Fatti inquieti per cercare

Posted by usmionline
set 11 2014

DOMENICA XXXI C_clip_image011Anche nella vita più dispersa e inquieta è possibile “tuttavia” muoversi verso la propria interiorità e accogliervi il quotidiano concreto con le persone e gli eventi. E in questa interiorità trovare la ricchezza della vita e la gioia e il gusto e il senso, anche nelle situazioni più tragiche.

A partire dalle sorgenti…
“Venti, sessanta, cent’anni… questa è la vita. Ma cosa serve se poi sbagliamo direzione?” (Beato Pino Puglisi). Certo non si nasce per caso e non si muore votati al nulla. Però nel concreto di ogni storia umana c’è la vita che si riceve in modo naturale e c’è quella che si può ricevere solo guadagnandola con fatica muovendosi alla ricerca delle ‘radici’ della vita stessa, verso quel pezzetto di eternità che ci si porta dentro. In mezzo oscilla la ‘propria’ vita, quella che al momento si vive o non si vive. “La mia fiducia dov’è?”, domanda Papa Francesco. Quanto spesso pensieri, parole, azioni straripano di ‘io, me, per me, con me’… Soltanto IO?Ma se si confida in se stessi, si perde tutto”, ricorda sempre il Papa. E ci si ritrova un po’ come il tamerisco nella steppa, condannato dalla siccità a rimanere senza frutti e a morire … Eppure a nessun uomo potrà mai mancare il cielo per arrivare alla meta. Nel cammino infatti ognuno riceve abbastanza per essere se stesso e per svolgere i compiti che gli competono nelle diverse situazioni in cui si viene a trovare. La sfida è restare in ascolto di ciò che sale da dentro, perché la sola vera certezza che tocca la nostra vita e le nostre azioni - scrive Benedetto XVI – può venire solo dalle sorgenti che zampillano nel profondo di noi stessi. Solo lì si è pienamente se stessi.  Scoprire tali sorgenti in fondo significa sollevarsi al di sopra del proprio ‘io’ e dare il via alla ‘navigazione del cuore’. Allora dalla chiusura in se stessi si è condotti alla dimensione nuova dell’Amore che abbraccia l’universo, là dove è la ragione permanente della gioia. La Vita che è in Dio non raggiunge l’uomo al centro delle sue “sicurezze”, ma solo nel suo bisogno di essere guarito.

… capire l’arte del dolore
3.Innocenza
Quando un’esperienza affettiva colpisce in profondità, la persona si ritrova a chiedersi che
cosa sia stata la sua vita fino a quel momento. Si perde il lavoro, fallisce un progetto, qualcuno tradisce la nostra fiducia, muore una persona amica …  Ci viene incontro così il mistero umano nelle sue due facce: desiderio di vita e minaccia di morte. Qualunque ne sia la ragione, ogni situazione di crisi è profondamente destabilizzante; provoca ad interrogarsi sia su quello che si sta vivendo che su ciò che si è vissuto fino a quel momento. Se poi se ne cerca il significato per una più profonda comprensione di ciò che si è nel presente o che si è stati, allora ci si trova alle soglie della vita interiore, dove si può cogliere il senso dell’esistere, anche di quello più tormentato. Certo è un po’ istintivo per tutti nelle realtà negative della vita protestare la propria innocenza. E piangere, accusare, lamentarsi… Il che sì, è una miseria, per sé e per gli altri. Rimane però il fatto che smascherare le proprie complicità non è facile e perderne la memoria rende più difficile, se non impossibile, imparare qualcosa di bello sulla vita. Spesso infatti non sono gli altri i primi colpevoli della propria infelicità. Per umiliare e ferire qualcuno – dice Etty Hillesum – “bisogna essere in due”: chi fa soffrire e chi accetta che quella sofferenza mantenga la sua carica di negazione dell’amore.

Divenire se stessi cambiando…
Ci sono elementi essenziali per riconoscere l’autenticità del proprio cammino spirituale e la sincerità della propria ricerca. Banco di prova è rendersi conto della dispersione interiore da cui ognuno ha bisogno di essere guarito. Solo tale consapevolezza cambia la qualità dello sguardo che si ha su se stessi e mette in crisi l’immagine che di sé si aveva prima. È questo il doloroso e necessario inizio del cambiamento. L’«io» ideale, che ci si era forgiati e che si voleva  perseguire come una doverosa realizzazione di se stessi, si frantuma. E questa ‘morte’ – assicura San Paolo (cfr Romani 6,4) – introduce alla vera vita secondo lo Spirito. In Lui sono la luce e l’energia che fanno capace l’uomo di donare ospitalità, in sé, a quell’altro che è diverso, antipatico, arrogante, nemico, indifferente … Procedere il più delle volte a tentoni lungo un percorso accidentato e difficile, per imparare a soffrirlo e accettarlo, sapendo però che c’è sempre un ‘tuttavia’ – così lo chiama Hetty Hillesum – che può cambiare radicalmente la propria percezione degli avvenimenti e l’essenza delle cose che si vivono.

Ma davvero il dolore può ampliare gli orizzonti di conoscenza di chi lo sperimenta, far comprendere cose che in altro modo non si capiscono? …in fondo sappiamo bene che soffriamo, ma non sappiamo in alcun modo perché soffriamo. In tale situazione troppo spesso manca alla persona la capacità di resistere di fronte alle difficoltà della vita. A volte poi tale mancanza porta i più giovani a cercare rifugio nella droga e un po’ tutti a ripiegarsi su di sé. È necessario trovare il senso del dolore per non bloccarsi nel cammino. Trovarlo per sé e per aiutare i più piccoli a crescere, altrimenti soffrire sarà stato inutile. Chi ne ha fatto l’esperienza sa che si può essere felici ‘dentro’ senza per questo voltare le spalle alla sofferenza. Perché si può soffrire in modo degno o indegno dell’uomo. La vita è dura, ma è anche BELLA!

… e vivere a ‘matite colorate’!
Una forza più grande di ogni uomo attraversa la vita e la fa più forte di ogni sua ferita. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque timore (Mt 10, 30-31)dice il Signore. Con Lui sulla barca della propria vita è possibile attraversare prove e contraddizioni come vere piccole risurrezioni, fare ogni volta un’esperienza pasquale insomma. E sentirsi chiamati a scrivere con la vita, per la libertà di tutti, le ‘piccole cose’ 670px-Cope-if-You-Want-to-Become-Anorexic-Step-1vissute con il Risorto. Il divino e l’umano trovano così compimento l’uno nell’altro. Con Lui si può osare attraversare la soglia che porta al cospetto degli altri ed espone al rischio di camminare insieme nelle situazioni concrete; forse anche di inciampare insieme, ma risollevandosi poi fino a saper sorridere di se stessi. Il problema vero è imparare a pregare e vivere come … matite colorate. Allora, ogni mattina, a tutto ciò che si alza con noi si riesce a dare quel colore di luce che fa esistere per gli altri, ma senza imporre loro la propria vita. Vivere e pregare insomma per riuscire a catturare un po’ di luce e di sole in ogni incontro e – perché no? – anche in qualche scontro. E marciare così, lietamente, verso la vera libertà di vivere. La forza interiore basta. Il resto è irrilevante.

Luciagnese Cedrone
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