Solo folklore?

Posted by usmionline
set 06 2010

La visita del leader libico Gheddafi a Roma (29-31 agosto 2010) con le amazzoni che gli fanno da guardia del corpo e la tenda beduina; con il carosello dei cavalli e le hostess reclutate per un deliberato spettacolo di proselitismo; con gli show a beneficio delle telecamere e le sue “provocazioni” su un futuro musulmano per l’Europa: lascia l’amaro in bocca e strascichi pesanti, ma anche il bisogno di riflettere più a fondo su alcune questioni.

Gli affari non sono tutto

P. Samir Khalil Samir, gesuita egiziano, docente di storia della cultura araba e di islamologia presso l’Università Saint-Joseph di Beirut, commenta:«Non possiamo riempirci continuamente la bocca di belle parole sui diritti umani quando ci rivolgiamo all’interno dell’Europa, e poi far finta  di niente con un capo di Stato straniero che è al potere  da 41 anni e spesso ha mostrato disprezzo per i diritti fondamentali della persona umana; che lo ha dimostrato anche recentemente con centinaia di eritrei rinchiusi nei campi di detenzione. Lui non parla solo di affari, si atteggia a predicatore dell’islam. Qualcuno gli faccia notare che per noi gli affari non sono tutto». E anche che «i suoi show sono possibili grazie a quella cultura ebraico cristiana, che ha reso l’Europa libera, laica e democratica», commenta duramente il Presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia Giuseppe Piperno, aggiungendo che finalmente vengano definiti invece, e una volta per tutte, gli indennizzi e i risarcimenti degli ebrei dovuti scappare dai pogrom del 1967 e di tutti gli italiani con l’avvento al potere di Gheddafi nel 1970.

Ancora ci si chiede:

-         perché Gheddafi fa il suo siparietto a Roma e non a Parigi o a Berlino?

-         possiamo definire tutto questo semplicemente folklore pensando alle condizioni disumane degli innumerevoli esseri umani deportati nei campi di concentramento libici dopo l’approvazione nel nostro Parlamento del cosiddetto “pacchetto sicurezza”?

I diritti umani interessano davvero?

Il presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori  e consulente della Commissione parlamentare per l’infanzia afferma:«Vorremmo poter conoscere in che stato versano i bambini, spesso in tenerissima età, reclusi nei campi di accoglienza libici dopo il loro respingimento dalle coste italiane». Le autorità libiche infatti non hanno mai avviato indagini sui casi denunciati, né sulle persone responsabili.

E il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, molto critico sull’accordo Italia-Libia, spiega che «sull’immigrazione non si può affidare il presidio dell’intero fronte africano ad un solo Paese e sulla base di accordi bilaterali che prevedono, in cambio, contratti di carattere economico a vantaggio della Libia e dei nostri imprenditori». Per il vescovo, «è un errore affrontare in questo modo il problema dell’immigrazione. Non verrà mai fermata finché esistono situazioni di conflitto e di povertà».

L’Europa destinata a diventare islamica?
Le “minacce” di Gheddafi su un’Europa «nera» invasa dagli immigrati incassano solamente un “no comment” da parte di Bruxelles. Ma per P. Samir Khalil Samir, quella sull’islamizzazione dell’Europa è «una previsione non certo campata in aria. Ed io starei attento a liquidarla come una boutade di poco conto». Per questo egli invita a «guardare ai fatti» e cioè al tasso di natalità degli europei che è «la metà di quello degli immigrati di provenienza extracomunitaria, in gran parte musulmani». Nel 2050, ci dicono i sociologi, una persona su cinque sarà musulmana.

Totalitarismo islamico e cristianesimo

Benedetto XVI è forse fra le poche personalità del nostro tempo ad aver capito profondamente l’ambiguità in cui si dibatte l’islam contemporaneo e la sua fatica nel trovare un posto nella società moderna. Già da cardinale aveva visto con chiarezza la difficoltà essenziale del rapporto socio-politico con il mondo musulmano: la concezione totalizzante della religione islamica. Per questo egli insiste nel dire che non dobbiamo cercare di proiettare sull’Islam -il quale non fa distinzione fra religione e politica- la visione cristiana del rapporto tra le due. Il che mette i cristiani nella situazione delicata di non-cittadini e rende l’Islam una religione totalmente diversa dal cristianesimo e dalla società occidentale.

La violenza e il nulla

Papa Ratzinger offre un’analisi a tutto campo sulle piaghe dell’Islam contemporaneo e sul modo in cui musulmani radicali e progressisti cercano di guarirle. Rileva che i terroristi uccidono e alimentano tanta violenza, ma la gente reagisce e non in loro favore. I terroristi dunque non riescono ad imporre né la sharia, quando lo vogliono fare, né un loro sistema di violenza che possa cambiare politicamente un Paese. Ma i tentativi continueranno finché non si capirà che la violenza non porta a nulla.

Via per la convivenza mondiale

 Il papa sta proponendo all’Islam una via per costruire la convivenza mondiale basata non sul dialogo religioso, ma su quello culturale e di civiltà, sulla razionalità e su una visione dell’uomo e della natura umana che viene prima di qualunque ideologia o religione.

Questo puntare al dialogo culturale spiega la sua scelta di assorbire il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso dentro al più grande Pontificio Consiglio per la cultura. Egli chiede perciò all’Islam un dialogo basato sulla cultura, sui diritti umani e sul rifiuto della violenza; e all’Occidente di ritornare a una visione della natura umana e della razionalità in cui non si escluda la dimensione religiosa. In questo modo – e forse soltanto così – si potrà evitare un conflitto delle civiltà, trasformandolo invece in un dialogo. D’altra parte chi «esercita la carità in nome della Chiesa sa che l’amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la miglior testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare» (Deus Caritas est).

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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