Le suore e l’unità d’Italia

Posted by usmionline
feb 14 2011

Unità come risorsa

Tre bandiere tricolore -che rappresentano i tre giubilei del 1911, 1961 e 2011 in un collegamento ideale tra le generazioni- costituiscono il logo dell’anniversario che si celebra nel 2011. Dicono oggi la necessità di ritrovarsi popolo, di riconoscersi comunità nazionale e cittadini europei, non come rifugio nel già avvenuto, ma come occasione per il Paese di riscoprire il proprio modo più autentico di essere e di crescere.

L’Italia reale che non corrisponde a quella rappresentata

Soggetto primario nella vita di una nazione sono le popolazioni che vivono e abitano nei territori nazionali, comunità di persone vere e affidabili perché ricche di un’anima nata e cresciuta nel tempo con l’apporto e la fatica di tutti. Comunità piantate in territori diversi, con storie diverse e con varianti anche culturali. Ma energie vive per l’intera collettività, espressioni di autentica umanità proiettata coraggiosamente sul futuro.

Nella storia di ogni popolo vi sono caratteristiche «che non possono essere negate, dimenticate o emarginate»; quando questo è accaduto «si sono causati squilibri e dolorose fratture» (Benedetto XVI).  

Profilo interiore dell’Italia

Il profilo dell’italianità rimane sempre e per tutti un obiettivo e una scoperta da rinnovare. Continuamente. Le suore, soprattutto per la loro concreta vicinanza alla gente, nel corso della storia d’Italia (prima e durante i 150 anni dall’unità) hanno contribuito non poco alla crescita di una spiritualità della comunione e della riconciliazione sul nostro territorio. Negli ospedali, nelle scuole, nei monasteri, nelle chiese, negli ambienti della cultura e della comunicazione, dove le religiose quotidianamente lavorano e vivono insieme, esse sono impegnate a fare e promuovere esperienze di autentiche relazioni umane. Nei loro ambienti le ‘differenze’ sono accolte e rispettate; non sono temute come minacce, ma considerate una ricchezza a disposizione di tutti. Tutto questo ha contribuito nel tempo a rendere più civile e più unita la società in cui viviamo. In sintesi possiamo affermare che le suore hanno contribuito a far nascere e a rafforzare la coscienza di una identità italiana.  

La sfida: educarci ed educare all’Unità

Quello dell’unità è un processo lento e complesso. Ma è anche un compito insopprimibile per una società civile. In particolare la forza del Vangelo chiama quanti lo vogliono accogliere con fede nella propria vita a portare gli uni i pesi degli altri, senza scaricarli su chi ha già zavorre. La stessa forza chiama oggi le suore d’Italia a celebrare l’anniversario dell’unità lanciando una sfida a quanti hanno a cuore il futuro del Paese.  

È dimostrato che lo Stato in sé ha bisogno di un popolo. Lo Stato – lo ha ricordato il Presidente dei nostri Vescovi – non può creare l’unità, che è pre-istituzionale e pre-politica. È suo compito però e suo preciso dovere essere attento a preservarla e a non danneggiarla. È davvero miope e irresponsabile attentare a ciò che unisce. Le attuali circostanze storiche sembrano però raccontare altro.

Ritrasmettere con passione la preziosa eredità ricevuta

Se si ingannano i giovani e si trasmettono ideali bacati; se li si induce a rincorrere miraggi scintillanti e illusori, allora si riuscirà solo a trasmettere un senso distorto della realtà. Si continuerà ad oscurare la dignità delle persone e a depotenziare le energie del rinnovamento generazionale. Il mondo degli adulti, secondo le diverse responsabilità, è in debito nei confronti delle nuove generazioni, “in debito di futuro”. La felicità è altrove rispetto a quanto quotidianamente lo sguardo dei media sulla realtà rileva, e la si conquista in ben altro modo. Gandi insegna ancora oggi: Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo!

                                                                                                Luciagnese Cedrone

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