L’Amore c’è e fa la differenza

Posted by usmionline
mar 16 2015

Nessuna dose di autentico amore umano potrà mai annullare la solitudine umana. Ma abitare la propria vita interiore insegna a piangere, rende capaci di relazioni solide e durature e permette di scoprire che ogni croce è mistero d’amore e di comunione.

Dentro il vicolo cieco della nostra cultura
Noi non siamo - rifletteva K. Rahner – degli esseri che diventano soli… Noi siamo una solitudine. Siamo una sete che sta dentro la natura, un grido di tutto l’essere e una possibilità di orario-docentiricevere amore infinito. E se è così, la solitudine ci è essenziale perché elemento costitutivo della personalità di ogni creatura umana. Anche Seneca duemila anni fa poteva affermare che “La solitudine è per lo spirito ciò che il cibo è per il corpo”. Infatti essa stimola e costringe a proseguire nello sforzo per raggiungere la conoscenza e l’amore assoluti. Ma P.P. Pasolini, già partecipe del nostro tempo, riconosce che “bisogna essere molto forti per amare la solitudine”. In realtà prendere le misure della propria solitudine obbliga a ripiegarsi su di sé e a scandagliare le proprie emozioni… E questo oggi fa proprio paura. Ma la sofferenza che l’accompagna non può certo essere lasciata nell’ombra. Soprattutto non serve – come invece oggi è nel fare dei più – cercare continuamente di negarla e di rimuoverla. Questo paradossalmente fa solo crescere la minaccia del suo spauracchio, non ne spiega il senso, e invece distrae la persona dallo scopo per cui ognuno è stato creato.

Tra fascino del nulla…
Ogni notte si prende commiato dal giorno ricevuto in dono… e alla fine si muore da soli, certo. È il cammino di tutti, credenti e non. È lo scandalo e il terrore della morte. In quella solitudine, dice K. Rahner, nessuno ci può accompagnare; cessa il chiasso delle chiacchiere. Nessuno si può nascondere dietro un altro e trovare una scappatoia richiamandosi al parere altrui. Lì vale solo ciò che si può portare con sé: se stessi come si è nel più profondo del cuore.

La solitudine che viene dall’assenza di senso è ancora più dolorosa di qualsiasi dolore fisico e di qualsiasi sofferenza psicologica. Che cosa vuole Dio dall’immenso pianto del mondo? Gesù dice: se vuoi essere mio discepolo, accetta di essere ‘figlio’ e ‘fratello’, non il centro dell’universo. Dimenticati per ritrovarti. Abbandonati tanto all’Amore del Padre da non avere più bisogno di pensare a te stesso. In realtà la storia del cristiano è sinergia con Dio o non è.
Ma il silenzio intorno è povero, vuoto e triste. E la soluzione più semplice sembra essere riempirlo di rumore…  Rumore interiore, pensieri che si affollano, desideri, sogni… e, quando non c’è questo, accendere la Tv, chattare in internet in modo frenetico, sempre occupati!
Rimane però vero che solo nel silenzio profondo si svegliano le forze del cuore che lo rendono abitato. E solo nella solitudine si può cercare Uno che parli sul cuore.

… e avventura interiore
Credere è osare l’affidamento al TU sempre misterioso di Dio e voglia di vegliare finché Egli non ‘regna’ in mezzo a noi; alzare il capo cercando la sua luce e costruire ogni giornata 1230070_670322783019540_1542914732_nsu questa ricerca. L’avventura interiore della solitudine è la più grande, quella dove si osa di più perché non si sa verso che cosa ci si sta dirigendo. Ci si muove infatti verso l’ignoto, in territori inesplorati dove non esistono mappe. Ma il discepolo sa come sintonizzarsi con il Maestro. Sa che, qualunque sia il percorso che si sta seguendo, la traiettoria della vita spirituale passa sempre per la resa. E quando è forte l’impressione di battere l’aria e di affaticarsi per niente, quando il peso degli altri e delle situazioni appare troppo grande, sa che è necessario alzare gli occhi dai propri mille problemi, verso il Signore, che alle sue creature assicura: io sono con te, non ti lascio più, non sarai mai più abbandonato. Si intravede allora la via per essere cittadini del Regno. Ciò che Cristo chiede per entrarvi è la purezza di cuore, l’apertura a Dio e agli altri, guardare intorno con gli occhi di Cristo e amare con il suo cuore. E sentire finalmente che il proprio cuore si trasforma un po’ per volta in ciò che ama; preoccupato non tanto di affrontare i suoi problemi, ma di affrontare e risolvere quelli degli altri. Ed è vita vissuta nella fede che l’Amore c’è e fa la differenza. E si vede.

La solitudine del Regno è aperta a tutti
L’incapacità di abitare la propria vita interiore diviene anche incapacità di creare e vivere relazioni solide, profonde e durature con gli altri. “Talvolta mi sono sentito solo, ma questo mi ha solitudineinsegnato a piangere” (G. Lightfoot). E non è piccola cosa. Nella solitudine si vede la verità. Se la si ascolta, la sofferenza insegna che in questa vita tutte le sinfonie rimangono incompiute e si può capire la vera condizione di esseri umani. S. Agostino assicura: “Nella solitudine, se  l’anima è attenta, Dio si lascia vedere”. Colui, che sulla Croce ha vissuto la piena intimità con Dio conoscendo il suo abbandono, ricorda al cristiano che la croce è mistero di solitudine e di comunione. È insomma per tutti mistero d’amore. Gesù è venuto solo per dire ad ognuno: credi in te stesso. Ti senti fragile e sei fragile, ma il tuo cuore è la cosa più bella che c’è in te. Riscopri quel luogo interiore in cui ha senso dire Dio e insieme misericordia, speranza… Credi nel Vangelo, immergi nella Parola la tua vita e derivane le scelte.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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