Consumare le … scarpe sui segni di Dio

Posted by usmionline
dic 11 2014

In ogni deserto umano è possibile generare futuro… Anche là dove tutto sembra fermarsi e morire; o dove il rischio catechesi1supremo è una vita addormentata, incapace di cogliere profezie e lacrime. La Voce di Dio che grida nel deserto non tradisce e può rendere sempre capaci di percepire in sé la carezza e il tepore delle mani di Dio…  

Il problema vero è la fede
Gli antichi dicevano a chi si lamentava di non capire: metti in pratica ciò che hai capito e capirai il resto. La vera conoscenza in realtà viene dalla vita e da una vita vissuta “nello Spirito”. Stare nel mondo senza essere del mondo – come è chiesto al cristiano – è certamente una condizione faticosa di “equilibrio instabile”, che persiste e attraversa ogni fase della vita. E se l’amore unico, definitivo, un po’ folle… del consacrato per Gesù rimane solo sullo sfondo della propria esistenza concreta, ai margini dei rapporti e degli impegni della persona, quasi subordinato alle necessità quotidiane e alle preoccupazioni pur buone, spirituali, o materiali, o di prestigio …; se è vero che a volte si vive quel luogo di verità e di conversione che è  il tempo della preghiera riempiendolo di parole per scappare a fare mille cose… Allora davvero inizia la decadenza del senso di Dio e della vita consacrata. E subentra nella persona quella durezza di cuore (sclerocardia) che, secondo la Scrittura, impedisce al credente di leggere l’oggi di Dio.
“L’unico mezzo per donare la propria vita per Gesù consiste nell’aiutare ognuno a essere un pellegrino di verità”, scriveva Padre P. Dall’Oglio, che della sua vita – con tutti i rischi del caso – ha fatto esattamente questo. Di fronte all’indifferenza del mondo, la prima urgenza per i credenti, soprattutto oggi, è un reale andare avanti – personale e comunitario – sulle tracce di Cristo, verso una Bellezza e una Tenerezza non più in frammenti; un muoversi quotidianamente senza mai sentirsi pienamente arrivati; accogliendo e vivendo il tempo concesso ad ognuno come il breve e unico istante in cui poter diventare ciò che si è chiamati a essere.

topicPuò apparire sconcertante, ma in tale cammino il vero problema, anche per la vita consacrata, è la fede… quella che mette in condizione di ricevere una nuova vista per capire e vivere la vita. Non perciò un semplice chiudere gli occhi; né un rapporto abitudinario e scontato con Cristo; nemmeno una semplice ‘introduzione’ prima di passare ai problemi concreti e magari perdersi in essi! In effetti si diventa cristiani adulti e religiosi non ‘per’ fare qualcosa, ma ‘a causa’ del fascino di Cristo e del Vangelo. In altre parole: per aver trovato in Lui tutto quello che da sempre si era cercato senza saperlo.

‘Piccolo resto’  non temere…
Un proverbio napoletano dice: “Si può vivere senza sapere perché, ma non si può vivere senza sapere per chi”. Questo ‘chi’ è prima di tutto il ‘Dio vivente’, ma è anche l’altro che ogni giorno si è chiamati ad amare. Il che significa non considerare nessuna persona superflua rispetto alla propria ricerca di vita e di senso. Verso il ‘chi’ però si va solo in un esodo da sé senza ritorno, vissuto con la coscienza che la Verità ci supera sempre e non si possiede, perché, appunto: Io sono verità, via e vita, dice Gesù (cfr Gv 14,6). Esodo da sé allora è farsi pellegrini della Verità che è Cristo e farlo con tutta la passione di un’intelligenza che pone domande; ma anche con la forza di un cuore che accetta di compromettersi realmente per gli altri, a partire da quanti si ha la grazia di incontrare ogni giorno sul proprio cammino. Chiunque ci viene incontro è un messaggero della verità da riconoscere e ascoltare; come è da ascoltare la voce del profondo, che attraverso di lei o di lui raggiunge ognuno nell’intimo di se stesso, là dove si è chiamati a scendere e dove si può approdare alla verità di se stessi.

1613857_691273827591102_1377321453_nNel nostro oggi individualista, tale esodo da sé richiede anche di rafforzare la consapevolezza che in un’autentica vita comune l’opera prima e al di sopra di tutte, è proprio amarsi reciprocamente gli uni gli altri. Papa Francesco esorta chi ha accolto la chiamata e si  è messo su tale cammino: non cedete alla tentazione dei numeri e dell’efficienza, meno ancora a quella di confidare nelle proprie forze. Dio Verità e Amore viene incontro alla persona impegnata a seguirlo e quando la raggiunge la cambia dentro. La vita religiosa allora può anche essere ridotta ad un piccolo ‘resto’, ma se in essa ciascuno affida a Dio la propria notte in un buon bagno di umiltà, allora non si ha da temere. E si conosce invece la gioia che è radicata in una consolante certezza interiore: non esiste tempo apparentemente perduto che l’amore divino non possa fecondare!

 … continua a camminare sulla via della Verità
Vita religiosa è differenza cristiana rispetto al mondo. C. M. Martini ne riassumeva così il compito: “Proprio perché la grazia vincente sia chiara, eloquente, visibile per tutti, alcuni sono chiamati a seguire Gesù più da vicino, a somigliare di più al divino Maestro, sperimentare più profondamente il mistero“. E sottolineava: …Notate i tre comparativi!
Eppure molto spesso, ciò che ostacola la realizzazione di una vera vita religiosa è la scarsa qualità umana. “Il vero problema di tante comunità – rileva E. Bianchi – è che umanamente, umanamente…”. E aggiunge che tali amare constatazioni vengono fatte tutte le volte che si ha a che fare con esistenze vissute senza passione, senza convinzioni profonde, senza sensibilità, senza bellezza, senza libertà interiore. In realtà Dio tiene per mano l’essere di ogni sua creatura e lo pone accanto al suo cuore, senza però mai forzare la sua libertà.

1546187_678327658885719_134164533_nCredere in fondo è decidere di osare l’affidamento al TU sempre misterioso di Dio anche quando Egli ci conduce lungo sentieri aridi perché si creda in modo più saldo nell’amore disinteressato; anche e soprattutto quando con il bilancio della propria vita che non quadra ci si rimette a Lui e con Lui si osa guardare oltre i propri confini. Credere è pregare con il proprio desiderio di essere, di amare e vivere senza attardarsi troppo sulle proprie debolezze e pochezze e così incontrare Dio innamorato che inonda di gioia la sua creatura. In tutto ciò si può dire, in sintesi, che anche oggi il compito della vita consacrata consiste nel dare tutto e darsi totalmente, proprio come si fa quando si muore, come si fa quando si ama.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

Comments are closed.