Dalla valle della quotidianità

Posted by usmionline
set 01 2014

3La terra può anche essere un immenso pianto, ma quanto viene costruito facendo passare per le proprie mani la tenerezza di Dio rimane per sempre; nessuna forza del male e dell’ingiustizia potrà distruggerlo. Alimentarsi con il Vangelo cambia anche una società difficile come la nostra… Ed è speranza che non delude.

Racconti di morte…
Nulla addosso, sulle spalle un fagotto di povere cose. Nel cuore angoscia e fame che premono come una tenaglia. Davanti a sé il nulla. Un segno d’odio – la ‘N’ araba di Nazareno – accompagnato da stragi e persecuzioni. Luoghi, cristiani da duemila anni, annientati. Minoranze etniche e religiose avviate allo sterminio insieme a uno dei pochi mosaici di civiltà rimasti nel Vicino Oriente… Tutto questo da quando Mosul a nord dell’Iraq è caduta per mano delle milizie dell’ISIS  (oggi IS = Stato Islamico), all’attacco per conquistare ricchezze e barili di petrolio, al prezzo di qualsiasi devastazione. E, mentre in poche settimane tali drammi continuano a moltiplicarsi, i profughi sono già diventati 1,4 milioni… C’è la questione dell’Ucraina, dove si continua a combattere e si aggrava la situazione della popolazione civile; c’è la questione della Siria, della Libia e poi delle migliaia di morti annegati nel Mediterraneo… Storie di un ‘altro’ mondo, estraneo forse ad una Europa cinta da… mura invalicabili? Di fatto il movimento islamico del Califfato continua ad attaccare da più parti, e l’Europa … sembra pensare ad altro! Siamo nella Terza guerra mondiale – dice il Papa - ma fatta a pezzi, a capitoli… E aggiunge: Preoccupa il livello di crudeltà che accettiamo.

… di grandi fatiche
Certo, quando non si ha più – o non si ha ancora – un lavoro per vivere, e sul domani solo incertezze; quando non si possiedono risorse sufficienti per pagare le bollette quotidiane o ci si ritrova letteralmente ai margini delle strade, allora cambia la vita delle persone. E in peggio. Senza considerare che c’è anche chi continua a vivere immerso in povertà ancora più profonde: di istruzione, di relazioni, di fiducia, di speranza… Ma nei Tg del mondo occidentale è anche la  disperata debolezza di ‘quei’ profughi, dei ‘nuovi ultimi’. E il cuore delle persone – povere o meno povere non importa, ma impegnate nelle scelte quotidiane a rendere ‘casa umana’ questa nostra terra – ‘vede’, prova orrore, pena, non si rassegna… Così avviene che anche i drammi, originati in spazi internazionali più o meno lontani, diventano – come sono realmente – ‘problemi di casa’; una realtà viva e sofferta, problemi di vita e di vita quotidiana; lontani forse solo per chi, più o meno consapevolmente, è impegnato solo ad accaparrare per sé e insegue quanti gli vivono accanto con l’obiettivo primo di usarli per farsi strada.

…e grandi domande
ansia1“Ogni comunità cristiana deve sapere che non solo i deboli hanno bisogno dei forti, ma che questi ultimi non possono essere veramente uomini senza i primi. L’esclusione dei deboli è la morte della comunione” (D. Bonhoeffer). E la senatrice Albertina Soliani scrive: “l’unità tra i deboli e i forti è la grande sfida del mondo globale in cui viviamo e l’unica via per la salvezza di tutti”. In realtà oggi la povertà si presenta come un fatto universale enorme e profondo, un fatto di massa e un fenomeno di civiltà. Negli ultimi due anni, secondo i dati Fao, l’area della fame è cresciuta addirittura del 25%… un segno dei tempi quindi; segno da discernere e sfida anche per l’annuncio della fede. Dopo la crisi finanziaria e via via che Paesi terzi e quarti ne emergono impetuosamente, gli ‘ultimi’ di prima diventano ‘penultimi’. E allora stare con gli  ‘ultimi’ vuol dire forse tradire i ‘penultimi’? Come coniugare mercato e cultura del dono, economia e gratuità dell’azione sociale? Certamente non c’è risposta fuori della pulizia dei pensieri e fuori dell’agire quotidiano di ciascuno. Istintivo invece è sentire l’arrivo fra noi degli immigrati e dei nuovi sventurati come un’invasione mirata ai propri danni. Facile è anche rimanere a guardare il loro affanno con una sorta di impigrita indifferenza o impotenza. In tutto questo ognuno forse è più smarrito che consapevole. Che cosa fare?… I pensieri, i sentimenti e spesso anche i comportamenti sono arruffati intorno a ciò che è necessario fare. Ma allora si può ancora parlare di bene comune? Qual è la soglia che rispetta la vita, la dignità della vita? Come impegnarsi per un’economia che non si vuole accontentare di assicurare la convivenza sociale, ma aspira alla vita in comune e a realizzare una società fraterna?

Chiamati alla fede…  

fdrpn_1I poveri? … saranno sempre con voi, fu detto. Senza di essi, quindi, è certo: non esiste la comunità. Tanto meno la comunità cristiana. Del più piccolo e del più dimenticato Dio ha una memoria molto viva e fresca (B. de Las Casas) e a tale memoria chiama chi accetta di farsi suo discepolo. Nella società umana in realtà il bene di ognuno può essere raggiunto solo con l’opera di tutti, credenti e non. E il bene di ciascuno non può essere assaporato se non lo è anche dagli altri. Ma allora come muoversi con Dio che prende sempre la parte del più povero, dell’oppresso, del più debole, in una realtà come la nostra che è marcata dalla povertà e dall’oppressione… si chiede G. Gutierrez.

… nella quotidianità storica
Dio si fida di ogni sua creatura e in ciò va oltre ogni speranza umana. Il suo amore per la persona oppressa, qualsiasi lingua parli e qualunque via stia percorrendo, non può essere zittito… La sua chiamata a vivere la stessa fedeltà alla giustizia e alla misericordia rimane universale e personale, come anche quella a riconciliarsi con la storia più quotidiana, profetica o insignificante, bella o meno bella che sia. Nel quotidiano cammino verso una intelligenza, sempre più profonda e ampia, del Mistero che conduce la storia, il cristiano trova nella Parola la regola per le sue relazioni e il criterio per imparare a discernere la via per costruire il vero bene comune. Insieme ne riceve la grazia e l’energia per camminare nel presente e vigilare attuando il definitivo che non è ancora e già germoglia nel cuore come speranza e passione. È il “regno dei cieli” che ci assomiglia e non è sopra o lontano da noi, perché si concretizza attraverso i gesti e i sentimenti umani. Nei giovani, per esempio, più che crisi di valori oggi è presente una forte sete di autenticità. A saperla leggere vi si può riconoscere uno degli innumerevoli segni di quel Mistero che in ogni tempo sceglie gli ultimi per confondere

Rappresenta Gesù Figlio di Dioi forti e agisce là dove sono paura e forza. Ai giovani dell’Asia papa Francesco ha suggerito lo sguardo e i criteri con cui vivere la propria chiamata a testimoniare il Vangelo nell’immenso Continente asiatico. Essi risponderanno ancora al suo invito e si sveglieranno, infine. E i giovani dell’Europa usciranno per incontrarli e muoversi insieme al servizio di tutti, nella libertà di un amore quotidianamente ritrovato e purificato. Un sogno forse? Ma la virtù più facile per i giovani di ogni tempo è fare le cose difficili! E la fede è per tutti il grande rischio della vita, la via sicura lungo la quale la globalizzazione e il terrorismo non diventeranno una notte in cui tutto è nero.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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