Non hanno soluzioni facili da offrire. Si incontrano a Roma, dopo le tappe di Rwanda e Congo. Cercano di creare legami di comunione e di amicizia così necessari dappertutto sulla terra, impegnati come sono ad aprire nuovi percorsi di fiducia per una festa di vita insieme.
Semi per qualcosa di grande
Il pellegrinaggio di fiducia sulla terra, animato da Taizé per il 35° incontro internazionale ecumenico, dopo 25 anni è tornato a Roma. Dal 28 dicembre 2012 al 2 gennaio 2013, 42 mila giovani di tutta Europa – e non solo – hanno gioiosamente invaso la Caput Mundi, come un’ondata di preghiera. Rinunciando a qualche comodità per concentrarsi sull’essenziale, insieme essi hanno cercato nella fede la forza per costruire un mondo di pace, di giustizia e di fratellanza.
Da parte loro le famiglie romane, le parrocchie, gli istituti religiosi e persino gli anziani soli hanno letteralmente aperto le porte delle proprie case ai ragazzi. Segni, questi, di una Chiesa che dà fiducia e spazio; prova che si può vivere da fratelli superando paure, egoismi e diffidenze; conferma che la fiducia in Dio quando è autentica porta a trovare la forza interiore che fa divenire più umani e a rifiutare consapevolmente tutto ciò che disumanizza noi stessi e gli altri.
I giovani al momento dell’arrivo a Roma hanno ricevuto da frère Alois, priore di Taizé, le “Proposte 2013″che li hanno ‘messi’ sulla strada: 1. Parlare insieme del nostro cammino nella fede. 2. Cercare dove incontrare Cristo. 3. Cercare come affidarsi a Dio. 4. Aprirci senza paura all’avvenire e agli altri. Obiettivo di tutto il‘cammino’: scoprire le sorgenti di fiducia in Dio.
Il programma è realizzato dai pellegrini nelle quattro tappe previste. Essi hanno potuto infatti vivere intensi momenti di preghiera comune e di scambio reciproco nelle parrocchie e nelle basiliche maggiori della città; insieme hanno scoperto nei diversi quartieri dove erano ospitati segni viventi di speranza; si sono incontrati a gruppetti per confrontarsi su temi spirituali, artistici e sociali; hanno visitato catacombe e altri luoghi significativi della fede; hanno pregato con il papa Benedetto XVI per la pace; infine con la “festa dei popoli” hanno inaugurato il nuovo anno, risvegliando in sé le energie creative necessarie per uscire dalla mediocrità.
Dall’inquietudine alla fiducia
Uno sguardo troppo cinico verso la vita impedisce a tanti oggi di cogliere la dimensione fondamentalmente buona dell’umanità. La fede/fiducia – così in crisi nel nostro tempo – permette invece di superare le insidie del tempo e la stanchezza della storia. Frère Alois ha spiegato ai giovani che la fiducia in Dio contiene una chiamata: “accogliere in grande semplicità l’amore che Dio ha per ciascuno, vivere di questo amore e prendere il rischio che questo implica”. Il fatto di rendersi umilmente conto che così si fa l’esperienza della verità divina – ognuno a partire dal livello in cui si trova – modifica sensibilmente la fiducia che si può avere nella società e in se stessi.
Tra diversità e divisione …
Tutti siamo in viaggio verso una comunione più personale con Dio e una comunione più profonda gli uni verso gli altri, specialmente verso i più poveri. Eppure a causa delle divisioni presenti anche nelle nostre comunità cristiane, il sale del messaggio evangelico sta perdendo il suo sapore. La divergenza di opinioni troppo spesso costituisce una spaccatura nei rapporti umani perché minaccia tutto quello che ognuno è riuscito a comprendere e a fare fino a quel momento. Non sempre però la diversità è preludio di divisione. Se è accolta con disponibilità rinvigorisce il pensiero, lo stimola. Può diventare la base per un nuovo percorso. Certo la capacità di pensare in modo diverso dagli altri rimanendo però aperti e disponibili con chi la pensa diversamente è la più grande e impegnativa impresa umana. Richiede cuore grande, forte passione, sensibilità e soprattutto consapevolezza critica come banco di prova per le idee capaci di custodire il domani.
… necessaria nuova consapevolezza critica
Dal Pellegrinaggio di fiducia ci viene dunque un forte invito a ripensare tutto ciò che avevamo dato per scontato riguardo alla vita; a lavorare e ben pensare in un mondo diviso e in crisi per ridefinire il proprio posto in questo mondo e vivere al meglio nel nome di Dio.
I ragazzi, che si sono fatti pellegrini di fiducia per creare legami di comunione e d’amicizia,ripartono da Roma con il mandato di essere annunciatori di fiducia presso ogni uomo e ogni donna che incontreranno sul loro cammino. Ma quello stesso mandato è per tutti, ovunque ci si trovi a vivere. Come pure per tutti è la chiamata a riconciliare ciò che appare incompatibile –resistendo alla tentazione della rassegnazione o della passività –perché Cristo, venuto per riconciliare ciò che sembrava per sempre perduto, sulla croce ha teso le sue braccia a tutti. È Lui la via che spiega l’uomo all’uomo. Lui la nostra pace. E la riconciliazione comincia quando finalmente guardiamo tutti insieme verso di Lui.
… per la più grande impresa umana
“Ravviva il dono di Dio, che è in te”, ripete anche oggi a ciascuno l’apostolo Paolo. Credere è accogliere lo sguardo di fiducia che Dio ripone su ciascuna e su ciascuno di noi, è osare affidarsi al Suo amore. Un messaggio per molti difficile da capire e che nessuno comunque può pretendere di comprendere fino in fondo. Possiamo solo prenderci con fedeltà del tempo per ascoltarlo attentamente. Allora ci sarà donato di fare l’inaudita esperienza di essere amati. E se la nostra esistenza non è un caso, se la vita è un dono, se non siamo mai soli, allora non c’è più bisogno di dimostrare il valore della propria esistenza, o di erigere mura di autodifesa. L’altro non è più una minaccia. E anche l’instabilità della vita non fa più paura! Per la loro fede, fantastici giovani cristiani in Africa (ma non solo!) rimangono in piedi pur vivendo nel caos, nella paura e anche nell’abbandono. A noi suggeriscono di rifiutarci di fare separatamente ciò che possiamo fare insieme. Il pellegrinaggio di fiducia sulla terra continua insomma anche nella vita quotidiana di ciascuno di noi. Abbiamo bisogno gli uni degli altri nella vita delle nostre comunità dal momento che tutti in un certo senso siamo dei poveri. Cercare insieme umilmente il Suo Volto fa crescere nella solidarietà. Ci accompagna nel nuovo cammino la domanda posta ai pellegrini da Frère Alois: È possibile continuare a casa ciò che abbiamo vissuto qui? Come fare riferimento a Dio nella propria vita quotidiana?
Rispondere con coerenza è mettersi sulla via per esserGli testimoni fino alle estremità della terra.
Luciagnese Cedrone
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