Leggere il reale – dentro e fuori di sé – oltre le apparenze e le banali evidenze. E trovare, al di là delle parole che non dicono nulla, le poche parole e le molte attenzioni che salgono dal fondo di sé, necessarie ad accogliere e ridonare il Mistero della Vita.
Servire centrandosi sull’essenziale
Credenti capaci del miracolo di servire, di prendersi cura, di far sorgere il tempo della compassione? … a volte può bastare poco per essere capaci di questo, ‘anche un piccolo gesto’ dice papa Francesco … O forse nel nostro tempo si è rassegnati ad essere semplici testimoni che non convincono nessuno? Certo è che non si può credere in Dio senza credere nell’uomo (in ogni uomo!) e probabilmente non si può nemmeno credere nell’uomo senza credere in Dio. Il ‘prodigio’ perciò chiesto oggi a tutti i cristiani (…e in primis ai religiosi), è quello di misurare la realtà in cui si è immersi lasciandosi orientare e muovere dalla fede; seguire i passi di Cristo e con Lui porsi al servizio della realtà concreta; scoprire che servire alla maniera del Maestro non ha aggettivi e non ha diritto al grazie di nessuno… Altro che amari rimbrotti contro i tempi che viviamo che, stranamente, sarebbero sempre peggiori di quelli andati! Servire nella fede chiede solo umiltà, perseveranza, soprattutto chiede di imparare ad accettare di sbagliare e, quando capita di non saperlo evitare, semplicemente riconoscerlo. Un grande e quotidiano cammino quindi per essere capaci di dire il Vangelo o almeno di non oscurarlo troppo. Da un tale ‘servire’, la fede esce limpida e chiara e contagia tutti di speranza. Si realizza così il solo prodigio capace di un radicale cambiamento della mente e del cuore che – come già riconosceva Panikkar – è vera alternativa alla catastrofe.
Autorevoli nell’autenticità…
Il problema è che non si possono vedere gli altri se non si vede il proprio cuore e se ne perde anzi il contatto… mentre l’essere onesti con se stessi nel riconoscere le proprie tenebre non viene per niente automatico, ma richiede una consapevolezza crescente nel cammino interiore! Consapevolezza necessaria e oggi purtroppo tanto rara! La sola però che permette di pensare con chiarezza e provare sentimenti autentici. Gesù ha parlato di un regno di Dio che l’uomo porta dentro il suo cuore. Perché è lì (… nel cuore di ogni uomo!!) che si nasconde la presenza di Dio, la sola che può dare luce e gioia alla vita. Muoversi allora come Etty Hillesum che, “inizialmente lontana da Dio, lo scopre guardando in profondità dentro se stessa”(Ben. XVI). E imparare a riconoscere in sé e a nominare le tenebre che non permettono di accogliere davvero se stessi e gli altri. Non c’è onestà possibile senza la capacità di guardare le cose in tutta verità anche quando la verità rischia di schiacciare con il peso delle sue esigenze. Solo questo impegno consente di vivere gesti autentici e di testimoniare in modo visibile la fraternità che unisce i cristiani consacrati gli uni agli altri nella vita comune. E li fa dono per tutti, attraverso una onestà che esce da sé e via via si fa sapienza nei confronti della vita e della storia.
Certo la comunità adulta non è “un abito bell’e fatto”, né nasce spontaneamente. Centrale nella sua costruzione è il ruolo di chi è rivestito d’autorità, la sua chiamata a custodire la propria libertà interiore senza irrigidirsi nelle dinamiche del ruolo; il suo impegno ad accompagnare ogni persona in un atteggiamento fraterno più che con quello di un esperto che ‘sa tutto e sa fare tutto’; la sua attenzione al lavoro che le religiose svolgono, ma anche a tutto ciò che riguarda la loro persona a livello umano, relazionale, spirituale…; la sua capacità, insomma, di creare spazi in cui ognuno venga realmente considerato come valore in se stesso e possa così partecipare secondo i propri ‘talenti’ all’organizzazione della vita comune… Come dice bene E. Bianchi: “esercita la vera autorità chi fa crescere l’altro, lo aumenta, gli fa spazio e lo aiuta a camminare nella libertà e nell’amore”.
… e testimoni a misura di Vangelo
Nella vita religiosa – si sa – l’esercizio dell’autorità è sempre stato prospettato come servizio. Nella realtà però non è facile riuscire ad evitare il contagio di modelli culturali di tutt’altro segno. Così per esempio la ‘cultura dello scarto’, che nel nostro occidente si respira nell’aria ed entra un po’ dappertutto, in qualche modo può trovare spazio anche nei conventi. Spesso essa si nutre di ‘paroloni’, con cui qualcuno sembra saper teorizzare il modo giusto per tutto: l’esercizio dell’autorità, l’obbedienza, ciò che è meglio per il bene comune, perfino il diritto o il dovere di parola… mentre la persona in questione, in realtà, non conosce che cosa significa vivere tutto questo nella propria quotidianità. Succede che il semplice pretendere di avere le risposte per tutto e per tutti senza ricercare pazientemente la verità insieme alle sorelle e ai fratelli, riesce forse a mettere a tacere intorno, ma non scava certo nel cuore quelle esigenze che sole possono consentire alle parole di tessere vita vera. Quante persone realizzate, sicure, – diceva a se stesso Dag Hammarskjold nel suo diario – s’aggirano fra noi nell’armatura splendente del successo e della responsabilità. Come puoi lasciarti irritare da costoro? Lascia che vivano il loro trionfo: per quel che vale. La libertà e l’obbedienza cristiana in realtà sono “il coraggio di discernere sempre cosa fa lo Spirito nel ‘mio’ cuore, dove ‘mi’ porta… Discernere e obbedire, non relativizzare”, ricorda papa Francesco. Si tratta allora di crescere attraverso la tentazione, perché non c’è fede che non sia provata; si tratta di custodire la propria libertà interiore ed essere se stessi, sapendo che la credibilità è legata alla corrispondenza delle parole e dei gesti con la verità della vita; e facendo quotidiana esperienza di una maggiore conoscenza del Signore la sola che permette una sequela audace, totale e radicale…Con Gesù Cristo – che ha messo al centro le persone, ha usato misericordia e tenerezza, ha condiviso parole e gesti di profonda umanità e di perdono – tanta sofferenza e fatica potranno anche continuare a vivere in modo nascosto in tante comunità… Forse una sofferenza senza gloria visibile e una fatica sconosciuta a volte anche a chi vive nella stessa comunità. Ma in tale debolezza può celarsi una ricchezza straordinaria che solo il Signore sa misurare… Ti ha mosso la coscienza, il cuore, l’amore?…- riflette D. Hammarskjiold - Hai incontrato Dio. Quando c’è umiltà e piccolezza, quando si è davvero il ‘piccolo gregge’, allora si è quello che il Signore ha voluto e vuole.
Luciagnese Cedrone
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