“Il dialogo è finito?”

Posted by usmionline
ott 20 2011

Un evento globale per promuovere dialogo e democrazia

Qualcuno afferma che siamo ancora all’età della pietra per ciò che riguarda il dialogo, sia nel privato che nel pubblico. Ma la manifestazione internazionale, che sabato 15 ottobre ha riempito le piazze di tutto il mondo coinvolgendo 900 città e oltre 80 Paesi, ci regala un messaggio di speranza sulla possibilità:

- che le vere ragioni della crisi trovino finalmente spazio adeguato nel dibattito pubblico;

- che queste ragioni muovano tutti ad una più allargata democrazia partecipativa;

- che la partecipazione di tanti metta finalmente il cittadino al centro e restituisca così dignità e valore all’azione politica.

Le ragioni degli ‘indignati’

A scendere in piazza è stato un popolo pacifico, ‘indignato’ con chi nel mondo muove le leve del potere politico ed economico facendo scelte che hanno creato dappertutto precarietà giovanile e povertà. I manifestanti -ragazzi maturi, concreti e disincantati- hanno condiviso slogan e tattiche su Facebook e Twitter. Poi, insieme, sulle strade del mondo hanno lanciato critiche e slogan contro l’alta finanza, la collusione fra  banche e politici, la corruzione, i tagli del welfare… Una piazza consapevole, insomma, che, mentre esprime il suo disagio e chiede un’Europa solidale, vuole allargare gli spazi del dialogo e della democrazia. Una piazza che, suo malgrado, si è trovata – a Roma – a fare da copertura a gruppi organizzati di violenti, professionisti della distruzione.

In una società libera e democratica però gli ‘indignati’ si ascoltano. I delinquenti invece si mettono in galera. Un dialogo vero richiede che nessuno si faccia scudo della retorica e che si cominci finalmente ad agire in modo diverso, smettendo di alimentare il vuoto con cattiva politica ed esempio peggiore.

La Giornata europea del dialogo interculturale

Altra ragione di speranza. Da Roma a Parigi, dalla Germania alla Spagna, in tutta Europa il 29 settembre si è aperta la quarta edizione del “Dialogo Interculturale” – una manifestazione promossa da Intercultura e dalle altre associazioni riunite nell’Efil. Obiettivo: favorire l’incontro e il dialogo tra persone di tradizioni culturali diverse e aiutarle a comprendersi e a collaborare in modo costruttivo.

L’evento ha coinvolto tutte le regioni d’Italia e ha interessato in contemporanea cinquecento città europee. Mostre fotografiche, laboratori interculturali, conferenze, cineforum, dibattiti in scuole… Tutto allo scopo di stimolare la costruzione di un mondo in cui il dialogo tra persone di culture diverse non sia un lusso per pochi, ma un elemento fondamentale della vita quotidiana.

Confronto fra religioni e culture, o scontro di civiltà?

Mentre l’Europa cambia ‘pelle’ e il cristianesimo sta semplicemente trasformandosi, in Italia molti media continuano a:

- diffondere visioni catastrofiche della ‘rovina del cristianesimo’ e del trionfo di un ‘islamismo estremo’

- martellare (facendo eco ad altrettanti politici) contro l’edificazione di nuove moschee.

Intanto il prevalere di tale retorica intransigente, insieme all’ossessione della sicurezza (che è figlia della ragione armata!) ha portato, sempre in Italia, alla nascita della Lega, movimento localista e xenofobo che proclama lotta agli immigrati, rei di ‘averci rubato il lavoro, portato le malattie, distrutto la nostra identità’.

Nella realtà quotidiana e storica, i cambiamenti, in verità, sono:

-         una potenziale benedizione e un’occasione di rinnovamento.

-         Oppure il contrario.

Davvero il tempo del dialogo è finito?

Il dialogo della vita

Per scoprirlo è necessario riflettere insieme sul senso autentico del ‘dialogare’ in questo momento di straordinarie trasformazioni, in cui siamo chiamati a vivere in pienezza di responsabilità e di gioia.

Certo oggi del termine ‘dialogo’ si fa un uso ambiguo, fragile, aperto a mille strumentalizzazioni. Vi si ricorre con troppa facilità, come a un talismano e senza una seria elaborazione. E così si rischia di non comunicare più nulla.

Ma allora quali speranze di armonia rimangono in un mondo tormentato come il nostro, dove atteggiamenti di individualismo e di competizione non ci consentono di sentirci parte di una comunità globale?

Riflessione critica urge…

Sì, è proprio necessario discutere (e senza paura!) dell’attuale crisi del dialogo. Lo si fa troppo poco! Ma è necessario farlo con richiami seri e puntuali ai ‘fatti’, se si vuole -con gli anticorpi di una riflessione critica:

- frenare il dilagare dell’arroganza e della violenza

- ragionare sul valore essenziale dell’incontrarsi e del confrontarsi nel vissuto quotidiano

- realizzare una effettiva integrazione di vita.

…per aprirsi a esperienze di fiducia reciproca

In realtà i cristiani d’Europa sono passati dalla fase dell’incontro interreligioso – fase scaturita giustamente dalla spinta conciliare – alla denuncia generalizzata dei suoi rischi, quasi che questi fossero perennemente in agguato. Ma, pur nell’ambiguità che caratterizza ogni fenomeno storico, anche per noi è possibile vivere questo tempo accidentato e caotico di immigrazione come autentico Kairòs e inedita occasione di crescita per la famiglia umana.

Certo costruire pian piano la fiducia di cui abbiamo bisogno per un vero confronto è un processo lento che richiede pazienza e umiltà. Ma solo questo percorso può contribuire a edificare un pianeta (finalmente) dal volto umano, dove le persone, vicendevolmente ben disposte, si sforzano di vivere in uno spirito di buon vicinato, condividendo le rispettive gioie e pene, i problemi e le preoccupazioni umane.

Interagire per dialogare

Perché si dia dialogo, ciascun interlocutore è chiamato a riconoscere da subito, almeno implicitamente, le buone ragioni dell’altro. Così come molto importante è imparare a fare qualcosa insieme. E ricordare che, anche se è vero che il sorriso è la distanza più breve tra due persone, un dialogo fatto principalmente di coccole e in cui si desidera solo essere gentili gli uni con gli altri è di pura facciata, e non aiuta certo a compiere progressi. Solo il dialogo nella verità e nella chiarezza –come afferma il card. Kasper- può sostenere nell’andare avanti.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

N.B. L’argomento è stato analizzato con competenza e sensibilità e approfondito in tutti i suoi aspetti da Brunetto Salvarani, nel suo libro Il dialogo è finito? Ripensare la Chiesa nel tempo del pluralismo e del cristianesimo globale, EDB 2011

Comments are closed.