Apre il “Cortile dei gentili”- Invito ad entrare

Posted by usmionline
lug 08 2010

L’iniziativa di proporre luoghi di dialogo fra credenti e non credenti ha il nome di ‘Cortile dei gentili’: un’immagine suggestiva proposta alla riflessione collettiva. L’idea e la formula sono di Benedetto XVI, che qualche giorno prima dello scorso Natale si rivolgeva alla curia romana con le seguenti parole:

Io penso che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di ‘Cortile dei gentili’ dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero, al cui servizio sta la vita interna della Chiesa. Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto.

 Il cortile al quale il papa si riferisce si trovava nel tempio di Gerusalemme, riadornato da Erode e terminato pochi anni prima che Tito lo distruggesse. In quella maestosa struttura, dopo le porte e i portici, c’era l’Atrio dei gentili: uno spazio al quale potevano accedere i pagani in visita a Gerusalemme, dove stavano quei venditori e cambiavalute che Gesù scaccia. Oltre una balaustra che delimitava l’Atrio era il cuore del tempio con i luoghi destinati al culto e al sacrificio.

Il primo effetto concreto prodotto dalle parole del Papa è la fondazione denominata appunto Cortile dei gentili a cui il Pontificio consiglio della cultura, presieduto dall’arcivescovo Gianfranco Ravasi, ha dato vita per aprire un dialogo serio e rispettoso tra credenti e non credenti, che tenga anche conto dei diversi ateismi, non riducibili, oggi, a un unico modello.

L’idea non è del tutto nuova. Dopo il Concilio Vaticano II infatti era stato creato, ed era durato qualche anno, un segretariato per i non credenti affidato allora al cardinale austriaco Franz Kỡnig. Il cardinale Martini poi, a Milano, aveva indagato sullo spazio della spiritualità dei senza Dio con la ‘cattedra dei non credenti’.

Ora l’iniziativa rispunta nella forma più solida di un Consiglio pontificio. Così, proprio mentre la magistratura italiana fruga negli affari della congregazione per l’evangelizzazione dei popoli negli anni in cui ne era prefetto il cardinale Crescenzio Sepe, in Vaticano nasce un nuovo, più sobrio ufficio dedicato a un altro tipo di evangelizzazione: non nelle terre di missione, ma nei paesi di antica cristianità in cui la fede si è più affievolita o è scomparsa.

Rapporto fra comunità credente e umanità in ricerca

Il dramma dell’epoca moderna non è la mancanza di Dio, ma il fatto che gli uomini non soffrano più di questa mancanza, e perciò non avvertano più il bisogno di superare l’infinito dolore della morte. In gran parte dell’Occidente sembra esserci oggi un’indifferenza assoluta, ben sintetizzata da Charles Taylor quando afferma che se Dio venisse oggi in una nostra città, l’unica cosa che succederebbe e che gli chiederebbero sono i documenti.

Ma l’uomo è abitato da una fame e da una sete forse sconosciute a se stesso: è fame di verità, di libertà profonda, di amore gratuito. Base del confronto nel cortile dei gentili, ha spiegato Ravasi, sarà perciò una visione complessiva dell’uomo, con l’obiettivo di scoprire consonanze e armonie. Senza attesa naturalmente di conversioni o inversione di cammini esistenziali. Certo è necessario deporre i linguaggi solo autoreferenziali e allora, insieme ad un’umanità spesso troppo curva solo sull’immediato, sulla superficialità e sull’insignificanza, alzare insieme lo sguardo verso l’Essere nella sua pienezza.

L’incrocio tra voci diverse può avvenire attorno a temi comuni (anche se affrontati e risolti con esiti eterogenei!): bene e male, amore e dolore, verità e menzogna, pace e natura, trascendenza e immanenza. E ancora: etica, antropologia, spiritualità, domande ultime su vita e morte. Per questa via si può giungere alla domanda sul Dio ignoto, di cui Paolo parlava nell’Areopago di Atene. Un po’ come suggeriva padre David Maria Turoldo: Fratello ateo, nobilmente pensoso, alla ricerca di un Dio che io non so darti, attraversiamo insieme il deserto…

La Chiesa rilancia la nuova evangelizzazione nei Paesi di antica fede 

Il primo cortile di credenti e atei aprirà a Parigi. La data dell’inaugurazione è già fissata per il 24 e 25 marzo 2011 con un convegno internazionale in tre sedi volutamente slegate da ogni appartenenza religiosa: la Sorbona, l’UNESCO e l’Académie Française. La fondazione ha in programma di organizzare ogni anno un grande evento per affrontare, di volta in volta, un tema incentrato sulla religione in rapporto a società, pace e natura.

A guida di questo dicastero per una nuova evangelizzazione delle Chiese di antica fondazione, il papa nomina come Presidente l’arcivescovo Rino Fisichella. Quella del papa è una sfida che viene da lontano: dall’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI fino alla nuova evangelizzazione evocata per la prima volta da Wojtyla a Nowa Huta, la città operaia polacca che sembrava essere stata costruita per escludere la presenza di Dio fra gli uomini.

Con la fede in Dio nulla è impossibile

È la sfida per i cristiani a concepire se stessi come una minoranza creativa che riporti all’Occidente la sua eredità. La strada del dialogo e del reciproco scambio certo è lunga, ma il dialogo e lo scambio sono possibili e sono già anche una realtà.

Ne viene per i cristiani l’impegno a rinvigorire quella fedeltà incarnata che sa incrociare il cammino di vita dell’altro, accettando di diventare compagni di strada, disposti a dividere e condividere il pane della propria avventura umana per darsi – reciprocamente – una possibilità di umanità. Ed essere così catapultati nella logica del regno di Dio, che viene in mezzo a noi per rivoluzionare il nostro modo di intendere la vita.

Luciagnese Cedrone

usmionline@usminazionale.it

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