Anziani del terzo millennio

Posted by usmionline
ott 10 2012

Scoprire con gli anziani e attraverso il loro mondo che la vita è un dono sempre e che Dio è l’unico a cui si può parlare in certi momenti decisivi perché sa ascoltare e intervenire al di là di ogni attesa e comprensione umana.

Un mondo da scoprire      
In chi riesce a diventare vecchio in Africa la gente ravvisa una sorta di prediletto dalla vita. Lo ritiene portatore della benedizione divina e lo circonda di riguardi e di rispetto. Nel più antico continente, infatti, mentre i bambini con la loro presenza caratterizzano il paesaggio e li si può incontrare dappertutto, gli anziani sono qualcosa di speciale, simbolo di un’Africa che resiste e sa cambiare se serve, non rinuncia al proprio futuro e anzi lo custodisce con amore e con fiducia.

L’Italia invece è il Paese “più vecchio d’Europa” e i suoi bambini sono pochi. Da noi se una persona non ha superato (e di gran lunga!) i 70 anni, difficilmente è definita ‘persona anziana’. In realtà gli ultrasessantenni di oggi in Italia non sono certo più quelli di ieri. Lo si deduce chiaramente anche dal nuovo rapporto Censis sulla loro situazione.

Anziani oggi: più sani, più soli
Certamente nel nostro Paese gli anziani oggi sono più sani e più attivi, ma sono anche più   poveri e più soli. La vita media infatti si è allungata ed essi, sempre più numerosi, si trovano ad affrontare da soli le tante carenze assistenziali, economiche, previdenziali ed affettive, che la nostra arida società non sa e forse nemmeno vuole seriamente affrontare. ‘In un mondo dominato dal denaro e dalle sue logiche  – scrive V. Andreoli – si va verso la catastrofe. Non è una profezia da Cassandra, ma la semplice e realistica cronaca dei nostri tempi’.  Così il peso  della crisi, insieme agli effetti delle manovre correttive del vecchio e del nuovo governo, pongono oggi gli anziani  sempre più a rischio povertà, insieme a donne e giovani. Molte sono le storie di chi vive in uno stato di disinteresse generale, emarginato dal tessuto sociale e abbandonato al proprio destino. Povertà e solitudine sono mali che non permettono loro di godere delle conquiste che la scienza e la maggiore attenzione alla salute hanno prodotto. L’Italia tutta – e soprattutto chi in essa si lascia facilmente vincere dal ritmo del successo e dal pensiero del superamento dei valori ‘tradizionali’ – è chiamata con urgenza a guardare con molta attenzione a questo quadro. Una fetta di popolazione degna di nuovo interesse e con potenzialità e necessità tutte sue da soddisfare lo richiede con forza. Ma il Paese è pronto ad affrontare il cambiamento in atto per scoprire questo mondo e valorizzarne la risorsa?

… nella moderna società
Già Giovanni Paolo II, nella sua lettera agli anziani, metteva in risalto con parole forti e toccanti, l’individualismo e l’egoismo imperanti nella società contemporanea, dove ben poco spazio è lasciato a quanti, per vecchiaia o per malattia, non possono dare molto alla collettività in termini di produttività. In tale situazione – egli sottolineava – gli anziani stessi, percependo di essere poco amati e poco rispettati, sono indotti a domandarsi se la loro esistenza sia ancora utile.  

In realtà, se fino a pochi decenni fa l’anziano viveva nell’ambiente familiare per tutto l’arco della vita e i ritmi di lavoro, il tipo di abitazione, le forme complessive della convivenza sociale permettevano globalmente di integrarlo, la società attuale incontra invece gravi difficoltà. Così molti anziani, in un certo senso i più fortunati, vengono oggi accolti in case di riposo: spesso un eufemistico “modo di dire” per intendere ‘solitudini poste l’una accanto all’altra’. Per la maggioranza degli altri, in situazione di grave disagio, non vi è né il calore della famiglia né il sollievo di essere custoditi in una collettività.

I rischi e la grandezza della vecchiaia
I temi della vecchiaia e della longevità in realtà sempre hanno interrogato l’umanità. L’età anziana – che C. M. Martini citando un proverbio indiano amava definire ‘il tempo in cui si impara la mendicità’ – ha in sé un mistero: il mistero stesso della vita, davanti al quale nessuno è maestro o sapiente, qualunque tappa dell’umana avventura, alba o tramonto, egli si trovi a vivere. E anzi, mentre sembra che tutto giunga alla fine e le forze declinano, spesso anche nell’abbandono e nell’indifferenza degli uomini, anche Dio a volte sembra lontano. Ma neppure la morte ferma il cammino di chi cerca con amore la Verità se, pur disperando a volte di trovarla, non si arrende in questa ricerca. Certamente i vecchi appartengono alla schiera dei deboli e proprio nelle loro debolezze essi rivelano tutta la loro storia, la loro vita. Questo va rispettato e accade così che la persona percepisce la propria fragilità e insieme la provvisorietà di ogni cosa. La svolta nel suo cammino c’è nel momento in cui la persona accetta di fidarsi di Dio. Allora compie un percorso di crescita verso la verità, riesce ad accettare il proprio limite e trova le risorse necessarie per affrontare il tempo della prova.

Il compito ‘nuovo’ dell’anziano
Il Vaticano II ci ha invitato a scrutare i segni dei tempi e a riconoscere il valore delle realtà terrestri. Il Regno di Dio non è solo nel successo, ma è anche nel nascondimento e nella prova! Abbiamo bisogno di rileggere come credenti questo nostro tempo per capire ciò che davvero si sta muovendo verso la realizzazione del Regno.

Se l’anziano scopre nella preghiera la presenza di Dio che ha accompagnato tutta la sua vita, di questa Presenza egli può diventare testimone e annunciatore nella comunità dei fratelli. È il compito ‘nuovo’ del vecchio. La sua forza è tutta nel messaggio di vita che viene:

- – dalla sua accettazione serena degli impedimenti che vengono dall’età;
- – dall’abbandono in Dio anche nei momenti della malattia, in cui può sentirsi inutile e di peso;
- – dalla coraggiosa e fiduciosa preparazione alla morte…

Non solo Dio non lo ha abbandonato, ma è accanto a lui nella sua angoscia ed egli può parlare per lodarlo e raccontare le sue opere.

Chiamata per tutti alla responsabilità e alla gioia
Certo in alcune situazioni è più difficile riconoscere il significato di ciò che sta ‘crescendo’. Ma anche i dolori della vita possono essere trasformati – se ci si lascia guidare dalla luce e dalla forza dello Spirito – in occasioni di servizio e di testimonianza della fede.

Possiamo chiedere ai nostri anziani di regalarci la loro autorevolezza, quella che dà alla nostra fede la risonanza profonda e convincente che deriva da una lunga esperienza della vita e per questo sa aprirsi con creatività e coraggio ai problemi della società e ai compiti nuovi necessari per affrontarli.

E noi nelle comunità cristiane e religiose – soprattutto in quelle specificamente impegnate ad offrire tempo e servizio agli anziani – insieme ai nostri vecchi e nel contatto diretto con la Fonte, sapremo immergerci con coraggio e consapevolezza nelle situazioni più faticose e complesse del Regno… senza dimenticare quanto sia sempre facile lasciarsi ipnotizzare dal male che è in noi e attorno a noi!!

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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