Essere testimoni digitali! L’invito rivolto a tutti i partecipanti del convegno che si è svolto dal 22 al 24 aprile scorso intitolato: «Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale». Questo invito si presenta per me come una sfida dai contorni non ancora ben delineati: come essere testimone missionaria in questo nuovo umanesimo digitale? Quali spazi per la parola del Vangelo nei social network e in quale modo annunciarla? Sono una giovane Missionaria dell’Immacolata (PIME) che lavora nel campo delle comunicazioni sociali e che tra qualche mese partirà per il Brasile. Ho partecipato al convegno con l’intento di ricevere un aggiornamento nel campo della comunicazione e di ritrovare colleghi e amici. Ne sono uscita con tante domande e con il desiderio di continuare la riflessione sul mio impegno in questo campo.
Ho appreso con gioia i risultati della ricerca svolta da Chiara Giaccardi e dai suoi colleghi dell’Università Cattolica di Milano che hanno presentato un volto dei giovani “nativi digitali” meno negativo rispetto a quelli solitamente delineati; un volto che, nonostante tante fragilità, fa ben sperare per il futuro nella capacità di gestire i media e di non lasciarsi travolgere dal vortice comunicativo.
Ho ascoltato con interesse gli interventi dei vari relatori e testimoni che si sono susseguiti nei tre giorni e in particolare la riflessione del gesuita Antonio Spadaro sul rapporto tra internet e teologia.
La Chiesa è chiamata ad interrogarsi sull’ambiente culturale di internet che «determina uno stile di pensiero e crea nuovi territori e nuove forme di educazione, contribuendo a definire anche un modo nuovo di stimolare le intelligenze e di stringere le relazioni, addirittura un modo di abitare il mondo e di organizzarlo», dice Spadaro. Un nuovo ambiente culturale che contribuisce a far nascere un’antropologia nuova a cui siamo chiamati come Chiesa ad andare incontro per annunciare la Parola che salva. Un nuovo ambiente che pone delle domande anche alla struttura stessa della Chiesa e al suo pensiero teologico: essere radar o decoder, essere connessi o in comunione, essere fili di rete o tralci di vite, emittenza o testimonianza, codice proprietario o aperto? Sono alcune delle domande che si presentano come sfide a cui far fronte nell’era della comunicazione digitale.
La parola gratitudine esprime bene i miei sentimenti alla conclusione del convegno. Grazie agli interventi competenti dei relatori, alle esperienze vissute dei testimoni e a Dio che continua a condurre l’umanità per le Sue strade.
Emanuela Nardin, Missionarie dell’Immacolata