Andare oltre…

Posted by usmionline
ago 13 2014


Roadview im Sonnenuntergang - USA“Sappilo, Dio: farò del mio meglio. Non mi sottrarrò a questa vita. Continuerò ad agire e a tentare di sviluppare tutti i doni che ho, se li ho. Di tanto in tanto però, dammi un segno”: dal diario di Etty Hillesum, che ha combattuto la guerra invocando il dialogo  e seminando l’amore. 

Perché la morte non uccida la speranza…
Una storia – quella attuale – largamente fatta di incubi: 100mila cristiani perseguitati e in fuga dall’Iraq e da altri Paesi del Medio Oriente; bambini morti di sete e di fame durante la fuga;  donne schiave di guerra nell’Isis; chiese demolite e croci distrutte in Cina … E si potrebbe continuare a lungo l’elenco… Una società – la nostra – frammentata, disillusa, a volte indifferente e una cultura “in cui ciascuno vuole essere portatore di una propria verità soggettiva” (Evangelii gaudium, n. 61-62). In tutto questo come orientare la propria libertà verso la realizzazione del progetto di Dio sul mondo per quella parte che ‘mi’ riguarda? Certo non si porta l’odio in nome di Dio! E non si fa la guerra in nome di Dio (Papa Francesco), perché Dio è amore in movimento e non lo si conosce se non amando e…muovendosi! È urgente interrogarsi sulla propria coscienza di credente e di comunità cristiana fondata e costituita dai gesti del Signore Gesù, dai quali deriva tutto ciò che i cristiani sono nel mondo e nella storia e anche tutto ciò che di buono può arrivare all’umanità attraverso di essi. In sintesi: è urgente imparare che cosa voglia dire, oggi, nella propria vita il comando del Maestro e Signore: “dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,15).

… e l’angoscia non soffochi il gusto della libertà
Certo non è difficile impegnarsi quando tutto va bene. Ma la paura e persino l’angoscia dei momenti più difficili e oscuri della vita di setedisoleper sé non dicono che si è sbagliato strada o che si è persone ‘strane’. Forse, anzi, è proprio in quei momenti che più facilmente si prende coscienza di sé e di ciò che si è chiamati ad essere. Le difficoltà, in genere, maturano uno sguardo umile. E questo facilita il passaggio a una ricerca di fede segnata dal desiderio autentico di lasciarsi toccare e perfino cambiare dalla realtà. In ogni caso, nessuno è – come a tutti piacerebbe credere – ciò che egli costruisce o decide. Più semplicemente, forse, ognuno è ciò a cui si abbandona, dal momento che ogni decisione nasce, prima che dalla forza di volontà, proprio dalla capacità di abbandonarsi alla forza dello Spirito, che nel cuore di ogni lotta umana è sempre vivo e operante. E se il ‘gusto dell’Assoluto’ orienta le scelte, allora nel cuore e nella vita dell’uomo rinasce tutta la ”passione per ciò che è possibile’” (S. Kierkegaard) ad ognuno. Il che si traduce in fecondità sociale, frutto molto raro in tempi apparentemente sempre più avviati verso individualismo libertario e laicizzazione radicale.

Dare spazio alla sete d’incontro…
Un rischio certo e permanente per tutti – assicura il papa – è chiudersi nei propri interessi e comodità senza lasciare spazio per gli altri, perché questo trasforma in persone risentite, scontente, senza vita. Ed è come un lento suicidio (Cfr Evangelii gaudium n.272). “O le nostre comunità si metteranno in dialogo o marciranno come una pianta che ha perso la sua vitalità e la sua energia”, conferma A. M. Pernia, Superiore Generale S.V.D. Ma come è possibile, nonostante tutti i nostri limiti e peccati, essere veramente vicini gli uni agli altri? La domanda è sempre del papa, che poi suggerisce: fra egoismo e protesta, scegliere il dialogo, testimoniando con la ricchezza del proprio essere e con una presenza all’altro il più possibile gratuita, che sono possibili altri modi di vivere le relazioni umane. Egli addita così all’impegno dei credenti un meraviglioso ed esigente cammino, il quale non può che cominciare e sempre ricominciare. E ogni volta per andare ‘oltre’, magari riconsiderando le cose e i gesti di sempre in una nuova luce, alla ricerca di un “disegno che ci precede e che attende il tocco di ognuno’” (Rm 8,28). Perché Parola e cuore dicono la stessa cosa. E il vangelo accolto nel cuore capovolge la vita e rilancia tutti i suoi desideri.

… invocare dialogo e seminare amore
Il dialogo è scritto nel nostro DNA di esseri umani. Ma in che misura la persona è capace di lasciarsene modellare la vita? quanto per esempio, con l’orecchio del cuore, si riesce a cogliere se la parola di rabbia dell’altro in realtà non mascheri uno stato di pena e sofferenza; o se il suo atteggiamento di timidezza non riveli la supplica di essere accolti e amati?… Il che poi significa imparare – rimanendo sulla strada della contemplazione – a ‘vedere’ gli altri così come li vede Dio; ad andare perciò ‘oltre se stessi’, al di là della paura che paralizza e corrode ogni vita comunitaria. La via insomma per trasformare la propria persona e anche gli altri.

Bergoglio, già in veste di cardinale, suggeriva: “Abbiamo bisogno di generare una cultura dell’incontro”. E oggi ancora assicura: “All’interno di ogni pur piccola comunità il dialogo è un segno vivente del regno di Dio!”. Un invito pressante, il suo, a credenti e non, ad uscire dalla propria coscienza isolata per aprire spazi d’incontro. “Noi a volte abbiamo una gran fretta di giudicare, classificare, mettere di qua i buoni, di là i cattivi… Dio invece sa aspettare. Egli guarda nel ‘campo’ della vita di ogni persona con pazienza e 10361493_719075458153612_5989552653590107261_nmisericordia: vede molto meglio di noi la sporcizia e il male, ma vede anche i germi del bene e attende con fiducia che maturino”. È la vita piena che richiede di dare spazio alla sete d’incontro che è nel cuore di ogni creatura. E se la persona si limita a relazioni autoreferenziali, utilitariste o peggio di esclusione e di dominio, non solo fa del male agli altri, ma lei stessa si ammala. Eppure anche fra credenti e perfino nelle comunità religiose si parla di dialogo, forse se ne parla anche tanto, ma si finisce per… aspettarlo dagli altri e praticarlo molto poco. È necessario proprio andare oltre, muoversi con coerenza verso la ‘conquista’ di quell’inutile che scaturisce dall’interrogarsi sul senso del proprio agire e certo non si arrende al calcolo del risultato; aprirsi con la vita al dono infinito di quella relazione autentica con Dio che trasforma il cuore, la mente, le logiche… Andare ‘oltre’, insomma, fino a esprimere la centralità del messaggio evangelico anche nel proprio ambiente e nell’attuale contesto storico.

 Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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