Perché avete paura? (Mc 4,40)

Posted by usmionline
mar 04 2015

Quando nel cuore e intorno è notte, Dio abita nei passi di quanti lo cercano. Non ruba il cuore di chi pone in Lui la sua fiducia, lo moltiplica. Vuole figli romenaguariti dalla paura e dalla fatica. Si chinerà su ognuno e nessun sospiro o tremore andrà perduto.

La fede dentro la paura di scomparire nel nulla
In un mondo che sembra aver creato l’età dell’odio e ben pochi mattoni per edificare la ‘civiltà dell’amore’, tanti trascinano la propria vita senza ‘se e ma e perché’. Eppure anch’essi più o meno consapevolmente rimangono alla ricerca di uno spiraglio di cielo. Dice bene Felice Scalia: “Gli uomini del Terzo Millennio, nonostante ogni apparenza, non si rassegnano. Non sanno forse di chi, ma sono in attesa di qualcuno che indichi una luce oltre un tunnel”. È presuntuoso allora pensare a questa umanità, in attesa di autentici consacrati al Dio della vita? La fede oggi nonostante le apparenze non sta morendo. Libertà e amore sono sempre al cuore del mistero cristiano. E chi ha scommesso tutto per il Regno e ha trovato nel paradosso del Vangelo l’apertura di orizzonti nuovi alla propria esistenza, non è certo fuori tempo. Fede e Vangelo sono anzi, oggi più che mai, destinati a far fiorire una più grande radicalità evangelica.

Erri De Luca riflette che non credente – anche se battezzato – è chi non parte mai, chi non s’azzarda nell’altrove assetato del credente. Papa Francesco a sua volta assicura: “I cristiani seduti e quieti non conosceranno il volto di Dio. Per camminare è necessaria quella inquietudine che lo stesso Dio ha messo nel nostro cuore e che ti porta avanti a cercarlo”. Si tratta allora per tutti di non vivere impiantati nelle proprie piccole certezze quotidiane e/o paure, ma “lasciare che Dio o la vita ci metta alla prova”. È Dio a gettare luce sulla necessità di ‘passare’ attraverso la ‘prova’. Lo ha fatto con il ‘passaggio’ per eccellenza: quello del suo Figlio eterno nel tempo, e nella morte per la risurrezione. Due soglie che spezzano il cerchio della vita chiusa nel silenzio del nulla e, agli occhi della fede, rivelano il senso ultimo del vivere e del morire. Pasqua è “passare”. Non festa per ‘residenti’, quindi, ma per migratori che si affrettano al viaggio. E via alla Pasqua è soprattutto fabbricare passaggi là dove esistono muri e sbarramenti; farsi operatori di brecce e atleti di pace, anche attraverso un meno ‘fare’ e un più ‘essere’ … Così, se ogni nascita è sempre un passaggio, credere è non smettere mai di nascere e di rischiare pur di accogliere quell’Amore gratuitamente donato a tutti.

Trionfo della ‘maschera’ e primavera di verità…
“Dalla morte, dal timore della morte – afferma Franz Rosenzweig – prende inizio e si eleva ogni conoscenza circa il Tutto”. E il dolore è il “luogo in cui l’insondabile umano invoca e tocca l’insondabile divino” (G. Marcel). Ma il nostro tempo ha “isolato” la malattia in un mondo che sembra non esistere finché non lo s’incontra; ed ha evaso completamente la morte, escludendola da ogni dibattito e operandone una vera e propria eclissi. Quando poi non può tacere di essa, la trasforma in spettacolo per esorcizzarne il pungolo doloroso. E per la persona è il trionfo della maschera a scapito della verità. Si tratta allora di ritrovare il senso al di là del naufragio. Una sfida per tutti. Una possibile promessa su cui vale la pena di riflettere insieme, credenti e non credenti, per cogliere in tutta la sua radicalità la dignità della vita personale, senza pregiudizi e senza alibi, liberi dalla paura. In sintesi: compito primario oggi per i consacrati è porsi la grande domanda del dolore e della morte; darsene “risposte sempre più approfondite e più vicine a quel ‘perché’ fondamentale e ultimo, che è l’azione dello Spirito nella storia umana, in tutti gli uomini che ne fanno parte” (B. Forte).

…nella prova della malattia e della vecchiaia
timthumbÈ la malattia a far capire che il tempo è contato, più breve di quello che si riesce a pensare quando si è sani. Da tale consapevolezza scaturisce una vertigine che spesso impasta la vita di malinconia e di un’angoscia diffusamente umana. Ma ne scaturisce anche il netto rifiuto del nulla, che per contraccolpo suscita la forza del domandare. Quando l’età avanza e la salute comincia a venir meno, è realtà per tutti – anche per i cristiani e i religiosi – sentirsi più stanchi, tendere a lasciarsi prendere dalla paura di invecchiare, di ammalarsi e scomparire nel nulla. È realtà essere tentati di fare riserva di sé, non aprirsi più agli altri, alla vita comune …; realtà lasciarsi prendere dal timore, quasi dalla vergogna di essere di peso agli altri nel farsi servire e aiutare, ritrovarsi a lottare perfino contro il desiderio di essere eterni sulla terra. In una comunità cristiana piena di impegni e di attività, si soffre anche per il senso di solitudine. A volte poi c’è il timore di non ricevere le cure adatte … Pensieri tutti che rischiano di confondere e di turbare lo spirito.

La forza e la gioia della fiducia in Dio
Perché avete paura? La Parola di Dio, da un capo all’altro della Bibbia, conforta e incalza, mentre infinite volte ripete all’uomo: Non temere, non avere paura! E il suo ‘non avere paura!’ raggiunge ognuno come il pane quotidiano del buongiorno ad ogni risveglio. Ma Adamo fugge e neppure immagina il perdono. Mosso dalla paura di Dio pecca di fiducia e di fede. La sua è la peggiore di tutte le paure, da cui le altre – quella del bambino, del fragile, del malato, del povero, del morente … – discendono come figlie naturali. Rimane però quel ‘Non avere paura!’: parola viva, essenziale, sobria, che non accarezza l’orecchio, ma va al cuore dell’esistenza di chi le apre la propria vita. E spalanca orizzonti impensati, che né la banale chiacchiera benessere4umana, né il ragionamento dotto di questo mondo sono in grado di aprire. Diventa soglia e misura di opere e giorni, in cui la morte è vinta grazie a sempre nuove scelte d’amore. Ma come una creatura umana concretamente potrà liberarsi dalla prigionia interiore delle proprie paure, che a volte diventano incubi? Gesù indica ad ognuno un solo mezzo: la fiducia nel ‘potere’ che egli chiama suo e nostro Padre. Da una piena fiducia in Lui scaturisce quell’apertura del cuore che permette di superare confini e abbandonare comportamenti egoistici, violenti e presuntuosi … quelli che in se stessi in genere si danno per scontati. Si scopre allora che “la grazia vale più della vita” (Sal 62). Ed è la gioia di intraprendere, ancora e ancora, un’esistenza sospesa a Dio, calcolata sulle sue possibilità e non sulle proprie: la forza nuova capace di far vivere in modo nuovo.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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