Si può imparare (e insegnare!) la via della felicità? È possibile occuparsi, lavorare, vivere… per la felicità di tutti?
Il festival delle Scienze ne cerca la formula
Ogni giorno, un invito: a vederci dentro, a guardarci intorno, ad andare oltre… a fare insomma della vita il luogo della vera felicità (Tonino Bello)
Tema immenso quello della felicità, soprattutto in questo tempo di crisi feroce e di smarrimento culturale e sociale. Un sentimento talmente primordiale che è persino difficile definirlo. All’Auditorium Parco della Musica di Roma, durante l’ottava edizione del Festival delle Scienze, ci hanno provato. L’idea di felicità è stata indagata con convegni e ospiti di primo piano, compreso il premio Nobel per l’Economia Amartya Sen. Ne è risultato un viaggio misterioso e appassionante attraverso le neuroscienze, la psicologia, la religione, l’antropologia, la sociologia… La conclusione, provvisoria come solo può essere il cammino di una vita: l’essere umano è biologicamente strutturato per essere felice, il cervello è un vero e proprio calcolatore alla ricerca di ‘premi’… La domanda di fondo, che ha guidato nella ricerca: come arrivare alla felicità, ne esiste una formula? Su tutto una certezza: il viaggio di chi davvero la cerca finisce per portare al centro di se stessi.
Affaccendati e insoddisfatti, ma si può misurare la felicità?
Essere felici è cammino e ricerca di un divenire sempre più ricco – non di cose, ma di quella ricchezza che è sovrabbondanza di sé e sentimento del proprio accrescersi. A tratti è ricerca spasmodica e con scarsi risultati. Eppure nessuno se ne stanca mai del tutto, perché il desiderio costante di essa vive dentro ogni persona e ne cadenza la vita fin dal principio.
Il Festival delle Scienze ha riconosciuto questo anelito impresso nella stessa natura umana, nel suo Dna spirituale, che continuamente spinge ognuno a riprendere la ricerca verso la pienezza del proprio stato interiore.
I soldi sono importanti e chi è povero non può essere felice, è stato detto al Festival. Ma è stato anche dimostrato che, al di sopra di un determinato reddito, il denaro perde valore. Per il benessere della persona, invece, contano gli affetti, le esperienze, i rapporti umani. L’arte di apprezzare la vita è più una questione di mente che di circostanze, più una scelta che una possibilità. Già Epitteto diceva ai suoi contemporanei: “tutto sta nel modo in cui si guardano le cose”. Condizione naturale sì, quindi, ma anche sfida continua. Ogni tanto insomma è bene chiedersi: A che punto mi trovo? In quale direzione sto cercando?
Il Mappamondo della felicità…
Dall’analisi del grado di appagamento e soddisfazione della popolazione di oltre 150 paesi del mondo è venuto – durante lo svolgimento del Festival delle Scienze – il primo Rapporto Mondiale sulla Felicità. Risultato? Fra gli ingredienti della felicità, al primo posto è la rete sociale (avere qualcuno su cui contare nei momenti difficili è più importante del reddito!); al secondo posto l’occupazione (perdere il lavoro è percepito come perdere il proprio partner!). Danimarca, Finlandia e Norvegia – tra i Paesi più attenti nel mondo alla qualità della vita dei propri cittadini – conquistano i primi posti. L’Italia è ventottesima dopo Brasile e Arabia Saudita. Ma quelli del podio sono anche i Paesi con il più alto tasso di suicidi. Un controsenso? Certamente un grande motivo di riflessione.
… e il ruolo della politica!
Secondo una recente ricerca della Oxford University, chi ride ed è ottimista si ammala di meno. Anche questo dato suggerisce quanto sia vitale ripensare il ruolo della politica; che ogni governo si occupi di più del benessere collettivo e della salute – anche mentale – della popolazione. La questione nel mondo sta emergendo e si allarga sempre più. È vitale insomma recuperare politiche sociali con una progettualità che sappia di umanità.
Il colore del dolore…
Certamente non si può vivere in pienezza se non si interiorizza il fatto che la vita un giorno o l’altro finirà … Quando sai che i giorni della tua vita sono limitati, allora è più facile fermarsi ad annusare il profumo dei fiori e a sentire il calore dei raggi solari … È vero: siamo pellegrini in viaggio, ma prova a goderti il viaggio! suggerisce J. Powell.
Per Action for Happines – movimento nato nel 2011 in Inghilterra e subito diffusosi nel mondo con l’obiettivo/missione di creare una società più felice – non serve né danaro, né potere. Assumono valore invece le azioni che possono portare beneficio agli altri, perché ‘il benessere è contagioso’. Il mondo oggi è più ricco di mezzo secolo fa, ma non sembra più felice ( R. Layard). La felicità può essere raggiunta in tempi ragionevoli se ci si occupa di più degli altri e si restituisce centralità ai rapporti umani; se si riscopre generosità e responsabilità nella cura di se stessi e del mondo intorno. L’escludere, infatti, materialismo, egoismo e stress fa crescere la propria soddisfazione.
…e il rumore della felicità
Il figlio ‘prodigo’ del Vangelo se ne va, un giorno, in cerca di felicità. E fa naufragio!…Il libero ribelle diventa servo: semplice storia di una comune umanità decaduta, che si porta dentro la nostalgia del pane di casa, in realtà l’unica cosa che conta veramente. Non la ricerca di felicità fine a se stessa, che tra l’altro può facilmente tramutarsi nel bisogno egoistico di “stare bene”! Ma il bisogno di trovare la Fonte stessa di ogni bene, quella che dà origine a ogni cosa, compresa la felicità. Se è vero però che tutti vogliono vivere felici – come già scriveva l’antico poeta Seneca – “quando poi si tratta di riconoscere cos’è che rende felice la vita, ecco che ti
vanno a tentoni”. In realtà, anche se ognuno sente o intuisce dov’è la sua ‘casa’, è tanto facile, in una esistenza ansiosa, nomade e divisa, lasciarsi trascinare in molte direzioni come si fosse ‘senza dimora’. Del desiderio – al centro di noi stessi – di una Vera Casa, parla Gesù quando esorta: Non affannatevi; o quando amorevolmente richiama all’unica cosa necessaria…
Il Suo amore, se accolto, fa scoprire a ognuno di essere un meraviglioso pezzo unico, cancella per sempre ogni solitudine e allontana il timore di guardare alla vita con occhi sfiduciati. Chiamarsi per nome in modo autentico è necessario per amarsi sul serio. Dio mi chiama per nome e niente è più come prima. In ogni caso per essere felici conta che l’indirizzo del cuore sia al centro della persona e della sua vita di relazione.
Luciagnese Cedrone
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