Hawking e il nulla dell’autocreazione

Posted by usmionline
set 14 2010

 «Dio non esiste, l’universo nasce dal nulla»: lo afferma il famoso astrofisico mondiale, Stephen Hawking, scienziato inglese di 68 anni condannato all’immobilità su una sedia a rotelle e privo della parola per un’astrofia muscolare progressiva. Lo scrive nel suo ultimo libro, “The Grand Design”, che sarà in libreria in concomitanza con la visita di papa Ratzinger (prevista per il 16 settembre 2010) nel Regno Unito. Hawking, in un suo precedente libro, Una breve storia del tempo, una decina di anni fa aveva sostenuto che non c’è incompatibilità tra un Dio creatore e la comprensione scientifica dell’universo. Ora, dunque, ci ripensa e afferma che il Big Bang, la grande esplosione che ha creato il mondo, fu una conseguenza inevitabile delle leggi della fisica. Per usare le sue parole:«Poiché esiste una legge come la gravità, l’universo può essersi e si è creato da solo, dal niente. La creazione spontanea è la ragione per cui c’è qualcosa invece del nulla, il motivo per cui esiste l’universo e per cui esistiamo noi».

Solo una rispettabile opinione

Hawking comunica grazie alla tecnologia, ha tutte le spiegazioni della sua malattia, fornitegli dalla scienza. Eppure la medicina non gli dirà mai perché proprio lui è stato colpito dal male e qual è il significato della sua sofferenza. Allo stesso modo egli ci dice com’è nato l’universo, ma non ne affronta il perché. Nella realtà però l’uomo non ha bisogno solo di una teoria che spieghi come è nato il mondo: ne cerca anche il significato. «Quello che Hawking afferma non è provabile. E non essendo provabile, misurabile e negabile non appartiene alla fisica. È solo un’opinione» (Massimo Robberto). Non c’è scienza che possa negare l’esistenza di Dio. Così il fisico Antonino Zichichi, presidente della Federazione mondiale degli scienziati con forza dichiara: «Se c’è una logica nell’universo c’è anche un creatore. Hawking riesca a dimostrare il teorema della negazione di Dio oppure stia zitto».

Scienza e Mistero

«La fisica di per sé -sostiene l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams- non risolve la questione del perché c’è qualcosa piuttosto che niente. Per lo stesso motivo potremmo affermare che siccome gli aeroplani volano grazie alle leggi della fisica, sono stati creati dal nulla senza il bisogno di un inventore». In realtà finché esisterà, l’uomo che ha lume di ragione non rinuncerà a domandarsi il significato della vita e della morte, del male e della bellezza.

Domanda di senso (soprattutto di fronte alla natura)

L’astrofisico dello Space Telescope Science Institute di Baltimora Massimo Robberto riflette:«Dio ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché gli uomini Lo cercassero, se mai arrivino a trovarLo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. Tutta la realtà ci è data come se il Mistero continuamente ci dicesse: Guardami. Sono qui. E tu ti guardi attorno, e non lo vedi. Ma senti questo richiamo. Non si svela. Perché si sveli occorre l’incontro con un Uomo». Per il cristiano quest’Uomo è Cristo nella cui persona l’uomo e Dio si sono perfettamente uniti. In Lui l’abisso è superato. Egli è il centro dove convergono tutti i raggi dell’universo. «Io non so -continua Massimo Robberto- se la fisica possa dimostrare o meno l’esistenza del Mistero. Ma la realtà ha dentro un richiamo oggettivo per chiunque. Noi lo cerchiamo, non è lontano, ma non è dato scoprirlo: occorre che Qualcuno lo annunci, deve passare da un’altra parte».  

Quello che dobbiamo fare anche se costa sacrificio e fatica è cercare di recuperare la complessità della realtà. Hawking in fondo decide di fermarsi, di smettere di cercare questo Mistero. Mentre la realtà, come avviene nel rapporto amoroso, rimane fonte inesauribile di provocazione e bellezza. Così più scopriamo, più siamo incuriositi. Stabilire la fine di questa dinamica porterebbe alla malinconia e alla disperazione.

Tra evoluzione e fede

Evoluzionismo e cosmologia sono i temi sui quali è intervenuto più volte Nicola Cabibbo, fisico italiano di sicuro tra i primi in campo mondiale e da poco purtroppo scomparso. Profondamente credente egli ha affrontato con grande equilibrio il rapporto fra conoscenza scientifica e testo biblico, fra scienza e persona umana. Sul rapporto tra scienza e fede sottolinea che la teoria dell’evoluzione non è in contrasto con l’opera della Creazione e che le due non si contraddicono affatto. Sono gli ‘-ismi’, cioè il creazionismo che pretende di negare l’evoluzione e l’evoluzionismo che pretende di negare la Creazione, che entrano in contrapposizione proprio perché si fa confusione tra i due piani.

Alle parole di Stephen Hawking due altri grandi intellettuali italiani rispondono:«La scienza non può porre difficoltà alla fede, perché quello che scopre è vero e non può essere in contrasto con la creazione» (Giuseppe Tanzella-Nitti). E Giulio Giorello: «Oggi tra gli scienziati cattolici è chiarissimo che si può benissimo credere nell’evoluzionismo e nella Creazione (non nel creazionismo). Dire il contrario è come sostenere che la Terra è piatta o che il Sole si muove perché così dice la Bibbia».

Ma il perché davvero “ultimo” per cui l’universo esiste (e nell’universo esisto io, ciascuno di noi) è una domanda alla quale le leggi della fisica non intendono né possono rispondere. È però una domanda che l’essere umano in quanto tale non può non continuare a porsi.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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