Alcune sfide intorno a cui si gioca oggi la partita scolastica e le qualità umane necessarie per un’educazione autentica, “in grado di parlare al bisogno di significato e di felicità delle persone”
Da tempo in Italia si è scelto di non investire più sulla scuola, quasi fosse un ambito di scarsa importanza. Diminuiscono le risorse e aumentano i problemi e le sfide da affrontare. L’abbandono scolastico cresce, il sostegno agli alunni portatori di handicap diminuisce insieme alle compresenze orarie dei docenti. Gli effetti dei continui tagli a tutto il personale risultano pesanti nell’organizzazione delle classi. Le riforme degli ultimi anni si rivelano semplici tentativi di restaurazione economica che mira più al risparmio che alla qualità. A pagare sono i ragazzi, i disabili, gli stranieri, le fasce più deboli… la qualità, insomma, della Scuola.
E dentro la scuola i suoi protagonisti ‘come’ stanno?
- I ragazzi, sempre meno disposti a fare fatica per nulla, anche se non ne sono consapevoli, stanno male: tendono ad adeguarsi o a ritirarsi nella speranza di proteggersi; a volte si lanciano in forme di comportamento violento, ‘cercano i divertimenti perché non sanno gioire’ (Galimberti). Hanno bisogno di imparare a fare domande e di una Scuola che lo insegni.
- Gli insegnanti/educatori, mortificati da un ruolo socialmente svalutato e da stipendi inadeguati e incongrui, spesso faticano in classe per opporre alla noia del facile la passione del difficile, per trovare parole convincenti da dire e soprattutto esempi da offrire.
- I genitori, per formazione, per stanchezza, a volte per senso di colpa appaiono incapaci di interpretare con disinvoltura le regole della disciplina e del rigore. Spesso distratti e stanchi (soprattutto – loro malgrado – le mamme) dal doppio impegno dentro e fuori casa.
- I Dirigenti scolastici si danno da fare, ma raramente sono in grado di orientare con autorevolezza agli obiettivi. Spesso manca loro la necessaria sensibilità di ascolto nei confronti dei bisogni degli utenti e degli operatori, e un profondo rispetto per le emozioni di tutti e di ognuno.
- Da molte parti (a cominciare dalle indicazioni europee) si dà largo credito ai meccanismi della valutazione e autovalutazione, quasi fossero, di per sé, garanzia per una buona qualità culturale ed educativa della scuola stessa. Vengono moltiplicate e continuamente perfezionate procedure diverse per valutare, spesso con notevole dispendio di energie e di tempo e con frutti decisamente scarsi. Per una buona scuola non basta infatti ‘misurare’.
- I nostri politici intanto sembrano rimanere a guardare, distratti e indifferenti.
Che cosa assicura la qualità scolastica?
Non certo i fattori strutturali e organizzativi da soli. Determinante è il fattore umano e tutto ciò che ad esso è legato. Le famiglie riconoscono questo come problema prioritario e lo dimostrano quando, preoccupate di scegliere la scuola migliore per i propri figli, abbinano la scelta al giudizio sul corpo docente di una classe o di una scuola. Disposte anche ad essere economicamente penalizzate quando decidono di usufruire dell’offerta formativa della Scuola paritaria, il cui contributo formativo deriva dalla sua specifica identità. Lo Stato, in Italia, nell’attuale situazione di crisi risparmia ben cinque miliardi di euro dal fatto che ci siano scuole paritarie, che gli consentono di utilizzare quelle risorse per la scuola statale. Eppure secondo la Costituzione, ogni cittadino è uguale davanti alla legge e il diritto allo studio è sancito come universale e rivolto a tutti, senza alcuna discriminazione. La scuola paritaria invece, pur facendo un servizio pubblico essendo rivolta a tutti quelli che intendono usufruirne, con gli stessi doveri e diritti di ogni altra scuola, in Italia di fatto è ancora un ‘di più’, un privilegio per pochi eletti.
In primo piano la vita ‘comunitaria’
Educare è, in primo luogo, una questione di rapporti umani. Ma se è così, allora nella nostra società ‘liquida’ educarsi ed educare è sfida possibile? È possibile riattivare climi di appartenenza, di intesa profonda, di condivisione nella scuola, fra scuola e famiglia, fra scuola e società? Quando gli incontri e il ritrovarsi insieme costruiscono davvero vita comunitaria?
Per esperienza sappiamo che ci si realizza veramente se ci si supera, uscendo da una logica difensiva e narcisistica, e ci si dona a ‘qualcosa’ di più grande. Quando ognuno è accolto con i suoi limiti e anche con le sue capacità, quando si scopre di essere accettati e amati da qualcuno per quello che si è, allora diventa quasi naturale sviluppare una visione condivisa in cui i punti di vista individuali si trasformano in visioni collettive e in cui ciascuno si riconosce almeno in parte. Educare, in fondo, è accompagnare nella crescita chi ci sta a cuore perché possa scoprire che questo è modo umano di vivere.
Relazione educativa e formazione della coscienza
Fine di ogni azione educativa è formare la coscienza: viaggio il più importante della vita, via per addestrarsi – più che a obbedire – ad orientarsi autonomamente e spontaneamente in tutte le situazioni. In vista di tale obiettivo è importante imparare, per poterlo anche insegnare, ad entrare nel punto di vista dell’altro; capire l’approccio che questi ha con la vita e con le singole situazioni prima di giudicare. Immedesimarsi così nel punto di vista dei nostri ragazzi può portare magari a scoprire che questa operazione, oltre che a capire loro, serve a guardare onestamente dentro di noi. Sì, perché oggi noi adulti viviamo la stessa crisi, anche se non sempre la lasciamo trasparire con la stessa immediatezza dei giovani.
Educarsi ed educare insomma è imparare (e insegnare) a valorizzare – mettendosi di fronte alla storia comunitaria e all’esistenza personale di ognuno – ogni traccia di Verità e di Bene, anche quando è minima, tentando di trattenere la positività che offre. Tutto questo richiede pazienza, costanza, umiltà, rinunzia alle proprie gratificazioni e molte altre ‘cose’… Ma permette di sperimentare l’incontro con la verità e di maturare così un punto di vista personale sulla realtà.
Il clima culturale contemporaneo è ricco di ‘domande inespresse’, di risorse e potenzialità nascoste. Nello scenario di una scuola che apprende ad essere migliore c’è spazio per l’impegno di tutti. E il contributo di tutti ne farà il cuore culturale di ogni comunità. Uomini si diventa anche a scuola e non si finisce mai di imparare ad esserlo.
Luciagnese Cedrone
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