La noia?… prezioso campanello d’allarme per quelle canne fragili – sempre sul punto di rompersi – che sono gli uomini. E accorgersi che Dio non aspetta altro che venire alle sue creature che ama, aprire loro sentieri nel cuore e insieme il futuro.
Quando i sogni sono ridotti a emozioni
La noia è spaventosa. Non c’è che l’io! Costantemente, insistentemente presente a se stesso per sentirsi più appropriato e accettato, mentre gli altri intorno sono e rimangono lontani, sbiaditi, opachi… Una sensazione d’impotenza spinge ad essere sempre in azione e a riempire le giornate evitando accuratamente di stare da soli. E intanto – ignorando introspezione e conoscenza di sé – la vita procede al rallentatore. Ma c’è davvero qualcuno disposto ad ammettere e a prendere sul serio questo nuovo vizio capitale che affligge la nostra cultura? “Mi sento vecchio, usato, nauseato di tutto. Gli altri mi annoiano come me stesso (…). Mi sembra di attraversare una solitudine senza fine, per andare non so dove”, scriveva G. Flaubert. In fondo la malattia dello spirito che è la noia è sempre fuga dalla realtà, a meno che non la si viva come stimolo per nuove creazioni di senso. E siccome essa ama gli spazi ampi, con facilità si dilata. Così, se le si consente di entrare anche soltanto in un’area piccola della propria vita, facilmente si conquisterà tutti gli altri spazi e presto o tardi la persona, che pure è padrona di casa, finirà per annoiarsi di tutto, annegando in un mare di malinconia e di solitudine. Al suo stato d’ansia e d’irrequietezza si aggiungerà allora un basso livello di autostima, che le impedirà ogni vera libertà d’azione e di scelta.
“Per favore, non guardate la vita dal balcone!”
Guardare, invece, e rispondere alle sfide della vita. È l’impegno affidato da Papa Francesco agli universitari. Un invito pressante, evidentemente non rivolto solo ai giovani,
dal momento che la fuga nella noia sembra proprio essere l’atmosfera del nostro tempo. Il cervello la produce quando la persona non si pone più le domande che sono bussola per poter abitare bene la vita. Ma quelle domande rimangono lì comunque e non si possono sopprimere. In assenza di risposte, anche l’ipotesi positiva con cui affrontare le proprie giornate viene a mancare. Cresce invece il disagio relazionale. Disagio che fra i ragazzi sempre più spesso si fa bullismo – online e offline – e, con l’illusione di spezzare il vuoto interiore, li conduce ad atti assurdi e vandalici, fino al baratro della crudeltà e della violenza. Il vuoto della noia e la demotivazione degenerano così in stupidità e frenesia insensata!
R. Sollecito, universitario a Perugia, in lunghe pagine di diario raccontava la noia degli esami falliti e della vita in collegio. E al padre, che al telefono gli urlava per gli esami non dati, rispondeva: “Papà, io non so neanche perché sono al mondo”. Il che dice l’humus in cui può accadere che una sera, per cercare emozioni dirompenti, si decida un nuovo “gioco”: un modo perverso di dire che ciò che si ha davanti non basta e c’è invece urgente bisogno di senso.
Ma c’è anche una notizia bellissima: la felicità è possibile e vicina. “E la chiave è questa: la nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore” (Evangelii Gaudium), perché “delizia di Dio è stare con i figli dell’uomo” (Prov 8,31), con ogni creatura che sente di non bastare a se stessa e si affida a Lui. AprirGli le porte del proprio cuore è l’unica cosa che guarisce davvero la vita e fa capaci di guardare e riconoscere la luce delle persone e delle cose.
E quando si spande noia intorno a sé?
La presenza della noia può far paura perché fa sentire la vita lontana, ma sa anche dare preziose informazioni su ciò che si fa, su come si sta usando la propria energia, su come insomma si sta vivendo … Interessa davvero? Si sta esagerando? C’è qualcosa da modificare? Per concedere la parola alla noia non resta allora che sfidarla e cercarla consapevolmente dentro spazi di solitudine, di silenzio e di preghiera personale, cercati per intravedervi e poi seminare piccoli e grandi cambiamenti, essenziali alla qualità del proprio vivere.
Se, per esempio, la causa della noia risiede nell’interazione con altre persone, allora la medicina potrebbe essere smettere di voler sempre aver ragione e accettare il fatto di aver torto qualche volta. Il desiderio costante di riservarsi la prima e l’ultima parola in ogni discussione non può che condurre nella palude dell’autoreferenzialità. La luce necessaria per vivere invece si nutre di incontri veri, i soli in grado di ridestare nella persona quell’umanità che ogni tanto può rimanere sopita. Il grande rischio perciò, nel cammino di ognuno, è dentro la trama degli pseudo-incontri, che in un certo senso dissolvono ogni piccola luce nella notte e spandono intorno noia e paura. Può essere questo un difetto costituzionale di alcune persone. Ma spesso alla sua radice c’è proprio l’inconsapevole desiderio di mettere se stessi al centro di tutto, come se i fatti della propria vita siano esperienza avvincente e significativa per tutti. Così succede che soprattutto gli anziani (…ma i giovani non sono da meno!!) facilmente cadano nell’abitudine e nel vizio di annoiare gli altri col racconto di storie personali, ripetute più e più e più volte!!
Parola d’ordine: ripartire!
Che cos’è una vita trascorsa solo per sé? Ogni uomo nella sua carne ha il respiro del cielo e una forza positiva che gli lavorano dentro; quando, perciò, egli è assalito dall’ansia,
il suo cuore semplicemente risiede nel luogo sbagliato. Si tratta per lui di ritrovare il ‘centro’ e di lasciare che dal suo fondo buono si liberino tutto l’amore e la gioia che la Vita vi ha deposto. La vita in realtà è solo questo. Trasferirsi nel ‘centro’, in particolare, è ciò che Gesù chiede ai suoi discepoli. Ascoltare Lui fa cadere in rovina il mondo di maschere e bugie dietro le quali è facile per tutti nascondersi con i propri piccoli e grandi idoli. Occorre quindi portarsi con la vita là dove la Sua Parola diventa Centro di tutto ciò che si pensa, si dice, si fa… E il resto va al suo posto. Perché Cristo è l’Unica Forza che sicuramente fa ripartire la persona che ha il vuoto dentro e il nero davanti agli occhi. Ognuno, infatti, acquista pienezza quando rompe le pareti e il suo cuore si riempie di volti e di nomi! (Evangelii gaudium, n. 274).
Luciagnese Cedrone
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