Parole pesanti lasciate in libertà per insultare?!… Ma se l’uomo non vive di incontri veri e se per comunicare non usa il suo vero potere che è la fraternità, allora la sua vita semplicemente NON È!
Quando il Parlamento diventa un… ring
Ci sono parole per fingere e per fare rumore, per vendere e comprare, parole per piangere e per ferire (S. Endrigo). Ma una comunicazione basata sullo scontro è vera comunicazione? La rinuncia a confrontarsi – ce lo dice l’esperienza – può produrre solo forme di antagonismo più o meno violento e sterilità, umana e politica. Allo stesso modo una opposizione condotta senza alcuna strategia costruttiva porta semplicemente a sperimentare un forte senso d’inutilità, oppure a comportamenti eversivi, che nessun tipo di dissenso può legittimare. Qualcosa di simile ultimamente è sempre più presente nelle aule del Parlamento, dove il fatto civilissimo di non essere d’accordo con qualcuno, troppo spesso viene espresso non in termini di dibattito civile, ma, quando va bene, con ‘sparate’ ad effetto condite da espressioni che non escono certo dal vocabolario della Crusca. Lo scontro rischia di diventare modalità dominante, mentre un clima da guerra civile permanente arriva sotto i riflettori dei media, si riversa sul web e, inevitabilmente, nel quotidiano di tutti.
È per crearsi un’immagine che si alza la voce? Per dimostrarsi dalla parte del ‘popolo’ e avere consensi, che ci si compiace di essere volgari? Per coprire la pochezza delle proprie proposte che si cerca di catalizzare la rabbia degli altri attorno a un obiettivo, qualunque esso sia, purché simbolico?
Un nuovo vizio a dominare lo scenario sociale?
In certi ambienti il turpiloquio in realtà appare sdoganato. Ma davvero questa pseudo-cultura che imperversa attraverso i media, riscuote successo fra la gente comune? Sicuramente nel profondo di ognuno c’è la difficoltà a riconoscere il limite e a superare il bisogno tutto egocentrico di considerarsi perfetti. E c’è in molti la convinzione narcisistica che ognuno ha diritto ai suoi minuti di celebrità, o almeno alle … 140 battute di fama! In tale sistema di valori e di cultura, è facile anche per alcuni ritenersi ‘speciali’ così da poter essere capiti solo da persone (o istituzioni) altrettanto ‘speciali’; individui che parlano ed esibiscono comportamenti arroganti come se tutto sia loro dovuto! Forse molti nel quotidiano dedicano tante, troppe energie alla ricerca di piccole affermazioni e competizioni, e forse lo si fa senza volerlo davvero. Ma certamente si fa anche l’esperienza che non sono i piccoli successi di una battuta ben assestata o la dimostrazione di saperla più lunga, o il far finta di saperla più lunga che faranno ottenere la sicurezza e la pace interiore che si cerca. Non è lì il ‘nuovo’ che appaga. La Verità che non tradisce è nelle parole di Gesù: “Ciascuno con la sua bocca esprime quel che ha nel cuore”(Luca 6,45). Allora il problema vero per tutti e per ognuno è verificare la situazione del proprio cuore e come si vive il NOI. E riscoprire così la capacità e il coraggio di cambiare radicalmente l’orizzonte comune della comunicazione.
La Buona novità di Francesco e la cultura dell’incontro
Nella nostra epoca in realtà si avverte profondamente la carenza di una comunicazione vera. In controluce lo rivela la popolarità di Papa Francesco – con la sua capacità di comunicazione così intonata ai tempi e così efficace – verso il quale credenti e lontani provano quel sentimento che si ha verso una persona di cui si sentiva il bisogno. È necessario il coraggio di andare controcorrente - egli esorta ripetutamente nei suoi messaggi – per non contribuire a creare una società dove tutto è indifferente, mentre si viola la dignità umana; e forse lo si fa anche convinti di agire bene. E ancora: Abbiamo bisogno di comporre le differenze attraverso forme di dialogo che ci permettano di crescere nella comprensione e nel rispetto. La cultura dell’incontro richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri.
Nella nostra società sono state accettate espressioni aggressive, violente, stupide che prima non c’erano. Certamente la violenza esiste, nelle parole e nei fatti. E i cretini pure. Quello che però ognuno può fare per muoversi con la vita verso la Verità e comunicarla, è ‘esserci dentro’ e impegnarsi seriamente perché non sia distrutto il sistema condiviso di ciò che è buono e di ciò che è cattivo. Il che non significa però semplice annessione o cancellazione delle differenze, ma saper correre il rischio e la lezione dell’incontro. Chi, per esempio, impreca ogni volta che qualcosa va storto, dimostra di essere convinto che debba sempre andare tutto come dice lui (J. V. O’Connor). Per incontrarsi occorre sapersi mettere in discussione, esporsi a quella che è la posizione dell’altro; rendersi disponibili a capire le sue ragioni, accettarne le motivazioni, comprendere che le sue obiezioni hanno un fondamento e farsene in qualche modo carico… Creare tali condizioni di prossimità risveglia le grandi domande sul senso dell’esistenza, dove c’è veramente spazio per tutti. E se non si vive per comunicare, si può però comunicare quello che si vive. La ricchezza della comunicazione è sempre proporzionale all’esperienza che una persona fa. Di papa Francesco è stato osservato: “più egli è nuovo, più affonda nell’antico del Vangelo”.
Chi comunica si fa prossimo
Per noi discepoli del Signore, che cosa significa incontrare una persona secondo il Vangelo? “Andiamo a cercare insieme le parole per pensare, parlare, amare”, cantava Sergio Endrigo. Il compito primo per tutti – credenti e non – è la convinzione che demolisce l’indifferenza nella quale non si pensa; poi l’aggressività della mitezza, che ama la vita… Ma le persone e le situazioni prendono davvero uno spessore diverso solo quando coloro che accettano di farsi discepoli di Cristo cominciano a gustare lo stare con Lui, a scaldarsi il cuore con Lui… Allora si conosce che non ci sono problemi da risolvere, ma solo persone e situazioni concrete da amare. Modi diversi per essere uomini e abitare con convinzione la terra. Cuori certamente incompiuti come è naturale, di cui nessuno forse si accorge e che non finiranno nei libri di storia… Ma cuori che in segreto seminano giustizia e pace intorno a sé, e per questo sono i veri legislatori nel tempo. Con nel cuore l’energia che viene da Dio su tale strada si sarà testimoni della Sua carità in un mondo forse ostile, ma bisognoso di Lui e del suo amore.
Luciagnese Cedrone
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