Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale
Ci sono poveri che vivono per strada e poveri che incontriamo ogni giorno senza nemmeno riconoscerli. Persone spesso invisibili che associazioni e volontari vedono, accolgono e aiutano. Tanta infelicità in giro: giovani depressi, adulti che non sono cresciuti, solitudine e materialismo. E persone che regalano tempo, energie e affetto a chi è nel bisogno.
Il diritto a «vivere dignitosamente» è riconosciuto come diritto fondamentale dall’Unione Europea. Eppure un cittadino europeo su sei vive in condizioni di povertà: si tratta di 84 milioni di persone, delle quali 19 milioni sono minorenni. Nel 2003 il rischio povertà interessava 56 milioni di persone: è quindi aumentato, invece di diminuire, anche se nelle cifre vanno considerati i cittadini dei paesi che sono entrati nell’Unione in questo arco di tempo. Essere a rischio povertà significa, convenzionalmente, avere un reddito che non raggiunge il 60% del reddito nazionale medio del proprio paese. L’attuale crisi economica e finanziaria internazionale avrà conseguenze di lungo periodo per la crescita e l’occupazione nell’UE e saranno le persone più vulnerabili nelle nostre società a risentirne probabilmente di più.
L’esclusione sociale poi tocca le persone che non possono prendere parte alla vita della società come gli altri, perché vittime di discriminazioni, o a causa della mancanza di educazione, o di competenze, o per la propria povertà.
La Commissione europea ha designato perciò il 2010 quale Anno europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale: uno strumento in più per approfondire la conoscenza di un fenomeno che mette a rischio di vulnerabilità sociale strati sempre più ampi di popolazione e per impegnare l’agenda politica europea e nazionale su questi temi anche oltre il 2010. Un’occasione propizia anche per noi religiose e religiosi per verificare e rafforzare la missione e il servizio a cui siamo chiamati, nella segreta coscienza di una Presenza che ci abita e ci anima.
Da più parti sono arrivati per tutti significativi gesti simbolici:
Il Papa ha visitato l’ostello di via Marsala della Caritas di Roma, volendo così idealmente incontrare tutti i poveri d’Europa.
60 vescovi del continente hanno compiuto lo stesso gesto nelle loro diocesi.
La COMECE (Commissione degli episcopati delle comunità europee) e la Caritas Europa hanno lanciato la campagna Zero Poverty, cioè l’obiettivo di una povertà azzerata da realizzare attraverso una campagna di sensibilizzazione a tutti i livelli: dalle istituzioni locali a quelle sovranazionali. Soprattutto si vuole sensibilizzare l’opinione pubblica europea.
Il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nell’ambito delle iniziative nazionali per il 2010, ha presentato a Milano la campagna per il “dono contro la solitudine e la povertà”.
Quale appello, da questo evento, alle religiose e ai religiosi?
Nel proprio percorso storico, anche il religioso vive quotidianamente dentro di sé lo scontro tra credente e non credente; anch’egli come un povero ateo ogni giorno si sforza di cominciare a credere (B. Forte).
Perciò l’appello per lui, come per ogni cristiano è:
ad ascoltare le domande che abitano ogni uomo e che illuminano e orientano quando si vivono le situazioni rimanendo al cospetto di Dio;
ad un impegno profondo e continuamente rinnovato per leggere la storia nella fede, alla luce dell’eternità;
ad esporre la propria vita alla Parola ed entrare nel mistero profondo della preghiera per poter vivere in obbedienza a Dio e alla Sua volontà;
a lasciarsi fare dalla misericordia di Dio, come un bambino si lascia coccolare dalla propria mamma.
L’attenzione alla povertà e all’esclusione – ha ricordato il direttore di Caritas italiana, don Vittorio Nozza – fa parte del dna dei cristiani e delle chiese.
Ci auguriamo che l’anno europeo contro la povertà provochi in tanti, in tutti, la capacità di discernere i problemi della storia e della cultura e le sfide che ci stanno di fronte; la crescita, in ordine a questo obiettivo, dell’attenzione educativa; che l’economia, la politica, la tecnica siano, finalmente, vissute davvero nel servizio del bene comune, come forze di promozione umana. E, pungolati dalla Parola, ritroviamo la strada per tornare alla “carità” per cui siamo nati.
Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it
La crisi economica mondiale è stata come una spirale dalla quale le classi medio basse faticosamente hanno tentato di uscire. Il tasso di povertà europea ci dimostra come la nostra realtà non sia poi tanto diversa da quella statunitense o da quella di tutte le grandi Potenze che in questo biennio hanno dovuto affrontare il dramma dei licenziamenti e delle casse integrazioni. Le sfide che bisognerà affrontare in futuro non riguardano solo il nostro continente. Se l’attenzione per la povertà e l’esclusione sociale è il dna di un cristiano, si auspica un maggiore coinvolgimento della chiesa cattolica sulle decisioni da prendere in materia anche di economia, e non solo in riferimento agli aspetti puramente etici della vita sociale, per ritrovare Dio nella vita concreta e non solamente in quella spirituale. La mia personale preghiera va ai Paesi in via di sviluppo che continuano a vivere in una povertà endemica e strutturale. La speranza è che il tentativo di arginare il problema da parte della chiesa cattolica, non venga più visto come intrusione da parte delle più alte sfere politiche.