Misurare le scelte con il metro del bene comune e della vita della gente è compatibile con i momenti di crisi? O è semplicemente necessario per esprimere in modo credibile la vitalità dell’esperienza cristiana?
Con occhi disposti a lasciarsi toccare e convertire
Pur senza una compiuta teorizzazione, oggi è diffusa la convinzione che le questioni etiche siano un lusso difficilmente compatibile con i momenti di crisi, e non solo sul piano personale. Così prendono il sopravvento soluzioni… diciamo di ‘mercato’, che inevitabilmente portano a una società e ad una politica di corto respiro, come quelle che ben conosciamo.
“Il mondo è quel disastro che vedete non tanto per i guai combinati dai malfattori (o incompetenti furbetti), ma per l’inerzia dei giusti, che se ne accorgono e stanno lì a guardare”, scrisse Einstein. E le cose non sembrano essere poi molto cambiate. Sperimentiamo tutti quanto è facile e apparentemente comodo lasciarsi andare ai compromessi, a giudicare chi disturba, ad accumulare sicurezze per sé ignorando le vie dello Spirito… Ma scegliere se stessi significa aprire le porte al caos. Forse davvero tutti cerchiamo il bene, ma spesso lo facciamo in modo errato, perché davvero non sappiamo quello che facciamo (Lc 23, 34).
Per i cristiani (e in particolare per i consacrati) rimane, nel presente della propria storia, l’urgenza di mantenere un atteggiamento di costante conversione, che orienti a misurare le scelte con il metro del bene comune e della vita della gente. Guardare per comprendere. Guardare senza paura e anche senza la sicurezza di chi ritiene di avere già la soluzione per tutto. È un dono dello Spirito guardare la realtà con occhi disposti a lasciarsi toccare, interpellare, convertire; lo è operare, nel proprio piccolo, perché la dignità sia assicurata a tutti e le differenze siano vissute solo come collaborazione effettiva in vista del bene comune.
Fra rigore, crescita ed equità
“Rigore, crescita ed equità” è il trinomio lanciato come slogan e promessa dal governo tecnico Monti. Agli italiani è sembrato finalmente di poter riprendere a sperare…
-In Parlamento si parte dal rigore ed è la riforma delle pensioni, che lascia “più di centomila persone senza alcuna prospettiva, colpisce i padri senza fare nulla per i loro figli” (Bonanni). Con essa si cerca soprattutto di dare un “segnale di credibilità” ai partners europei e al mercato internazionale?
Di fatto, all’approvazione della manovra seguono aumento delle tasse e diminuzione del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni.
Nel frattempo non si fanno tassazioni patrimoniali né sulle grandi rendite finanziarie: il grande capitale rimane in mano a finanzieri e speculatori, che dominano l’intera economia. A salvare il Paese sono insomma ancora quelli che hanno di meno. Basta vedere come vanno i consumi per capire quanto soffrono le famiglie.
-Poi è la volta della crescita, attesa come frutto delle ‘liberalizzazioni’ e ancora si spera di essere sulla strada giusta. Ma si raggiungono compromessi su taxi, farmacie, notai, asta delle frequenze TV, responsabilità dei giudici, intercettazioni, concussione, corruzione… E si diffonde la percezione che l’enfasi sulle liberalizzazioni sia andata a scapito della tutela dei diritti sociali.
-Dell’equità – che oggi potremmo chiamare semplicemente ‘bene comune’ e che per essere autentica dovrebbe attraversare sia il rigore che la crescita – non abbiamo ancora realmente sentito parlare: né progettata, né realizzata. E mentre il prezzo della benzina e del gasolio va alle stelle, l’inflazione al top e a dismisura crescono le tariffe dei servizi… non c’é ombra di progetti per le energie alternative o di tagli all’acquisto dei cacciabombardieri F35.
Si riducono invece le spese per il sociale, la sanità e la scuola; il bilancio familiare diventa sempre più insufficiente; disoccupazione, licenziamenti più facili, diritti trasformati in…moneta riducono a brandelli sogni e progetti. Intanto la gente del Sud del mondo, con l’arrivo della primavera, riprende a riversarsi sulle spiagge di Lampedusa (…anche a morire prima di arrivarvi!) e ad essere respinta indietro… Le entrate contributive di chi riesce a rimanere in Italia sono elevate, molto basse invece risultano essere le loro uscite. Così gli immigrati diventano dei benefattori del nostro sistema pensionistico.
Recuperare la relazione tra mezzi e fine
Si può davvero continuare ad ignorare il “buco” nel quale nel nostro Paese stanno precipitando le fasce più deboli della popolazione? Così sullo sfondo di questa situazione un interrogativo si va diffondendo nella coscienza dei cittadini – in particolare dei giovani che sembrano percepire meglio di tutti la radicalità degli attuali problemi – e li spinge a vigilare, controllare, sorvegliare su quello che accade… Efficienza sì, ma per quale scopo? E soprattutto: a vantaggio di chi? Ciò che appare urgente è recuperare la relazione tra mezzi e fine, perché l’efficienza certo non è il contrario dell’etica. Questo soprattutto quando può sembrare più facile scendere a patti con le proprie paure soffocando così i desideri infiniti, che sono i più fragili, ma certo anche i più veri… Questo ancora con l’obiettivo di esigere dai governi vere politiche pubbliche di protezione degli interessi della maggioranza della popolazione, in particolare delle fasce più povere e dei lavoratori.
Anche ai cristiani italiani di oggi è necessaria una lettura aggiornata della Parola di Dio, calata nella carne sofferente di questo nostro tempo e capace di rendere lo sguardo attento a chi è in disparte e non in prima fila. È il grande orizzonte di libertà che, dopo il momento della profonda intuizione, esige però tempi lunghi di costruzione interiore, prima di conoscere la forza esplosiva dell’arrendersi a Dio.
Equità: sinonimo di cristianesimo
Con quale consapevolezza – ci chiediamo – le nostre comunità religiose sono impegnate oggi, in mezzo all’attuale crisi, ad elaborare questa cultura e questo orizzonte di valori umani? Riusciremo ad esprimere in modo credibile la vitalità dell’esperienza cristiana?
Luciagnese Cedrone
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