Malati da gioco o… disperati?

Posted by usmionline
mar 19 2012

Il gioco d’azzardo: un’attività legale, una malattia, un affare… per chi? Nel 2011 bruciati 80 miliardi di euro, l’equivalente di due manovre Monti. Coinvolti, complice lo Stato, tutti i ceti sociali. Famiglie e giovani i più malati.

Un fenomeno in espansione  
I malati da gioco (ludopatici) in Italia -secondo i dati forniti dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità)- sono più di un milione. Altrettanti sono i giocatori a rischio. Sei milioni le persone coinvolte nei loro affanni. Lo Stato ricava cospicue somme di denaro in cambio delle varie concessioni al gioco d’azzardo. Nell’Unione Europea il nostro è il mercato con la più elevata crescita nel settore… Il pericolo di un disastro sociale non è dietro l’angolo: è già una realtà. Nelle città italiane c’è un’invasione di slot-machine: circa 400mila, in pratica una ogni 150 abitanti; poker on line, videolotterie e giochi da casinò accessibili a tutti. Si tratta in realtà di un fenomeno molto diffuso ed estremamente grave, ma ancora sottovalutato e con un grande sommerso. Un mondo in larga parte in mano alla criminalità organizzata. Quante sono, a livello nazionale, le slot-machine manipolate, non connesse in rete al monopolio di Stato?! Le mafie sono attratte dai nuovi giochi. Di fatto la raccolta da scommesse e puntate lecite sfiora gli 80 miliardi l’anno. Quella illecita è stimata tre volte tanto. Possiamo, comunque, ritenere credibile uno Stato che, in un grave momento di crisi, impone ai cittadini grandi sacrifici e nello stesso tempo introduce in ogni Finanziaria uno o più giochi nuovi? Non è questo un invito indiretto a giocare sulla ruota della fortuna ogni spiraglio di attesa e speranza in un mondo migliore?  

Un male oscuro che…
La crisi economica che stiamo vivendo è una spinta ulteriore per molti a tentare la sorte. Depressione, impulsività, stress, ricerca di sensazioni forti spingono nella stessa direzione: a rischiare. D’altra parte giocare è facile, basta andare nel bar sotto casa. Così sempre più persone continuano a rincorrere il miraggio di una ricchezza facile e immediata, che cambi un giorno la propria vita. Ma la patologia da ‘apparecchio da gioco’ è in agguato e si rivela fra le malattie più devastanti perché spinge il soggetto addirittura a personificare la macchinetta in un rapporto di amore/odio e, in breve, conduce alla rovina. Intossicata infatti dall’ansia del gioco e dall’eccitazione, la persona finisce per perdere non solo interi patrimoni personali e familiari, ma anche ogni contatto con la propria realtà. L’azzardo insomma, se provvisoriamente può migliorare i conti di qualcuno, mai però cambia davvero o migliora la vita.

…crea dipendenza
No, questo non è più gioco e divertimento. È febbre, attività succhia soldi, una vera e propria malattia che crea dipendenza. Un demone compulsivo che la scienza è arrivata a catalogare fra i disturbi mentali. Eppure passa nella mentalità comune come un innocuo comportamento quasi privo di conseguenze negative. E mentre nelle culture passate il giocatore d’azzardo nel lotto e nelle lotterie veniva considerato un avventuriero dissipatore, oggi un ragazzo o una ragazza che bruciano soldi nelle macchine istallate un po’ ovunque non vengono considerati neppure soggetti a rischio. 

C’entra la ‘paura più grande’?
Certamente la malattia da gioco è un tentativo di evasione dalle pene quotidiane, un modo per esorcizzare le proprie paure, alla base delle quali si avverte la grande paura del tempo che passa! …Perché è vero (anche se non ci si pensa!) che tutto ciò a cui in qualche modo ci attacchiamo con gusto morboso e possessivo è sempre riassumibile nel grido: Non voglio morire! Anzi: Voglio darmi la certezza che resto in vita!!. No, il gioco d’azzardo non è felicità: in molti casi, anzi, è disperazione, che, se tocca più da vicino giovani, disoccupati, anziani soli e famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese, coinvolge però tutti i ceti sociali, dall’operaio all’imprenditore. Un male oscuro che arriva a stravolgere i rapporti familiari, sociali e finanziari. Si rivela quindi come un problema non solo morale, ma economico, familiare e pedagogico. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (al n. 2413) in poche righe chiarisce il fenomeno in modo inequivocabile: “I giochi d’azzardo o le scommesse non sono in se stessi contrari alla giustizia. Diventano moralmente inaccettabili allorché privano la persona di ciò che le è necessario per far fronte ai bisogni propri e altrui. La passione del gioco rischia di diventare una grave schiavitù”.

Fermare gli spot
Non bastavano i messaggi pubblicitari inseriti all’interno dei videogiochi! Una iniziativa del Monopolio di Stato (Aams), presentata come ‘educativa’, attraverso 70 mila opuscoli distribuiti nelle Scuole, è arrivata a ‘spiegare’ agli studenti come si fa a giocare ‘responsabilmente’. In realtà fra le righe passa solo il messaggio obliquo che ‘vincere è semplice’! Ne risulta una pubblicità che invoglia a giocare, mentre uccide il corretto modo di pensare e di agire. La pubblicità dell’azzardo è un attentato alla nostra società, ha denunciato il card. Angelo Bagnasco. E il ministro Andrea Riccardi si è impegnato a metterci mano con “l’obiettivo di arrivare al divieto di pubblicità, come nel caso delle sigarette o, almeno, a una ferrea regolamentazione degli spot”. Nel Sistema Gioco Italia in realtà servono linee guida efficaci e condivise, che possano davvero contrastare la ludopatia e favorire in tutti i cittadini l’educazione alla responsabilità.

Unica terapia possibile
Finché non arriva alla disperazione il giocatore compulsivo non è pronto per farsi curare. La sua impotenza di fronte al gioco d’azzardo può essere combattuta solo ed esclusivamente con la totale astinenza. Ma questa non basta e non è ovviamente l’unico obiettivo del trattamento. È necessario che giocatori e familiari superino la timidezza o la vergogna che trattiene dal chiedere aiuto. In tutto il mondo, – sul modello degli alcoolisti anonimi – ora è diffusa l’associazione ‘Giocatori anonimi’. L’accesso allo ‘sportello’ -anonimo e gratuito- può essere il punto di partenza per non restare soli con il problema. L’obiettivo è arrivare a cambiare la psiche malata del giocatore, accompagnarlo ad un rapporto più razionale con la realtà e a riappropriarsi della propria emotività. La famiglia e gli amici sono in ogni momento potenti fattori curativi.

Esistenze diaconali… le nostre?  
E noi cristiani, consacrati al seguito di Gesù il “servo” per eccellenza, di fronte a questi problemi, come siamo disposti a ‘metterci in gioco’ con la nostra specificità personale, generazionale, professionale, istituzionale?!…La fede -lo sappiamo- chiede ad ognuno una mentalità diaconale che, come dice Paolo, è pensare e interrogarsi giorno e notte su quali siano i veri bisogni dell’umanità e su ciò che bisognerebbe fare per essere più utili al prossimo; chiede di  aprirsi concretamente ad ogni genere di necessità di ogni persona, a partire dalle necessità più evidenti e più urgenti, fino a quelle più profonde e nascoste, forse meno dichiarate, eppure più gravi, come la ludopatia.

Ad ognuno non resta che potenziare ciò che in se stessi è già riflesso del cuore di Dio e coinvolgersi interamente nella storia quotidiana e concreta dell’umanità, a cominciare da quella più vicina.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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