettorato alle donne, richiama a migliorare la qualità delle omelie e a scegliere canti di chiara ispirazione biblica. Benedetto XVI ricorda l’importanza del canto gregoriano; dà suggerimenti sull’architettura delle Chiese, sulla struttura dell’altare e dell’ambone. Evidenzia il contributo del ‘genio femminile’ negli studi biblici e il ruolo indispensabile delle donne nella famiglia, nell’educazione, nella catechesi e nella trasmissione dei valori.
Verbum mundo
I cristiani sono destinatari, ma anche annunciatori della Parola. Non possiamo «tenere per noi le parole di vita eterna che ci sono date nell’incontro con Cristo». Esse «sono per tutti, per ogni uomo. Ogni persona del nostro tempo, lo sappia oppure no, ha bisogno di questo annuncio». «In un mondo che spesso sente Dio come superfluo o estraneo -afferma Benedetto XVI- non esiste priorità più grande di questa: riaprire all’uomo di oggi l’accesso a Dio, che parla e interviene nella storia a favore dell’uomo».
Questo significa cogliere il legame che c’è fra l’ascolto della Parola e la salvaguardia del Creato, la denuncia senza ambiguità delle ingiustizie, la promozione della solidarietà e dell’uguaglianza. Significa, in sintesi, impegnarsi a rinnovare in sé e nel nostro tempo l’incontro tra la Bibbia e le culture. A noi la responsabilità di trasmettere quello che a nostra volta, per grazia, abbiamo ricevuto; di «continuare a difendere il diritto e la libertà delle persone di ascoltare la Parola di Dio, cercando i mezzi più efficaci per proclamarla, anche a rischio della persecuzione», senza cessare di «alzare la nostra voce perché i governi delle Nazioni garantiscano a tutti libertà di coscienza e di religione» e anche di poter testimoniare la propria fede pubblicamente. I pastori in particolare sono chiamati ad un annuncio chiaro ai giovani, ai migranti, ai sofferenti e ai poveri, che la Chiesa non può deludere. Sono chiamati ad ascoltarli, ad imparare da essi, a guidarli nella loro fede e a motivarli ad essere artefici della propria storia.
Luciagnese Cedrone
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