Mentre il presente non basta a nessuno…
Proteste indignate di giovani attraversano l’Italia e l’Europa. Il futuro davanti a loro continua ad apparire bloccato, incerto, triste. Di fronte a politici che sembrano voler rimanere asserragliati in fortini dorati, più o meno indifferenti alla quotidianità delle famiglie, i giovani rivendicano il diritto ad avere un futuro e un’altra Europa, che li comprenda e non li respinga con le politiche di austerity e di rigore.
A partire dalla scuola – dove il malcontento di studenti e docenti si è fatto totale – le mobilitazioni hanno coinvolto i tanti che cercano politiche concrete di welfare, lavoratori precari, disoccupati e insegnanti.
‘Firmare, controfirmare, vidimare, certificare, verbalizzare, sbarrare, registrare… Basta!’ Gli insegnanti si oppongono allo stress burocratico assurdo richiesto per certificare la scuola con il ‘bollino di qualità’! E insieme ai giovani fanno lo ‘sciopero bianco’. Tra mobilitazioni di piazza, lezioni in strada, cortei ed occupazioni, studenti e docenti non mostrano alcuna intenzione di voler bloccare l’ondata di protesta dopo il 17 novembre – giornata internazionale degli studenti nell’anniversario degli eccidi nazisti di studenti e professori cecoslovacchi che si opponevano alla guerra nazista. I protagonisti delle proteste di oggi sembrano chiedere scusa non per ciò che fanno in questi giorni, ma per non avere avuto il coraggio e la forza di farlo prima. I raduni vengono in genere organizzati attraverso comunicazioni via internet o telefoni cellulari; le regole dell’azione illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che l’azione abbia luogo.
E mentre tutti – anche nella Chiesa e nella vita comunitaria – incorriamo facilmente oggi nel pericolo di lasciarci condizionare dalla «mentalità ristretta» dell’individualismo imperante, esigenze positive – che quasi sorprendono e che esprimono la bellezza e i valori della natura umana – emergono dall’animo dei giovani. Istintivamente essi rifiutano la mentalità tipica di questo secolo: guadagnare, godere, farla franca, imbrogliare gli altri. A questa nostra società rimproverano l’indifferenza per i bisogni dell’altro e la paura del ‘diverso’, la preoccupazione insomma di guardare soltanto a sé, fino a fare di se stessi un assoluto.
…crescono i germi di una unità di fatto
Nello sviluppo telematico attuale, l’uso dei digital media, di twitter e facebook in particolare, porta i nostri ragazzi ad essere più vicini fra loro. Insieme partecipano a manifestazioni per cause che condividono e si aprono ai problemi sociali. Insieme si divertono e provano interesse per gli emarginati di cui in qualche modo sperimentano il disagio. Sentono fortemente il rispetto dei diritti umani che essi considerano inalienabili, pilastro sicuro per la costruzione di una pace vera. Uno stesso modo di pensare e anche di scegliere e di agire, si crea facilmente fra loro, anche se non sempre sanno servirsi criticamente delle reti informative.
Nel bene li amalgama una più forte coscienza della libertà personale, il gusto del progresso scientifico e tecnologico, il rispetto della natura per la quale svolgono una loro battaglia, il superamento di barriere culturali e nazionali, una consapevolezza diversa da ieri dell’essere donna nella società, una semplicità di rapporti fra ragazzi e ragazze.
Non si tratta qui, evidentemente, di ignorare la parte negativa che è presente nel cuore dei giovani, come d’altra parte in tutti, persino nei bambini. E nemmeno si tratta di abbandonarsi alla paura per i gravissimi fatti di cyber-bullismo e simili riportati dai media di cui alcuni teenagers sono protagonisti. L’ideale sbagliato in qualsiasi persona è certamente pericoloso, perché conduce fuori strada; ma in tutti, e soprattutto nei giovani, si può correggere. Importante è non lasciarsi travolgere dagli eventi e imparare invece a pensare con le nuove generazioni, utilizzando pienamente – insieme a loro appunto – le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Ci è richiesto insomma lo sforzo di capire e condividere le esigenze vere dei ragazzi prima di voler insegnare loro qualcosa.
Indebito orgoglio di sé
Il metodo giusto “non è predicare alla gioventù come deve vivere per poi giudicarla con l’intenzione di cercare di conquistare coloro che rispettano le nostre regole e le nostre idee” (Card. Martini). In realtà l’approccio positivo verso i giovani sta sostanzialmente nella capacità di ascoltarli lasciando che ci parlino i loro comportamenti, il loro stile di vita, il loro modo di fare.
Ma l’adulto che è in noi, in genere e forse anche inconsapevolmente, ama esibire il suo sapere. Così sentenzia, esterna, impone i propri rimedi in ogni ambito, soprattutto lo fa con i giovani. Ma umiltà in fondo non è per tutti solo saper osservare negli altri ciò che possiedono, e in se stessi ciò che manca? Non è l’attitudine a lasciare che ci sia insegnato?
L’invito che ci viene dai nostri giovani è a riprendere con loro il cammino quotidiano con più consapevolezza e umiltà; e anche con la disponibilità a lasciarci toccare dai segni e dagli appelli che ci vengono, alla luce della Parola, dalla loro vita. Il richiamo è ad essere più coraggiosi e aperti; a considerarli sul serio collaboratori responsabili della loro stessa crescita umana e spirituale. Un dialogo alla pari, insomma, e non da superiore a inferiore o viceversa. Si tratta quindi di riscoprire insieme l’umano. Il che significa, oggi più che in altri tempi, riscoprire la bellezza di ogni relazione autentica.
Trovare la comune voce umana
I giovani hanno bisogno di fare l’esperienza che i legami non possono essere sostituiti dalle ‘connessioni’. Disconnettersi infatti è solo un gioco, mentre farsi amici offline – lo sappiamo bene – richiede un impegno concreto, fedele e anche faticoso. Internet però – ha ricordato a tutti recentemente Papa Ratzinger – non è solo un mezzo. È un ambiente di vita, di relazioni, di responsabilità. Un ambiente da abitare, quindi, per costruire insieme la cultura della relazione. E il Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione chiede ai credenti di intercettare e raccogliere la “perenne domanda umana di senso e di fede, che anche dalla rete emerge e nella rete si fa strada”, insieme allo stile dialogico e interattivo – nella comunicazione e nella relazione – che i social network hanno accentuato. A noi ora assimilare e far crescere questo contributo.
In tale impegno comune, autostima è una delle parole magiche che meritano la fama di cui godono, un bagaglio dal quale è possibile tirar fuori il necessario nelle situazioni difficili.
Certo Dio solo sa come va davvero il mondo. Nel nostro cuore è la certezza che la Sua Provvidenza è sempre misteriosamente all’opera.
Luciagnese Cedrone
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