A casa nella mia Chiesa

Posted by usmionline
mag 10 2010

Eravamo in tanti al Convegno ecclesiale Testimoni digitali, provenienti da tutta Italia e tutti impegnati in vario modo nel mondo della comunicazione digitale o almeno “sensibili” alle varie opportunità che vengono offerte dalle nuove tecnologie. Abbiamo ascoltato sollecitazioni singolari, conosciuto esperienze interessanti, ci siamo confermati sui cammini intrapresi. Come Figlia di san Paolo, che opera nella Chiesa e nel mondo con un carisma ben specifico “annunciare il Vangelo con tutti gli strumenti della comunicazione sociale”, mi chiedo quale idea-forte conservo del Convegno, quale germoglio dovrò curare perché esso fiorisca e diventi fiore e frutto.  Infatti, dice Gesù: “… dai frutti li riconoscerete”. Sintetizzo l’esperienza vissuta in tre punti.

Al Convegno mi sono sentita a casa. E più volte, dentro di me, ho espresso grande riconoscenza non solo alla Chiesa ufficiale ma soprattutto al popolo di Dio rappresentato da tanti sacerdoti, religiosi e laici lì convenuti. Finalmente, permettetemi di dirlo, si considerano la modernità, le nuove tecnologie, il mondo della comunicazione in genere, non come realtà da guardare con sospetto e da demonizzare ma come opportunità, “luoghi teologici”, ambienti da abitare con responsabilità e naturalezza perché ci appartengono. Non si tratta, infatti, di scegliere un metodo o un altro per annunciare il vangelo, ma significa essere presenti, portare l’annuncio là dove la gente vive, soffre, ama, lavora, si diverte, ecc. Certo non sono ancora territori abitati da tutti, come d’altronde non lo sono più le parrocchie, ma sono spazi che saranno popolati e visitati sempre più.  E’ stato bello, lo confesso, perché, almeno questa volta, non ho dovuto giustificare e motivare a nessuno il mio essere “religiosa, consacrata a Dio” che opera nel mondo della comunicazione. Esercitare la “diaconia della cultura”, ha detto il nostro papa Benedetto XVI.  Grazie, santità, che sigilla un nostro modo di essere e operare da sempre, per vocazione. Questo è la prima e bella sensazione che porto con me. Sentirmi a casa nella mia Chiesa.

Come starci?

Anche se alcuni interventi, a mio avviso, si sono attardati nel ribadire la necessità di utilizzare le nuove tecnologie per l’evangelizzazione, (ciò significa che il concetto non è stato ancora pienamente assunto) ho colto lo sforzo di spingere in avanti la riflessione soprattutto da parte dei rappresentanti della Chiesa ufficiale: mons. Mariano Crociata,  mons. Claudio Maria Celli, mons. Angelo Bagnasco, ecc.  Internet, ci hanno detto, non è un mezzo da assumere perché altri sono diventati man mano obsoleti. No, internet è una cultura, un ambiente, un continente digitale. Non diciamo più, allora, che dobbiamo esserci in questi territori, è assodato perché, in forza dell’incarnazione, nessun luogo ci è precluso. Chiediamoci invece: Come esserci? Come starci? Domanda a mio avviso fondamentale cui non sarà mai data una risposta risolutiva.

Testimoni

Da Testimoni, suggeriva il tema del Convegno. Cioè da persone che hanno incontrato Gesù nella loro vita, sono state trasformate e ora desiderano condividere e comunicare anche ad altri questa esperienza forte, perché una cosa bella non si tiene per sé. Ma abbiamo questa esperienza forte da condividere? O pensiamo sia sufficiente annunciare una filosofia di vita, anche se evangelica, una morale cui attenersi, una serie di comandamenti cui obbedire? Forse per questo papa Benedetto XVI insiste continuamente sulla necessità di coltivare l’amicizia con Gesù, sulla preghiera intesa come colloquio personale e quotidiano con lui…  

Condividere e comunicare anche ad altri. Il desiderio di non tenere solo per noi ciò che abbiamo “visto e udito”ci porta a cercare gli altri, ad andare loro incontro, a condividere i loro spazi. Ma senza pesantezze, moralismi, affaticamenti. Se si vive una bella realtà, si comunica in maniera spontanea, senza artifici e costrizioni, con l’unico desiderio che anche altri possano sperimentarla ed essere felici come noi. Solo questo, a mio avviso, può motivare una vita che si “prende cura” e va continuamente “alla ricerca” degli altri. “Quante volte vi ponete l’interrogativo: come cammina, dove cammina, verso quale meta cammina questa umanità che si rinnova continuamente sulla faccia della terra? Sarà salva, sarà perduta per sempre” ci diceva quasi cento anni fa il nostro fondatore, Giacomo Alberione.

Coltivare la passione per l’uomo

…Lo ribadisce il papa. Un uomo molto diverso da quello di 50, 20, 10 o anche solo 5 anni fa. Un uomo che sta formando la propria coscienza (la parte più sacra del suo essere) e costruisce la sua persona immerso nel continente digitale, sollecitato da mille input e spesso disorientato. Questo è l’uomo da amare, l’uomo a cui annunciare le meraviglie della vita nuova che abita in noi. Ma non è un uomo lontano, da studiare e analizzare a tavolino. Quest’uomo lo conosciamo bene perché siamo noi, perché anche noi respiriamo e viviamo in questa realtà digitale e siamo tutti compagni di un viaggio che stiamo facendo insieme.

Passione per Dio e per questa umanità, il germoglio che coltiverò perché diventi fiore e frutto.

Sr Nadia Bonaldo

 

L’esperienza on-line di Nadia Bonaldo

«Il Vangelo nella cultura della comunicazione». Lo slogan, che campeggia sulla home page del sito www.paoline.it, è tutto un programma. Anzi, è proprio “il” programma delle Figlie di San Paolo, la congregazione femminile fondata dal beato Giacomo Alberione nel 1915 e impegnata a tutto campo nell’evangelizzazione con i mezzi della comunicazione sociale. Il sito, uno dei primi messi on-line da religiose, risale al 1995 ed è stato rinnovato non più tardi del 2008. Suor Nadia Bonaldo (vedi foto) ne è la responsabile, coadiuvata da una consorella e da circa 20 collaboratori esterni. «Don Alberione», spiega la religiosa, «ci invitava ad annunciare il Vangelo con ogni più moderno mezzo che la tecnica mette a disposizione. Oggi, questo mezzo non può che essere internet».

Le suore Paoline gestiscono numerose librerie, oltre che una casa editrice (con il noto marchio Paoline). Le religiose animano poi varie attività di promozione e formazione, tra cui il Festival della comunicazione, la cui organizzazione è cogestita con i loro confratelli Paolini.

«Nel sito», prosegue suor Nadia, «utilizziamo rubriche di attualità e di cinema, notizie sulle pubblicazioni e interviste con i nostri autori, comunicazioni su eventi culturali organizzati dalle nostre librerie o da altre istituzioni».

I numeri sono degni di tutto rispetto: 5 mila visite settimanali, per una media di tre minuti di permanenza per pagina. Le pagine più visitate sono quelle dove si può scaricare un file Mp3 con la liturgia del giorno. Quasi a dire che la liturgia della vita, cioè la quotidianità, e la liturgia della Chiesa si sposano bene anche in rete.                                                                       S.St.

(da Famiglia Cristiana, n. 19 – 19 maggio 2010, pag. 73)

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