In un mondo in subbuglio dove per troppi non c’è più sicurezza per il domani, il viaggio più lungo verso la verità – che è relazione dice Papa Francesco – è certamente quello interiore. Compiuto con l’orecchio attento al Dio della storia, è anche il cammino più sicuro.
In un mondo popolato da ‘estranei’…
“Abbiate fiducia, andate incontro al mondo contemporaneo, ha bisogno di voi e vi aspetta”, esortava il cardinale C. M. Martini. E Benedetto XVI: “Siate disponibili a costruire, insieme a tutti i cercatori della verità, percorsi di bene comune, senza soluzioni preconfezionate e senza paura delle domande che restano tali, ma pronti a mettere in gioco la vostra vita … Abbracciate con carità le ferite del mondo”.
Ma lo ‘spettacolo’ che nella quotidianità raggiunge tutti attraverso gli schermi della Tv e della rete, richiama ognuno al compito amaro di fare i conti con la realtà. Così un senso di smarrimento disorienta e confonde questo nostro mondo su cui – soprattutto oggi – tanto pesano le decisioni e gli egoismi dei ‘grandi’ della terra, come pure la ricerca del potere a tutti i costi e non per servire, ma per se stessi; spesso anzi per interessi tutt’altro che di giustizia!
È facile sentirsi stranieri erranti in questo oggi e – pur desiderando con tutte le proprie forze muoversi con passo libero e costruttivo verso il bene comune – altrettanto facile è rischiare di annegare nelle sue acque tempestose. La verità – ricorda il sociologo Bauman – è che non si possono difendere efficacemente le libertà a casa propria tagliandosi fuori dal mondo che è intorno e preoccupandosi unicamente dei propri problemi e affari. Sarà importante riflettere su cosa sia davvero accaduto all’Occidente negli ultimi decenni per cui intere generazioni sembrano condannate all’estraneità e alla superficialità… Solo storia di un ‘pezzetto’ di umanità decaduta? Forse, ma è comunque umanità che si porta dentro, come ogni persona, la nostalgia continua del ‘pane di casa’.
… la pace che ognuno ha non dipende dalle circostanze
Ognuno conosce per esperienza che dentro l’uomo vive ‘qualcosa’ che continuamente lo cerca e lo spinge a mettersi in cammino in
ogni situazione. La sua Voce è di un silenzio simile a un soffio ed è facile soffocarla. Ma è certo che il Dio della storia in ogni tempo parla a chi ha il coraggio di muoversi ad occhi aperti in questa valle di lacrime senza perdere i contatti con la Voce interiore che chiama verso una nuova terra e la pienezza della gioia. E sulle azioni di ognuno “c’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia a cui non si può sfuggire”- ha gridato con forza Papa Francesco facendosi interprete del grido di pace che sale da ogni parte della terra e dal cuore di ognuno.
In fondo, a pensarci bene, l’ottimismo – nella sua essenza – non è un modo di vedere la situazione presente. È l’energia vitale che viene dalla speranza fondata sulla fede che rende la persona capace di reggere i colpi e di cercare strade nuove. Ogni evento in realtà è possibilità di maturazione. Tanti continuano a sperimentarlo ogni giorno, a condizione che nella solitudine e anche nel senso di fallimento del proprio cuore si lasci penetrare la miseria senza nome di tanti esseri umani, a cominciare dai più vicini. Ogni incontro autentico ha la forza di rompere l’isolamento in cui spesso oggi si vive e permette alle proprie parole di non rimanere pia emozione. Chissà che proprio quel cammino, che ogni giorno si fa per tanti sempre più faticoso, non sia finalmente un forte richiamo per ognuno a fare il primo passo. Quello decisivo che chiede di ripartire decisamente da se stessi!
L’unica cosa che conta …
Cominciare, quindi, a riprendersi la propria vita, forse sfilacciata in tante direzioni, accettando la fatica di portarla a unità; prestare nello stesso tempo attenzione a ciò che si muove nel cuore di chi ci vive accanto, alle inquietudini che gridano nel silenzio. Riflettere sul calore della propria comunità, sapendo che quando qualcuno si sente infelice, di null’altro al mondo ha bisogno se non di qualcuno che gli presti attenzione L’uomo è questo bisogno che va oltre la propria misura e, soprattutto nell’esperienza del fallimento, tende le mani verso Dio. In questo tendere le mani vuole coinvolgere tutti e qui pone la premessa per una cultura di pace, superando ogni cieca contrapposizione.
“Dei giorni e degli anni a te assegnati ne sono già trascorsi molti: nel frattempo tu fin dove sei arrivato nel tuo mondo?” (Martin Buber). Interrogarsi e conoscersi è l’inizio della via che conduce all’armonia e alla pace. Perché se ci si nasconde a se stessi la vita non può diventare cammino. Se non si vede chiaro nell’esistenza, si rischia di perdere la gioia di vivere. E se si sfugge alla responsabilità della propria vita, si scivola nella falsità. Nel percorso, inoltre, nessuno è inossidabile e tutti quindi siamo un po’ uomini smarriti che cercano e ricercatori a rischio di smarrimento.
… per un modo nuovo di abitare la terra e la storia
Ognuno continua ad amare molto la parola ‘pace’, come anche ‘amore’ e ‘gioia’… E indubbiamente tutti vogliono un mondo di armonia e di pace: in se stessi, nei rapporti con gli altri, nelle famiglie, nelle e tra le nazioni… Anche i criminali lo vogliono! E nessuno è così spudoratamente perverso, da dichiararsi amante della guerra. Ma la pace senza giustizia è vera? La pace di una lobby di sfruttatori è la stessa cercata dagli oppressi? La pace delle multinazionali coincide con quella dei salariati sotto costo? E la pace voluta dai dittatori si identifica forse con quella sognata dai perseguitati politici?…
In realtà è solo ogni persona a decidere che cosa ‘deve controllare’ la sua vita. Per cambiare il corso violento della storia, c’è perciò una concreta catena d’impegno: quella formata da persone che vivono la pace come il proprio modo di essere. E c’è una pace – quella di Cristo – che trascende le circostanze e nei momenti difficili permette di dominare il proprio cuore. In ogni caso la pace vera non può essere solitaria; ha sempre a che fare con il dono, il dialogo e l’incontro, a qualsiasi livello. Perché vivere è dare, è donare gioia a qualcuno, senza aspettarsi in qualche modo il contraccambio. Dare per primi e in perdita. Questa è semplicemente la legge della vita, il Vangelo che è da Dio. In sé ha la forza giovane che mette a soqquadro la logica degli uomini e anche tutta la storia, perché fa risorgere il cuore. Così finisce fra le persone il gioco a competere e ad escludersi. E ripartono la vita e la speranza.
Luciagnese Cedrone
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