Daranno ancora frutti (Sal 92,15)

Posted by usmionline
feb 21 2011

Indice vecchiaia: Italia seconda in Europa

La vecchiaia con tutta la sua complessità ha, oggi, una maggiore visibilità sociale a causa della tendenza all’invecchiamento della popolazione. È quanto rende noto l’ISTAT nel rapporto Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo: 144 anziani ogni 100 giovani. In Europa solo la Germania presenta un indice di vecchiaia più accentuato.

L’immagine dominante della vecchiaia oggi è sostanzialmente negativa. Parla di isolamento, solitudine, dipendenza, indigenza, declino intellettuale… Chi non produce, infatti, o non tiene più il passo di un mondo teso al consumismo e al benessere del vuoto a perdere, viene escluso o emarginato dalla stessa società. Ne deriva la paura d’invecchiare, consolidata anche dalla pubblicità che privilegia il giovane e il bello.

Anziani oggi

L’anziano non ha più le forze di una volta per fare quelle cose che era abituato a fare, per essere indipendente e gestire a proprio piacere la vita e gli spazi che gli appartengono. Il suo corpo non riesce a stare dietro ad una mente attiva e forte, piena di grinta e di voglia di lottare ancora. Si ritrova a dover sempre chiedere aiuto… Le reali difficoltà comunque subentrano nell’anziano quando, dentro l’ambiente in cui vive, egli comincia a percepire negativamente la sua condizione -fisica o psicologica- e si rende conto di essere considerato un peso. Allora nel suo cuore fa capolino una domanda seria e pericolosa per le sue conseguenze: Servo ancora a qualcosa, a qualcuno? Oppure: C’è ancora qualcuno cui io interesso?

La scoperta in sé della vecchiaia

Così ci sono molti anziani che si chiudono su di sé e finiscono per mettere sotto il moggio la lampada della saggezza acquisita nel corso della vita. Siamo consapevoli, più che in passato, della necessità di crescere durante e verso la terza età, per non caderci dentro. La necessità dunque di prepararsi, perché ogni istante che passa, passa per sempre.

Vorrei saper ragionare, come Giovanni Paolo II nella Lettera agli anziani, di cose che sono esperienza comune, tutto ponendo sotto lo sguardo di Dio, che ci avvolge con il suo amore. A contatto con i segni degli anni che passano, sento che quello dell’invecchiare è un tema che sempre di più mi appartiene. Vedo però che in genere è più facile adottare la tattica dello struzzo: chiudere gli occhi e cercare di avanzare nel tempo brancolando nel buio.

Se tutti siamo dentro il tempo, non lo siamo certo tutti allo stesso modo. L’anziano vive il tempo limitato che ha a sua disposizione con una certa sproporzione, come quando si è presi alla gola per una malattia grave. Trovarsi alle spalle -per una consapevolezza più o meno improvvisa- un passato la cui lunghezza va a scapito del futuro, fa sentire infatti fortemente coinvolti in prima persona.

Verso la vecchiaia buona del Vangelo

Invecchiare bene in gran parte dipende dal soggetto, da come egli dà senso a ciò che accade e da quanto liberamente accetta dalla vita le sfide quotidiane. Del grado di accettazione del proprio personale invecchiamento, risente, alla fin fine, anche il modo di comportarsi verso l’anziano nella vita familiare e comunitaria.  

A volte non è facile ascoltare le persone anziane… non sarà perché in loro vediamo come in uno specchio quello che saremo o che possiamo diventare? Perché ascoltare chi è già avanti con gli anni ci fa entrare in stretto contatto con le fragilità del nostro stesso invecchiare, ci rende vulnerabili. E non lo vogliamo accettare.

Invecchiare insieme 

Il confronto con il passo obbligato della fine riporta la vita nel suo giusto binario: mette in condizione di diventare più realistici e autentici, di scendere ad un gradino più profondo del proprio essere, di ricavare insegnamenti dal riesame del proprio vissuto. Così nella vecchiaia cambia la scala dei valori e cambiano le sicurezze personali. Ne resta anzi solo una: Dio.

Alla luce della fede la vecchiaia diventa una sfida e un compito, un periodo da utilizzare in modo creativo. Dio chiede ad ognuno di ripartire dall’accettazione della propria realtà; di lasciarsi interpellare da Lui nella verità della propria vita; e dalla Sua verità accogliere nuove ragioni per vivere e continuare a crescere in Lui. Lungo questo cammino la comunità ecclesiale è chiamata a scoprire che può ricevere molto dalla serena presenza di coloro che sono più avanti negli anni.

Sfide e valori tipici della vecchiaia

Si possono riassumere nell’impegno per sviluppare una spiritualità dell’attenzione, della compassione e della saggezza: valori di cui il nostro mondo ha disperatamente bisogno in questo nostro tempo. Valori che riaffermano il principio che Dio, per realizzare i suoi piani di salvezza, si serve non delle persone forti e prestigiose, ma degli anawin, di quel popolo umile e povero che lo cerca con fiducia (1Cor 1,26-31). E la comunità cristiana può essere davvero il luogo dove avviene lo scambio reciproco dei doni spirituali di cui ogni persona è dotata.

Quando qualcuno mi chiede che lo aiuti a fare qualcosa -confida una persona anziana – sento che mi viene dal profondo del cuore un grazie! Poter fare ancora qualcosa di utile per gli altri è un gran regalo di Dio.

Vivendo ogni cosa con la convinzione interiore che al fondo della realtà non c’è il nulla ma l’amore, la persona può vivere finalmente in pienezza il tempo che le è dato e non trovarne più per sentirsi inutile. Così nella terza età la stessa persona può sentirsi ed essere, come non mai, strumento efficace per la missione e la vitalità della Chiesa nel mondo di oggi.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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