La liturgia della terza domenica di avvento e primo giorno della novena del Natale è un prepotente invito alla gioia e alla speranza. Nelle nostre assemblee liturgiche risuonano le note del canto “siate sempre lieti nel Signore” mentre nel vangelo Giovanni Battista, a chi gli chiede che cosa deve fare, invita a comportamenti di pace, di onestà, di rispetto, di sobrietà e di condivisione. Nello stesso giorno, giungono da lontano notizie terribili: la strage di 20 bambini innocenti in una scuola elementare, il suicidio di un ragazzo della nostra parrocchia, l’uccisione con 34 pugnalate di un uomo in un paese vicino al nostro e così via. L’elenco sarebbe davvero lungo.
Avvertiamo nella nostra mente e dentro il nostro cuore un profondo senso di confusione e di contraddizione.
Come ‘essere lieti’ ?
Il respiro di questa nostra società, che pur ci appartiene, si fa sempre più corto, pare che qualcosa di veramente grave la stia soffocando e portando alla deriva.
Eppure, dopo alcuni istanti di sgomento per notizie di eventi dolorosi gli uomini e le donne del nostro tempo e in particolare del nostro mondo consumistico e indifferente nonostante la grave crisi che lo attraversa, continuano quasi impassibili la vita di sempre, forse volontariamente ignari del baratro in cui stiamo precipitando.
Anche se in proporzioni minori rispetto agli anni precedenti gli unici affanni di questi giorni sembrano essere gli acquisti per il regalo, per il pranzo di natale e di capodanno, per il cambio del look, per le settimane bianche magari più corte ed economiche, ma che non possono mancare e che, se non ci sono, non è natale.
Se poi ci fermiamo un attimo dinanzi allo schermo della Tv, davvero non è difficile provare un profondo senso di desolazione: Natale è il panettone o il pandoro, il profumo di marca, l’auto sportiva, il telefonino nuovo, il divano sofà e chi più ne ha più ne metta. Tutto venduto come la bacchetta magica della felicità, del sorriso, dello star bene.
E ci vuol davvero poco per cadere nella trappola.
Basta farsi un giretto in questi giorni per i grandi supermercati e osservare gli acquisti della gente.
Siate lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti.
Ma allora qual è la vera gioia, quella che ci viene annunciata oggi? E qual è il suo fondamento?
Il profeta Sofonia ce lo annuncia con categorica chiarezza:
“Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente” (Sof 3,17).
E’ l’annuncio dell’evento che fa scaturire e fonda la gioia del cristiano nonostante tutto, anche quando cammina in mezzo alle contraddizioni.
Il nostro Dio viene e rimane in mezzo a noi; sta in mezzo a noi come il Salvatore potente.
Nelle sue mani sono gli abissi della terra, sue sono le vette dei monti!
La salvezza non è una conquista, ma il dono di un Dio che manifesta in questo modo il suo amore, non volubile come il nostro, ma immutabile, eterno.
Come non gridare di gioia, come non rallegrarci in lui, oggi ed ogni giorno della nostra vita?
Ma ci rendiamo conto di questa straordinaria realtà che ci è data di vivere e che ogni anno nella liturgia del natale si rinnova?
Le nostre comunità fraterne sono testimoni di questa certezza o ancora si dimenano tra gli affanni di una vita piatta e intenta nelle cose da fare come se tutto dipendesse da noi?
I nostri volti trasmettono allegria e speranza e sono un invito per chi incontriamo a “non lasciar cadere le braccia stanche” ma a gioire nel Signore che è qui in mezzo a noi come Salvatore potente?
In questo tempo di crisi e di impoverimento anche per la vita religiosa sappiamo ancora stupirci e rallegrarci per i moltissimi germi di vita che nascono in noi e attorno a noi?
Mentre sto scrivendo queste brevi riflessioni, mi giunge questa notizia: “un gruppo di undici suore anglicane della Community of Saint Mary the Virgin sarà accolto a partire dal prossimo gennaio nell’Ordinariato personale di nostra Signora di Walsingham, eretto in conformità con la costituzione apostolica Anglicanorum coethus con la quale Benedetto XVI ha deliberato l’istituzione di Ordinariati, giuridicamente equivalenti a una diocesi, attraverso i quali i fedeli già anglicani, di ogni categoria e condizione di vita, possono entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica, pur conservando alcuni elementi della propria tradizione liturgica e spirituale”. (cfr. Osservatore Romano, 14 dicembre 2012, pag. 6).
Mi viene spontaneo ripetere con la liturgia: “rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora: rallegratevi” per questa rinascita nella comunione e per il dono di queste undici suore, dono che vogliamo custodire accompagnandolo con la preghiera e l’affetto fraterno.
Il nostro Dio non finisce mai di sorprenderci!
Che Egli ci trovi sempre più vulnerabili! Allora il nostro Natale sarà la venuta di un Dio che gioirà per noi, ci rinnoverà con il suo amore, esulterà per noi con grida di gioia (cfr. Sofonia 3,18).
Sr M. Viviana Ballarin, op
Presidente USMI
Vice-presidente UCESM