Molte le provocazioni e le spinte che dal nostro oggi arrivano alle donne e alle consacrate… Prendere coscienza – e farlo con il cuore di un povero che ha fame di Dio – che alla Chiesa e al mondo ‘serve il genio femminile’. Entrare nel desiderio di Dio, intuire il cammino per nuovi e stimolanti percorsi e per scelte profetiche e coraggiose.
Tra realtà…
Variano colore della pelle, cultura e abitudini, ma i problemi che oggi la donna si trova ad affrontare nel mondo sono gli stessi. La sua partecipazione nella società è ancora carente e minoritaria, sotto molti punti di vista, rispetto a quella degli uomini. Donna e consacrata e in posizione ‘ancillare’, ancora “invisibile” nei momenti più importanti e decisivi della vita della Chiesa. E c’è di più! Troppe donne oggi hanno interiorizzato un modo maschile di pensare, cercano se stesse e ‘si dicono al maschile’.
“Credo che noi non abbiamo fatto ancora una profonda teologia della donna nella Chiesa”, riconosce Papa Francesco parlando ai Vescovi brasiliani. Più volte poi egli è tornato sullo stesso pensiero: “Soltanto può fare questo, può fare quello, adesso fa la chierichetta, adesso legge la Lettura, è la presidentessa della Caritas” … Nella Evangelii gaudium si chiede se è proprio necessario che il prete stia in cima a tutto. Ciò infatti dà luogo a un immobilismo clericale che a volte sembra aver paura di lasciar spazio alle donne. In tali termini la Chiesa, nel ruolo importante affidatole, parla delle e alle donne nel nostro tempo. Per tutti i cristiani, importante è ricordare che vera ‘teologia delle donne’ è quella elaborata da donne che sempre cercano e danno una risposta necessaria alla presenza continua di Cristo in mezzo a noi e all’incontro con lui. Parlano di Dio, di Scritture sacre, di liturgia, di pastorale, di linguaggio religioso … Teologia della donna non è insomma quella elaborata da uomini che parlano delle donne! È essere di più, profondamente di più.
…e profezia
Quando Gesù è stanco, quando soffre, quando chiede un gesto di affetto, quando muore e quando risorge, le donne sono presenti, sono lì. Il modo in cui egli le incontra e le rivela a se stesse è teologia dell’incontro. Mettersi in cammino per incontrare Cristo e vederlo incontrare delle donne è un’avventura che trasforma, cambia e modifica il modo di pensare e di vivere. È un pellegrinaggio interiore che non finisce mai, perché in ogni incontro c’è una parte che appartiene al mistero. “La pratica della Scrittura da parte delle donne ha rivelato oggi nuove domande, nuove figure e ruoli dimenticati nelle narrazioni bibliche. È maturo il tempo che le donne, competenti nella teologia, nella pastorale, nella fede, continuino questo cammino” (Pellettier).
Alla Chiesa serve il genio femminile, l’apporto della ricchezza e delle capacità intuitive insite in esso, afferma Kasper. È indispensabile la presenza delle donne a ogni livello, anche in posizioni di piena responsabilità. Parole tutte che – soprattutto in quest’anno della vita consacrata - muovono ad interrogarsi e confrontarsi sul proprio vissuto perché il messaggio del Vangelo possa diventare cultura per tutti con il contributo insostituibile del “genio femminile”. Le donne/consacrate sono chiamate a sfruttare meglio la loro innata capacità di prendersi cura degli altri e anche a direzionare un po’ di queste attenzioni verso se stesse.
Segni nuovi di verità semplici ed essenziali
Anche nei mass media, dove si celebrano tutte le liturgie della comunicazione, laiche e non, finalmente una lettura della realtà, in cui potersi riconoscere come donne e come consacrate. Il nuovo periodico femminile, Donne, chiesa, mondo, allegato al quotidiano della Santa Sede L’Osservatore Romano – come spiega Lucetta Scaraffia – è un “inserto dedicato alle donne di tutto il mondo, con particolare attenzione al loro rapporto con la Chiesa”. Esprime tutta l’attuale necessità di leggere i “segni dei tempi”. L’inversione di marcia, dopo oltre 150 anni di storia, ha origine dalla volontà di Benedetto XVI di valorizzare in ogni modo la presenza femminile nella Chiesa (G.M.Vian). E anche un “modo per mettere in luce le 740 mila religiose che nel mondo hanno da insegnare a noi laiche, compresa l’umiltà e la capacità di relazionarsi con una Chiesa ancora gerarchicamente maschile” (G. Galeotti). La novità dell’inserto è proprio nel saper guardare alla realtà con occhi di donna liberi e nuovi, con spunti di riflessione ed esempi da seguire, nell’apertura al dialogo e a temi di respiro internazionale e interreligioso.
Un segno dei tempi da cui non c’è ritorno. Ma questo dipende molto anche dalle donne consacrate. Loro è ancora il compito di cominciare. Non si tratta di cercare un proprio spazio nella Chiesa misurandolo su quello occupato dagli uomini. Anche se i passi fatti sono reali, si può fare ancora molto. Ma il cambiamento c’è, si vede, si avverte. L’elezione di una donna in una università pontificia, e in una seduta tutta maschile, è un altro piccolo segno.
In realtà gli istituti religiosi femminili nella storia hanno puntato sempre in anticipo sui tempi della società civile. Pensiamo anche solo alle strutture educative create quando non esisteva nulla. O più semplicemente a quanto oggi sr Eugenia Bonetti fa, per incarico dell’USMI e insieme a centinaia di religiose, per combattere la tratta di donne e bambini nel mondo. L’entusiasmo e il calore che caratterizzano le religiose nel diffondere i percorsi spirituali individuati le hanno rese, nella storia, capaci di risvegliare la fede in contesti che sembravano solo respingerla. Anche nel nostro oggi, con una diversa e più matura consapevolezza delle proprie possibilità, l’impegno è di trasformare gli interrogativi del momento in trampolino per acquisire verità non abbastanza ascoltate nelle Scritture bibliche. E che sono profezie di futuro.
Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it
Per riferimenti utili/eventi sull’anno della vita consacrata, vedi:
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccscrlife/index_it.htm