Musiche sotterranee …

Posted by usmionline
ott 17 2013

musica-giovane (1)Nella ‘musica giovane’ passa e vive uno stile di vita e un orizzonte valoriale; tutto il bene e tutto il male della vita; domande che non trovano risposta… E un grido d’aiuto che è da raccogliere.

… e silenzi da interrogare


silenzioIl suono del silenzio e il silenzio di un abbraccio. La voce di un torrente e il cinguettio degli uccelli. Il canto negli occhi di un bambino e la saggezza malinconica nel sorriso di un vecchio… Tutto questo è musica. Musica vera, quella che è ascolto. Un ascolto che continua nell’intera natura, cattedrale vivente di musiche sotterranee e universo dove tutto prega: fiumi, foreste, prati e colline! Il grande messaggio che se ne raccoglie è fatto di silenzio, pazienza e attesa fiduciosa. Quasi un sacro che fa fiorire l’umano, allevia la pressione del dolore e dona la carezza della gioia.

Se non so ascoltare la musica della vita – confessa Giosy Cento – non posso “fare musica”. Forse è per questo che quella dei giovani oggi non si muove come discorso lineare e costruttivo. Canta infatti la vita sentita come il trovarsi sul ciglio di un abisso, come un evento gratuito e contradditorio nell’eterno passaggio alla morte e al silenzio.

Mille sono i suoni che accompagnano e riempiono la vita delle persone lungo le strade delle nostre città, nei negozi, al mercato. Solitudine, musica e rumori… sinfonie di emozioni e di vita! È possibile all’uomo contemporaneo saldare il fragore dei giorni e il silenzio delle stelle? Il peso del quotidiano e le ombre invecchiano il cuore, il male disidrata l’esistenza e la fa chiusa e sterile… Divorati dal vuoto e dal deserto degli affetti – rifletteva S. Weil – quando siamo troppo sfiniti, abbiamo bisogno di parole vere. Gridiamo per averne. E il grido ci lacera le viscere. Non otteniamo altro che silenzio.

Nell’universo del cuore: mistero e dolore
8859982-ascoltare-musica-giovane-donna-con-le-cuffie-studio-girato“La parte più grande e più vera di ogni uomo è invisibile. Per essere raggiunta ci vuole un mezzo invisibile: e la musica lo è” (Giosy Cento). La musica muove, commuove, fa decidere, permette di sentire la vita e perfino di toccare Dio. Nell’assenza di idee, tipica di un tempo dal pensiero debole, è la musica che richiama le masse con l’illusione di poter lenire la propria segreta sofferenza. In particolare appare come un’ossessione settimanale quella che ammassa i giovani nelle discoteche e poi nelle folle dei concerti, anche se in esse il proprio nome si perde nella folla e nell’anonimato. Ma – come afferma Romano Battaglia - in mezzo al rumore non si avvertono né i respiri, né i sospiri delle persone che vi vogliono bene.

I giovani e la musica…
Se un tema comunque accomuna i ragazzi dei nostri giorni è proprio la musica, sentita da loro come il linguaggio più comunicativo, coinvolgente e 03-660x330liberatorio; capace di offrire espressività altrimenti impossibili. Pop, rock, rap, hit-pop, dance, techno, punk… L’ascoltano su ipod, ipad, mp3, mp4, cellulari… E lo fanno mentre giocano, passeggiano, guidano; quando sono per strada, in macchina o in casa. Perfino mentre studiano o sono in classe. La società per loro è e resta terra straniera. Così nel mondo variegato della musica essi si sottraggono alle fatiche di ogni giorno, si sfogano, si rilassano, trovano un riparo forse solo immaginario e intoccabile in un mondo sognato, ma in fondo impossibile e irrealizzabile.

I giovani sono molto cambiati: dai gradini della chiesa sono passati al muretto e agli spinelli, finendo anche alla droga e all’alcool, sempre portandosi nel cuore il bisogno di essere cercati, accolti e amati; e di incontrare un Dio che sia in relazione, che entri in relazione. Cercano la musica semplicemente come ragione di conforto e di discussione, un mezzo per conoscersi e divertirsi all’interno del gruppo. Così non l’ascoltano. L’abitano. Ed è molto difficile incontrare fra loro gruppi stabili che non ascoltano la stessa musica. Succede anche che chi nel gruppo è più debole, per non perdere il consenso degli altri, si adegua e si convince di trovarvi lo stesso piacere. Ma tutti per istinto sanno riconoscere se dietro alle parole delle canzoni che scelgono di ascoltare, ci sono ricerca, vita vera, cuore. Perché hanno un bisogno immenso di parole vere e di presenze. Sentono che, se in un rapporto non arriva il “tu per tu”, è difficile costruire qualcosa di vero e vivono la musica come strumento per riuscirvi. Attraverso di essa costruiscono il loro mondo. Così, mentre si domandano se valga la pena di vivere in questo mondo senza più definirlo solo uno schifo, cercano persone credibili con cui poter costruire relazioni personali.

Nella musica giovane più senso per vivere?
musica-giovaneQuello di oggi nel suo insieme non è un mondo di uomini felici. Spiega Dostoevskij: «L’uomo è un  mistero che deve essere districato e se noi diamo la vita per questo fine, potremo dire di non averla sperperata; io mi voterò a questo mistero, perché voglio essere un uomo». Dalle sue parole emerge tutta l’inquietudine di chi, svegliandosi dall’ipnosi di un quotidiano trito e abitudinario, scopre la vita.

Se i nostri giovani per sentire che esistono devono ricorrere alle solitudini dei walkman sparati nelle orecchie e alla musica ‘grido’, è necessario per tutti riflettere su quanto la nostra comunità sia poco accogliente. E anche sulla solitudine tipica di un individualismo esasperato, che si aggira nelle nostre città. Di fronte ad una umanità così sofferente diventano sempre più necessarie parole giuste, capaci di fare sintesi, che dicano ciò che non è stato mai espresso e che solo lo Spirito può suggerire.

Il grande Direttore d’Orchestra Riccardo Muti richiama al fatto che forse noi italiani abbiamo  dimenticato che la musica non è solo intrattenimento, ma necessità dello
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. I giovani – assetati come sono di suoni primitivi e cadenzati, soprattutto se gelosamente custoditi nella musica rock – lo dicono con il linguaggio più originario e primitivo della musica: quello del corpo e del battito del cuore. Suoni che, nel contatto corpo-anima e fede-vita, muovono a gesti capaci di salvare dall’irrigidimento e dalle convenzioni a cui tutti andiamo incontro. I ragazzi sentono tali gesti come si ‘sentono’ i gesti d’amore, quelli che fanno tornare nel cuore lo stupore incantato nei confronti delle cose e della vita, che regalano il suono del silenzio e fanno emergere il divino che è sparso nella creazione. Ne scaturisce un’eternità che si nutre di tempo, una spiritualità che s’incarna nel dolore e nell’amore, l’autentica condizione insomma dell’uomo a cui non è dato l’eterno se non per rapidi e fugaci assaggi, e… non ‘elevandosi’ ma  ‘incarnandosi’.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

 

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