Sublime natura dentro la storia

Posted by usmionline
nov 09 2011

La sfida: scavare e ‘ascoltare’ per capire

Non vi è nessuno dal quale non si possa imparare. Questa volta saranno forse le persone – i cui corpi sono stati trascinati a valle da fiumi di fango anche per chilometri prima di poterne uscire vive – a insegnare a noi. Se sapremo ascoltarle.

Negli ultimi cinquant’anni, un po’ dappertutto sul nostro Pianeta abbiamo:

-         sfruttato le risorse della Terra in maniera sconsiderata e opportunistica;

-         ridotto la materia a possesso egoistico e l’esistenza ad essere un’affannosa corsa a possedere il più possibile;

-         accresciuto a dismisura le distanze tra ricchi e poveri…

All’improvviso -in un territorio limitato della Liguria e della Toscana settentrionale molto vicino alla nostra vita quotidiana- si verifica una precipitazione di tipo veramente anomalo per la quale acqua e fango travolgono tutto: i beni di chi vi abita e tante vite umane. È la fine anche per uno dei nostri siti più prestigiosi presenti nella lista “patrimoni dell’umanità”: un concentrato unico di natura, storia e cultura, straordinario biglietto da visita dell’identità italiana fondata su bellezza e cultura. L’equilibrio delle Cinque Terre celebrato dall’Unesco si è rotto.

Insieme a tutto questo e ai dolori che diventano comuni, forse, rimane travolto anche quel caos che siamo tutti quando non permettiamo alla mano di Dio di riposare sul nostro capo. Questo, almeno, nell’attuale calamità possiamo augurarcelo.

Territorio a rischio di frane e tutela ambientale

L’alluvione ha provocato tale devastazione da ottenere il riconoscimento di calamità nazionale. L’evento quindi è stato di una gravità eccezionale. Ma tutte le regioni italiane sono più o meno a rischio di frane disastrose a causa dell’eccessivo consumo di suolo. Da anni infatti l’Italia è il primo esportatore mondiale di cemento e il secondo consumatore (dopo la Cina!) e ogni anno sul suo territorio sono cementificati circa 500 chilometri quadrati, pari a tre città di Milano. La gestione del territorio in sintesi è poco corretta.

Negli ultimi decenni si sono intensificati infatti abusivismo edilizio e interventi per regolare il flusso delle acque in aree a rischio di esondazione. Gli alvei dei fiumi e dei torrenti sono stati rettificati, ristretti e ingabbiati entro sponde di cemento, con gravi ripercussioni sulla fisionomia dei corsi d’acqua e sugli equilibri ambientali. Le precipitazioni, non riuscendo ad infiltrarsi più nel sottosuolo, ‘ruscellano’ in superficie e travolgono tutto.

L’attuale dissesto territoriale insomma, come molti che lo hanno preceduto, di naturale ha molto poco… Deregolamentazione, speculazione, illegalità sembrano purtroppo entrate a far parte integrante della nostra cultura. Non a caso l’Unesco sta valutando, da qualche anno, la possibilità di escludere molti dei nostri siti più belli dalla lista dei “patrimoni dell’umanità”. Abbiamo però la possibilità di decidere di cambiare rotta. E subito.

Assunzione di una responsabilità collettiva

L’attuale contesto di grave crisi economica e di civiltà, chiede che ognuno di noi:  

-         prima di agire si fermi a riflettere

-         cresca nella consapevolezza della situazione drammatica in cui abbiamo costretto il nostro Pianeta

-         si apra all’assunzione di una responsabilità collettiva.

Aprire dibattiti e lavorare insieme è la via. Non possiamo infatti delegare questa scelta ai politici, che spesso sono addirittura disinformati o in conflitto di interessi. E anche pensare di fare da soli è troppo poco, perché è sempre troppo facile ai singoli scegliere se stessi e aprire di nuovo la porta al caos.

Messa in sicurezza del territorio

La persona credente poi è chiamata a lasciarsi muovere da un’altra motivazione, che riassume tutte le altre: Dio affida la creazione all’uomo non perché eserciti ‘dominio arbitrario’, ma perché la custodisca come un figlio può prendersi cura del patrimonio del Padre (Benedetto XVI). Da tale consapevolezza nasce l’imperativo di attuare una gestione corretta del territorio che metta al primo posto la sicurezza dei cittadini coniugandola alla tutela ambientale. Perciò la necessità di:

-         ripensare a un governo del territorio, che in Italia è praticamente assente

-         mettere a frutto i grandi saperi tecnici e scientifici che possediamo per agire sul fronte della prevenzione

-         intervenire con rimedi che tengano conto anche dei nuovi cambiamenti climatici, dei quali oggi sono le popolazioni più povere a pagare il maggior prezzo.

È assurdo che si spendano miliardi di euro per risanare danni causati da emergenze idrogeologiche prevedibili e previste. E i reiterati annunci di condoni edilizi o sanatorie, per far cassa con gli oneri di urbanizzazione, non sono più tollerabili.

Speranze per una storia nuova

“Nell’agitarsi frenetico della società contemporanea, rallentiamo, appartiamoci e pensiamo, anzi, meditiamo”, invita il cardinal G. Ravasi. La riflessione certamente è condizione per ripartire – anche dopo la calamità di un’alluvione – nella libertà e nella fiducia. Ma anche alla fatica di dar vita a una nuova intelligenza comune unendo le forze in una direzione comune non esiste alternativa reale. Su questa via i nostri figli e nipoti vivranno forse in un mondo con meno energia e meno abbondanza. Ma forse con più efficienza energetica, più giustizia sociale e più felicità.

E’ un compito che tocca tutti, forse particolarmente chi, come i consacrati e le consacrate, hanno doveri e possibilità formative nell’ambito educativo, assistenziale, familiare, pastorale, catechetico, di evangelizzazione, di annuncio. E’ scritto nelle prime pagine della Genesi: “Il Signore Dio, prese l’uomo  e lo pose nel giardino dell’Eden perché lo lavorasse e lo custodisse”.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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