Struggente nostalgia di futuro

Posted by usmionline
nov 18 2011

Niente ‘nuovo mondo, nuove idee’

Nuovo mondo, nuove idee: erano le parole d’ordine lanciate dai leader delle maggiori economie mondiali per il loro incontro a Cannes. Ma il summit dei ‘Grandi’ è poi terminato e nessuna ricetta o strategia risolutiva ne è uscita. Se è vero che gli eventi della vita, soprattutto quelli dolorosi, arrivano per farci cambiare rotta, nell’attuale mondo (economico e non solo!) la necessità di cambiamento rimane e anzi si fa sempre più urgente. La crisi di sistema infatti continua ad imporre una radicale rifondazione delle regole sulle quali basare l’economia del pianeta! E in noi rimane la struggente nostalgia di un futuro migliore del passato.

“Una sola cosa da fare”

Il vecchio maestro Ermanno Olmi confida: “Ho capito che c’è una sola cosa da fare oggi: cambiare, cambiare il mondo, certo, ma prima di tutto noi stessi. C’è in giro troppo disagio, ci sono troppe differenze, troppa vergogna, troppe cose inutili. Così come stiamo vivendo adesso, anche dentro di noi, si precipita solo in un baratro, a meno che ciò non sia già accaduto”. Impegnarsi per ‘cambiare’, coltivando in sé nostalgia di futuro, è un grande inno alla vita!

La storia insegna e chiede 

Ma  non esiste un mondo alternativo a quello in cui ci troviamo a vivere dal quale iniziare il ‘viaggio’ per cambiare. Il cambiamento può venire unicamente da quelle scelte concrete che in noi nascano da:

-         un senso di giustizia diverso da quello imperante;

-         il rispetto dell’altro, qualsiasi altro, ricordando che se il razzismo (di qualsiasi genere!) è una cattiva cosa, evitarlo è questione di civiltà;

-         il ritorno necessario all’onestà; e, per un cristiano, l’impegno nella carità;

-         in sintesi: il ripensare il nostro essere oggi al mondo, a questo mondo, per viverci con fondata speranza  e fedele impegno.

È la storia che chiede tutto questo, se non vogliamo che sia la storia a cambiare noi.

Incapaci di amare ‘per sempre’?

Come è avvenuto in fretta, per esempio, il trapasso da un’umanità che incentrava sul matrimonio i riti della maggiore età e del distacco dai genitori, alla nostra che si stacca più tardi e quasi senza accorgersene, andando a convivere un po’ per volta e si sposa, se si sposa, quando matura il libero convincimento al matrimonio. Le nozze sono scese al minimo storico ed è quasi possibile prevedere statisticamente la durata dell’unione. Aumentano anche i bambini nati fuori da tutti gli schemi della psicologia della coppia, senza che i compiti dei genitori siano integrati. Certo nel nostro ambiente liquido-moderno la fedeltà a vita è una grazia, inseparabile da varie disgrazie.

Futuro oscuro…

Il punto è che stiamo vivendo una deriva della società verso l’individualismo.

Così, con facilità:

- si passa da un desiderio di consumo all’altro secondo il modello dell’usa e getta;

- si misura ogni azione con il metro del consumo;

- ci s’impegna in un rapporto finché se ne ha voglia senza assumersi alcun tipo di

  responsabilità;

- si misura anzi la validità di una relazione secondo la clausola del mercato soddisfatti o

  rimborsati.

Famiglia e scuola, d’altra parte -come pure ogni altra istituzione- non sembrano più essere in grado di elaborare significati condivisi, né di assicurare la coesione necessaria a una vita serena e significativa.

…senza un cambio di rotta!

Il problema vero è che mentre fa paura il ‘per sempre’, in tutti rimane il bisogno di un amore pieno, fatto di relazioni solide e vere nelle quali tutto avvenga nell’autenticità, in piena rispondenza fra ciò che si sente e ciò che si fa. E senza perdere la propria individualità nel  confronto intellettuale ed emozionale che si vuole continuo.

I nostri giovani, soprattutto sugli ultimi punti, non sono disposti a compromessi. Certo questo li porta facilmente a lasciarsi al minimo problema per cercare nuove emozioni e nuove esperienze. Essi in effetti sono in parte il prodotto di questa società che siamo noi, del suo grado di complessità, delle incertezze che vive, di un futuro che oggi ha pochi punti di riferimento stabili. La rispecchiano. Noi li abbiamo riempiti di “niente” e oggi sono i più poveri tra i poveri. Eppure in essi possiamo intravvedere l’indicazione di nuove vie possibili per tutti.

Sono messaggi per tutti, per esempio, la ricerca infaticabile di autenticità; l’impegno pragmatico e appassionato per essere solidali; la generosità nel creare unione nei momenti difficili per essere più utili. La loro risposta semplice ed efficace al dramma dell’alluvione prova che dai giovani può ripartire anche la ricostruzione dell’Italia. 

Vivere è imparare ad amare

“Con tutto il denaro di questo mondo non si fanno uomini, ma con uomini che amano si può fare qualsiasi cosa” (Abbè Pierre). L’amore da sempre è la preoccupazione essenziale, confessata o no, di tutti gli uomini e di tutte le donne, sotto ogni cielo. Il bisogno di sentirsi utili a qualcuno che non può vivere senza di noi e con il quale condividere pienamente la propria avventura nel mondo.

Passi possibili

Una tra le poche cose in cui non si può normalmente fingere è nel fidarsi. Come nella fede, così nell’amore: o uno ci sta o non ci sta. Ma l’amore (come la fede) non è incorruttibile. Diventa invincibile solo se accetta continuamente di misurarsi e commisurarsi alle esigenze del bene e della felicità del prossimo; se si fa capace di piegarsi sulle sue necessità fino a lasciarsi toccare dai suoi desideri più veri e più profondi. E’ l’amore incondizionato che fa sbocciare nella persona un atteggiamento spontaneo e fiducioso verso l’esistenza, la sensazione rassicurante di protezione e nutrimento, il senso di dignità in quanto esseri umani a prescindere da identità e posizione sociale. E allora, ricchi di questo, si può guardare avanti.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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