Giornata Missionaria Mondiale 2010

Posted by usmionline
ott 22 2010

Giornata Missionaria Mondiale: quasi il raccolto di tutto l’Anno Liturgico. Chiave della missione è la costruzione della comunione ecclesiale, un oneroso e affascinante impegno, che appartiene alla natura stessa della Chiesa, ed è suo compito primario.

In apertura del messaggio per l’84ª Giornata Missionaria Mondiale 2010, Benedetto XVI esorta tutti i cristiani a «rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo e a dare alle attività pastorali un più ampio respiro missionario». Inoltre, in una società multietnica che sempre più sperimenta forme di solitudine e di indifferenza, chiede di offrire segni di speranza, impegnandosi a rendere il pianeta casa di tutti i popoli.

Noi: missionari o di – missionari?

Da sempre la Chiesa si considera in stato di missione. Ma questa consapevolezza sembra oggi assopita nelle comunità cristiane. E se in un recente passato la Giornata Missionaria era celebrata con molta solennità, negli ultimi tempi, rincresce dirlo, ha perso visibilità nella Chiesa e nella società italiana. Sembra addirittura quasi scomparsa dall’orizzonte del fedele.

Nella base ecclesiale infatti spesso l’impegno religioso di evangelizzare tende a ridursi a impegno sociale: l’importante – si dice – è amare il prossimo, fare del bene, dare testimonianza di servizio. Ma così la Chiesa dà un’immagine riduttiva di se stessa, come se fosse un’agenzia di aiuto e di pronto intervento per rimediare alle ingiustizie e alle piaghe della società.

Siamo immersi in una società e in una cultura dove sembrano venir meno le certezze basilari, i valori e le speranze che danno un senso alla vita. Una società, che scoraggia ogni scelta davvero impegnativa e definitiva, per privilegiare invece nei diversi ambiti, l’affermazione di se stessi e le soddisfazioni immediate. E a noi cristiani in questa situazione che cosa è chiesto davvero? Vivere in ambiente non cristiano certamente impone una scelta: missione o dimissione cristiana – come si esprimeva Madelaine Delbrel.

Chiave della missione

Occorre certamente un risveglio di missionarietà. È una necessità. L’uomo è un cercatore di senso e il suo cammino nel tempo sta tutto nel prendere sul serio la tragicità della morte senza stordirsi o fuggirla. Guardarla negli occhi fa capire di essere chiamati alla vita, rivela il senso e la bellezza di esistere. Permette di riconoscersi mendicanti del cielo.  

Non si tratta di fare cose eccezionali, ma di cominciare a trovare nelle esperienze ordinarie l’alfabeto con cui comporre parole che dicano l’amore infinito di Dio. Mettersi in ascolto della realtà che cambia e che chiede in ogni tempo la radicalità e l’essenzialità del Vangelo. Oggi per esempio sembra risorgere nelle coscienze il bisogno di valori fondamentali come la libertà, la giustizia, la trasparenza, la fraternità. Tutto questo può scuotere quando la vita rischia di essere ovattata da un certo consumismo e di trastullarsi nella comodità.

Per una Chiesa missionaria

«Una chiesa autenticamente eucaristica è una chiesa missionaria», ci ricorda Benedetto XVI. Si diventa missionari autentici, capaci di testimoniare il Vangelo nella misura in cui si cresce nella vita interiore e si alimenta il proprio impegno alla Parola di Dio e all’Eucaristia. È l’autenticità dell’affidarsi al Signore che purifica da un servizio che a volte slitta in ricerca della propria autorealizzazione, o di visibilità, o di riconoscimento sociale e perfino ecclesiale.

La speranza in tutto questo è che, qualunque sia la strada riservata a ciascuno dalla misericordia di Dio, nelle nostre Chiese in Italia e nel mondo si continui sì a nascere cristiani, ma finalmente lo si diventi anche.

 Luciagnese Cedrone

usmionline@usminazionale.it

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