Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Posted by usmionline
gen 17 2011

La settimana di preghiere per l’unità dei cristiani ha luogo, come tradizione, nei giorni che precedono la festa della Conversione di Paolo di Tarso: 18-25 gennaio.

È la “Chiesa Madre” di Gerusalemme, quest’anno 2011, ad offrire alla Chiesa universale il tema per la riflessione:

«Essi ascoltavano con assiduità l’insegnamento degli apostoli, vivevano insieme fraternamente, partecipavano alla Cena del Signore e pregavano insieme» (At 2, 42).

Un invito e un’esortazione a:

- rinnovare e ritornare a ciò che nella fede è essenziale

- ricordare il tempo in cui la Chiesa era ancora una

- meditare su quella prima grande attività missionaria, il cui cuore  non si rivelò nell‘andare fuori dei discepoli, ma nel riunirsi dentro

- verificare quanto ancora separa i cristiani da una fedeltà più radicale alla preghiera/testamento di Gesù perché “tutti siano una cosa sola”

- ripartire da questa vocazione dei cristiani piuttosto che dai problemi e dalle situazioni difficili.

Contesto della Chiesa madre di Gerusalemme

I cristiani della Terra Santa duemila anni fa dall’effusione dello Spirito Santo furono uniti insieme e, pur provenendo da culture e tradizioni diverse, divennero un solo corpo di Cristo e comunità di credenti. Oggi i cristiani di Gerusalemme si trovano a testimoniare Gesù vivendo ancora divisioni al loro interno e sperimentando ingiustizie e disuguaglianze in mezzo a drammatiche tensioni politiche e militari. Quali stili di dialogo le diverse Chiese hanno con le società in cui si trovano?  

Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese di Gerusalemme ha dichiarato: L’unità che cerchiamo non è una mera astrazione per i cristiani di Gerusalemme. Questa unità comporta preghiera e riflessione in un contesto di sofferenza e disperazione.  

Confronto nel quotidiano frutto della fede

L’unità è un imperativo urgente e anche esistenziale. A Gerusalemme lo dimostrano -se ce ne fosse bisogno- anche le colluttazioni che si verificano nella basilica del Santo Sepolcro, di volta in volta, tra i monaci greco-ortodossi e quelli armeno-ortodossi e che sono fonte ricorrente di scandalo in tutto il mondo. In questo contesto i cristiani di Gerusalemme ci offrono una visione di che cosa significhi lottare per vincere la tentazione di ripiegarsi su se stessi e sulle proprie certezze confessionali; per accogliere la fatica che si sperimenta nel trasformare i problemi e le difficoltà proprie e degli altri in opportunità per crescere nella fede e nella comunione; per gustare la gioia che nasce dalla condivisione di una ricerca evangelica. Rappresentano, insomma, per tutti l’esempio di una sofferta comunità sinfonica. Quale miglior laboratorio per il dialogo ecumenico e interreligioso?

Fortificati dalla preghiera

Per muoversi verso l’unità ci vuole una fede rinnovata che il Maestro e Signore in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare (Ef 3, 20). Da sole le creature non hanno risorse sufficienti, ma quando diventano consapevoli della propria condizione di ‘debolezza’ e si aprono all’azione divina, riescono a far fiorire energie straordinarie. Una pace seria e duratura, là dove persistono ragioni gravi di conflitto, ha sempre un po’ del miracoloso e del “dono dall’alto”. Chi crede perciò la invoca dal fondo della sua coscienza, disposto anche a sacrificare qualcosa di proprio per questo grande bene, e non solo a livello personale, ma anche a livello di gruppo, di popolo e di nazione. Così facendo, ognuno sarà trasformato e, a mano a mano, ciò per cui prega si realizzerà nel suo stesso essere. Rafforzati da questa preghiera, insieme saremo mossi ad incarnare la pace che sgorga dalla fede. Nella diversità dei singoli e dei gruppi nasce così una sinfonia che viene dall’unico Spirito, il quale potrà continuare a comporre la partitura della lode a Dio attraverso la nostra vita.

Vivere l’unità nella diversità: un impegno per tutto l’anno

 Le nostre chiese anche oggi partecipano, tutte, a volte malgrado le apparenze, al mistero dell’unità. E’ necessario trovare, in tutto l’arco dell’anno, opportunità e tempi per esprimere il grado di comunione già raggiunto, pregare insieme per il raggiungimento della piena unità che è il volere di Cristo, e abitare con vitalità lo spazio concreto in cui ognuno è chiamato nel suo presente a vivere. Alimentare così la comunione è vocazione e servizio alla Chiesa intera.

L’esperienza di ritrovarci minoranza oggi nell’ambiente in cui viviamo e lavoriamo è parte della nostra identità fin dalle origini. Ci ricorda che non siamo né esistiamo per noi stessi, ma per entrare in relazione con quanti ci incontrano. Ci orienta a diventare capaci di quel dialogo che non è solo scambio di idee, ma dono di sé all’altro, compiuto in maniera reciproca come atto esistenziale. Ad accogliere e testimoniare, nel cammino insieme, sempre incompiuto, di sequela di Gesù, quell’unità che parla profeticamente in un mondo di divisioni.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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