Parole nuove per la vita comune

Posted by usmionline
apr 10 2012

Dal messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali raccogliamo la sfida a ripensarci come ‘comunità’ e ci lasciamo interrogare sul nostro modo di comunicare nella vita comune. Obiettivo: costruire relazioni umane più piene e testimoniarne il valore.

Il silenzio?…piazza” che apre all’ascolto    

Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione“, questo il titolo del Messaggio che Benedetto XVI ci ha affidato per la prossima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, che si celebrerà il 20 maggio 2012. In esso il Papa usa (e ripete più volte) la parola silenzio: per discernere ciò che è essenziale da ciò che è inutile; per trovare la via che consente -anche nella essenzialità di brevi messaggi- di abitare l’ambiente digitale, aiutando le persone a ritrovare se stesse e quella Verità che dà senso a tutte le cose. 

Da intendere non come una «fuga dalla parola», perché anzi per il Papa il silenzio è come una piazza che apre all’ascolto e all’incontro e permette l’espressione di un significato più profondo. Soprattutto è il luogo dove non solo si trovano le ri­sposte, ma -secondo l’espressione di Benedetto XVI- si impara a riconoscere le domande giuste.

Quando le parole fanno comunità…

Nella comunicazione contemporanea servono parole scavate nel silenzio, per dirla con Ungaretti. Parole inserite organicamente in un gran silenzio (Etty Hillesum): dette o scritte per accentuare il silenzio e non per coprirlo o disperderlo. Servono cioè parole che preparano un ascolto non improvvisato, che dispone a mettere tutto quello che si è e si sa fare a disposizione degli altri.

Il Messaggio del Papa, aperto e dal valore profetico, toc­ca la struttura fondamentale del comunicare e offre una nuova sfida a tutti per lasciarsi interrogare sul proprio modo di comunicare. La vita cristiana consiste nel riuscire a essere in comunione con tutte le creature, perché tutte le creature sono parola di Dio. Ma quante volte anche i cristiani ‘stanno insieme’ e parlano solo perché le convenzioni vietano il silenzio, o perché si è  bramosi di compiacere qualcuno con discorsi senza forma e parole senza peso!… ma da tali atteggiamenti possono scaturire solo illusioni di contatto!

…e i nodi tra le persone diventano vita

Per noi religiosi le riflessioni del Papa sono una feconda occasione per ripensarci come comunità e per dare vita a quella cultura vera della relazione e dell’empatia dove i nodi tra le persone diventano vita delle stesse persone…

La condivisione quotidiana certo ha un prezzo che non è facile da pagare perché, nel cammino sempre in salita verso la vera libertà interiore, essa mette in luce tutte le contraddizioni interiori della persona. Rimane il fatto che è essenziale scoprire la fraternità -e riscoprirla ogni giorno- per poter camminare verso un orizzonte comune. Questo significa non stancarsi di cercare la stilla di divino che c’è in ogni persona. Siamo insieme le foglie dissimili di un unico albero. A nessuno spetta distinguere le foglie meglio riuscite. Il comando del Signore è: Non giudicate!

Il sentiero verso se stessi e verso spazi comuni e condivisi

 “Ci sarà chiesto conto di ogni parola, di tutte quelle che bisognava dire e che la nostra avarizia ha frenato. Di tutte quelle che bisognava tacere e che la nostra prodigalità avrà seminato ai quattro venti della nostra fantasia e dei nostri nervi”, ammonisce Madeleine Delbrel. Tacendo si permette all’altra persona di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati -senza un opportuno confronto- soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena.

Anche la nostra esperienza ci racconta che tutte le parole capaci di aprire uno spazio comune e condiviso, avviano e rafforzano una comunicazione che è esperienza di compartecipazione. Lungo questa via, anche in un tempo confuso come il nostro, l’intelligenza dello Spirito orienta a ciò che conta per non rimanere schiacciati da sforzi inutili.

La solitudine che è comunione

Il vero problema, in ogni vita insieme ad altre persone, è conoscere l’altro dall’interno, perché da quel momento non si può più essere indifferenti a lui o rinnegarlo… “Non potremo più rifuggire dalla sua sofferenza, dalla sua ragione, dalla sua storia. E forse diventeremo anche più indulgenti con i suoi errori” (D. Grossman).

Nella vita comune vengono inevitabilmente messe in gioco tante realtà personali: simpatia e antipatia, empatia e intelligenza, cuore, ferite interiori; tutte realtà che si misurano con quelle di chi ci vive accanto e s’intrecciano alla fede e all’amore, alla preghiera e alla volontà di ognuno di seguire il Signore. Il che implica evidentemente la conversione del proprio tempo, dello sguardo, del cuore… E se arriva il momento in cui, nella revisione del proprio vissuto, ci si accorge che molte energie si vanno  esaurendo, allora è indispensabile ritornare a quel silenzio che è ascolto degli altri e di sé, perché è questo che trasforma le persone. Il silenzio quindi come inizio di ogni gesto, di ogni storia vera, di ogni creazione. Il silenzio non come mezzo, o tecnica. Ma come modo di essere, come sapore che coinvolge tutti i propri gesti e apre al mistero.

Possa la Chiesa, nel passaggio epocale  che stiamo vivendo, anche attraverso la Parola vissuta nella vita fraterna,  dare al mondo segni concreti di credibilità e di speranza.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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