Se la coscienza non fa ‘chiacchiere’

Posted by usmionline
gen 19 2015

splendoreLa voce della coscienza, in un cuore che ascolta davvero, ridesta la vita da  tutte le sue  stanchezze; fa varcare notti e solitudini e muove a vivere d’incontri. Una Luce accompagna chi vive gomito a gomito con le miserie della gente senza smettere di stare gomito a gomito con Dio. E si rinnova  a ogni passo.

Perduti  e ritrovati …
In un mondo divenuto anonimo dove ognuno sembra essere prossimo solo a se stesso, molti cercano qualcuno che avverta il dolore altrui e ne rimanga colpito. E se nella società attuale non sembrano esserci più princípi, ideali e valori condivisi, è pur sempre possibile riconoscere il proprio volto nell’altro; imparare, attraverso le sue vicende, a scoprire la propria difficoltà a crescere e il ‘talento‘ ricevuto dalla vita per poterlo gestire. Quando poi la vita, a volte, diventa un trampolino, occorre qualcuno che, dietro, dica: Avanti, è ora di buttarsi! Molti possiedono la capacità di incoraggiare; e altrettanti – forse di più – hanno la necessità di essere incoraggiati per poter scegliere in libertà, senza paura o eccessiva timidezza… I giovani soprattutto, ma non è questione d’età, perché l’insicurezza è una condizione umana. Arriva per l’età (perché troppa o troppo poca), per predisposizione, per fatti accaduti o… per caso! Ma arriva prima o poi. È sorprendente constatare quanto bisogno ci sia in giro e in ogni ambiente di trovare un incoraggiamento, qualcuno che sui sentieri della vita porti qualche luce e dissipi un po’ di nebbia con la sola presenza del suo passaggio. L’oggi è ancora nelle nostre mani e quello che non è stato può essere se si dà ascolto e voce alla coscienza! È questa infatti che rende capaci di distinguere il bene vero da ciò che semplicemente piace o fa comodo e non porta certo alla pienezza. Quando la coscienza si risveglia, allora si comprende che a fin di bene esiste solo il bene. E il miracolo esplode, i momenti difficili diventano terreno fertile per una nuova primavera e lo stupore bussa ancora alla porta della propria vita e della storia.

…se nutriti dal quotidiano!
 Il problema vero è scoprire la saggezza dell’istante presente, il messaggio e il dono del  momento… In sintesi: la presenza di Dio nelle piccole cose. Quanti però, anche fra credenti e imagesconsacrati, in ogni momento si ritrovano mille cose ‘urgenti’ da fare, stimoli immediati, impegni indifferibili, fosse anche solo per… ‘portarsi avanti’? Forse si sogna di avere lunghi momenti di preghiera, ma… c’è sempre tanto da fare! Oppure succede che si ha molto tempo a disposizione – in fondo ci si annoia – e perdutamente si cerca in un’attività ‘qualsiasi’ un senso alla propria vita… O forse si cerca la presenza di Dio nel segreto della preghiera, ma ancora si ha bisogno di fare un grande sforzo per sentire il grido dei fratelli. Il pericolo in tutti i casi è sempre quello di vivere sì alla periferia, ma del proprio essere, là dove sono solo superficialità ed egoismo.

Finché la persona non scopre le motivazioni profonde che muovono e determinano le proprie emozioni e scelte, rimane un essere debole; le sue energie di speranza deperiscono lasciando il posto a desideri di comodità e di piacere o a una stanchezza depressa. In tale situazione per  potersi muovere e avanzare verso l’unità di sé occorre procurarsi il nutrimento giusto. Si tratta dei cibi dell’intelligenza, del cuore e dello spirito, i soli che, insieme, scuotono dal perdersi nella ricerca di agi e piccole sicurezze e avviano alla Verità. Sono cibi quotidiani, ordinari, a volte senza molto sapore… È la fedeltà responsabile alle piccole cose; sono gli incontri, gli sguardi, i sorrisi che dicono a chi vive accanto ti voglio bene e gli riscaldano il cuore.

La verità di sé e la misura che non passa
1017459_10152920982755262_666860595_nCon il poco di cui ogni creatura dispone, Dio può fare molto se essa lo pone nelle Sue mani. In realtà l’equilibrio personale e l’armonia sognata fra interiorità ed esteriorità non vengono che dopo anni e anni di lotta. Per il cammino, Gesù raccomanda ai suoi di guardarsi dal veleno dell’ipocrisia equipaggiandosi interiormente per non cedere; e teneramente si rivolge loro: “dico a voi, amici miei” (Lc 12,1). Ad ognuno chiede di interrogarsi con onestà sulle proprie convinzioni profonde, quelle che generano scelte e atteggiamenti concreti. Chiede di accettare la sfida di una ragione pensosa e aperta al Mistero, per non perdersi a pensare e organizzare la propria vita come fosse “a lode della propria gloria” (cfr Lc 12, 54-57). Un credente, infatti, che non voglia essere il povero ateo che ogni giorno si sforza di cominciare a credere, rischia di fare della sua fede una rassicurazione comoda (B. Forte). In ogni caso per la persona sarà come aver perso l’autobus proprio nel momento in cui aveva più fretta. Tornare alla verità di se stessi, invece, significa rinunciare a farsi misura di tutto. Perché Dio solo è la misura che non passa, la ragione ultima per vivere, amare e morire. E nessuno può arrogarsi il giudizio definitivo sulle persone e sulla storia, che spetta soltanto a Lui. Certo ognuno può esser preso dalla miopia del contentarsi di tutto ciò che è meno di Lui. In ogni caso Dio non forza nessuno a uscire dal proprio egoismo, lascia liberi di perdersi nella propria solitudine e nella difesa a oltranza di sé. Intanto però continua a cercare chi si perde, con un amore incredibilmente fedele… Lui da sempre scommette sui piccoli.

Nella fedeltà a Dio la forza della debolezza
Non è il numero o il potere ciò che rende preziosa e necessaria la vita del cristiano là dove egli vive. Così come la ricchezza della vita consacrata non sta in se stessa, nei suoi numeri o logo-consacratinell’età, ma solo nel suo Signore. E quando una persona si lascia davvero sedurre da Dio (cfr Ger 20,7) e si consacra a Lui accogliendo la realtà precaria della comunità in cui vive e la propria, allora glielo si legge sul volto che è stata chiamata e che lo è tutti i giorni. Si vede da segnali inequivocabili e concreti: qualcuno la chiama e lei presta tutta la sua attenzione; le è confidata una pena e le sfugge una lacrima; si pone in preghiera e un brivido le corre dentro. La insultano ed è capace di sorridere, le sorride un bambino e si scioglie…
Proprio la debolezza delle attuali istituzioni dei consacrati (chiusura di molte case, mancanza di forze vive per mantenere e puntellare le strutture…) può donare oggi quello sguardo lungo che, puntando verso l’Orizzonte, fa scoprire di essere per il Regno.

                         Luciagnese Cedrone

                        usmionline@usminazionale.it

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